Nella corte del Castello-Musica di Altair, v’era chi sellava ed imbrigliava i cavalli; chi caricava le casse con i doni di nozze, ed i bauli contenenti gli abiti e gli oggetti della sposa; chi rizzava bandiere e stendardi al vento: il corteo stava per intraprendere il viaggio di ritorno verso il Quarto Regno.

In mezzo alla servitù operosa, Aldebaran dei Crudeli muoveva, con la calma consueta, l’alta e magra figura. Portava egli, al collo, una pesante catena d’oro cui era appeso un medaglione col disco dorato, una fibula d’oro si chiudeva sulla spalla sinistra, ed essi rilucevano, splendidi, sulla stoffa nera dell’abito e del mantello. Una mano, guantata di cuoio nero, era poggiata sull’elsa della spada, in cui brillavano alcune ametiste, la stessa pietra violetta ch’era incastonata nell’anello della mano sinistra. Spesso il suo sguardo si volgeva all’entrata del castello, se ne distaccava, tornava a posarsi, finché la principessa Lyra degli Innocenti, sua sposa, non apparve, accompagnata dai familiari e dalle ancelle, e lo sguardo sostò – nei occhi grigi del mago balenò di nuovo, rapidamente, qualcosa… come una falce di luna negli occhi d’un gatto. L’attimo dopo scomparve – e lo sguardo di Aldebaran era di nuovo limpido quando egli salì i tre gradini che lo separavano da Lyra, giungendole accanto, e chinandosi a baciarle la mano. “È giunto il tempo di accomiatarci dal re tuo padre, mia signora,” disse, “e di iniziare il viaggio alla volta del Quarto Regno.”

La regina e le sue ancelle 
XIV secolo

La principessa, emozionata, sorrise allo sposo, ed annuì. Si voltò verso coloro che la seguivano: dapprima, si inchinò davanti al padre, solennemente, abbassando la testa per ricevere la sua benedizione, ed il vecchio re le circondò la testa con le mani, e le diede un bacio sulla fronte, accostando, per un attimo, la barba canuta ai riccioli castani della giovane figlia. Poi, Lyra abbracciò forte il fratellino Deneb, scompigliandogli i capelli biondi, scherzosa, e mettendogli fra le braccia un volume di fiabe che egli desiderava da tempo, salutato con grida di gioia. Infine, abbracciò le compagne, e ad ognuna diede un regalo – un gioiello, una spazzola, un nastro – ed esse ringraziarono, commosse per il dono e la sorte della loro principessa, che nessuna aveva avuto il coraggio d’accompagnare nella nuova terra.

Quando si fu staccata da loro, al pensiero della sua solitudine gli occhi di Lyra si riempirono di lacrime… ma già la mano dello sposo si era posata sulla sua e lo sguardo amoroso di Aldebaran l’avvolgeva, fugando malinconia e pianto e inducendo al sorriso. Allora, pose una mano sul guanto di cuoio nero del principe, gli si affidò, e con l’altra sollevò la lunga veste; insieme, essi uscirono dall’ombra del castello e scesero la scala di pietra, ed il velo bianco che le copriva i capelli si sollevò lieve – e così fece il mantello di Aldebaran – e la coroncina d’oro che le tratteneva il velo sul capo brillò alla luce del sole – come pure la fibula sulla spalla del principe. Premuroso, Aldebaran aiutò la sposa a salire sul suo piccolo cavallo, e in un istante anch’egli era montato sul suo destriero, grande ed imponente. Mentre il principe dei Crudeli alzava la mano in segno di saluto, d’istinto Lyra alzò lo sguardo verso le finestre della madre. Una sagoma vi si profilava, ma la giovane non capì se fosse un’ancella o la stessa regina Mira che, sdegnosamente chiusa nelle sue stanze, assisteva alla partenza della figlia prediletta.

Infine, il suo cavallino si mosse ed in un battibaleno la giovane si trovò a varcare la soglia del Castello-Musica. E, appena fuori dal castello, un clamore l’assordò e la principessa fu inondata da un tripudio di petali, tanto che, per un attimo, non riuscì più a scorgere cosa alcuna, e solo dopo quando quella pioggia si fu diradata, ed il paesaggio fu di nuovo chiaro, vide il popolo degli Innocenti il quale assisteva, festante, alla partenza dei novelli sposi, e dagli spalti del Castello-Musica gettava petali, e la folla lanciava in aria i cappelli, sventolava fazzoletti. E tutti Lyra, rasserenata, prese a salutare con la mano di bambina, e a tutti Aldebaran rispondeva abbassando leggermente il capo.

Una nuova esistenza stava per avere inizio per i due sposi, e per i Quattro Regni.

Cappella dei Magi, affresco di Benozzo Gozzoli – 1459
Palazzo Medici-Riccardi (Firenze)