Con l’inaugurazione di Spirito Italiano atto III, il 17 aprile, Fabbrica Borroni ci propone tre artisti il cui filo conduttore riguarda tutti da vicino: il tema del fluire temporale, dei ricordi e del loro conseguente disfacimento nella memoria.

Patrizia Emma Scialpi

Love and Loss 10 – acrilici su stampa
20×30 cm, 2013
Patrizia Emma Scialpi

Le figure dipinte da Patrizia si stagliano sopra vecchie fotografie recuperate, dietro di loro è tracciata la linea dell’orizzonte marino. Esse ci sono familiari, eppure curiosamente distanti: riconosciamo infatti in quel formato e nella modalità dello scatto tutte quelle immagini che, prima dell’avvento del digitale, affollavano i nostri album cartacei. I soggetti ritratti sono dichiaratamente in posa, e potremmo essere noi quelle figure, protagoniste di momenti di vacanza. Tuttavia qualcosa ha alterato la riconoscibilità della persona ritratta, e cioè le pennellate dell’artista: che diventano espressione del fluire temporale. Il colore fa qualcosa di più che coprire il soggetto: lo dissolve, e tramuta quello che una volta era lo snodo di un arto, la tornitura di una spalla e, soprattutto, i lineamenti del viso, in un paesaggio indefinito composto da chiazze giustapposte. Esattamente come nel processo della memoria, quando cerchiamo di richiamare alla mente un ricordo d’infanzia, e la scena è là, e ne conosciamo tutti i protagonisti, e sappiamo per certo che sono loro… eppure i lineamenti sfuggono. Così, nei dipinti di quest’artista, sopra le sue figure trasmigrano sbuffi bianchi che assomigliano alle nuvole del cielo, e al loro lento movimento. La figura diventa geografia e un tutt’uno con il paesaggio, a volte indefinita nei contorni assaliti dalla nebbia, a volte argillosa come materia, mentre il mare continua a scandire il suo eterno andirivieni sulla spiaggia, alle spalle. Come il flusso e il riflusso della memoria, che sempre ci sfugge.

Vincenzo Todaro

Anche Vincenzo Todaro si serve delle fotografie ingiallite e color ocra dei vecchi album di famiglia, ma le sottopone o a un trattamento di asportazione del volto, simile all’incisione compiuta da un bisturi sottilissimo (come nella serie unmemory); oppure alla trafittura e alla loro chiusura in cornice e cassette di legno, un procedimento così simile a quello usato per le collezioni di farfalle (come nella serie AnThROPOS).

(un)memory #042, portrait of unknown man
olio e smalto su tela, 40×30 cm, 2011,
Vincenzo Todaro

Questo artista si concentra quindi quasi esclusivamente sul volto, asportandolo o punzonandolo; o anche, come nel dipinto qui presentato, cancellando in parte le fattezze della persona. Di lei lascia pochi elementi che ci permettono di capire chi fosse, come le mostrine sul bavero della divisa, e di conseguenza la sua professione o il suo ruolo familiare. Spesso, infatti, si tratta di fotografie scattate per fissare momenti importanti della vita nel secolo scorso, come la partenza per il servizio di leva, o un fidanzamento, e quindi i soggetti sono appoggiati ad alti tavolini, o hanno accanto a loro una tenda, o sono seduti sopra seggiole, nella classica “posa” fotografica con il lampo al magnesio.
 Dopo il trattamento compiuto da Vincenzo, molte delle figure nei suoi lavori ad olio possiedono ormai questi volti pallidi, e indefiniti, e che ricordano le sagome degli ectoplasmi comparsi a tradimento negli scatti ufficiali: teste o busti fluttuanti e lattiginosi di spettri.

(un)memory #019, landscape
olio, acrilico e smalto su tela, 40×40 cm, 2010,
Vincenzo Todaro

Con questo artista, però, anche i paesaggi perdono le loro fattezze, e diventano un amalgama di colore colante, che ci allontana da qualsiasi possibile identificazione del luogo.

Barbara Uccelli

Bedtime Stories I was never told. Blanket
carta lavorata a maglia, 105×65 cm, 2013,
Barbara Uccelli

Barbara Uccelli è legata alla memoria dell’infanzia, e alle favole della buona notte: ad un momento preciso dell’esistenza, quindi, che più di ogni altro compare fragile nella nostra memoria. Un momento in cui i sogni e i pensieri del bambino che fummo si mescolano ai ricordi effettivi; e in questo modo non possiamo più distinguere l’immaginazione dalla realtà. Da qui la serie dei suoi gnomi bianchi e misteriosi, e tutti uguali, che si presentano a noi racchiudendo la pergamena di una storia “mai letta” e quindi “mai raccontata”. Occorre frantumarli per scoprire la narrazione al loro interno. Della stessa valenza sono le sue opere con la carta lavorata a maglia fino a formare una coperta (blanket), dove la parola sembra diventare tutt’uno con il calore della narrazione. Come è scritto nella sua biografia, infatti, Barbara “è amante delle letterature, dei racconti, e delle vite altrui”, e questo non ci sembra davvero un caso.

Le opere di questi tre artisti sono visibili fino al 6 giugno 2013 presso Fabbrica Borroni a Novate Milanese: http://www.spiritoitaliano.org/atto-iii.html e, insieme con le altre del progetto, sono state presentate ad Arte Accessibile, tenutasi il 12-13-14 aprile a Milano: http://www.arteaccessibile.com/