Concludo il mio “amarcord” sulle conferenze dal titolo “Dramma e speranza nella letteratura femminile del ventesimo secolo” cui partecipai nel lontano 1982 e di cui presi svariati appunti.

È la volta di una figura letteraria poco conosciuta dal pubblico italiano: si tratta di Gabriela Mistral (pseudonimodi Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga), che potete vedere qui in uno scatto del 1945.

Chi era costei? Poetessa, educatrice, diplomatica e femminista cilena, fu la prima donna latinoamericana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1945 (aggiungerei: quando ancora il Nobel aveva il suo bel perché). 

Il titolo della conferenza a lei dedicata era “Gabriela Mistral, il rigore mistico” poiché, tra tutte le figure femminili considerate dalla relatrice, lei è quella che più volge al cielo il suo sguardo pur nell’ambito di una sensualità molto accentuata. Ho rimpolpato un po’ la sua biografia servendomi di qualche informazione in rete. Vedrete che la vita e l’opera letteraria di questa donna saranno molto interessanti e per certi versi sorprendenti!

Infanzia e giovinezza

 

Gabriela Mistral nasce a Vicuña, in Cile, il 7 aprile 1889, figlia di Juan Jerónimo Godoy Villanueva e di Petronila Alcayaga Rojas. Il padre sarà una figura cruciale per lei, nonostante abbandoni la famiglia quando Gabriela ha solo tre anni. Saranno infatti i versi scritti dal genitore, ritrovati per caso, “a risvegliare la sua passione poetica”.

La piccola Lucila con la nonna paterna, Isabel Villanueva.

All’età di 11 anni Gabriela lascia la scuola femminile di Vicuña ed inizia a prendere lezioni private dalla sorella, anche lei insegnante. Emelina, di quindici anni più grande, le trasmetterà la passione per l’insegnamento e per la Bibbia, che diverranno temi ricorrenti nelle sue opere.

Fondamentale a 15 anni anche l’incontro con il direttore del periodico locale “El Coquimbo de la Serena”, Bernardo Ossandón, grazie al quale conosce la poesia di Frédéric Mistral, i romanzieri russi e la prosa di Montaigne. Proprio nel giornale di Ossandón pubblica i suoi primi articoli.

Nello stesso periodo anche alcune delle sue poesie, tra cui “Ensoñaciones”, “Carta Íntima” e “Junto al Mar”, vengono pubblicate in “La voz de Elqui” e “Penumbra” sotto diversi pseudonimi.

Gli anni dell’insegnamento e i primi successi letterari

 

Nel 1905 decide di seguire la sua vocazione e di diventare insegnante. Il suo sogno però si scontra con la complessa politica del Cile agli inizi del XX secolo. Specialmente nelle zone rurali, la domanda di insegnanti era così alta rispetto al numero di quelli disponibili che chiunque desiderasse lavorare poteva ottenere una cattedra. Tuttavia ottenere una laurea ed essere riconosciuti come insegnanti a tutti gli effetti era difficile: la quota d’iscrizione alla Scuola Normale per la formazione degli insegnanti era altissima. Con l’aiuto della madre Gabriela riesce a racimolare il denaro necessario e a superare gli esami d’ammissione con buoni voti, ma viene espulsa poco dopo a causa di alcuni articoli pubblicati per “El Coquimbo” in cui proponeva un’educazione libera e accessibile a tutte le classi sociali.

Gabriela Mistral con le sue alunne del Liceo di Punta Arenas, circa 1919.

Grazie alla sorella Emelina la scrittrice riesce comunque ad ottenere un lavoro come insegnante in alcune scuole minori del paese. Tra il 1906 e il 1912 insegna in tre scuole differenti, tra cui un liceo di Los Andes, nel quale rimane per sei anni. Gabriela trascorre dunque la prima giovinezza nei paesini delle Ande e insegnando alle scuole rurali. Si sposta da un luogo all’altro per insegnare a comunità gravate dalla miseria, il che giustifica varie sue poesie, piene di emozioni, dedicate alle mani che chiedono l’elemosina. Già si avverte la sua capacità di amore cristiano.

Nel 1906 incontra Romeo Ureta Carvajal, un impiegato ferroviario del quale si innamora, ma che si suiciderà nel 1909; a causa di tale evento la presenza del dolore nella poetica di Mistral, già ampiamente dedicata al tema della morte, giungerà ad assumere una consistenza ancora maggiore. La parola “sangue” ricorre molto spesso nelle poesie di Gabriela Mistral. È la prova di una sensualità immensa che lei castiga proprio attraverso il suo fervore mistico; è simile a quelle creature che vogliono soffrire per amore di Cristo, a trasposizione di un puro amore terreno.

Nel 1914 in una competizione letteraria nazionale svoltasi a Santiago, denominata “Juegos Florales” (“Giochi Floreali”), riceverà un importante riconoscimento del suo talento letterario vincendo il primo premio con “Sonetos de la Muerte”, opera dedicata alla morte dell’amato Romeo. Da quel momento in poi adotterà lo pseudonimo di Gabriela Mistral in pressoché tutti i suoi scritti, un omaggio ai due suoi poeti preferiti: l’italiano Gabriele d’Annunzio e l’occitano Frédéric Mistral.

Gabriele d’Annunzio e Frédéric Mistral.

Con le sue poesie Gabriela dimostra di essere una donna che s’innamora e che conosce tutta l’importanza e l’incognita di quell’entità misteriosa e determinante per tutti noi che è l’amore.

 La poesia seguente, che fa parte della raccolta, è intitolata “Vergüenza (Vergogna”): la poetessa si vergogna di sé, di non essere abbastanza bella per lui. Ve la propongo nella doppia versione, in originale spagnolo e poi nella traduzione italiana che spero sia abbastanza attendibile.

Con questa poesia e il quadro “Daphne a Paravola” di Felice Casorati (1934) chiudo il primo post della serie dedicata a Gabriela Mistral.

Spero di avervi incuriositi e interessati e vi do appuntamento al prossimo articolo!

 

Cristina M. Cavaliere

 

Fonte immagini: Wikipedia