L’ambientazione in una storia non è solo decidere dove sia meglio appendere il tendaggio o collocare i soprammobili in una stanza, ma possiede un significato più vasto e articolato. È indubbio che una bella descrizione possa conferire maggiore concretezza e interesse alla narrazione, ma essa agisce anche come collante a molteplici livelli. Con una buona ambientazione, difatti, si può:

1. intensificare la partecipazione del lettore;
2 rafforzare il senso di unità della storia;
3. consolidare la trama e aumentare la suspense;
4. presentare meglio le motivazioni del personaggio;
5. stimolare l’immaginazione dello scrittore.

La vista 
In questo post sull’ambientazione, prenderemo in considerazione solamente il senso della vista, attraverso il quale tutti noi cogliamo il mondo che ci circonda.  La vista è considerato un senso primario, specie in un mondo come il nostro ormai dominato dalle immagini.

Ritratto di gentiluomo” di Domenico Ghirlandaio (particolare).
Il soggetto ritratto sembra guardarci con grande attenzione.

Se vogliamo quindi descrivere qualsiasi interno o esterno, dovremo tenere presente almeno due fattori: lo spazio e la luce. Nel caso di un interno, come una stanza d’appartamento, esso sarà delimitato dalle quattro mura, dal soffitto e dal pavimento, e quindi racchiuderà in maniera più o meno ampia una porzione di spazio: potrà essere stretto e soffocante (un ripostiglio), o anche piccolo e raccolto (la cella di un monaco), o ampio e monumentale (il salone di una casa nobiliare). Se invece vogliamo descrivere un ambiente naturale come un bosco, l’organizzazione dello spazio sarà ancora diversa, ampia ma suddivisa e frantumata, in un certo senso, dalla presenza degli alberi e degli arbusti; oppure potrebbe essere una veduta su una vallata,con un paesaggio agricolo sottostante, e quindi cambiare ancora.

Ancora più importante, a mio avviso, è l’intervento della luce in qualsiasi spazio, reale o letterario che sia. Chiunque si diletti di fotografia o di pittura, ad esempio, sa benissimo che lo stesso identico paesaggio, se colpito da una luce diversa a seconda delle ore del giorno, cambia completamente aspetto e si trasforma. Anche un oggetto colpito dalla luce avrà una sua volumetria, uscirà allo scoperto o, viceversa, se immerso nella penombra, non avrà quasi sostanza.

Nella serie della Cattedrale di Rouen di Monet, dipinta in vari momenti del giorno,
si esalta la bellezza dell’edificio con la magia della luce.

Un terzo aspetto che colpisce l’occhio è, naturalmente, il colore, che però deriva dalla luce. Senza luce non ci sarebbe colore! E quindi ogni ambiente potrebbe avere un suo colore dominante: per riprendere l’esempio della nostra stanza d’appartamento, essa potrebbe avere una patina grigiastra a causa della polvere, perché magari sono anni che non viene aperta e spolverata, e nel caso del bosco il colore prevalente potrebbe essere… no, non il verde bensì il giallo, per via dell’autunno, o addirittura il marrone e il nero se è stato incendiato. Come vedete, le possibilità sono illimitate!

La Vocazione di San Matteo” di Caravaggio – San Luigi dei Francesi a Roma
L’uso magistrale della luce in questo quadro delimita la parte oscura, dove si affollano gli esattori, rispetto al fascio di sole che entra dalla finestra, che sottolinea il momento della chiamata.

http://www.befan.it/caravaggio-chi-e-il-vero-san-matteo-della-vocazione/
(Vi propongo il link a un post molto interessante, in cui si avanza una nuova ipotesi su chi sia veramente Matteo nel quadro di Caravaggio!)

Una raccomandazione finale per chiudere questo post, di necessità breve, dedicato alla vista e che sarà completato in altra sede, e che richiama il mio Intermezzo precedente: se saprete ben osservare, riuscirete a non essere banali e generici nelle vostre descrizioni, e non scriverete più che “le nuvole nel cielo somigliavano a batuffoli di cotone”, con tutto il rispetto per nuvole e cotone!