Alessandra è una
consulente d’arte di successo. La sua vita sta procedendo nel migliore dei modi
quando inizia a fare strani sogni e ad essere ossessionata da visioni così
reali da sembrare ricordi. Decisa a scoprire la verità, Alessandra si mette in
contatto con Alba, un’anziana signora romana, che le assicura di poter far luce
sulla natura di questi eventi. Ma quando Alessandra arriva a Roma per
incontrarla scopre che la donna è morta in circostanze oscure e ha lasciato tutti
i suoi beni ad una misteriosa Associazione Culturale le cui attività vanno ben
oltre l’umana comprensione. 
La copertina del romanzo
edito da Deinotera

Questa la sinossi del romanzo I Custodi del Destino di Maria Teresa
Steri, le cui vicende ruotano attorno ad un’organizzazione che ha a che fare con le vite passate e quindi con la reincarnazione. Non si
tratta solo di una storia esoterica, ma anche quella della crescita interiore
da parte della protagonista Alessandra che, passo dopo passo, dissolve le nebbie addensate in primo luogo nella sua mente. Per certi versi la
storia appartiene anche al filone del giallo, perché è assai ben congegnata con
un ottimo incastro di scene e situazioni, come fosse un cubo di Rubik i cui
tasselli si muovono fino a rimettersi al loro posto. È narrata con uno stile fluido
e scorrevole e di piacevolissima lettura, e molti dialoghi contribuiscono alla vivacità della
narrazione, come se fossero spezzoni cinematografici. Altrettanto originale è la
scelta dell’autrice di aprire ogni capitolo con il nome di una carta dei
tarocchi e una citazione di Aleister Crowley (per chi non lo sapesse, esoterista, artista e scrittore britannico, morto nel 1947) che offrono una prima chiave di
lettura e quasi un compendio di quanto ci si appresta a leggere. Sul romanzo non vorrei spendere molte parole per non sciupare il piacere della lettura,  mentre intendo rivolgere all’autrice alcune domande di carattere più generale e che potrebbero incuriosire i lettori di questa storia.

***
Maria Teresa,
innanzitutto vorrei chiederti quali sono state le fonti della tua ispirazione
per la trama del romanzo, che si svolge a Roma. In apparenza, la storia
potrebbe capitare a ognuno di noi, perché ambientata ai giorni nostri e in
luoghi che conosciamo bene o che possiamo visitare facilmente.
Come hai giustamente detto, la scelta dell’ambientazione è
caduta su un tempo e un luogo che non hanno qualcosa di straordinario, proprio
perché volevo sottolineare come le vicende che si ritrova a vivere la protagonista
del romanzo potessero capitare a ognuno di noi, pure nella loro singolarità.
D’altra parte, è innegabile che Roma è la città che mi ha adottato da molti
anni e quindi le sono molto legata, e molti luoghi che cito nel romanzo mi
affascinano da sempre.
Per quanto riguarda le fonti, invece, il discorso è più
complicato. La storia così come l’ho elaborata è completamente frutto di
fantasia e non contiene niente di riscontrabile nella realtà, anche se qualcuno
dopo aver letto il libro è arrivato a chiedermi come avessi avuto notizia per
esempio della misteriosa associazione di cui parlo. In merito al tema della
reincarnazione, invece, posso risponderti che attinge a una visione occidentale
dell’idea (che ha origine dai neoplatonici) e in particolare alla lettura dei
libri di Rudolf Steiner, nei quali la rinascita delle anime viene concepita
come l’occasione per un’evoluzione spirituale, un percorso di crescita.

Il romanzo ha un
titolo affascinante ma anche impegnativo perché chiama in causa la parola “destino”.
Gli appartenenti a questa fantomatica associazione, che in realtà è una setta,
cercano di forzare il corso delle loro vite in maniera quasi meccanica, grazie
a una forma di preveggenza. Se una persona riuscisse a prevedere il futuro,
quanto sarebbe giusto secondo te tentare di modificarlo?

Anche la domanda è impegnativa! Per risponderti, devo
partire dal presupposto che ciò che accade alle singole persone e in generale
nel mondo non sia il risultato del caso, ma frutto di un disegno preciso, messo
a punto da forze superiori all’uomo. E il mio romanzo si basa proprio su questa
premessa. Considerando le cose in questo modo, quindi, penso che sarebbe
ingiusto tentare di cambiare qualcosa, non solo per quel che riguarda il corso
delle singole vite umane, ma anche in un senso più ampio, perché  significherebbe distruggere un ordine
superiore che ha una sua precisa ragione d’essere e non è affatto accidentale.
Credo che, in questo senso, l’idea che qualcuno riesca a modificare gli eventi
in modo arbitrario e per proprio tornaconto sia davvero spaventosa. Questo,
poi, non significa che il destino sia immutabile o predeterminato in senso
assoluto…

Canto d’amore di Giorgio de Chirico (1914)
Museum of Modern Art, New York
http://www.moma.org/

Ma hai risposto in
maniera davvero egregia! Dopo aver parlato di futuro, parliamo ora di passato.
Alessandra, la protagonista, soffre di agorafobia, cioè la paura degli spazi
aperti. La scelta di questa fobia non credo sia casuale, penso sia collegabile
anche alla sua scoperta delle vite passate: di un territorio vastissimo, di cui
non si misura la fine e che bisogna in qualche modo riempire. Sono nel giusto
nella mia ipotesi?


Confesso di non aver pensato a questo simbolismo quando
scrivevo, ma  in effetti si potrebbe
anche vedere il “mondo fuori la porta” come l’ignoto che fa paura. L’agorafobia
l’ho intesa nel senso che Alessandra, in seguito ai ricordi che sono affiorati
e di cui non sa spiegarsi l’origine, non riesce più ad affrontare la vita
ordinaria di tutti i giorni, quella che improvvisamente non riconosce più come
sua. La storia inizia proprio dalla sua decisione di vincere questa fobia,
allontanarsi da tutto e tutti e dare il via alla sua ricerca. Riuscire a
varcare la soglia di casa, abbandonando un territorio sicuro, quindi, è il
primo difficile passo del suo viaggio.

Una degli aspetti più
affascinanti in chi legge è che scopre angolazioni del tutto nuove, e la tua risposta
me lo conferma. Nel tuo romanzo inoltre alcuni protagonisti alla fine si
rivelano diversi da quello che sembrano, e questo anche nella vita reale accade
più spesso di quanto non si creda. Ti è mai capitato di avere per le mani un
personaggio che è cambiato al punto di rivelarsi magari l’opposto da come lo
avevi immaginato, per quanti sforzi tu abbia fatto per ricondurlo “sulla retta
via”?



È vero, i personaggi a volte cambiano, o forse si rivelano
semplicemente più sfaccettati di quello che credevamo. Un po’ come nella vita:
gli esseri umani sono complicati e qualche volta contraddittori!
Devo dire che nel romanzo che avevo scritto prima de I
Custodi del Destino
, avevo incontrato molte difficoltà in questo senso,
proprio perché mi ostinavo a voler ricondurre le figure che animavano la storia
a un’idea preconfezionata.  Infatti,
erano solo figure, non avevano abbastanza vita per diventare personaggi. Per I
Custodi del Destino
ho cercato di lasciare la creatività più libera e  seguire l’istinto per alcune svolte che poi
hanno stupito anche me, sia per Alessandra che per i personaggi di contorno.

La tua domanda mi ha fatto venire in mente anche un momento
della stesura del romanzo che sto terminando in questi giorni. Stavo scrivendo
un dialogo e il mio protagonista continuava a usare toni aggressivi nei
confronti del suo interlocutore, a dispetto dell’immagine mentale che mi ero
fatta della scena. All’inizio ho cercato di riportare sulla “retta via” la
conversazione, poi mi sono resa conto che l’astio che il personaggio stava
tirando fuori aveva una sua ragione ed era più che giustificato in
quell’occasione. In qualche modo scrivendo mi ero immedesimata davvero nella situazione,
a dispetto di quanto che avevo programmato di scrivere.



A proposito di
aggressività, mi ha molto colpito nell’ambito del romanzo l’argomento della
setta e quello del plagio. A mio parere chi è padrone della mente di un altro
essere umano lo domina nella sua completezza, per quello sono molto pericolose
le sette; ma può accadere anche nei riguardi di una sola persona che si venera
fino all’idolatria. Quando, secondo te, finisce l’ammirazione e incomincia il
plagio?


In effetti il confine può essere piuttosto labile, ma non
essendo una psicologa posso solo darti un parere personale. Prima di tutto,
molto dipende da come si pone la persona venerata e se ci sono in gioco
atteggiamenti manipolatori da parte sua. Poi c’è da dire che quando si parla di
sette o in generale di plagio si tende a vedere il problema solo da un punto di
vista, quello di chi sottomette qualcuno alla sua volontà usando a proprio
vantaggio l’ammirazione incondizionata. È ovviamente da condannare, ma bisogna
anche considerare quanti squilibri psicologici, quanta debolezza e mancanza di
pensiero critico ci sia in chi arriva al punto da annientare la propria
identità e la volontà. Per tornare alla tua domanda, credo che sia proprio
questo il punto: l’ammirazione non comporta mai l’annullamento di se stessi e
della propria capacità di discernimento. Detto in parole semplici, secondo me,
chi riesce a pensare con la propria testa non cadrà mai vittima di plagio.
Siamo arrivati in
fondo a questa nostra chiacchierata, dove ho volutamente toccato alcuni aspetti
del tuo romanzo anche molto diversi tra loro, in modo da rendere l’intervista
più sfaccettata. Prima di congedarmi da te, vorrei parlare dei tuoi progetti al
momento. So che stai lavorando a un paio di opere. Vuoi dirci qualcosa in
proposito?


Sì, sto terminando la revisione di due romanzi. Il primo è
un noir con elementi sovrannaturali, parla di una giovane donna implicata nella
morte di un uomo che, nel tentativo di fare chiarezza su quanto è accaduto,
viene a contatto con un luogo che si trova al confine tra la nostra realtà e il
regno dei morti.

Il secondo ha come protagonista un trentenne in crisi che si
imbatte nella storia di un gruppo di persone che hanno abbandonato la loro vita
ordinaria per prendere parte a un progetto di evoluzione spirituale; una
vicenda piena di ombre, che lo coinvolgerà al punto da cacciarlo i guai seri,
ma anche da cambiare completamente la sua visione della realtà.
Quest’ultimo romanzo, nelle mie intenzioni, è il primo di
una serie, ma vedremo cosa mi riserverà il futuro…


***

Ringrazio allora Maria Teresa per questa piacevole conversazione e, in attesa delle sue prossime pubblicazioni, vi propongo i link al romanzo I Custodi del Destino:


http://www.deinoteraeditrice.com/homepage.htm

http://www.ibs.it/code/9788889951200/steri-m-teresa/custodi-del-destino.html


nonché l’indirizzo del suo blog Anima di Carta dove troverete riflessioni e opinioni sulla scrittura, ma anche consigli di lettura, interviste e altro ancora!