Vladimiro Forlese non è solo un fine ed intenso poeta (e chi mi conosce sa che non esprimo mai concetti per piaggeria, ma perché li sento davvero – o altrimenti mi taccio), ma anche un ottimo romanziere, e lo dimostra con questa sua prima opera narrativa, Alpha Ursae Minoris, pubblicata ora con la casa editrice Montecovello. Alpha Ursae Minoris non è altro che il nome latino della Stella Polare, sin dall’antichità guida dei naviganti su mari pericolosi e sconosciuti,  in epoche dove non esistevano navigatori satellitari ma nemmeno l’ago della bussola. Perché un nome latino per un romanzo che in realtà è un attuale atto di denuncia politica, sociale e civile? Lo vedremo alla fine, ma già da questa scelta possiamo capire il taglio originale che l’autore ha voluto dare alla sua opera. Questa è strutturata in tre racconti, che si richiamano e si intersecano tra loro sia attraverso gli eventi sia attraverso i personaggi. Ciascuna delle parti ha il compito di offrire un diverso punto di vista della stessa storia, anche con i vissuti dell’infanzia e adolescenza dei protagonisti, per presentare non solo più sfaccettature, ma anche approfondire la visuale interiore.

La copertina del romanzo

Ambientata negli anni ’90 in alcune città del nord Italia, riconoscibilissime per le loro inconfondibili caratteristiche nonostante venga data solo la prima lettera del nome, la storia prende l’avvio dal ribaltamento di un camion sull’autostrada del Brennero. Il mezzo contiene rifiuti tossici che riveleranno dapprima alla giovane magistrato Di Simone e al direttore di giornale Alberto Gasperi, poi ad una compagine di altri giornalisti, l’esistenza di un traffico internazionale collegato con la Russia. Non solo, ma la ragnatela, nel corso della narrazione, si rivela essere sempre più ampia e vischiosa, e svela come chi tiri le fila sia posto molto in alto, negli apparati politici, militari e imprenditoriali italiani. Là, oscuri personaggi mirano a smantellare lo stato democratico, sia attraverso il controllo dei media sia attraverso l’appiattimento delle coscienze e l’omologazione culturale. Lo scopo è quello di instaurare un regime che, davanti all’opinione pubblica, assume una faccia rassicurante e perbene, scandito da slogan volti a promuovere un mondo soporifero e artificiale in cui tutto va per il meglio e in cui i burattinai continueranno indisturbati nei loro traffici, lasciando poche, illusorie briciole.

Dietro le quinte, dunque, si muove un mondo corrotto, decrepito e marcio, in cui si combatte per il potere con ogni mezzo, con la rapidità e l’astuzia, la protervia e l’arroganza di chi vuole mantenerlo e aumentarlo, ma non solo: si dispone delle vite altrui, manipolando e asservendo chi può essere utile allo scopo, come alcuni tipi di giornalisti-cortigiani, o prendendosi per il proprio piacere i membri più indifesi della società, i bambini. Davanti a questo consesso di demoni, perché questi mi sono venuti in mente leggendo il romanzo, l’uomo comune, che in questo caso è anche il lettore, si sente impotente e abbandonatoo. L’espressione latina “homo homini lupus”, “l’uomo è un lupo per l’uomo”, risorge dal passato, ci ricorda la sua attualità. Alberto e gli altri protagonisti – moderni, comuni eroi, giovani o attempati, di mediocre aspetto o avvenenti – combattono la loro battaglia e vanno incontro al loro destino. In ciò consiste la grandezza dell’eroe, non in altro: sapere che cosa lo aspetta, averne paura, e nello stesso tempo affrontarla. E ognuno di loro, difatti, paga un prezzo molto alto rispetto alla decisione presa.

The Eclipse of the Sun 1926 – George Grosz
Oil on canvas  – 207.3 x 182.6 cm
The Heckscher Museum of Art, Huntingdon, New York
© Estate of George Grosz/Licensed by VAGA, New York
Il romanzo Alpha Ursae Minoris non è per nulla consolatorio; anzi, è amarissimo, soprattutto perché presenta lo spaccato di una società, quella italiana, devastata dallo scempio della malversazione, dallo scherno nei confronti della cultura, dall’esaltazione della rissa e dell’odio, dal soffocamento delle poche voci libere, dalla sedazione collettiva delle coscienze. Una fase da cui non siamo ancora usciti. Comprendiamo come la Stella Polare di antica memoria, che ancora brilla nei nostri cieli e che dà il titolo al romanzo, sia precisamente quella che abbiamo smarrito. E la sua perdita è tanto più dolorosa in quanto non ci lascia maggiormente soddisfatti e bastevoli a noi stessi, ma più incattiviti, aridi, rabbiosi. La vittoria dei demoni consiste proprio in questo: nel renderci come loro, per vivere il loro grado di inferno e di infelicità, subito, su questa terra. E allora, anche noi dobbiamo e possiamo dire come fa il combattivo giornalista Luca nella chiusa del romanzo, osservando il cielo senza trovare la nostra Alpha Ursae Minoris: “Forse bisogna ricalcolare tutto.”  
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Il link alla casa editrice e alla scheda del libro è il seguente: http://www.montecovello.com/libro/au/EITVJXCOCZ/alpha+ursae+minoris