“Posso mostrarti la mia terra, principessa Lyra, se tu lo vuoi” le propose Aldebaran, un giorno. Si trovavano nel giardino del castello, seduti a conversare all’ombra d’un ippocastano, su una panchina di pietra con bassorilievi di pavoni e altri uccelli. Poco distanti da loro, le ancelle di Lyra giocavano dando colpi ad un volano di piume, con una racchetta in mano, scarmigliate e felici. Lei aveva preferito rimanere a conversare con lui. “Chiudi gli occhi e la vedrai,” suggerì Aldebaran, in tono suadente. Lei acconsentì ed obbedì, incuriosita al pari d’una bambina.
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Fra le montagne della Sierra Nevada, California di Albert Bierstadt (1868), Smithsonian American Art Museum http://www.si.edu/ |
Abbassò lentamente la mano, la visione svanì dalla mente di Lyra, e lei riaprì gli occhi. “Mia signora,” proseguì egli, tranquillo, “lasceresti la tua bella terra, ma prenderesti dimora in una altrettanto regale e superba. Non saresti regina, è vero, ma comunque assoluta signora dei territori del Nord, che mi appartengono per diritto di nascita.”
“Ti chiederò in sposa a tuo padre oggi stesso, se tu lo desideri,” e la voce del principe dei Crudeli risuonò ancora una volta all’orecchio di Lyra, come una frase pronunciata da una terza persona. “Me lo permetti?” chiese ancora il giovane mago. A quella domanda, lei rimase qualche istante in silenzio, poiché l’occhio e la mente erano colmi d’una nuova visione, che apparteneva a lei questa volta (e le visioni erano l’unica, magica facoltà ereditata dalla madre, anche se esse nascevano inaspettate ed incomprensibili, e spesso si confondevano con i sogni), la visione d’un abisso apertosi dinnanzi – la Fossa del Drago? Nella visione, sentiva qualcosa gravarle sulla schiena, ed esitava a gettarsi nel vuoto per via di quel fardello, che intuiva esser prezioso… ma al contempo il fascino emanato dall’abisso, ed un pericolo incombente, la spingevano al salto…