“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, dice il proverbio. 


Perché è così importante scrivere un buon incipit, che catturi il lettore e lo
imprigioni per le pagine successive? Insieme con il finale, che è importante
ma, in un certo senso, vive di rendita rispetto alle pagine precedente,
l’inizio è in assoluto la parte cruciale di un romanzo. Bisognerebbe pensare al
lettore come a una persona cieca e ignorante, nel senso che è un ‘non vedente’
rispetto alla tua storia, ed è ‘ignorante’ nel senso buono del termine, ignora
cioè il mondo che si è sviluppato nella tua mente e ha nutrito la tua fantasia.
Spetta a te, scrittore, aprirgli gli occhi e guidarlo alla scoperta delle tue
visioni. Chiunque apra un romanzo per la prima volta è di fronte al bianco
assoluto o, meglio, al nero assoluto. Bianco e nero si equivalgono, qui.
Rappresentano l’assenza. Non c’è niente. Ed ecco che, dalla pagina, sorgono le
prime righe, cioè i primi colpi di scalpello che incominciano a delineare
qualcosa. Le prime righe devono comunicarti molte cose, e non è facile: devono
introdurre un interrogativo cui rispondere, una questione da risolvere, creare
un senso di attesa, ma anche fornire fin da subito l’atmosfera dominante. Per
questo vale la pena riscrivere moltissime volte l’incipit.

È possibile fare un elenco delle
regole per scrivere un buon incipit? Provo ad elencarne alcune:

  • Non è detto che occorra presentare subito il protagonista, o
    i protagonisti. Anzi, molto spesso è vero il contrario. Presentare
    i comprimari, che magari parlano del
    protagonista, può creare un forte e crescente senso di attesa.
  • Bisognerebbe iniziare con un “problema”, come giustamente dice Ken Follet. Invece di partire con
    la descrizione di un quieto paesaggio campestre, narriamo dello stesso
    paesaggio sconvolto da un temporale. Si tratta dello stesso luogo, ma è come se
    fosse del tutto diverso (naturalmente la mia è una metafora!).
  • Far partecipe il lettore di un’emozione lo coinvolge sin da subito, anche se si tratta della
    persona più fredda e razionale del mondo. Chiunque prenda in mano un libro di
    narrativa non si aspetta di trovarvi un saggio rigoroso, o un elenco
    scientifico, ma uno sguardo sul mondo che lo appassioni. Che gli venga
    raccontata, con termini nuovi, una vicenda che in fondo conosce già perché è
    sempre la stessa.
  • È meglio suggerire che spiegare troppo. A volte il “non detto” stimola più
    del “detto”, e al lettore piace completare con la sua immaginazione. Questa è
    una delle molte magie della scrittura.



Giovane donna dal sito archeologico di Pompei