La raccolta di poesie recensita in questo post è “Le stelle rispondono” di Isa Malagoni Iside, che abbiamo già conosciuto con “Il sogno è più lungo della vita”. Anche questa raccolta è pubblicata sul sito www.ilmiolibro.it, di cui si fornisce sotto il link.
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La copertina della raccolta
Qualcuno diceva che l’essere umano è un essere a metà tra l’animale e l’angelo, e sta a lui abbassarsi o ascendere. Purtroppo il suo sguardo è spesso rivolto verso la terra e i suoi affanni, dove la visuale diventa ristretta, o tutt’al più diretto ad un orizzonte che sempre sfugge, a dimostrazione tangibile del laccio materia-materia. 
Isa Malagoni è consumata dal desiderio di svelare il non svelabile, di avere risposte al perché della nostra condizione, dove corpi fatti di carbonio, ossa e umori ci aggrappano al suolo con tutta la pesantezza della terra e del fango. Le stelle diventano quindi per lei interlocutrici privilegiate nel silenzio del cosmo. Per intrecciare con loro un dialogo, Isa ci invita ad alzare lo sguardo in verticale, abbandonando le pastoie dell’esistenza, sia pure per pochi istanti, anche tramite la poesia. E nella sua raccolta poetica esistono delle sottosezioni ideali, dove le parole “perdono”, “tempo”, “arcobaleno”, “amico”, “arte” che vi circolano permettono di sfumare i componimenti gli uni negli altri, e diventano esse stesse una costellazione stellare, una griglia luminosa, una collana di perle celesti nella pagina. 
Dunque leggiamo lo splendido verso a pag. 17 – “Il perdono / è un sorriso che spezza il ghiaccio più basso” – dove il movimento delle righe e della metafora ci inclina al suolo, stavolta, ma solo per spezzare un ghiaccio di lungo corso e ritrovare lo sguardo limpido del cuore. O punti dove l’autrice non ha paura di usare parole importanti, purtroppo abusate in poesia, come “amore” e “piacere”, conferendo loro un’accezione ben più profonda, di matrice religiosa: “Il tempo dove l’amore / più ampio / salga sull’asse / della terra / dove Dio imprime / l’orientamento del piacere”. Troviamo anche la manifestazione dell’arcobaleno non solamente come pennellate di colori, ma soprattutto come strumento con cui “scendiamo / per salire”, a richiamo della biblica scala nel sogno di Giacobbe sopra cui s’affolla l’andirivieni degli angeli. 
“La Scala di Giacobbe” o “Il Sogno di Giacobbe” di William Blake, British Museum.



Jacob’s Ladder, or Jacob’s Dream, illustration to the Bible painted for Thomas Butts, Genesis, xxviii, 12; Jacob lies in foreground l dreaming, behind him rises spiral staircase amid stars and golden rays above, three women stand at foot of staircase carrying trays and urns, other figures ascend or descend stairs. c.1799-1807 Pen and grey ink and watercolour 1949,1112.2, AN23650


http://www.britishmuseum.org

Indimenticabile anche la potente immagine sull’amico vero, che fa “arrivare stelle / sulla radice della mano / come una ruota di vento / innalza il tuo bastone / che tra le canne / inciampa.” L’arte poetica diventa allora il mezzo per ritrovare tracce della nostra eredità di stirpe divina, subito, qui sulla terra, prima che sia troppo tardi e la vita trascorra nello sguardo al basso o all’orizzontale, e giunga la parola fine. E le stelle perdono il loro silente aspetto di lumi misteriosi, ammiccanti come Sfingi e custodi di portali; e a questo rispondono e ci ricongiungono al cielo.