Rieccomi a parlarvi dei quadri che mi farebbero compagnia su un’isola deserta. Per il primo quadro avevo proposto “Il Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo (potete trovare qui il post, dove spiegavo che il risultato finale fosse stato preceduto da due versioni, in una vera e propria travagliata gestazione artistica).

Il secondo quadro s’intitola “Madonnina” ed è opera del pittore Roberto Ferruzzi. È una delle immagini di Madonna con Bambino più riprodotte a livello mondiale, e colpisce proprio per la giovanissima età della protagonista, per il bambino addormentato, e la tenerezza dell’espressione di entrambi.

Nel fare delle ricerche per scrivere l’articolo, ho scoperto, in modo del tutto sorprendente, che la protagonista non era una mamma, bensì una sorella, e il bambino non era suo figlio ma il fratellino.

Per giunta l’esistenza di questa inconsueta modella ebbe un finale assai triste, e la storia del quadro ha assunto i contorni di un vero e proprio giallo.

Ma andiamo con ordine, partendo dalla biografia dell’artista.

Il pittore Roberto Ferruzzi

Roberto Ferruzzi nacque a Sebenico, in Dalmazia, il 16 dicembre 1853 da genitori italiani. A 4 anni si trasferì a Venezia, per intraprendervi gli studi. Alla morte improvvisa del padre, che era un noto avvocato, ritornò in Dalmazia.

Qui visse fino all’età di 14 anni, dedicandosi agli studi classici e alla pittura quale autodidatta. Trasferitosi a Luvigliano, vi realizzò molte delle sue opere, tra cui la celebre “Madonnina”, ma continuò a far la spola tra Luvigliano e Venezia, dove possedeva varie abitazioni.

Morì a Venezia il 16 febbraio 1934 e fu sepolto con la moglie Ester Sorgato e la figlia Mariska nel piccolo cimitero della frazione di Luvignano.

Roberto Ferruzzi è anche il nome di due suoi discendenti veneziani, detti Bobo e Robi, padre e figlio: il primo è un pittore di paesaggi lagunari, il secondo è un conoscitore di storia dell’arte nonché esperto antiquario in Venezia.

L’opera

Nel 1896 a Luvigliano, sui Colli Euganei il pittore notò una bambina che reggeva in braccio il fratellino addormentato. L’artista fu colpito dalla bellezza della bambina undicenne, Angelina Cian, e dalla scena, e decise di farne un ritratto (un olio su tela) che intitolò “La Zingarella”.

Nella tela di Ferruzzi, lo sfondo è piatto, tranne per un pilastro, o un angolo di muro sulla destra, e nulla distrae l’occhio. I protagonisti assoluti sono infatti gli esseri umani, e i loro colori vibranti e pieni.

Nel quadro campeggia la figura di una bambina, con un abito d’un blu intenso, il capo coperto di un fazzoletto di un giallo prezioso, che sembra quasi raso, intessuto con dei motivi. Una ciocca di capelli bruni le sfugge da sotto il fazzoletto, le accarezza la gota. Il viso è infantile, ma ha lineamenti molto fini, quasi aristocratici. Ha un’espressione di intensa tristezza mentre volge lo sguardo verso l’alto, come a pregare o a offrire il bimbo.

Il bambino ha le palpebre socchiuse e la bocca aperta, appoggiato al petto dei lei: sta dormendo o sembrerebbe morto. Molte opere d’arte medievali e rinascimentali mostrano Gesù Bambino in pose rigide e innaturali, e strettamente avvolto nelle fasce, come anticipazione del suo destino.

Eccovi qualche esempio.

La prima splendida opera a sinistra dai colori ocra e dorati è “La Madonna col Bambino Dormiente“, un dipinto tempera a colla su tela di Andrea Mantegna, databile al 1465-1470 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Berlino. La seconda opera, più contrastata nei colori e più tarda nella datazione, è “La Madonna dal Collo Lungo“, un dipinto a olio su tavola del Parmigianino, databile al 1534-40 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Il terzo lavoro è la “Madonna del Prato” un dipinto a olio su tavola trasportato su tela (67,3×86,4 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1505 circa e conservato nella National Gallery di Londra.

In tutte e tre le opere la Madonna riflette su quel Figlio ancora piccolo e su ciò che lo attende, soprattutto la Passione e la morte in Croce.

La “Madonnina”

Ferruzzi partecipò con il suo quadro alla seconda Biennale di Venezia nel 1897, cambiandone il titolo in “Maternità” e vinse la Biennale. Il nome venne nuovamente modificato in “Madonnina” in omaggio alla madre delle madri.

L’opera ebbe subito un successo sensazionale, e venne acquistata per 30.000 lire, una cifra astronomica per quei tempi. Anche i Fratelli Alinari, proprietari della nota casa Fotografica, acquistarono il quadro. Però prima di rivenderlo si riservarono il diritto di riproduzione di ogni tipo.

Questo dipinto, dall’enorme risonanza a livello mondiale, è conosciuto con diversi altri nomi: “Madonna con bambino”, “Madonna del Riposo”, “Madonna delle Vie”, “Madonna della Tenerezza”, “Madonnella”, “Zingarella”.

Che ne fu di Angelina?

Angelina si sposò e nel 1906 si trasferì con suo marito Antonio Bova in California in cerca di lavoro. Ebbe dieci figli, ma, rimasta vedova, fu colpita da una forte depressione e fu internata in un ospedale psichiatrico, i suoi figli, invece, furono mandati in orfanotrofio. Angelina morì in manicomio.

Nel 1984, in California, Suor Angela Maria Bovo, una dei figli di Angelina e Antonio, volle saperne di più sui suoi genitori, del loro paese d’origine e perché emigrarono in America.

Ottenne dai superiori il permesso di compiere un viaggio in Italia per ricercare sulle sue origini. A Venezia trovò ancora in vita due anziane zie, sorelle della mamma: zia Elisa di 88 anni e zia Giulia di 80.

Zia Giulia le fece visitare la casa di famiglia, quella in cui sua madre crebbe. In una stanza c’era un quadro, la riproduzione della Madonna del Ferruzzi. «Questa Madonna è tua madre» disse la zia. Fu così che seppe la vera storia del quadro, e del pittore che lo dipinse.

Dov’è il quadro?

Conosciamo l’opera attraverso le riproduzioni fotografiche dei Fratelli Alinari, nelle sue molteplici riproduzioni, ma dell’originale si sono perse le tracce.

Ci sono due ipotesi sulla sua attuale collocazione. La prima è che il dipinto si troverebbe in una collezione privata in Pennsylvania, ma l’esatta ubicazione è sconosciuta. Secondo un discendente del pittore, invece, il quadro sarebbe stato acquistato da un americano e sarebbe andato perduto durante una traversata dell’Atlantico dall’Europa agli Stati Uniti, poiché la nave che lo trasportava affondò durante una tempesta oppure la stessa fu silurata dai tedeschi. A questo link c’è un articolo molto interessante del 2019 ne Il Mattino di Padova a proposito di Robi Ferruzzi, uno dei discendenti, e della questione della “Madonnina”, per cui a tutt’oggi lo tormentano sedicenti proprietari che sostengono di essere in possesso dell’originale.

Ci sono anch’io!

Perché mi è così cara quest’immagine che molti potrebbero considerare un’opera di maniera, convenzionale? Perché era molto popolare nelle case degli anni ’60, dato che veniva regalata alle spose al matrimonio. Anche nella camera dei miei genitori era stata appesa, e me la ricordo benissimo! Si può intravedere la riproduzione del quadro, appesa sopra il comò con la specchiera accanto al mio lettino e indicata da una freccia rossa, in questa foto che mi ritrae mentre gorgheggio – o urlo, non è dato sapere.

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Ebbene, questa è l’incredibile storia della “Madonnina” di Ferruzzi. E voi avete in mente un’opera che ha contrassegnato la vostra infanzia, e me ne volete parlare nei commenti?

Cristina M. Cavaliere