Mentre Bianca si prepara per la notte e sente la voce di Bernardo, già coricato, lamentarsi delle invidie degli altri umanisti, le accade di riandare con la memoria al giorno delle sue nozze. Immagini diverse prendono vita nello specchio, cancellano la sua figura riflessa.
Danze e banchetti hanno inizio dopo che Bernardo, con tenerezza paterna, le ha infilato al dito l’anello di sposa. Risuonano musiche di liuti e viole, si danzano carole interminabili, vi sono vini e libagioni. Fuori dal palazzo dei genitori, ella trova il cavallo, bardato a festa, e la scorta delle ragazze, liete dei doni ricevuti. Il moto del cavallo la trascina irresistibilmente in avanti, verso la casa di Bernardo, sotto le ghirlande tese da una finestra all’altra. Nella folla che s’assiepa ai suoi lati, colore in movimento, coglie particolari sorprendenti per nitidezza: il giglio rosso in campo bianco sui pennoni delle trombe, un nastro sventolante su una spalla, i ricami sui finimenti di un cavallo, i riccioli castani di un bambino. Dalla folla emergono volti familiari, ma non vi trova quel volto misterioso che, andando alle sue nozze, ancora cerca.
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“Giovane donna nuda allo specchio” di Giovanni Bellini (1515)
Kunsthistorisches Museum – Vienna – http://www.khm.at/ |
Così, come una spettatrice ad un torneo che le è indifferente, Bianca vede concludersi il giorno delle sue nozze, e si ritrova sola con Bernardo nel talamo nuziale. Nell’oscurità, egli la studia con cura di umanista, accarezza i particolari del suo corpo con dita attente, quasi a sottolineare le dorature d’una miniatura, infine le si accosta e la rende donna.
Le immagini dello specchio si dissolvono, e ritorna la figura d’una giovane di ventitré anni, dagli occhi scuri e penetranti, e dai capelli neri, colori resi più intensi, per contrasto, dalla pelle candida. Quella giovane donna appare pensierosa: il suo primo incontro con lo sconosciuto ospite le ha lasciato nell’anima una sensazione di sogno, venata da un disagio sottile: le sembra di aver turbato una solitudine paga di se stessa, e con quel pensiero va a coricarsi accanto al marito.
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Con la primavera nel suo fulgore, Bianca e Guido proseguono le loro partite in giardino. Nel verde della vegetazione, gentiluomini e gentildonne passeggiano su e giù, come uccelli di raso e velluto. Altri narrano storie, o pizzicano le corde dei liuti. La fontana di pietra s’unisce alle conversazioni col suo monologo incessante, zampillo che il vento disperde nell’aria in miriadi di gocce.
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Meister (Oberrheinischer) – Das Paradiesgärtlein |
Il grande mandorlo fiorito è scosso da una folata di vento. Ne cade una nevicata di petali: alcuni fluttuano leggeri, incerti se proseguire il loro volo; altri si posano ai piedi dell’albero fino a formare una candida coltre; altri ancora si impigliano nei vestiti e nei capelli di Bianca e Guido. Ma nemmeno un vento più turbinoso potrebbe distrarli dalla loro immobilità di statue: fra loro, si erigono su un terreno di tasselli bianchi e neri pugnanti guerrieri ieratici, silenziosi cavalli pietrificati, coronate immobili maestà, e i due giocatori, andando con gli occhi da un pezzo all’altro, tessono la geometrica tela di ragno dai fili taglienti. Bianca allunga infine la mano, muove.
Mentre Guido studia il campo di battaglia, compreso dalla sorte del suo piccolo esercito, con la fantasia Bianca compone nella mente il ritratto dell’infanzia del giovane, del mondo da cui era nata quella sua sensibilità ombrosa, esasperata. Immagina un palazzo dai corridoi sterminati, dove la luce dei candelieri disegna la sagoma di un padre assente, alla sala da pranzo dove la fiamma del caminetto si riflette sui voluminosi capelli biondi di una madre sola. Forse vi sono due sorelle, di cui egli è il dominatore indiscusso. Mentre le stagioni si avvicendano alle stagioni, un indefinito malessere si impadronisce così del fanciullo.
Ora, ella pensa, quello stesso malessere miracolosamente si placa accanto alla giovane donna di Firenze, fra le manciate di margherite nuove della primavera… ed è allora che Guida solleva veramente lo sguardo, e muta la sua riservatezza distante in un’attenta osservazione.