
Amo il tempo rarefatto e solitario che mi attende ogni mattina, mentre la casa dorme e i rumori non hanno ancora invaso le stanze. Presto risuoneranno le voci acute dei bambini, le nenie delle vecchie serve, le pentole sbattute, la voce amara della padrona, e, quasi impercettibile, il tocco lieve del pennello del signore sulla tela.
Oggi verrà di nuovo la ragazza del quadro. Ha indossato le perle della signora e si è portata via un po’ d’amore del padrone. L’ho visto. Ho notato l’aria farsi più leggera quando sono soli nello studio.
Alzo piano il lenzuolo che copre il suo viso dipinto.
Sarebbe bello essere in un’opera del padrone. Uscire da queste stanze e viaggiare nel mondo. Essere vista, ricordata, ammirata. Essere guardata da lui come la ragazza con l’orecchino.
Torno al mio lavoro, i sogni stupidi fanno male al cuore.
«A cosa pensi, Greet?»
È il padrone, mi ha spaventata. Sorride in un modo che non comprendo e mi mette a disagio.
Abbasso gli occhi sulla brocca del latte, sul pane. Sul mio mondo.
Poi sento lo scricchiolio del carboncino sul foglio: il suono impaziente di una nuova opera che vuole uscire dalle sue mani.
Un’altra donna riempirà la sua tela, e non sarò io.
Susanna Albertini
Fonte immagine: “La Lattaia” è un dipinto a olio su tela di Jan Vermeer, databile al 1658-1660 circa e conservato nel Rijksmuseum di Amsterdam.