Nel suo post 5 pregi e 5 difetti per scrittori perfetti, Grazia
Gironella ha fatto un’analisi su quello che riconosce come pregi e limiti nella
sua passione per la scrittura, e ci ha rilanciato il quesito. Devo dire che la cosa
 mi ha colto impreparata, perché non mi
ero mai soffermata lucidamente ad analizzare la mia scrittura. Sono più
abituata a fare autoanalisi come essere umano che come autore, ma forse le due cose
sono più in rapporto di quanto non sembrino.
Siccome le cosa mi ha stuzzicato, faccio uno strappo alla
mia regola inespressa nel blog, dove intreccio i percorsi alternando i vari argomenti, e le rispondo subito dopo il post sull’avaro in letteratura. Ho provato a  scrivere un elenco dei miei 5 pregi e 5
difetti, e ho scoperto che ogni pregio ha un difetto speculare, come se
andassero di pari passo. Dall’equilibrio di queste coppie dipende,
probabilmente,  anche quello della
scrittura. 
Farò quindi un elenco diverso da Grazia, dove  li presenterò a due a due, appunto.
Donna con cornucopia su piastrelle in ceramica
PREGIO N. 1 – LA CORNUCOPIA DELLE IDEE
Ho moltissime storie pronte, non
semplicemente a livello di abbozzi, ma proprio come canovacci (non
quelli di cucina), completi dalla A alla Z. Ho una storia ambientata nel 1307 in Francia, al tempo della caduta dell’ordine templare, con Jacques de Molay e il
re  Filippo il Bello; una storia
ambientata  in Normandia al tempo di
Maria de’ Medici, con il duca Charles de Luynes, tra stregoni e astrologi,
presenze demoniache e fantastiche; un’altra storia ambientata in piena e ribollente Rivoluzione Francese, con i maggiori personaggi del periodo. Avrei da
proseguire anche la stesura della mia saga fantasy, per un totale di sette
volumi. Probabilmente potrei andare avanti solo con queste storie finché campo, in considerazione del fatto si tratta di romanzi
storici o storico-fantastici che richiedono un’attenta documentazione, e anche il fatto che ho poco tempo.
Nel frattempo arrivano anche gli ospiti indesiderati, quelli che ti suonano al campanello della porta senza che tu li abbia invitati e mentre stai sonnecchiando sul divano. Come
la questione del copione teatrale su Bernabò Visconti, un individuo che ormai mi molesta nei modi più svariati.
DIFETTO N. 1 – TROPPA GRAZIA, SANT’ANTONIO!
L’eccesso di provviste nella dispensa mi porta a utilizzarne
troppe in un singolo romanzo. Se è vero che non ho carenze di idee, è
anche vero che le mie storie, non
contente di essere già formate e complete, cominciano ad aumentare di volume con nuovi personaggi e altre sottotrame… e invece di un abile e snello destriero, mi ritrovo per le mani un ippopotamo – che con il cavallo peraltro è strettamente imparentato a livello biologico. Quindi mi ritrovo davanti a un grosso e aggressivo mammifero,
agilissimo nell’acqua ma piuttosto lento e pesante sulla terraferma, che non
perde occasione per spalancare le mascelle, grugnire e mostrare i dentoni, pronto a
mordermi. E so che al suddetto mammifero devo imporre una dieta ferrea.


PREGIO N. 2 – L’ORGANIZZAZIONE È META’ DEL LAVORO
Sono molto ordinata per carattere e a livello lavorativo, e
ancora di più quando scrivo. Non sono il classico scrittore tutto genio e
sregolatezza, anzi. Quando parto ho le idee chiare, e, man mano che mi
documento, organizzo il tutto sia in file, quelli con le colonne dedicate ai
personaggi, e con le date storiche e anagrafiche che si incrociano in
orizzontale, che in veri e propri raccoglitori dove inserisco tutto quello che
mi potrebbe essere utile, dagli articoli di giornale al materiale fotografico
dei luoghi che visito, alle stampe da Internet. Prendo appunti  su foglietti solamente se ho molta paura di
dimenticarmi qualcosa, ma poi raduno il tutto.
Richard Gere e Louis Gossett jr. nella scena
dell’accoglienza agli aspiranti ufficiali
Questa organizzazione, che potrebbe sembrare eccessiva, è
dovuta anche al fatto di non avere assolutamente memoria per i numeri. Non
mi ricordo il numero del mio cellulare, ad esempio, e a malapena ricordo il numero
del telefono fisso. Devo segnare le date dei compleanni e delle ricorrenze in
agenda per non fare pessime figure. Quindi, scrivendo romanzi, atti teatrali e
racconti storici, sarebbe drammatico sbagliare una data e, conoscendomi, potrei
farlo anche arretrando o avanzando di parecchi decenni (per me è tutto “circa”…).
Devo martellarmi in testa le date principali e ci riesco solo a furia di ripeterle
o di vederle scritte. L’unica data che mi ricordo a memoria è quella dell’inizio
della Rivoluzione Francese perché è consecutiva! 1789. Pensate a come sono
messa male…
DIFETTO N. 2 – MOLTO UFFICIALE E POCO GENTILUOMO
A volte questo mio eccesso di organizzazione e ordine mi
porta al perfezionismo. Non sono mai contenta di niente, e se vedo un errore di
qualsiasi genere, comincio a dare craniate contro il muro. La minima
discrepanza mi getta nella costernazione, e comincio a dubitare persino di come
mi chiamo. Credo che il mio perfezionismo derivi dal terrore di commettere
errori davvero grossolani, non a livello grammaticale ma storico, di quelli che
fanno sbudellare gli esperti dalle risate, e magari anche quelli meno esperti. Alcuni dicono che il perfezionismo non sia un
difetto. Magari non lo è, se viene contenuto in limiti ragionevoli; quando diventa
una mania bisogna stare attenti a non riversarla sul prossimo, a non pretendere che tutto funzioni con perfezione millimetrica, e a non diventare pedanti e antipatici.

PREGIO N. 3 – “QUALCOSA” DI DIVERSO
In generale trovo che i romanzi storici, anche quelli ben scritti, siano
un po’ tutti uguali. Ne ho letti tanti e a volte avrei difficoltà a distinguere
un autore dall’altro, se non ne leggessi il nome sulla copertina. L’unica voce
che ho sentito come differente è ne La guaritrice della scrittrice danese Anne
Lise Marstrand sulla vita della mistica medievale Ildegarda di Bingen.
Inevitabile che sia così: lo sposalizio tra il severo nobiluomo Storia e la vivace dama Fantasia impone degli obblighi, per cui bisogna mediare tra l’incombente
noiosità del serio marito e gli svolazzi incostanti della sua gentil consorte.
Il pittore Salvador Dalì
era un celebre eccentrico
Nei miei romanzi storici cerco sempre di offrire qualcosa di
diverso, se non altro uno sguardo differente che vada al di là del dato fisico o ambientale, o che si rivolge verso le vite passate dei personaggi. Può essere visionario, come nei quadri de Il pittore
degli angeli
, o accadere tramite incontri e collegamenti straordinari, come ne La colomba e i
leoni.
Può piacere o non piacere, ma c’è sempre.

DIFETTO N. 3 – ECCESSO DI ECCENTRICITÀ

Quel qualcosa di diverso, di cui ho appena parlato, si
traduce spesso nel voler fare l’originale a tutti i costi, e la cosa investe
anche la struttura del romanzo. Così la trama mi si dilata (vedi Difetto n. 1), e faccio sperimentazioni anche sulla struttura,  e quindi ad esempio con Le strade dei pellegrini mi sono ritrovata come in una scena delle vecchie comiche, come un Buster Keaton alle prese con il tubo
di gomma dell’acqua in giardino, ormai fuori controllo al punto da diventare un
serpente impazzito, che lo innaffia , gli si arrotola attorno al corpo e cerca di strangolarlo.
Ovviamente la fatica che metto nel fare “l’originalona” viene poi spesa nel
tentativo di domare il romanzo, che ormai fa quello che vuole.
PREGIO N. 4 – LA PSICOLOGIA DEI PERSONAGGI
Chi ha la bontà di leggermi dice che i miei personaggi hanno
una psicologia interessante e curata, specie i miei perfidi, che fanno lavorare
molto il loro cervello, e meno la muscolatura. Il fatto è che la psicologia umana mi
affascina, e quindi non perdo occasione per studiarmela, specie in rapporto
agli uomini e alle donne di potere. Cerco anche di inserire delle contraddizioni nel
comportamento dei personaggi, in modo da renderli più vivi e meno stereotipati,
al di là dell’epoca storica e del loro ruolo.
Scena da un vecchio film muto
DIFETTO N. 4 – OH, CIELO! MIO MARITO!
Avete presente le vecchie glorie del cinema muto (oggi ce l’ho
con i vecchi film), che per rendere più espressivi i loro momenti di
disperazione non trovavano di meglio che attaccarsi alle tende, o mettere il dorso dell’altra mano sopra la fronte, rovesciando indietro la
testa? Alle volte qualcosa di simile succede con alcuni personaggi, che
diventano davvero melodrammatici: occhiate truci, furie incontrollate, pianti
ad ogni passaggio di pagina, e via discorrendo. Non riescono mai a tirare il fiato un attimo, e questo non va bene.


PREGIO N. 5 – NIENTE MI FA ARROSSIRE…
Non ho problemi a scrivere nessun tipo di scena cruenta o
sessualmente esplicita, basta che sia funzionale al racconto (questo punto non lo illustro…). Ho difficoltà
magari a scrivere una scena di carattere legale o finanziario, come ho scritto
in occasione di un altro post, ma solo perché non ho la preparazione
necessaria e l’argomento mi annoia. Stupri, violenze, omicidi non mi intimoriscono. Ho una certa età, e
so che la natura umana è tutt’altro che benevola. Non sono d’accordo con l’ammonimento:
“Non bisogna scrivere di…” perché magari c’è l’effetto emulazione; inoltre, dato che non
sono famosa al punto da creare una moda, al limite turbo i miei amici e parenti prossimi… e comunque non sono d’accordo per principio.
È come buttare la sporcizia sotto il tappeto, e non pulire mai la casa. Questo
mondo è spesso freddo e crudele, e bisogna dirlo anche nella scrittura. Tutto
sta nella maniera di farlo.
DIFETTO N. 5 – …MA NON ESAGERIAMO
Questa mia disinvoltura mi ha portato ad esagerare almeno in un paio di romanzi, inanellando una serie di scene che più crude non si può, e quindi in fase di
revisione devo tagliare e ammorbidire. Così alle volte lo faccio pure troppo, e quindi diventano tutti buoni e belli come angioletti, e in pieno Medioevo si incontrano, fanno subito pace, si stringono la mano (“Prima passate voi”, “Ma ci mancherebbe, mio caro conte, vi cedo la strada.” “Insisto, nobilissimo duca…”), si sorridono e dimenticano tutti i dissapori. Mi rendo conto che c’è qualcosa che non va e quindi si riaffaccia il Difetto N. 2, il perfezionismo, oppure il Difetto N. 3, essere originale a tutti i costi e.. be’, avete capito che la situazione a questo punto si fa disperata, e ritorna il combattimento con la pompa dell’acqua in giardino, che ormai sta per avere la meglio ed è quasi riuscita a strangolarmi.

***

Insomma, come dice il proverbio, “la virtù sta nel mezzo”, e
io sono sempre alla ricerca dell’equilibrio tra le mie coppie in contrasto.