Un topo del deserto

Inauguro con questo post una serie sugli animali in letteratura, nel fumetto e nel cinema. Avrei voluto fare un unico articolo per tutti gli animali, ma mi sono resa conto dell’importanza dei nostri amici, protagonisti non solo nella nostra vita, ma anche nei campi dell’ingegno umano.

Naturalmente l’animale è sempre viziato dal nostro sguardo, e assume modi di ragionare e agire tipici della specie bipede, sia che il tutto venga narrato dal suo punto di vista che dal nostro. Del resto è impossibile entrare nella mente di un animale, persino in quella dei nostri domestici compagni con cui abbiamo un rapporto più intimo e affettuoso.

In questo articolo il protagonista è il topo, questo piccolo mammifero roditore, ben conosciuto e diffuso in ogni angolo del pianeta. Si tratta di un animale socievole, che riconosce i propri simili e si sposta con loro a gruppi. È estremamente intelligente, e agisce soprattutto dopo il tramonto alla ricerca di cibo, mentre durante il giorno ha la sua tana negli angoli più riparati e nascosti. È onnivoro e resistente, e in grado di sopravvivere persino all’esposizione radioattiva dopo esperimenti nucleari. Come ben si sa, il topo è anche molto prolifico e difatti il sottosuolo delle nostre città è popolato da milioni di topi. La storia dell’uomo è quindi legata a quella del topo in varia misura, soprattutto al negativo parlando delle grandi epidemie di peste. Non è quindi casuale che il topo sia così fortemente antropomorfo nel modo con cui lo rappresentiamo.

La copertina del romanzo,
edito da Einaudi.
Ecco la mia personalissima carrellata topesca nei vari
ambiti.

Il romanzo: Firmino di Sam Savage

Si tratta del romanzo d’esordio di questo scrittore statunitense, pubblicato per la prima volta dalla Coffee House Press nel 2006. Il suo titolo originale è Firmin. Adventures of A Metropolitan Lowlife. Le vicende del libro sono ambientate a Boston nei primi anni 1960 e sono viste dal punto di vista del protagonista, un topo gracile di nome Firmino. Firmino è nato da una pantegana sempre ubriaca, e si è ritrovato ad avere come fratelli topi robusti e prepotenti che riescono sempre a sottrargli la sua parte di nutrimento. Per non morire di fame Firmino comincia a mangiare la carta dei libri; non passa molto tempo, e il passaggio successivo sarà quello di leggerli. Il topolino esplora una libreria e inizia anche a visionare dei film. La sua curiosità nei confronti della letteratura e del cinema si estende al mondo degli uomini in carne ed ossa, e in particolare nei confronti di Norman Shine, il libraio. In questo topo che soffre di solitudine, avverte la sensazione di essere diverso nell’ambito di una comunità con regole spietate, e affamato di libri in cui vede amicizia, evasione, compagnia, si può rispecchiare ogni lettore-essere umano. La storia di Firmino è semplice, affascinante e ispiratrice di tenerezza. Ecco l’incipit del romanzo, che non solo testimonia la cultura acquisita del nostro roditore protagonista, ma ricorda l’importanza di un inizio che non si faccia dimenticare:

Avevo sempre immaginato che la storia della mia vita, se un giorno l’avessi mai scritta, sarebbe incominciata con un capoverso memorabile: lirico come il “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi” di Nabokov o, se non altro, di grande respiro come il tolstojano: “Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.” La gente ricorda espressioni del genere anche quando del libro ha dimenticato tutto il resto.

La favola di Esopo nell’illustrazione
di un’edizione per ragazzi.
La favola: Il topo di città e il topo di campagna di Esopo

Si tratta di una favola scritta da Esopo nel VI secolo a.C. La favola è una breve composizione, in prosa o in versi, che ha come protagonisti degli animali, di solito e che si conclude con una “morale”, ed è quindi in buona sostanza una storia edificante. Il topo di città e i il topo di campagna si incontrano e il topo campagnolo comincia a descrivere la durezza della sua vita, sempre alla ricerca di cibo, di solito in quantità assai scarsa. Il topo di città ribadisce che, sì, è vero, ma in quanto a se stesso deve nutrirsi sempre in fretta, perché, se scoperto dalle persone, viene crudelmente picchiato. I due decidono di scambiarsi i ruoli trasferendosi nelle rispettive dimore. Dopo un iniziale periodo di contentezza, il topo di campagna comincia a rimpiangere le sue tranquille mangiate, in quanto, non appena ha accesso al cibo, viene inseguito da un cane. Il topo cittadino trasferito in campagna comincia a rimpiangere la abbuffate in città, in quanto il cibo è sempre di difficile reperimento. Così, alla fine della storia, ognuno di loro torna nel luogo da cui proviene e, presumibilmente, smetterà di lamentarsi.

Il topo di città e il topo di campagna è una favola famosissima, che ha avuto numerose edizioni illustrate nella letteratura per ragazzi e anche molte trasposizioni sotto forma di cartoni animati. Non propone solamente la morale di vedere il lato positivo della propria condizione, e coglierne i vantaggi, ma presenta anche il classico contrasto tra la frenetica e pericolosa vita di città e quella più tranquilla della campagna: evidentemente anche ai tempi di Esopo le cose erano molto simili ai giorni nostri!




La copertina del libro,
edito da Pantheon Books.
Il fumetto: Maus di Art Spiegelman

Questo vero e proprio romanzo a fumetti, uscito nel 1986, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e incentrato sulla tragedia della Shoah, sulla base dei racconti del padre dell’autore, un sopravvissuto ad Auschwitz. Si tratta della storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti.

La vera, sconvolgente novità è che la storia viene raccontata nella forma del fumetto dove gli ebrei sono i topi e i nazisti sono i gatti. L’uso di disegni minuscoli e dal segno marcato, la trasposizione della vita dei topi-ebrei nella gigantesca trappola della Germania nazista, e la caccia perpetrata dai gatti-nazisti, condita dal sottile umorismo di matrice ebraica pur nella drammaticità degli eventi, consente un’immedesimazione commovente e intensa. Spiegelman stesso aveva espresso al lettore i suoi dubbi ed i problemi affrontati circa la realizzazione del suo progetto, come la paura di non rispettare le tante vittime dell’Olocausto con un parallelismo che poteva suonare irrispettoso, e la difficoltà tecnica della realizzazione di un’opera del genere. Il libro ebbe però un grandissimo successo e molti meritati riconoscimenti. Ho in casa l’opera in quanto venne indicata dagli insegnanti come lettura per mio figlio, che all’epoca frequentava la scuola media.

Il personaggio nel cartone animato: Topolino di Walt Disney

« I only hope that we never lose sight of one thing — that it was all started by a mouse. » 

« Spero solo che non ci dimenticheremo mai una cosa – tutto è cominciato con un topo. »
(Walt Disney, What is Disneyland, 27 ottobre 1954)


Quale miglior modo di presentare Topolino o, meglio, Mickey Mouse, che con le parole del suo stesso creatore? Inutile spendere molte parole sul topo più famoso della storia di tutti i tempi, per cui è doveroso inserirlo nella rassegna. Rammenterò solo che l’ispirazione per il personaggio arriva a Walt Disney grazie all’osservazione di un topolino, che vede muoversi nei suoi uffici alla ricerca di cibo. Il debutto ufficiale di Mickey Mouse  avviene il 18 novembre 1928 al Colony Theatre di New York, nel cortometraggio Steamboat Willie, dove egli pilota un battello fluviale e dove compare per la prima volta anche il suo arcinemico Gambadilegno. Se volete vedere il cortometraggio, della durata di circa 7 minuti, lo trovate al seguente link di YouTube.
Con il tempo, il tratto con cui è reso questo personaggio cambierà, evolvendosi insieme al suo abbigliamento, ma il carattere si manterrà invariato. Dalla sua nascita, infatti, Topolino è un tipo-topo intraprendente e coraggioso, generoso e onesto. È l’amico su cui si può contare in ogni circostanza, e un deciso tutore dell’ordine, perciò combatte il malfattore Gambadilegno e ogni tipo di criminalità. È anche fedelissimo alla sua fidanzata Minnie, e uno zio affettuoso per i nipotini Tip e Tap. Insomma, incarna le virtù dell’eroe americano medio, almeno come veniva considerato ai suoi esordi, nell’immaginario collettivo degli anni prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La locandina del film
La grafica computerizzata: Ratatouille diretto da Brad Bird e Jan Pinkava

Il film uscì nel 2007, e adotta la tecnica della computer grafica (dal termine inglese computer graphics o CG, in italiano nota come grafica digitale o grafica computerizzata), cioè la generazione e manipolazione di immagini per mezzo del computer.

Il titolo del film riprende il nome di un piatto tradizionale provenzale a base di verdura stufata. Il nome completo della pietanza, originaria di Nizza, è ratatouille niçoise. Nella Francia del 1970, Rémy è un topolino che vive in campagna poco lontano da Parigi, insieme alla sua comunità di topi. Esponenti di spicco sono il fratello Émile e il padre Django, capo della grande colonia che ha sede nella casa di un’anziana signora. Rémy possiede un olfatto e un gusto molto raffinati, che lo portano a non voler mangiare spazzatura come gli altri, bensì a sperimentare sempre nuovi sapori e a camminare su due zampe, senza poggiare a terra, e quindi sporcare, quelle che usa per mangiare. Grazie a queste sue capacità, viene scelto come “esaminatore olfattivo” per tutta la colonia, e indica se il cibo sia commestibile o no. Rémy però ha un grande sogno, quello di cucinare, e sua fonte d’ispirazione è il famoso chef Auguste Gusteau, la cui filosofia è racchiusa nel titolo del suo libro Chiunque può cucinare. Un giorno in cui la colonia di topi è costretta alla fuga dalla casa dell’anziana signora, nella confusione Rémy rimane indietro e si perde nelle fogne di Parigi. Lì, però, le circostanze lo condurranno proprio nello stellato ristorante di Auguste Gusteau, dove farà incontri inaspettati…

Ratatouille è un film solare, divertentissimo, prodigioso nella tecnica e gustoso in tutti i sensi. Mentre il romanzo Firmino è un’opera con un fondo di tristezza, questo film d’animazione possiede tutti i colori e l’allegria dei cibi, sfata molti luoghi comuni, prende in giro la sudditanza ai critici gastronomici e cattura in pieno il fascino di Parigi. In poche parole, il film è attraversato dall’irradiazione di un ottimismo irresistibile. Non da ultimo, è anche la storia di un’amicizia speciale: quella del piccolo Rémy con il giovane sguattero Alfredo Linguini, di cui diventa a tutti gli effetti l’autorevole guida nella sua ascesa come cuoco e chef.

Proverbi e frasi celebri:

Il topo di biblioteca, ca. 1850, 
Carl Spitzweg.



o Quando il gatto non c’è i topi ballano.

o Il gatto timido fa il topo coraggioso. 

o Non importa se un gatto è bianco o nero, finché cattura i topi. (Deng Xiaoping)

o Essere un topo da biblioteca.

o Per trovare un topo devi pensare come un topo! (Bill Nighy)




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E a voi piace questo animale o, come a molti, vi fa ribrezzo? Avete ricordi di vostri incontri con questi piccoli roditori, sia in senso letterario che personale?