Bene o male, tutti i romanzi che si rispettino contengono delle storie d’amore. I personaggi hanno hanno tra loro autentici colpi di fulmine, si corteggiano, si seducono, si lasciano e si riprendono tra mille traversie. Del resto è l’eterna storia della vita, che si riflette sulla carta, e, anche se non siamo dei romanticoni, con l’amore in tutte le sue forme bisogna fare i conti.
E le gioie e sofferenze dei personaggi coinvolgono il lettore e lo fanno parteggiare per l’uno o per l’altro. Il lettore si innamora di un personaggio, e non è detto che sia un personaggio positivo. Anzi, a volte i cosiddetti bei tenebrosi, o i trasgressori per eccellenza, sono quelli che affascinano maggiormente il pubblico, stimolando il desiderio inconscio di emularne le gesta. Tanto per fare un esempio, in Pinocchio il personaggio di Lucignolo dà pessimi consigli al suo amico, ma molte volte è più interessante dello stesso protagonista. Il bello e dannato Steerforth di David Copperfield seduce, abbandona e fa soffrire con la stessa indifferenza con cui si lascia colare a picco durante il naufragio di una nave, e fa venire i brividi.
I personaggi ben riusciti sono creature dotate di vita propria. Sono composti dagli addensamenti energetici scaturiti dalla mente dell’autore, quasi delle forme-pensiero. All’inizio sono deboli e incerti, e sempre sul punto di spegnersi, come una fiammella che vibra davanti a una finestra aperta. Poi, man mano, acquistano vigore a seconda della forza di concentrazione che l’autore ha sopra di loro durante la stesura della storia, o delle ricerche che fa sul loro conto, se sono necessarie per motivi storici. Più ci pensa sopra, più prendono forza. Alle volte succede che diventino talmente potenti da prendere il sopravvento sull’autore, e a dettare le svolte nella trama. Per chi non è abituato a scrivere racconti o romanzi questo discorso può far pensare a una forma di schizofrenia; per chi scrive il fenomeno non solo è normale, ma quasi necessario.
Lucia Mondella, la creatura letteraria prediletta da Alessandro Manzoni |
L’autore arriva a conoscere il personaggio talmente bene… da innamorarsene! Ebbene sì, questo accade spesso e volentieri, e non è detto che il personaggio favorito dallo scrittore conduca per questo una vita priva di vicissitudini. Anzi, semmai è vero il contrario. Un esempio eccellente è la Lucia del romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Alcuni critici e studiosi hanno avanzato l’ipotesi che Manzoni fosse innamorato del suo personaggio al punto da esserne geloso. Si ha spesso l’impressione che il nostro autore destini cure particolari alla protagonista femminile del suo capolavoro, e che la doti di un carattere pudico e riservato proprio per non esporre troppo la sua interiorità – e non solo per esigenze caratteriali di una donna vissuta in quell’epoca e in quell’ambiente. Si tratta di una cura che ad altri personaggi non riserva.
Si potrebbero fare esempi di tutti i tipi. In Chiedi alla polvere di John Fante, il narratore Arturo Bandini, controfigura dell’autore, s’innamora della cameriera messicana Camilla Lopez, tra alti e bassi di ogni genere; ed è evidente che anche l’autore sia terribilmente infatuato di lei.
Anche Bernard Cornwell nel suo Il re d’inverno, appartenente alla saga di Excalibur, celebra la prima apparizione di re Artù con parole colme di ammirazione, e lo fa per bocca dell’io narrante, un ragazzo di quindici anni: “E l’intenso chiarore mi abbagliò. Fu come veder sorgere un nuovo sole mentre il giorno moriva. La luce passò sulla pianura come un fendente di spada e ci accecò, ci confuse, poi si abbassò e finalmente capii che cos’era: il riflesso del vero sole su uno scudo lucido come uno specchio. Ma quello scudo era imbracciato da un uomo che non aveva eguali: un uomo magnifico, che si ergeva altissimo sulla sella di un grande cavallo e che era accompagnato da altri uomini come lui…” E se questo non è amore, che cos’è?
Naturalmente la cosa non rappresenta un problema. Forse nel personaggio vediamo una controfigura di noi stessi, o di come vorremmo essere, oppure del partner ideale (quello che la mamma ansiosa per noi figlie femmine definiva: “il marito da impastare e far cuocere nel forno come lo vuoi tu”). I motivi dell’innamoramento possono essere molteplici. Il vero problema sorge quando l’autore è talmente infatuato che la cosa tracima abbondantemente dalle righe. In altre parole, fa capolino una fastidiosa voce da narratore onnisciente, che, invece di dirci le cose come stanno, e al massimo di affidare ad altri personaggi la passione che gli arde in petto (come fatto da B. Cornwell), continua a intrufolarsi come una voce fuori campo. Oltretutto, il lettore potrebbe non trovare il personaggio in questione così affascinante. In questo modo sorgono le Mary Sue o i Gary Stu, cioè i personaggi perfetti e prevedibili, e come tali pieni di cliché.
Alcuni dei miei personaggi mi hanno fatto innamorare più di altri, così a tutt’oggi devo frenare i miei bollenti spiriti e stare particolarmente attenta a non fare figuracce. Nel romanzo Il Pittore degli Angeli mi sono innamorata della figura di Lorenzo, il contraltare di Tiziano Vecellio, C’è da dire che Lorenzo è un personaggio etereo, quindi ho affidato il mio affetto nei suoi riguardi ai personaggi che, nel romanzo, lo amano. Ed è stata una grande soddisfazione constatare come lui abbia fatto innamorare di sé molti lettori e lettrici.
Attualmente sono innamoratissima di uno dei protagonisti del mio ciclo crociato, cioè il conte fiammingo Geoffroy de Saint-Omer. Come raccontavo più sopra nel post, i personaggi sono forme-pensiero che, se vigorosi, acquistano un rilievo ardito. Ora, quando rispondo ad alcune domande sulla questione, e svelo che il personaggio di Geoffroy non esisteva all’inizio del progetto, chi ha letto il libro rimane sbalordito. Geoffroy è tutt’altro che un Gary Stu, anche se ha rischiato di esserlo in alcune occasioni. Ha parecchie luci ed ombre, ed è un personaggio complesso per l’epoca in cui era vissuto (se pure è vissuto realmente, attorno al 1100, perché si sa molto poco di lui, per non dire nulla). Ad un certo punto è arrivato con grande autorevolezza, e si è preso tutti gli spazi necessari. E io mi sono sentita, oltretutto, molto intimidita dal suo arrivo, e continuo a esserlo.
Così, ho avuto una reazione opposta a quella descritta sopra. Con lui ho un atteggiamento talmente distaccato che una mia amica, che pure scrive, mi ha chiesto se per caso non mi stesse antipatico, quando invece è vero il contrario. Insomma, mi sono comportata come una ragazzina che fa finta di niente davanti al ragazzo che le piace da morire. E ora ho dovuto raddoppiare i miei sforzi perché nel Libro II ha una grande preponderanza: il focus si è spostato proprio sopra di lui!
E voi che cosa mi raccontate in proposito? Ci sono dei personaggi che vi hanno fatto innamorare come autori? Quali tecniche utilizzate per non far trapelare la vostra passione?
Lo scrivo o non lo scrivo? Ma sì, via alle confessioni anche se, si sa, le confidenze letterarie sono tremendamente intime e rivelatrici. Mi sono innamorata, in ordine di tempo, del Lawrence di Piccole Donne, di Achille dell'Iliade, del Butler di Via col Vento, poi degli Ossi di seppia (ma questi non contano, vero?), di Farinata degli Uberti, di Thomas Buddenbrook, di Isabel Archer di Ritratto di Signora (astenersi da facili illazioni, prego!), di Adriano e di Zeno(ne) della Yourcenar ecc. Questi come lettrice. Quanto ai "miei" personaggi, lo confesso, ne ho molta paura…
Ciao Nadia! Grazie del commento. Per quanto riguarda i miei extra, io ero innamorata di Ettore, invece. Rhett Butler è un portento, chi di noi non ne era innamorata? Molto meglio del lagnoso e noioso Ashley.
Dai, già che ci sei, vuota il sacco anche sui tuoi personaggi!
Sono follemente innamorata di Luca del mio Cene tempestose, e non uso alcuna strategia per non lasciare trapelare i miei sentimenti. Tra i romanzi non miei da sempre sono innamorata e l'ho detto + volte del padre di Scout de Il buio oltre la siepe, e di doc il biologo di Quel fantastico giovedì di Steinbeck, romanzo tra i meno noti di Steinbeck ma assolutamente da non perdere. Ma ovviamente i mio amore più grande rimane Ellery Queen
Ciao Sandra, non avevo dubbi sul tuo folle amore per Ellery Queen, eheh. Penso che anche il padre di Scout, Atticus, sia entrato nell'immaginario collettivo femminile dell'uomo perfetto, nell'ambito della nostra generazione. Di Steibeck ho letto solo un paio di cose: "Uomini e topi" in italiano e "The moon is down" in inglese. Grazie per la segnalazione sull'altro romanzo.
Temo che molta della mia vita sentimentale sia stata segnata dalla visione, a 14 anni, de L'ultimo dei Mohicani e da allora ho sempre avuto un debole per gli uomini alti con i capelli lunghi… Ma questo è un film e non conta (?).
Come lettrice Aragorn, il mago Ged di Heartsea (che per altro ha un carattere terribile) e Lewis Alton di Darkower mi hanno fatto sospirare non poco nella mia adolescenza. Poi ho iniziato a innamorarmi più delle storie in se che dei personaggi che le abitano, almeno da lettrice. Apprezzo molti personaggi che so troverei insopportabili nella vita reale (ad esempio Adamsberg di Fred Vargas)
Come autrice ho un rapporto d'amore non ricambiato con Coy Sender, il mio primo personaggio gestito su storia lunga. Non ricambiato perché oggettivamente gli rovino la vita e se potesse mi ammazzerebbe. Tra Holmes e Watson ho una preferenza per il secondo, anche se non ha poi il carattere dolce e paziente che alcuni gli attribuiscono. Nel romanzo che sto scrivendo ora, invece, R.D. è un personaggio che amo tantissimo e che spero anche le lettrici (e i lettori) possano un giorno amare.
Conta tutto nella vita, soprattutto i film. Come avevo già scritto in un altro post, la visione de "L'ultimo dei Mohicani" mi aveva fatto tornare ragazzina!
Come lettrice confesso una vera e propria passione, inalterata nel tempo, per Julien Sorel de "Il rosso e il nero", grazie a uno sceneggiato televisivo galeotto; dopodiché lessi il libro e l'amore crebbe a dismisura, sebbene anche Julien sia davvero un elemento insopportabile, divorato com'è dalla sua ambizione. Mi innamorai anche del principe Miyskin ne "L'Idiota" e la scena di quando le due protagoniste femminili se lo contendono è scolpita nella mia mente a caratteri di fuoco. Siccome ho un debole per la nobiltà, anche il principe Andrej in "Guerra e Pace" ha preso un posto stabile nel mio cuore, e anche lui è spinoso come un istrice; siccome quando lessi il libro non conoscevo assolutamente la storia, e non sapevo che fine facesse, ricordo che rimasi in uno stato di abbattimento per giorni e giorni.
In effetti noi autori siamo un po' sadici e ne facciamo passare talmente tante ai nostri personaggi che probabilmente ogni tanto ci lanciano contro qualche forma di malocchio. Chissà quante maledizioni riceverà Martin, che ne fa fuori a dozzine e dei più importanti.
Ho l'impressione che tutti gli scrittori siano innamorati dei loro personaggi! E se riescono a fare innamorare anche i lettori, sono riusciti nel loro intento 🙂
Per quanto mi riguarda l'elenco sarebbe lunghissimo, direi che ogni romanzo che ho letto e amato contiene almeno un personaggio che mi è rimasto nel cuore. La cosa terribile è quando poi la storia finisce male e io sto male a mia volta per un sacco di giorni, senza riuscire a leggere altro fino a quando non mi sono disintossicata.
Per quanto riguarda i miei romanzi, sto sviluppando un distacco-amore che mi sta tornando utile, in effetti non credo che l'amore giovi molto quando si creano personaggi: si finisce per tenerli troppo nella bambagia, come del resto ha fatto Manzoni con Lucia 😉
Come ho scritto poco sopra a Tenar, quando lessi "Guerra e Pace", rimasi in uno stato di abbattimento prolungato per giorni a causa della sorta riservata al principe Andrej. E' vero che fa una splendida figura, però ci rimasi malissimo per tutto il contesto della scena (la sorella, l'ex-fidanzata ecc). A una mia amica invece stava antipatico, quindi non gliene poteva calar di meno.
Ultimamente credo che ci sia una vena di sadismo insistito degli autori nei confronti dei propri personaggi. A parte Martin (che non ho letto, ma ho visto la serie tv), ho letto un paio di romanzi di Falcones che non finisco propriamente bene. Alle volte mi domando se il lieto fine non stia diventando superato.
Sì, forse il buon autore dovrebbe essere come il genitore, e non tenere troppo protetto il suo pargolo.
Non credo di avere mai provato questo tipo di innamoramento per un mio personaggio, anche se Goran è decisamente un tipo che potrebbe piacermi. Se si parla di storie altrui, sono molto più sensibile ai film. "L'ultimo dei Mohicani" e Aragorn valgono anche per me, ma talvolta è stato qualche personaggio di telefilm da poco, che rivisto a distanza di anni mi ha fatto ridere di me stessa. 🙂
Confermo che Goran è un tipo molto affascinante, basti vedere quale tipo di rapporto ha con le tre donne del romanzo.
Per quanto riguarda le mie preferenze filmiche in età adolescenziale, ho avuto la debolezza di rivelare in famiglia che mi piaceva un certo attore muscoloso e con un viso totalmente inespressivo, giustificando la cosa con il fatto che guardavo i suoi film in lingua inglese per fare esercizio. Non è bastato, ormai sono alla pubblica gogna, e a tirarmi le verdure andate a male sono marito, figlio e cognato!
Oh, sapere! Chi è? 😉
Ho un po' di timore a rivelarlo in pubblico per evitare che, oltre ai tiratori in famiglia, si aggiungano anche quelli del web. Comunque il film cui mi riferisco è ambientato in epoca barbarica… 🙂
(Risatina soffocata.) Piaceva anche a me. 😀
Sssh! Il nemico ci ascolta… 😉