La copertina del saggio,
edito da Laterza

… questo il sottotitolo del saggio di Chiara Frugoni, Medioevo sul naso, che ci offre la possibilità di compiere una carrellata tra le più importanti innovazioni che i cosiddetti “secoli bui” hanno introdotto, e di cui godiamo ancora adesso. L’autrice si avvale di una scrittura ricca e puntuale nei riferimenti, ma lieve e ironica nell’esposizione. Nel suo intento è aiutata dalle molte immagini tratte da antiche pergamene, miniature, incunaboli, quadri, affreschi, vetrate di chiese, oppure sculture e bassorilievi. Ogni capitolo si aggancia al successivo tramite un’invenzione, che ci permette di transitare da un ambito all’altro come in un viaggio ideale.

Leggiamo dunque nel primo capitolo “Leggere e fare di conto” che l’invenzione rivoluzionaria degli occhiali (quelli ancora privi di stanghette, che si vedono indossati da Guglielmo da Baskerville ne Il nome della rosa mentre si trova nello scriptorium per esaminare le miniature dei monaci) è di paternità controversa. Quello che è certo è che un frate domenicano, Alessandro delle Spina, vissuto in Toscana e morto nel 1313, è abile nel fabbricarli e nell’insegnare il metodo. L’invenzione degli occhiali per leggere permette a molti monaci di seguitare nella loro opera di copisti e miniatori anche con una vista indebolita. Qualche tempo dopo, sono concepite anche le loro custodie, appese alla cintura con un cordiglio. Si mettono dunque gli occhiali persino sul naso degli evangelisti, in simpatici anacronismi colti in alcune miniature.
I vetri delle lenti ci portano a quelli delle finestre, inesistenti nei castelli del primo Medioevo, e ancor più nelle case dei poveri contadini, chiuse da ante di legno o da tele cerate. Le vetrate colorate esistono da lungo tempo, ma chiudono solamente le finestre delle chiese, permettendo straordinari effetti di luce. Tale lusso compare tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV negli edifici urbani dei più facoltosi. Persino il camino a parete era sconosciuto ai Romani, che usufruivano di un sistema termico che correva sotto i pavimenti, e come tale è ignorato nell’Alto Medioevo, almeno fino al 1200. Nelle case ci si scalda con bracieri, e con cappe poste al centro della stanza, per incanalare il fumo e prevenire possibili incendi visto che le case sono per lo più di legno. Si mangia per la prima volta non più distesi, come nell’Antichità classica, ma seduti, grazie all’arrivo delle popolazioni germaniche.

Scrivere fa pensare di necessità al supporto utilizzato: inizialmente è la pergamena, ottenuta con pelle di vitello, pecora o capra, e sottoposta a molte operazioni prima di renderla idonea all’uso, cioè scrivere su entrambi i lati e miniare usando splendidi colori. Tale materiale è molto costoso, e quindi, per tutto quello che non deve essere conservato a lungo, si usano tavolette di cera incise con uno stiletto d’osso o metallo, e con la punta si cancella quanto scritto. Se ne può vedere l’uso – e questa è una mia annotazione – nel film La papessa sulla storia della leggendaria papessa Giovanna, dove la protagonista, bambina dotatissima, impara a scrivere proprio con queste tavolette riutilizzabili. 
Lezione di filosofia a Parigi – miniatura dalle
“Grandes chroniques de France”,
fine XIV secolo – Castres, biblioteca municipale.
Lo studio porta alla nascita delle vere e proprie università come a Parigi, Bologna, Oxford, malgrado esistano già alcune scuole urbane, e a una nuova classe di docenti tenuti in grande considerazione al punto da fregiarsi di appellativi altisonanti e meritare tombe venerate come quelle dei santi. La presenza di un’università in città non è solo una questione di prestigio, ma porta occasioni di guadagno e possibilità di carriera per gli studenti. Questi ultimi si riuniscono in libere associazioni, e sono molto spesso turbolenti, passano il loro tempo in taverne, giocano d’azzardo, frequentano prostitute. Nel saggio sono citate anche due lettere curiose: la prima di un padre che, alla fine del 1200, scrive al figlio, rimproverandolo perché non studia, e minacciando di tagliargli i viveri se non si rimette in “carreggiata”; nella seconda invece un padre ansiosissimo è molto preoccupato per la salute del figlio, che secondo lui studia troppo e non si svaga come sarebbe normale alla sua età. Sembra di assistere alle raccomandazioni e alle ansie dei genitori dei nostri giorni, divisi su due fronti opposti! Il libro universitario si diffonde quindi grazie all’esemplare ufficiale, che viene riprodotto da una schiera di copisti, a fascicoli; i fascicoli vengono riuniti e poi affittati agli studenti per lo studio. E finalmente, insieme alla fabbricazione della carta, ottenuta dagli stracci e più sottile della pergamena, l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg di Mainz sarà destinata a diffondere il sapere su una scala prima impensabile. 
Altre scoperte sono i numeri arabi, in realtà inventati in India e diffusi dagli arabi in tutta Europa tramite la Spagna, insieme all’introduzione del geniale zero. Il mercante Leonardo Fibonacci s’incarica di tradurre il nuovo metodo in un trattato, ma il sistema è ostacolato dal pregiudizio che non si possano usare i numeri degli infedeli. Anche il Monte di Pietà è di ideazione medievale, per assistere quelle persone divenute indigenti a causa di rovesci della fortuna, e ai debiti contratti, e le categorie sociali più deboli come le donne, i vecchi, gli ammalati, coloro che non possono più lavorare. Sono due francescani, Bernardino da Feltre e Barnaba da Terni, a chiedere ai più abbienti di destinare parte delle loro sostanze per costituire un fondo, cosa che avrebbe assicurato loro un sicuro approdo in Paradiso, e a concepire il sistema di pegno senza i tassi altissimi imposti dalle banche.
Templari che giocano a scacchi: la scacchiera è posta
in verticale per consentire una maggiore visibilità all’osservatore.
Nel capitolo “Di tutto un po’” l’autrice ci introduce con garbo agli svaghi, parlandoci delle carte da gioco, spesso associate dai monaci alla perdizione dell’anima in quanto gioco d’azzardo in ambienti di malaffare, che spesso degenera in risse. Le carte si trasformano poi nei tarocchi – celebri e preziose le collezioni di carte degli Sforza. Gli scacchi, di origine antichissima, sono invece passatempo strategico e regale, e in essi alcuni pezzi come l’alfiere cambiano aspetto a seconda del luogo in cui si gioca.

E anche la misurazione del tempo cambia, dapprima scandito solamente dal suono delle campane nelle chiese, e in corrispondenza delle ore liturgiche. Di esso si impadronisce il Comune, con l’orologio a scappamento posto sulle torri (e qui, sempre con un mio riferimento al cinema, sembra di vedere la rivalità tra il mondo laico e quello religioso di Peppone e Don Camillo in Il ritorno di Don Camillo). Le clessidre a sabbia, ad acqua, le meridiane, vengono ben presto superate in popolarità dagli orologi meccanici, e un orologio astronomico installato nel 1344 da Iacopo Dondi sulla facciata del Palazzo dei Capitani a Padova suscita una tale meraviglia che egli può aggiungere al suo cognome “Dall’Orologio” e trasmetterlo ai suoi discendenti. Ma è Guido d’Arezzo, monaco benedettino e musicista, a dare la possibilità di leggere ai cantori le note su carta, con il suo sistema di trascrizione su tetragramma, poi tradotto nella “mano armonica” o “mano guidonica” che occorre studiare se si vuole cantare bene.

In “Vestirsi e svestirsi” l’autrice ci informa sull’origine del detto “è un altro paio di maniche”: grazie all’invenzione dei bottoni, le maniche divengono staccabili, sia per ragioni pratiche in quanto sono le prime parti del vestiario a sporcarsi, sia per ragioni di moda così da poterle cambiare spesso. I bottoni permettono di aggiungere ai vestiti code di stoffa, strascichi, e ogni genere di abbellimento, e le lunghe file rendono la figura slanciata ed elegante. Le gentildonne impazziscono per i bottoni, che sono fabbricati con materiali preziosi come il cristallo, al punto da costringere le autorità ad emettere delle leggi per contenere la smodatezza nelle spese. E, sì, al Medioevo si deve anche la biancheria intima come le mutande, o panni da gamba con laccetti, introdotte dalle popolazioni germaniche, ma naturalmente riservate alle classi più abbienti, mentre i contadini ne fanno a meno e si scaldano le parti intime esponendole alla fiamma del focolare.
Il banchetto dei sensi – Montecassino – X-XI secoli:
i Longobardi pasteggiano con la forchetta!
La forchetta si diffonde nel XV secolo, ma è in uso ben prima presso i Longobardi, come testimoniato da una miniatura dell’XI secolo e come apprendiamo nel capitolo “E venne la forchetta”. Non si tratta dello strumento a tre denti che ben conosciamo ma di un arnese a due rebbie, che accompagna il coltello e serve a infilzare e tenere ferma la carne. Anche questo arnese è guardato con sospetto dalla Chiesa perché di apparente derivazione diabolica. E chi può essere l’ideatore della “pasta asciutta” di ottima conservazione se non gli italiani? Sulle tavole sono presenti già all’epoca le lasagne, il formaggio grattugiato e i vermicelli.
“Per terra e per mare” ci narra invece di come nasce l’umile, ma indispensabile carriola per trasportare pesi facendo meno fatica; per navigare sulle acque, il timone che sostituisce il lungo remo con cui si orientano imbarcazioni anche grandi, e la bussola per orientarsi ancora meglio nelle lunghe e pericolose traversate. E le innovazioni nella guerra, arte di cui l’uomo è purtroppo maestro, vanno dalla staffa e dallo sperone per cavalcare meglio e incitare il cavallo, fino alla polvere da sparo che rende le armi davvero micidiali e che dà a chiunque la possibilità di uccidere senza alcun addestramento specifico.
Queste e moltissime altre curiosità sono contenute nel saggio, di gradevole e rapida consultazione per tutti gli appassionati del Medioevo e per chi si diletta a scrivere romanzi storici su quest’epoca. Un’epoca che, a quanto pare, tanto buia non fu, e che sta godendo di grande e meritata rivalutazione.