In lingua inglese esistono due termini che sono molto usati anche in letteratura, cioè il flashback (= lampo all’indietro) e il flash forward (= lampo in avanti) , il primo per la verità più conosciuto del secondo, soprattutto grazie ai film. Siccome la costruzione di un romanzo è composta da tanti elementi affascinanti, proprio come quelli di un meccanismo, e che si integrano l’uno nell’altro, accantoniamo per ora il discorso sul personaggio e occupiamoci di queste due tecniche fondamentali, che conferiscono movimento alla narrazione.

Il tempo lineare
La trama di un romanzo può essere esaminata proprio come il tempo storico presentato nei nostri libri scolastici (vi ricordate i famosi sussidiari?), cioè un segmento lineare: una linea retta dove la vicende sono poste una dopo l’altra in maniera ordinata e concatenata, e dove una causa (ad esempio il rapimento di un personaggio importante) genera un effetto (ad esempio una ritorsione o un tentativo di liberazione). Questa è la trama classica nei romanzi mantenuta fino a tutto il 1800, dopodiché è subentrato il “flusso di coscienza” che ha reso più complessa, ma ancora più coinvolgente, la narrazione. Nel post su “L’amministratore” di Anthony Trollope ho presentato un ottimo esempio di tempo lineare: la storia viene narrata così come accade, senza salti temporali in avanti o all’indietro, a parte una breve presentazione iniziale che però non può essere annoverata in alcun modo come flashback o flash forward. (http://ilmanoscrittodelcavaliere.blogspot.it/2013/01/conversazione-vi-la-trama-il.html)

      Evento A               Evento B              Evento C                 ecc.
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Ritratto del Reverendo Robert Walker che pattina” di Henry Raeburn ( 1784),  olio su tela –
Scottish National Gallery, Edinburgh, UK. http://www.nationalgalleries.org/
Nonostante il fondo insidioso, il protagonista di questo quadro avanza con determinazione verso la sua meta.

Il flashback
Possiamo però cominciare la nostra storia in media res, come dicono i latini, cioè non partire dall’Evento A, ma dall’Evento B, quindi alla metà o comunque  più avanti rispetto all’inizio. Questo ci consente alcuni vantaggi. Siccome lo scrittore è o dovrebbe essere onnisciente, e quindi sapere che cosa è successo nel punto A, possiamo decidere di offrire poi al lettore dei flashback, sia servendoci di dialoghi sia inserendo i pensieri del protagonista sul suo passato o anche narrando delle vere e proprie scene come se accadessero al momento, magari usando il presente indicativo (Evento A). L’espediente conferisce maggiore vivacità alla narrazione, e contribuisce a chiarire al lettore come mai il personaggio “è quello che è”. Può trattarsi di un trauma, o un episodio drammatico, o anche di qualcosa che ha dimenticato, e che per una serie di fatti emerge dalla sua memoria.

       Evento A               Evento B              Evento C                 ecc.
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Autoritratto con simboli della vanità” di David Bailly, 1651,
olio su tela, 65 x 97,5 cm – Stedelijk Museum De Lakenhal, Leiden. http://www.lakenhal.nl/
Il pittore ha molti effetti personali da presentare, inclusa una parte del classico scheletro nell’armadio…!

Il flash forward
Il flash forward invece consiste nell’uso di anticipazioni rispetto alla storia, quindi possiamo partire dall’Evento A o dall’Evento B, come meglio ci piace, e offrire dei piccoli indizi sull’Evento C, cioè un qualcosa che a livello temporale non si è ancora verificato. Possono essere delle vere e proprie anticipazioni, anche se non bisogna abusarne per non rovinare la sorpresa al lettore. Devono essere come delle spezie in un piatto, aggiunte qua e là per rendere la portata più gradita al palato.

        Evento A               Evento B              Evento C                 ecc.
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Il sole del mattino” di Edward Hopper (1952), Colombus Museum of Art, Ohio. http://www.columbusmuseum.org/
In quest’opera sobria e geometrica, dai colori per lo più freddi, una donna pensierosa sembra voler investigare nel futuro.

Poche o molte idee, ma tutte chiare
Si può anche decidere di “smontare” il segmento temporale lineare e di “ricostruirlo” in altro modo, mescolando completamente l’ordine degli eventi, ma bisogna avere uno sguardo d’insieme formidabile, unito alla capacità di non perdere di vista nessun elemento della narrazione. Persino il caos apparente deve avere una sua logica.

In fondo si può pensare ad un romanzo come ad un solido geometrico: sta a noi decidere se vogliamo montarlo come un cubo o una piramide, idearlo a fisarmonica, farne un gioco di specchi o di scatole cinesi. Siamo noi gli architetti e i giocolieri! Per paradosso si potrebbe anche decidere di partire dalla fine (mettiamo che sia l’Evento C) e decidere di ripercorrere a ritroso tutta la storia, sebbene personalmente lo sconsigli perché è un esercizio funambolico non da poco.

L’importante è non dare la sensazione al lettore che abbiamo le idee confuse, o manderemo in confusione anche lui. Se decideremo cioè di spiazzarlo, dobbiamo fargli capire che è qualcosa cui abbiamo pensato lucidamente e freddamente. Per quello è importante tracciare quella che chiamo una “mappatura” delle scene, e quanto prima lo si fa meglio è, anche se è una parte noiosa dello scrivere. Colgo quindi l’occasione anch’io per fare un’anticipazione o flash forward: la “mappatura” appunto, che sarà l’argomento del prossimo post.