Carissimi,
ancora una volta la primavera sta giungendo a rallegrarci con le sue fioriture. Siamo immersi nel tema dei libri, dunque anche Clementina ci offrirà il suo contributo parlandoci del loro “profumo”, in un ideale abbinamento.
Data la ricchezza delle argomentazioni, abbiamo pensato di dividere l’articolo in due parti che avranno come riferimenti interni l’Oriente e l’Occidente.
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Se vi è capitato almeno una volta nella vita di frequentare in una giornata afosa un vagone stracolmo di passeggeri, non faticherete a comprendere ciò che mi ha guidato nello scrivere questo post.
Sebbene se ne parli poco e malvolentieri, un ambiente poco areato, nel quale la folla si ritrova ammassata, è un crogiolo in cui si fonde una quantità inesauribile di miasmi diversi, sudori stantii, aliti che denunciano pasti pesanti, altri afrori di natura ben identificabile, e così via.
In queste circostanze il mio pensiero corre a Oscar Wilde, il quale descriveva minuziosamente Dorian Gray quando, prima di uscire, umettava il fazzoletto con poche gocce di essenza come invisibile armatura contro i cattivi odori della strada, ma – ahimè – giunge troppo tardi!
Pensando a Oscar Wilde non posso far a meno di riflettere che l’universo letterario difficilmente si è sottratto al fascino delle fragranze. Anzi, la letteratura ha costruito un’autentica retorica dell’olfatto e del gusto e nessuno può certo dimenticare Marcel Proust, maestro di innumerevoli rievocazioni sinestetiche, a cui bastava “un niente” per alimentare il flusso inarrestabile del racconto.
Anche nella cultura orientale, però, il profumo ha sempre occupato una posizione di rilievo. La storia del rapporto tra profumi, aromi, fiori, frutti e questa civiltà è molto stretto e giunge a noi attraverso miti e leggende di grande poesia e suggestione.
Già più di 2500 anni fa Confucio lodava la bellezza e la fragranza di una rara specie di orchidea profumata che considerava simbolo di perfezione. Il filosofo cinese diceva che
vivere con persone virtuose è come entrare in una stanza piena di orchidee.
Parlando di essenze, di fiori e di frutti, mi è venuto in mente anche il bergamotto, utilizzato per la trasformazione in olio essenziale, che viene poi esportato in tutto il mondo per le sue proprietà di donare una nota estremamente fresca alle composizioni di acqua di colonia e delle acque di toilette. Ho scoperto che non è chiara la sua provenienza geografica: alcune fonti citano le Isole Canarie, dalle quali sarebbe stato importato da Cristoforo Colombo; altre fonti favoriscono Cina, Grecia, Spagna. Per esempio, si narra la leggenda del moro di Spagna che vendette un ramo di una sua pianta ai signori Valentino di Reggio, in Calabria e questi, innestandolo su un loro arancio amaro, ne trassero il bergamotto.
Affascinata da questo agrume, mi sono documentata sulle origini di altri frutti impiegati in profumeria e così sono venuta a sapere che i mandarini, che non sembrano provenire dalle terre mediterranee, bensì dalla Cina e dal Giappone, devono il nome al colore dell’abito dei funzionari cinesi.
A questo punto, ho indagato pure sull’origine della pianta delle clementine – ma sì, concedetemi questa divagazione 🙂 – scoprendo che proverrebbe dall’India nord orientale, dall’Indocina e dal Giappone: lo trovo affascinante!
Tornando alla letteratura orientale e alle sue connessioni con il mondo dei profumi, permettetemi di citare una frase contenuta nel romanzo di Banana Yoshimoto, forse quello che l’ha resa celebre al mondo intero, Kitchen:
Finii di leggere e ripiegai con cura la lettera. Avvertii con una fitta al cuore una lieve traccia di profumo di Eriko. Anche questo profumo, pensai, col tempo finirà per svanire, e aprire questa lettera non servirà più a ritrovarlo. È la cosa più crudele.
Ma, senz’altro molti di voi già sapranno che nell’Impero del Sole sono molteplici gli autori che hanno lasciato un contributo letterario significativo con il quale hanno sancito il legame tra la loro arte e la fantasia generata dalla percezione olfattiva, tanto che esiste addirittura una cerimonia dell’incenso, durante la quale si dà via alla creazione di poemi evocativi a seconda delle stagioni.
Si tratta di un rito, che affonda le sue radici nel Giappone del 1300 ed è in uso ancora oggi, durante il quale vengono utilizzate le resine prodotte da tre tipi di legno: sandalo, aloe e Kyara. Dieci, quindici persone si raccolgono in una stanza, sedendosi con le spalle rivolte alle pareti, e un addetto alla preparazione della miscela di incenso passa con la ciotola fumante, lasciando a ciascuno di loro il tempo di aspirarne il fumo e di annotarne le impressioni su un foglio. Questi elaborati possono presentarsi sia in forma di poesia, che di racconto. La narrazione del processo di aspirazione del vapore, tra l’altro, per qualche verso ricorda l’ascolto di un brano musicale ed è interessante constatare che ancora oggi i profumieri descrivono e classificano i profumi in termine di note!
Continuando i miei lambiccamenti celebrali, aggiungo che l’incenso è inevitabilmente collegato a un’altra letteratura, quella indiana, tradizionalmente intrisa di profumi, del sandalo, del gelsomino, di rose, di ylang-ylang… dalle opere più antiche, quali il Mahabharata, con il Ramayana, uno dei più grandi poemi epici dell’India, nonché uno dei più importanti testi sacri della religione induista, risalente al IV secolo a.C., fino a quelle di Tagore e di molti altri autori contemporanei.
Per esempio, Anita Nair ha pubblicato un romanzo intitolato Cuccette per signora, nel quale uno scompartimento riservato alle signore, in un treno in partenza da Bangalore, fa da sfondo a sei narrazioni di donne di età diverse, tutte in fuga da una vita infelice.
Il libro si apre con gli odori del binario, del marciapiede, della gente che si accalca nella stazione, e si chiude con una sfilza di ricette di cucina che vengono citate nel testo dalle varie protagoniste le quali, durante il viaggio, parlano di sé e del loro mondo.
Svolazzando tra un aroma e l’altro, torniamo pian piano in Occidente… dove saremo nel prossimo post.
E a voi quali romanzi, film e opere d’arte tornano alla memoria, pensando alle fragranze orientali?
Clementina Daniela Sanguanini
BIBLIOGRAFIA:
- Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, Universale Economica, Feltrinelli
- Le più belle frasi di Confucio, Aforisticamente.com
- Bergamotto, Wikipedia
- Clementine, Wikipedia
- La cerimonia dell’incenso, Giappone in Italia.org
- Mahabharata, Wikipedia
- Anita Nair, Cuccette per signora, Guanda edizioni
ICONOGRAFIA:
- Orchidea bianca, Wikipedia
- Bergamotto, Wikipedia
- Clementine, Wikipedia
- Yoshimoto, Kitchen, Universale Economica Feltrinelli, lafeltrinelli.it
- Anita Nair, Cuccette per signora, Guanda edizione, mondadoristore.it
Gli odori sono fondamentali nella vita, spesso capaci di riportarci ad antichi ricordi di un tempo lontano.
Gli agrumi poi sono molto usati nella produzione dei profumi, una fragranza che io amo molto. Un ricordo legato alla mia infanzia è la buccia di mandarino bruciata nel camino, è un odore che mi commuove fino alle lacrime, una specie di “madeleine” per me.
Che piacere leggerti, cara Giulia! Comprendo benissimo l’entusiasmo per il profumo della buccia di mandarino scaldata sul fuoco del camino e condivido del tutto ogni parola da te spesa in questo commento. Le fragranze possiedono la capacità di far volare il pensiero al passato, facendo riaffiorare in maniera potente e nitida i ricordi, che sembrano così riprendere vita nel presente, come se si realizzasse un viaggio nel tempo. Avevo letto da qualche parte di uno studio condotto da una prestigiosa università americana, il quale dimostrava che la maggior parte delle emozioni che proviamo viene davvero innescata dagli odori. Pare, infatti, che ciò sia possibile in quanto il senso dell’olfatto è l’unico che si collega direttamente ai centri della memoria e alle aree del cervello coinvolte nella lavorazione delle emozioni. Alla prossima e un caro saluto!
Bellissimi ambedue i vostri commenti, Giulia e Clementina. Un odore che mi riporta immediatamente all’infanzia è quello dell’erba secca sui prati, durante le vacanze estive andavo in Trentino presso i miei parenti e partecipavo ai lavori di fienagione. Un altro ancora è il caramello che si solidificava sulla stufa della nonna, sempre trentina. Sono quasi tutti ricordi molto risalenti. In città mi piace molto aspirare le fragranze dei fiori in boccio, come per esempio il gelsomino, e anche quello proveniente dal tappeto degli aghi di pino o degli abeti nei parchi pubblici. Per il resto l’olfatto è uno dei sensi che esercito di meno (anche perché non ho un buon “naso”!).
Gli aromi e i profumi hanno un effetto quasi stordente. Posso dire che quando mi capita di passare davanti a un negozio della catena “Lush” non resisto alla tentazione di annusare con voluttà 😀
A livello letterario ricordo un racconto di Tanizaki in cui la moglie perfida di un signore feudale vorrebbe corrompere Confucio e per farlo ricorre anche ai piaceri dell’olfatto con essenze profumate.
E poi ricordo anche l’intero capitolo di “A ritroso’ di Huysmans in cui il protagonista allestisce una stanza della sua casa esclusivamente per trovarvi profumi gradevoli da inspirare.
Grazie per il tuo contributo, Ariano. Curioso il racconto di Tanizaki, mi ha ricordato l’episodio biblico di Giuseppe concupito dalla moglie di Putifarre. 😉 Molto interessante anche il capitolo che citi di Hyusmans, una vera camera delle meraviglie olfattive!
Grazie Ariano, il tuo passaggio mi ha molto impattato. Soprattutto, colpisce l’idea di allestire un’intera stanza per trovarvi profumi gradevoli da inspirare: è meravigliosa e, se potessi permettermelo, lo farei anch’io! Mille fragranze per recuperare le più belle emozioni e i migliori ricordi, sarebbe incantevole, ma anche molto rischioso: si potrebbe decidere di non desiderare mai più uscire da quella stanza! Alla prossima; ciao Ariano e grazie ancora!