Oggi vi propongo un post comprendente gli ultimi commenti su tre raccolte poetiche di Isa Malagoni, pubblicate su ilmiolibro.it.


La danza dell’anima

Il titolo si riferisce al movimento di una fiammella donata
da un’amica morente, in un battesimo di
luce / fiamma vaporosa / esplosione / anima che vibra / si unisce / s’inchina /
si divide in varie forme eleganti
e richiama il dibattersi  dello spirito quando tenta di liberarsi dai
lacci dei corpi materici, per ascendere al piano che gli appartiene. In questa raccolta di versi Isa non ha
paura di usare parole importanti, e semplici al tempo stesso – come ‘fiori’ e ‘stelle’ – che per questo motivo recuperano il loro significato
originario e simbolico e ci accompagnano a visioni di una realtà dove tutto è
luce. Più l’anima è pura, più velocemente vibra e più acquisisce in potenza. Nell’Altrove
essa continua a creare, in accordo con la sua vibrazione intrinseca, e a
perseguire il suo compito. Ritornati alla loro Fonte originaria, coloro che ci
hanno lasciato continuano a vivere, nell’attesa, come dice Isa, di passare stagioni in domicili diversi, in
un volo infinito e senza confini.
Il pulcino di luce

Secondo Fakhr al-Din ‘Iraqi, autore musulmano e mistico sufi
del 1289, un ordine divino spinse tutte le creature alla danza estatica. Esse  furono tratte dal sonno della non-esistenza
grazie alla melodia celeste. L’Amato visitò l’amante, cioè l’anima dell’uomo,
invadendolo d’amore. “Poi lo spirito precipitò nella danza e nel movimento” e
ancora oggi l’intero universo danza. Ho citato questo autore così indietro nel
tempo, ed appartenente ad una cultura apparentemente lontana dalla nostra, per
riagganciarmi a un elemento molto presente in questa raccolta poetica di Isa
Malagoni, e in altre che ho avuto la gioia di leggere: la danza mistica. Come
efficacemente esprimono i versi di un essere fatto di pura luce: “Mi sei
accanto / io ballo / tu danzi / non c’è sosta / solo immenso / il bello invisibile
/ il soffio che non ha pausa
”. In questa corrente bidirezionale di estatici
scambi, l’anima diventa “un pulcino di luce / sulle labbra di Dio.” Qualcosa di
piccolo e soffice, e nello stesso tempo grande e misteriosamente bello.

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L’eternità dell’attimo

Già nel titolo “L’eternità dell’attimo” è contenuto il paradosso insito in questa raccolta di poesie, che convergono in realtà su un’unica esperienza mistica che l’autrice ha inteso esprimere. Come nell’ultimo e XXXIII canto del Paradiso di Dante, nella famosa preghiera di san Bernardo alla Vergine, che viene definita “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura”, in una sequenza di opposti, così l’attimo di Isa viene amplificato nell’eternità della visione che unisce l’infinito al finito. La grazia ricevuta genera non solo la meraviglia, ma una continua tracimazione tra i cinque sensi: una mescolanza comunque armoniosa che produce versi come: “era tuo quel volto / che sprigionava stelle / nei miei occhi incantati / quell’affresco di cera lucente / sbocciato in un momento / e all’istante dissolto.” L’autrice non offre spiegazioni erudite e, in questa sede, inutili, non rivolta l’esperienza come un guanto; la accoglie e la porge anche a noi, credenti e non credenti, come farebbe con un fiore mistico. Sta a noi accettarlo o meno. Grazie, Isa.