Nella speranza che il tempo si metta finalmente al bello, vi ripropongo un bell’articolo di Clementina che parla della Villa Nobel di Sanremo sotto forma di un’intervista alla responsabile, Enza Manna. Nonostante le mie indagini non sono riuscita a capire se la dottoressa Manna rivesta ancora questo ruolo, a ogni modo l’intervista mantiene tutta la sua validità perché ci parla ampiamente della storia della villa e del suo proprietario. Anch’io ebbi modo di visitarla anni fa, e vi assicuro che è un luogo tutto da scoprire. Partiamo dunque per la nostra esplorazione!
***
In Corso Cavallotti 116 a Sanremo si trova un elegante e imponente edificio che si presenta in uno stile architettonico promiscuo, tra il liberty e il moresco: Villa Nobel. (Nella foto, ingresso di villa Nobel)
La villa, essendo fin dal 1973 di proprietà della Provincia di Imperia, tutt’oggi è sede di manifestazioni culturali di alto spessore, in campo nazionale e internazionale, nel solo interesse pubblico e senza fini di lucro.
Inoltre ospita l’esposizione permanente, a cura della Fondazione Nobel di Stoccolma, dedicata alle scoperte dell’Ottocento e in memoria dei molteplici premi Nobel, insigniti a partire dal 1901.
Potete osservare nell’illustrazione la prima assegnazione dei premi Nobel (1901) all’Accademia della Musica a Stoccolma.
Nell’edificio ho incontrato Enza Manna, responsabile di Villa Nobel, con la quale ho avuto il piacere di intrattenere un’interessantissima e piacevolissima chiacchierata che riporto qui di seguito.
Buongiorno Enza, ti andrebbe di raccontare ai lettori del blog come sei arrivata qui a Villa Nobel e cosa ti ha donato di significativo questo incarico?
Sono arrivata qui nel 2007, dopo aver partecipato a un bando di concorso. Prima di intraprendere questo prestigioso incarico professionale lavoravo per la Provincia di Imperia, negli uffici di Ventimiglia. A quell’epoca non immaginavo minimamente cosa mi riservasse il futuro. In modo del tutto inaspettato si è presentata l’occasione di partecipare a quel bando di concorso e ricordo molto bene il momento in cui mi sentii domandare se volessi gestire Villa Nobel. Non credevo alle mie orecchie! Anche se una vocina si insinuava nella mia mente suggerendomi se fossi all’altezza di svolgere questo compito, non esitai un istante e risposi, con estremo entusiasmo, che, sì, lo avrei fatto! (Nella foto, Enza Manna con il testamento di Alfred Nobel)
Ritengo che sia stata una delle scelte più importanti, significative e felici della mia vita, qui ho potuto mettere a frutto un’esperienza fantastica che, in tanti anni, mi concede ancora oggi, ogni giorno, una gioia immensa. Entrando in questo luogo, dove si tengono numerosi eventi, conferenze e spettacoli, mi si è aperto un mondo. Non avevo mai pensato prima di allora di poter lavorare immersa in tanta bellezza e cultura. Qui arrivano persone da tutto il mondo, dalla Svezia, dalla Norvegia, da ogni angolo del pianeta. Semplici turisti, scienziati, membri delle associazioni professionali più disparate, degli avvocati, dei geologi, degli ingegneri, … ciascuno di loro ha subito il fascino della mente di quest’uomo.
Quale dettaglio della vita di questo grande scienziato, più di ogni altro, ha lasciato in te un segno indelebile?
Forse, la cosa che mi ha colpito più di ogni altra è che lui stesso non si rendeva conto di essere un genio e il suo approccio alla sperimentazione si è sempre dimostrato umile e, al contempo, costante e insaziabile.
Sono sempre rimasta affascinata da una frase che Nobel usava ripetere: “Se io ho mille idee e solo una di queste risulta essere buona, sono soddisfatto.” (Nella foto, il testamento di Alfred Nobel in italiano)
Considerando che nell’arco della sua esistenza quest’uomo ha brevettato più di 350 invenzioni, la sua affermazione non può essere dettata da altro che nell’immensa fiducia nella creatività dell’uomo e denota il personaggio come una persona speciale.
Per me queste parole hanno lo stesso significato di quelle pronunciate da Martin Luther King, ovvero, se hai un sogno lo devi inseguire. Trovo che egli sia un personaggio di grande stimolo per tutti, specialmente per i giovani. Lo è stato anche per me. Una volta iniziata l’attività a Villa Nobel, respirando la grande energia che scaturisce da questo tempio di conoscenza, ho deciso di riprendere gli studi e mi sono laureata a 51 anni in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo.
Sta di fatto che proprio qui a Sanremo Nobel dettò le sue ultime volontà, istituendo così il famoso premio Nobel. Da cosa fu spinto?
Quando giunse a Sanremo, nel 1891, Nobel era uno tra gli uomini più ricchi d’Europa, possedeva 93 fabbriche sparse in 20 paesi del pianeta, ed era uno scienziato instancabile che desiderava portare avanti i propri studi. Alfred Nobel era un inventore nato, aveva registrato più di 300 brevetti e, anche se la maggior parte di essi erano nel campo degli esplosivi, sviluppò una grande varietà di altri prodotti, tra cui la pelle e la seta sintetica, motori ad aria calda, contatori del gas, barche in alluminio e così via.
La scoperta più importante della sua vita, anche quella che lo rese ricco e famoso, fu senza dubbio la dinamite. Per realizzarla prese spunto dagli studi sulla nitroglicerina, condotti circa vent’anni prima dallo scienziato piemontese Ascanio Sobrero, e li portò a compimento stabilizzando la sostanza. Era un industriale che viveva in un periodo di transizione tra la società agraria e quella moderna e in questa dimora, il 27 novembre 1895, Nobel redasse il suo testamento definitivo con il quale destinò quasi tutte le sue proprietà alla creazione di una fondazione i cui proventi avrebbero dovuto essere conferiti annualmente come premio a coloro i quali, nel corso dell’anno precedente, avessero reso all’umanità il miglior servizio nei campi della Fisica, Chimica, Fisiologia, Medicina, Letteratura e Pace.
La Fisica e la Chimica erano i suoi campi di ricerca, anche il padre era un inventore e un ingegnere, quindi è naturale che abbia deciso di premiare queste due discipline. Forse, il premio per la Medicina è più legato alla speranza che la scienza potesse creare un mondo alleggerito dalla malattia. Inoltre, era un uomo che amava leggere e citare sia i classici che i contemporanei, per cui era naturale anche che prevedesse di premiare chi si fosse messo in gioco, animato da un ideale, per la Letteratura.
Però è proprio il premio per la Pace, che può apparire la scelta più paradossale, considerando che molte delle sue invenzioni erano destinate al mondo militare, a fare la differenza.
(Nella foto, lo studio di Alfred Nobel)
In che senso, esattamente?
Intorno al 1875, quando viveva ancora a Parigi, Nobel aveva assunto Bertha Kinsky (qui nella foto) come segretaria, la quale lavorò solo qualche mese con lui per poi tornare in Austria a sposare il barone Von Suttner. Tra loro nacque un’amicizia profonda, fondata su interessi comuni, in particolare sulla letteratura e sulla filosofia, e i due rimasero in contatto epistolare, fino alla morte di Nobel.
Bertha Kinsky, Von Suttner da sposata, divenne una figura centrale del movimento pacifista, grazie al suo libro, tradotto in moltissime lingue, “Abbasso le armi”. Nobel sovvenzionò i convegni e le attività pacifiste di Bertha e partecipò addirittura a uno di questi, che si tenne a Berna, sebbene in incognito.
È assolutamente probabile che il legame affettivo provato per Bertha abbia spinto Nobel a istituire il premio per la Pace che, nel 1905, venne attribuito proprio a lei. Questo intreccio amoroso, seppure platonico, è andato al di là della vita e della morte. (Nella foto, pontile nel giardino della villa da cui Nobel effettuava gli esperimenti di lancio delle torpedini)
E pensare che Nobel, prima di conoscere Bertha, aveva idee del tutto contrapposte sulle modalità per ottenere uno status di non belligeranza tra i popoli! Oltretutto, e lo indico quale segno di lungimiranza da parte di Nobel, tutti i premi vengono assegnati a Stoccolma, tranne uno: quello per la Pace, che viene elargito a Oslo. Questa disposizione fu fortemente voluta da Nobel in quanto a quel tempo, Svezia e Norvegia, pur essendo ancora unite dal punto di vista politico, stavano attraversando una fase molto delicata di inasprimento, una guerra fratricida, che si risolse un anno dopo la morte dello scienziato: egli aveva messo un seme anche se non ne avrebbe visto i frutti!
Ti ringrazio moltissimo, Enza, per questa preziosa conversazione, anche a nome dei lettori.
Grazie a te e ai tuoi lettori. Ricordo, a chiunque fosse interessato, che tutte queste informazioni e molte altre ancora possono esser lette direttamente sul sito https://villanobel.it/
Clementina Daniela Sanguanini
Grazie della pubblicazione, Cristina!
In realtà, non ho idea di cosa si occupi oggi la dottoressa Manna. Anche il museo di Villa Nobel è stato recentemente chiuso e personalmente penso che sia un vero peccato!
Prego, grazie a te dell’articolo, cara Clem! In effetti non ho capito se la dottoressa Manna è ancora attiva presso la villa. Per quanto riguarda il museo, ho notato anch’io che la villa è ancora visitabile, ma il museo è chiuso.
Cristina hai fatto bene a riproporre questo articolo (credo di essermelo perso) molto interessante la vita di Alfred Nobel di cui sapevo poco (a parte che avesse istituito il famoso premio).
Peccato che Villa Nobel ora sia chiusa al pubblico.
Cara Giulia, grazie di aver lasciato questo commento. Mi fa piacere che hai apprezzato la storia di Nobel. In effetti ciò che ha fatto nella sua vita, al di là di pochi elementi noti al grande pubblico, è poco conosciuto, eppure la sua è stata un’ esistenza senza dubbio notevole.
Grazie mille del commento, Giulia. L’esistenza di Nobel è degna di nota sotto vari aspetti. Alcuni anni fa ho avuto la possibilità di soggiornare a Sanremo per le vacanze estive presso la casa di una parente e avevo avuto modo di visitare la villa. Mi ricordo degli esperimenti esplosivi di Nobel che lasciavano sgomenti i sanremesi!
Nobel ha cercato di riparare a un errore che ha commesso, per così dire, e la trovo una cosa molto umana.
Ignorava che avesse una villa a Sanremo, ma d’altronde la riviera è sempre stata luogo prediletto per gli europei del nord.
“Ignoravo”
Come dici tu, Nobel aveva cercato di riparare, e il suo caso mi ricorda quello di Oppenheimer, sebbene su scala diversa. Purtroppo utili invenzioni sono quasi sempre utilizzate come strumenti di morte e distruzione, se ne hanno numerosi esempi anche di recente. Anch’io scopersi per caso, soggiornando a Sanremo, che c’era la villa dove aveva abitato.