Nella stanza della magia, Mira – maga dell’Aria oltre che regina degli Innocenti – sedeva, sola, sullo scranno. Molto tempo addietro, in quello stesso luogo, aveva tenuto una scuola d’Alta Magia, e davanti a lei si era seduto, giovanissimo quindicenne, colui che ora avanzava verso il castello, e aveva appena incrociato lo sguardo con sua figlia Lyra: il principe Aldebaran.


Egli era, allora, un adolescente dai lineamenti affilati, taciturno e regale ad un tempo, ma così dotato che la magia pareva scorrere in lui con la stessa naturalezza del sangue nelle vene e dell’aria nei polmoni. Tuttavia, già a quel tempo aveva presentito qualcosa d’oscuro in lui, quasi la presenza d’un animale acquattato in una tana, che attenda il momento opportuno per rivelarsi; e, a gran distanza, percepiva ancora lo stesso pericolo, come se l’animale – dopo avere a lungo atteso – fosse ora uscito per la caccia. A quel pensiero, sotto le chiome spruzzate di grigio della regina, la trama di rughe orizzontali che increspavano la sua fronte d’avorio s’increspò come un mare irritato.


La maga volse lo sguardo verso l’oculo che bucava il soffitto della stanza, e rivelava il cielo, per concentrarsi, dunque, su ciò che vi transitava – le nuvole, il vento, l’aria, i raggi di sole – e alzò la bacchetta di nocciolo per ritornare a quel periodo ormai remoto. Il cielo era chiaro e senza nuvole, per il gran vento che lo aveva spazzato e reso terso, e tutto era propizio alla lettura. La bacchetta si tese e si puntò verso la superficie azzurra. Dopo qualche istante, nel cielo comparvero dei segni, delle linee, quasi decorazioni su una

PERKUNAS (THOR) – 1909
Mikalojus Konstantinas Ciurlionis

pergamena liscia: dapprima solo sagome vuote, poi figure ricche e colme di tonalità diverse, e tutte in movimento.

Eccolo, il giovane principe dei Crudeli, e lei, sentinella del futuro, lo segue con lo sguardo, fra i coetanei alla scuola, nella sua stanza, nei corridoi, nel giardino, una mattina all’alba, mentre passeggia, solo, incontra un compagno, gli parla in tono sovreccitato… Chi è quel compagno? Di che cosa discorrono?

E, proprio mentre la fisionomia dell’altro allievo si faceva più distinta, e i timbri delle voci più chiare, qualcosa si frappose a turbare la limpidezza delle immagini, le confuse e le rese indistinte.

La maga aumentò la potenza della bacchetta, chiamò più energia, si provò a riprendere le visioni e le voci, per fermarle e osservarle meglio, ma inutilmente. Ombre cupissime s’addensavano fra le figure degli apprendisti, li vedeva muoversi e parlare, ma come se la pergamena azzurra del cielo fosse immersa, ora, nella corrente d’un fiume, che discioglie la carta e disperde i colori nell’acqua e, con il suo scorrere, produce un suono frusciante che ovatta le voci. Nonostante la bacchetta magica si sollevasse spesso per fermare quelle immagini, e trattenere i colori fuggenti, era come se una mano potente stesse cancellando la visione.

La Maga dell’Aria abbassò la bacchetta e le immagini si spensero nel cielo. Rimase a lungo pensierosa, poiché era la prima volta che lei non era in grado di richiamare a sé le immagini del passato, come se un potere magico più grande del suo, o la Voce stessa, la potenza che governava i Quattro Regni, avessero voluto impedirlo.

***

Quando Aldebaran, principe-mago del Nord, varcò la soglia della sala del trono, una folata di vento proveniente dalla grande finestra gli gonfiò il mantello nero, sollevandolo da una parte e dall’altra e rendendolo simile a un uccello pronto a spiccare il volo. Davanti ai due sovrani, Mira e Altair degli Innocenti, il giovane s’inchinò lievemente, ed alcune ciocche nere dei lunghi capelli gli spiovvero sull’omero. Pur avendo un bellissimo aspetto, era come circonfuso da un alone oscuro (e quell’oscurità pareva annidarsi persino nei suoi occhi chiari – cangianti, a seconda della luce e delle circostanze, dal grigio dell’ematite all’opalescenza della perla – posti in un taglio allungato di felino), come l’ombra mai si distacca dalla persona da cui promana.

“Salute a voi, sovrani degli Innocenti. Vi porto il saluto di mio fratello Fomalhaut, re dei Crudeli, e le sue profferte d’amicizia. Sono inoltre giunto dalle mie terre a chiedere il permesso di corteggiare vostra figlia, la principessa Lyra.” All’annuncio la fronte di Altair si spianò, la fronte di Mira tornò ad incresparsi: mentre i timori d’una nuova guerra con i Crudeli si dissolvevano nella mente del vecchio re, le visioni degli antichi apprendisti riapparivano, sebbene confuse, agli occhi della regina. S’udì la sua voce aspra: “Perché intraprendere un viaggio così lungo per una donna mai vista? Il regno dei Crudeli può offrire donne di bellezza altrettanto grande.” 

La Creazione del Mondo (tav. XIII) – 1906-07
Mikalojus Konstantinas Ciurlionis

Il principe rispose alla regina: “Non ho mai visto, è vero, la principessa Lyra (se non quando, giovanissimo, frequentavo la tua scuola d’Alta Magia, ed era ancora una bambina)” e nel sorriso di Aldebaran parve balenare la lama d’una spada, “ma la fama della sua bellezza e dolcezza è così diffusa in tutti i regni che ho voluto accertarmi di persona se corrispondesse a verità.”

“Mia figlia non deluderà in nulla le tue aspettative, principe Aldebaran” replicò Mira, tagliente, “e tuttavia” aggiunse, poiché quell’accenno alla scuola d’Alta Magia non era stato casuale, “so che hai già avuto modo, arrivando, di vedere con i tuoi occhi  la principessa, sulla strada che porta al il castello.” Nel loro orgoglio di maghi, essi avevano già incrociato le lame, in un duello silenzioso, l’una allo scopo di proteggere, l’altro d’avvicinare la medesima donna.

Ma re Altair era troppo lieto del pacifico annuncio e, sollevando le mani, impose ad entrambi la propria contentezza. “Sono lieto che tu venga in pace, principe Aldebaran,” disse. Aggiunse: “Stasera vi sarà un banchetto per onorare il tuo arrivo, cui parteciperà anche Lyra. Avrai così modo di accostarti a lei e renderti bene accetto.”

Il giovane sorrise e s’inchinò ancora, lievemente; e nel suo sguardo balenò quell’opalescenza lunare, così simile al taglio di una lama.