(“Ci sono due lati in ogni storia e almeno dodici versioni di ogni
canzone” – Proverbio irlandese).
La copertina della raccolta, edita da Aletti |
Il suo è uno sguardo variegato sull’esistenza che
va perdendosi in una società frettolosa e convulsa, divisa da
separazioni e contrapposizioni, fatta da bocche che inghiottono e consumano senza mai veramente digerire e
assimilare. Una società dominata dal prezzo e dalla tariffa anche nell’arte
pittorica o letteraria, che nasce solamente in funzione della visibilità e della
vendita, come mero prodotto di marketing pensato a tavolino. Una società che,
sempre di più, privilegia esperienze virtuali e impalpabili, dove a ogni malparata si può uscire dal gioco o indossare altre maschere (una volta si diceva “scambiare il dito per la luna”, oggi si potrebbe dire “fissare l’immagine di un
fiore su uno schermo, e tralasciare il fiore autentico a pochi passi”).
Tutto questo svuota non solamente la nostra esistenza, ma anche il modo con cui
la consideriamo. A lungo andare, il nostro spirito finisce
per calcificarsi, come quelle ossa e quei crani biancheggianti tra le sabbie
del deserto.
della poesia come mezzo espressivo per portare gamme di colori nuovi e
arricchimento all’esistenza (anche se non vende! asserisce con energia nella sua presentazione), comunque generoso e
gratuito. Audacissima, recupera l’uso della rima per imprimere ritmo al verso
– rima che spicca non solamente in coda
alla riga, ma anche all’interno della stessa – e che diventa funzionale al
momento poetico. Le poesie a mio parere migliori sono generate soprattutto dall’ammirazione di fronte alla natura, un
atteggiamento in qualche modo ancestrale e panico, come “Alzati vento”: Dal
letto di picchi, riparo di polle, / cascate di neve che scivola a valle /
levati svelto a sorreggere ali, / dispiega bandiere, disegna bufere, / crea
temporali. O come la poesia “Sono l’acqua”: Sono ansa e corrente nate dal vento, / sangue
di vetro, riverbero dell’infinito, / e non può ferirmi l’arpione: / m’apre il
tuo dito e non mi scompone.
“Sun and Life” – “El Sol y la Vida” di Frida Kahlo (1947) Galeria Avril – Città del Messico |
danze, immagini mitiche come ne “Il fauno e la rosa”, dalla sorprendente
chiusa, vecchie fiabe rivisitate come in “Hamelin” o “La piccola fiammiferaria”, antichi edifici preda all’abbandono come “Il palazzo in rovina”…
Ma
anche poesie domestiche, che si occupano dei momenti topici dell’esistenza, momenti che,
volente o nolente, dobbiamo tutti attraversare – l’amore, il lutto, la
meraviglia, la violenza, la morte, la dolcezza. Alcune sono particolarmente
toccanti, come quelle ispirate dalla morte della madre: “Danza terminale” e
“Ninnananna funebre”. Dunque, come un druido dei nostri tempi (suggerimento che ci viene sia
dal titolo assegnato che dall’immagine di copertina), con questa raccolta
l’autrice ha cercato di attraversare un doppio crogiolo, composto di fuoco e
nebbia. Quello del fuoco, elemento benevolo e spaventoso insieme, che arde e
riscalda, forgia e purifica nella prova, e che ci rende nuovi. Quello della
nebbia, quell’amalgama cangiante di acqua e umidità che, nelle città e nelle campagne, ci
avvolge e ci disorienta, ma induce ad aguzzare i nostri sensi per trovare e
sperimentare nuove strade. Alla fine della lettura di questa raccolta, io penso che l’esperimento di Valentina – moderna
alchimista – sia riuscito in pieno.
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Bar Zen a cura della Libreria Gulliver di Cinisello Balsamo.