Scommetto che dopo il post tematico sul topo vi aspettavate quello sul gatto, come suo naturale complemento. E invece no! Sono o non sono imprevedibile? So che molti di voi aspettano con ansia la carrellata su Sua Maestà il Gatto. Abbiate pazienza, e vi prometto che farò del mio meglio per non deludere le attese.
La mia nuova carrellata riguarda l’animale più bistrattato di tutti i tempi: il maiale. Mentre alcuni animali sono temuti ma rispettati, il destino del maiale è quello di essere allevato, fatto ingrassare, ucciso, macellato, mangiato, usato sotto innumerevoli forme, ma profondamente disprezzato. Sin dall’antichità, e in particolare nell’immaginario medievale cristiano, il maiale (che fosse porco dall’allevamento o cinghiale selvatico) era considerato come immondo in tutti i sensi, e il suo grufolare alla ricerca di ghiande personificava l’agire disordinato e peccaminoso dell’uomo. Anche nelle religioni musulmana ed ebraica, del resto, è vietato consumare carne di maiale. “Mangiare come un maiale” oppure “Quello lì è proprio un porco,” sono insulti noti alla stragrande maggioranza, e non hanno bisogno di troppe spiegazioni.
Eppure il maiale è una creatura intelligente e ingegnosa, dagli occhi espressivi e dall’aspetto simpatico con la sua coda a cavaturacciolo. La scrofa si dimostra una madre amorevole, sempre che le si lasciano accanto i maialini; negli allevamenti essi le sono tolti tolti subito dopo averli svezzati per chiuderli in recinti dove non riescono nemmeno a girarsi. È stato dimostrato che il maiale non ama vivere nella sporcizia, ma è proprio l’uomo che lo costringe a stare in luoghi fetidi per il tempo limitato della sua esistenza. Ed è stato dimostrato che quando nelle nostre campagne il maiale veniva preso per essere sgozzato, emetteva delle grida quasi umane, di paura e disperazione. Vorrei quindi spezzare una lancia in suo favore e non solo proporvi esempi letterari celebri e negativi, come La fattoria degli animali di George Orwell, ma anche casi dove il porcello gode di un ruolo di tutto rispetto. In uno di questi, è addirittura il compagno devoto di un santo eremita.
In letteratura: La fattoria degli animali di George Orwell
La copertina di questa edizione
riproduce un’opera di George Grosz: Circe, 1927
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Questo celeberrimo romanzo fu opera dello scrittore inglese George Orwell e pubblicato nel 1945. Il romanzo è una satira feroce del totalitarismo di stampo sovietico all’epoca staliniana, e dei meccanismi di controllo del pensiero e della libertà che portano all’ascesa delle dittature.
È ambientato in una fattoria dove gli animali, stanchi di essere sfruttati dal signor Jones, il padrone, si fanno ispirare dal sogno di un verro, il Vecchio Maggiore. In questo sogno si afferma il principio di sostanziale uguaglianza e libertà, sintetizzato dalla massima: «Tutto ciò che ha quattro gambe o ali è buono, tutto ciò che ha due gambe è cattivo». In occasione dell’ennesima ubriacatura dell’uomo,gli animali sfondano i recinti alla ricerca di cibo e, dopo un duro combattimento, riescono a impossessarsi della fattoria e a dare attuazione ai loro ideali di democrazia.
Gradatamente, però, i maiali, che sono i più intelligenti tra gli animali, prendono il controllo della fattoria e sottomettono in modo tirannico le altre specie. Gli ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione sono traditi da un unico comandamento: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». Alla fine del romanzo, la trasformazione è ormai completa: i maiali hanno assunto l’aspetto degli uomini e sono del tutto indistinguibili da loro:
Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c’era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.
Nella fiaba: I tre porcellini
Un mio amarcord sulle Fiabe Sonore, protagoniste della mia infanzia con numerosi 45 giri. Qui, ovviamente, sono I tre porcellini. |
Questa fiaba è di origine incerta. Pubblicata per la prima volta da James Orchard Halliwell-Phillipps intorno al 1843 nella raccolta Nursery Rhymes and Nursery Tales, riprende certamente un racconto della tradizione orale molto antico.
La storia narra di tre giovani porcellini che devono uscire dalla casa materna. A un certo punto del loro percorso, si costruiscono una dimora. Avendo idee differenti, si separano. Il primo usa la paglia per erigere la sua abitazione in poco tempo e senza fare troppa fatica. Il secondo utilizza il legno, materiale appena più resistente. Il terzo preferisce adoperare i mattoni e la edifica a regola d’arte. Com’è ovvio, poco dopo arriva un lupo affamato. Abbatte con un potente soffio la fragile casa di paglia e mangia il primo porcellino. Fa la stessa cosa con la seconda casa di legno e il suo abitante. Quando arriva al terzo, però, niente può contro la solida struttura in mattoni. Decide allora di calarsi dal camino, ma precipita nel pentolone preparato dal terzo maialino, e muore. Questa fiaba rappresenta il percorso esistenziale del’individuo, che si allontana dalla casa d’origine per compiere delle scelte e affrontare pericoli e difficoltà con un minimo di sale in zucca. I porcellini sono presentati nel significativo numero di tre, come tre sono le loro tappe e, com’è ovvio, le case che costruiscono e gli incontri con il lupo.
Nella versione delle Fiabe Sonore che trovate qui, i primi due fratellini riuscivano a fuggire dalle grinfie del lupo, e si rifugiavano nella terza casa. Là rimanevano, nonostante le lusinghe del lupo che insisteva per farsi aprire e che decideva infine, come nella versione originale, di calarsi dal camino. Non moriva, ma si scottava terribilmente col fuoco e fuggiva nel bosco per non più ritornare. I tre porcellini festeggiavano lo scampato pericolo, e costruivano una nuova casa ancora più resistente dove avrebbero abitato insieme. Anche Walt Disney ne ha ricavato alcuni cortometraggi animati, di cui il primo è del 1933. Se volete, qui potete trovare la versione con il doppiaggio originale, che dura circa 8 minuti e 20.
Nei film: Babe maialino coraggioso
La locandina del film. |
Si tratta di un film di Chris Noonan del 1995, ed è l’adattamento cinematografico del libro omonimo di Dick King-Smith. Vinse un Oscar (su 7 nomination) per i migliori effetti speciali.
Il film ebbe vari premi e riconoscimenti, al punto da avere un seguito, intitolato Babe va in città nel 1998. Può essere letto come una favola moderna, e tocca il cuore di bambini e adulti nella consapevolezza che, qualunque sia il nostro pensiero sul consumo di carne, ogni creatura è un essere vivente e come tale merita un minimo di rispetto. Babe dimostra che anche in un maialino albergano dei sentimenti, e che possa provare gioia e dolori come chiunque altro.
Nei cartoni animati: Peppa Pig e la sua famiglia
Peppa Pig è un cartone animato per bambini, diretto e prodotto da Astley Baker Davies. In questi anni ha avuto un successo davvero planetario. Ogni cartone dura circa 5 minuti e propone un episodio molto semplice nella vita di Peppa e della sua famiglia di simpatici maiali: Mamma Pig, Papà Pig e il fratellino George. Ogni tanto compaiono nonni e zii, e anche gli amichetti di Peppa, che sono altri animali antropomorfi. Tutti comunque emettono il loro caratteristico verso. Ogni episodio prevede che si salti nelle pozzanghere di fango, genitori compresi, e termina in mezzo alle risate della famiglia, che grugnisce allegramente per festeggiare la lieta conclusione della faccenda.
Nella tradizione: Il devoto compagno di S. Antonio Abate
Già, ma perché Sant’Antonio viene sempre raffigurato con un maialino al suo fianco? Nel periodo medievale, culto e iconografia di Sant’Antonio furono resi popolari soprattutto dall’ordine degli Ospedalieri Antoniani: grazie a loro il santo viene raffigurato molto anziano, mentre incede con un bastone provvisto di un campanello, e in compagnia di un maiale. Da questo animale gli Antoniani ricavavano difatti il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe e curare il terribile “fuoco di sant’Antonio”, che non ha niente a che vedere con la malattia cui ci si riferisce ai giorni nostri. Questo spaventoso morbo era anche detto ignis sacer (fuoco sacro), e aveva sintomi dolorosissimi e convulsivi che – letteralmente – ardevano la persona dall’interno. Dopo la peste, tanto per dire, il secondo flagello nel Medioevo era considerato proprio l’ergotismo. Molto più tardi si scoprì che la malattia era originata dall’intossicazione dovuta al consumo di un fungo presente sulla segale cornuta, e che portava anche ad avere allucinazioni. I maiali allevati dagli Antoniani, come del resto molti animali all’epoca, scorrazzavano liberamente per le strade cittadine. Era vietato catturarli per cibarsene, proprio perché dovevano servire per la produzione di grasso usato per la cura dell’ignis sacer. Così, per distinguerli, al collo di questi maiali veniva appesa una campanella, proprio come quella che aveva S. Antonio al suo bastone!
E concludiamo con le:
“Mi piacciono i maiali. I cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari.” (Winston Churchill)
“Il maiale è diventato sporco solo in seguito alle sue frequentazioni con l’uomo. Allo stato selvatico è un animale molto pulito.” (Pierre Loti)
“Chi vive con i maiali spesso li descrive come fossero cani: sono intelligenti, leali e, soprattutto, affettuosi. Chi li conosce sottolinea sempre che ognuno di loro è un individuo unico e particolare.” (Jeffrey Moussaieff Masson)
“Pensare che non si sa il nome del primo maiale che scoprì un tartufo.” (Edmond e Jules de Goncourt)
* “Tanto io che il povero maiale non saremo apprezzati che dopo la nostra morte.” (Jules Renard)
E voi, che cosa ne pensate della mia galleria? Magari vi vengono in mente altri esempi letterari importanti. Siete d’accordo con l’opinione pubblica che disprezza il povero maiale?
Il maiale ha anche la particolarità di non avere un collo mobile e di conseguenza di dover guardare in una direzione obbligata. Una caratteristica, questa, che ha contribuito non poco alla sua fama negativa.
Sei stata brava a trovare tutti questi esempi. Io stavolta, a differenza che con il topo, non ho avuto visioni durante la lettura del post e non prevedo quindi un post in tema. Dei Tre porcellini mi sono già ampiamente occupato – anche in una versione dove al posto del lupo c'è la volpe – e di altri maiali, diversi da quelli che hai citato, non trovo traccia in me.
Grazie mille per il commento e anche la condivisione! Del maiale o, più precisamente, del cinghiale, avevo parlato in una recensione dedicata ad un saggio sul bestiario medievale:
http://ilmanoscrittodelcavaliere.blogspot.it/2014/03/tra-draghi-civette-e-unicorni-la-magia.html
Di questo animale scrivo: "Gli autori medievali sparlano del cinghiale, animale pericoloso, almeno quasi quanto nell'Antichità veniva ammirato. L’unica qualità che gli viene riconosciuta è il coraggio, difatti si batte fino alla morte, servendosi delle zanne acuminate, prima di soccombere sotto le lance dei cacciatori e i denti dei cani. Per il resto, viene considerato come l’emblema dell’uomo peccatore, che passa la vita a grufolare nel fango senza mai alzare lo sguardo al Signore. Il povero cinghiale è proprio l’incarnazione di tutti i vizi, infatti è anche lascivo e devasta “la vigna del Signore”!"
Tanto il cinghiale veniva ammirato dai Romani, quindi, tanto veniva poi disprezzato nell'ambito della Chiesa ai tempi del Medioevo.
Bellissimo il post maialoso!
Devo tenerlo nascosto a mio marito, però, sono anni che dice di voler prendere un maialino e francamente tra gatti, cane, galline e, prima, api e conigli, il mio amore per gli animali è più che soddisfatto.
Grazie, Tenar, devo dire che mi è piaciuto molto fare anche questo post. Ero tentata di inserire anche la spiegazione sul perché il salvadanaio ha spesso la forma di un maialino, ma poi mi sembrava troppo lungo. La cosa divertente è che mi sono rivista il cortometraggio di Walt Disney su I tre porcellini e mi sono riascoltata la versione delle Fiabe Sonore. Un pieno tuffo all'indietro nella mia infanzia.
Se tuo marito prendesse anche un maialino, ovviamente non potreste poi mangiarlo. Conoscevo una contadina che aveva allevato un maiale per l'ingrasso, e alla fine era restia a ucciderlo.
Vivo in campagna, quindi il rapporto con alcuni animali è, come dire, alimentare… Tuttavia il mio limite è: se ha un nome è parte della famiglia. Mio marito proponeva di chiamarlo Kevin Bacon…(Quindi sarebbe salvo).
Forte chiamare un maialino con il cognome "Bacon"! Tuo marito dev'essere davvero simpatico. 🙂
Io la trovo molto interessante. Riguardo la connotazione negativa che viene data al "maiale" come definizione, credo che in realtà esprima più la nostra idea concettuale dell'animale che non la sua natura biologica.
Le citazioi sono tutte interessanti. Io posso aggiungerne una assai più frivola e di nicchia relativa a un cartone animato giapponese abbastanza recente che ha avuto anche un certo successo in patria (ne hanno tratto un live action movie con attori in acrne e ossa) intitolato "Silver spoon" il cui protagonista è un ragazzo di città che si ritrova a frequentare un istituto professionale agricolo. Lì scopre il lavoro che c'è dietro al cibo che compra bell'e pronto al supermercato, ma anche un conflitto di coscienza nel momento in cui vede dei maialini. Si affeziona in particolare a uno, ma gli alti studenti (tutti figli di allevatori e agricoltori quindi più avvezzi) lo prevengono subito che da lì a tre mesi il maiale sarà adulto e verrà macellato, quindi affezionarcisi è inutile e controproducente. Da lì si innesca tutto un discorso su quanto sia giusto allevare anmali per ucciderli e nutrirsene, e soprattutto su quanto sia coerente nutrirsi di carne solo perché vedendo un pacco confezionato al supermercato non scatta nessun affetto o dubbio morale.
Ciao, Ariano, grazie del commento. Conosco poco i cartoni animati giapponesi, al di là di quelli più noti e quindi ben venga il tuo contributo. Non c'entra nulla con il maiale, ma di recente navigavo su Internet alla ricerca di immagini sulla Rivoluzione Francese, e mi sono imbattuta in un cartone dal titolo Le Chevalier D'Eon, una serie anime creata dallo scrittore Tow Ubukata. Veramente bellissimo, vorrei approfondire.
Per ritornare sul pezzo, cioè sul maiale e su "Silver spoon", il nostro atteggiamento in generale è un po' contraddittorio. Quando si avvicina Pasqua, tutti piangono calde lacrime sulla sorte degli agnelli, ma nessuno che dica niente sul maiale, né di altri animali che vengono consumati senza problemi durante tutto l'anno. Secondo me vince il rapporto che si viene a instaurare con l'animale: se diventa domestico, ti affezioni e allora ti sembra un delitto ucciderlo per cibartene.
Io sono uno di quelli che, se potesse, si terrebbe in casa un maiale. Grande estimatore (solo perché adoratore fa un po' blasfemo) delle sue carni, nel tempo ne ho ridotto sensibilmente il consumo proprio per limitare le mie lacrime di coccodrillo. Di questo passo, ahimè, morirò vegetariano. 🙂
Sul serio ami tanto il maiale? Inoltre, quando hai scritto estimatore/adoratore del maiale, mi è venuto un flash sul romanzo "Il signore delle mosche": quando i ragazzi uccidono un maiale e la sua testa, infilzata su un palo, diventa per loro un idolo.
Anni fa avevo provato a diventare vegetariana, ma era stato un disastro su tutta la linea. Intanto era una battaglia quotidiana in casa (convivo con due carnivori: marito e figlio), poi tutti quelli che mi invitavano a pranzo dovevano preparare qualcosa di separato per me. Alla fine ho gettato la spugna davanti ai valori del sangue sballati. Probabilmente avrei dovuto farmi seguire da un dietologo. 🙁
Maiali, ma anche pecore e capre. Fare il pastore è uno dei miei sogni; è chiaro che dovrei limitarmi agli ovini da latte e da lana: non potrei mai pensare di mandare le mie bestie al macello.
L'uomo non è "programmato" per fare il vegetariano: ci vuole una buona conoscenza della dieta e del proprio organismo per poterselo permettere…
Il mestiere del pastore è un altro bell'argomento letterario da sfruttare per un post, tra l'altro. 🙂 Sul fatto dell'uomo onnivoro o vegetariano ci sono diverse scuole di pensiero, come tutti sanno, con altrettanti feroci scontri!
Ecco, io, per esempio, stavo per farti l'esempio del maialino portamonete e tu ne hai fatto cenno. Se ti va, visto che lo sai, ti andrebbe di spiegarmi la sua origine?
Nella Bibbia, c'è anche un altro esempio di maiale visto in modo negativo: nella parabola del figliol prodigo, il figlio che si allontana e sperpera il denaro del padre finisce per fare compagnia ai porci e a mangiare le loro bacche, in una metafora che identifica dissolutezza e peccato.
A me l'animale fa una grande simpatia.
Dove lo metti Pimpi, il maialino amico di Winnie the Pooh? Io lo amavo e ho trasmesso questa passione a mio figlio che da piccolo si stringeva il peluche nella culla.
@Marina: rispondo innanzitutto alla tua domanda sul maialino-salvadanaio, per cui avevo fatto un po' di ricerca. La fonte è Focus.it, che cito testualmente come segue:
"Il maiale è da secoli simbolo di fortuna e abbondanza e, soprattutto, è una delle più antiche risorse alimentari dell'umanità: pare che i cinesi lo allevassero già 7000 anni prima di Cristo, mentre gli antichi romani, i cui eserciti si nutrivano di prosciutto crudo (capace di conservarsi a lungo), ne apprezzavano le salsicce.
Fino a qualche decennio fa, questo animale costitutiva per molte famiglie contadine una abbondante riserva di carne e grasso per combattere il freddo e la fatica (non a caso, fino ai primi del '900, lardo e strutto costavano più del prosciutto e della carne), ma anche una risorsa da utilizzare come merce di scambio in caso di improvvisa necessità economica. Proprio da questa consuetudine è nata, forse tra il XVIII e il XIX secolo, la tradizione di dare ai salvadanai l'aspetto di un maialetto in coccio (metafora di lungimiranza e parsimonia), da rompere o sacrificare per soddisfare un desiderio, organizzare una festa o fare fronte a un'emergenza."
@Marina: per quanto riguarda la tua citazione della parabola del figliol prodigo, il fatto di dover rubare le ghiande ai maiali per sfamarsi indica proprio la bassezza della condizione cui era arrivato il giovane. E' vero anche Gesù diceva: "Non gettate le perle ai porci".
Però mi piace anche pensare che l'apparizione mariana a Lourdes avvenne nella grotta conosciuta come "dei porci", vi si custodivano infatti i maiali. Comunque la si pensi, l'idea è quella dell'estrema purezza che si manifesta nel luogo più basso e sporco della terra.
Visto che è stato tirato in ballo il Vangelo, ci sarebbe anche l'episodio in cui Gesù libera l'indemoniato e la legione di demoni si impossessa di un gruppo di maiali che poi precipitano in un burrone.
@Marina
A Pimpi (o Porcellino) di Winnie-the-Pooh avevo pensato anch'io, ma non sono convinto che sia un maiale. L'aspetto, con la "corazza" a strisce, fa più pensare al minuscolo porcellino di terra.
@Ivano: giusto ricordare l'episodio di Gesù che libera l'indemoniato.
Per quanto riguarda Pimpi e Winnie-the-Pooh, non metto… becco, non essendo esperta nel campo.
La mia memoria alla fine mi ha resituito anche Porky Pig (Pallino) della serie di Bugs Bunny.
« Th-Th-Th-Th-Th-Th-Th-Th-Th-That's all folks! »
(Porky Pig nella chiusura dei cartoon della serie Looney Tunes)
Grazie, Ivano, il numero dei porcellini aumenta… 🙂
Avevo anch'io quel disco! Ah, che ricordo buffo… comunque sì, i maiali sono animali intelligenti e sensibili. In Francia ho visto diversi allevamenti all'aperto, dove credo che i maiali vivano molto meglio, ma qui da noi le loro condizioni sono terribili. Mi hai anche ricordato un fatto simpatico del periodo in cui Enrico frequentava le elementari: una sua compagna disse alla maestra che aveva visto un maiale… e subito si corresse, con l'aria di chi l'ha detta grossa: "un porcellino". Le era sembrato che il nome fosse una parolaccia! 😉
Delle Fiabe Sonore avevo diverse storie, inclusa quella di Hansel e Gretel che trovavo terrificante. Invece quella sui tre porcellini era buffa, come dici, perché poi il lupo si scottava il posteriore, ma in definitiva si salvava. Le illustrazioni degli album erano bellissime.
Anche le galline d'allevamento non sono messe meglio dei loro colleghi, poverine!
oh be' ma oggi c'è il mio libro preferito di tutti i tempi: La fattoria degli animali! Grazie, io AMO PALLA DI NEVE!!!!! Sandra
Allora ti ho resa felice con la mia citazione su La fattoria degli animali. 🙂 Immagino poi che anche tu avessi qualche disco delle Fiabe Sonore. Bisognerebbe scrivere un post solo su quelle, molto anni '60 e molto protagoniste della nostra infanzia.
Bella la tua galleria! 😀 Non ho da aggiungere veri e propri esempi ulteriori, però ho pensato a due episodi in cui i maiali sono in qualche modo protagonisti 😛
Il primo è relativo a Circe, capace di mutare gli uomini in porci 😀 L'altro riguarda il rito di iniziazione che prevedeva l'uccisione e la successiva esposizione della testa di un maiale inserita in un bastone ne Il signore delle mosche.
E povero questo animale, comunque!
Ciao, Glò. Grazie del tuo contributo sulla maga Circe e sulla scena contenuta ne "Il signore delle mosche". In effetti quest'ultima era venuta in mente anche a me, ma solo dopo aver letto il commento di Michele sul suo amore per il maiale e le sue carni. 😀
Cara Cristina, mi hai fatto rimembrar una vecchia lezione universitaria, faceva parte del corso monografico di Antropologia culturale, il professore stava trattando le usanze sedimentate nella cultura calabra da secoli, se non millenni. Il discorso cadde sul maiale. Qualcuno se la rise sotto i baffi, l'argomento sembrava una specie di scherzo ma si rivelò invece una lezione di grandissimo interesse.
Ricordo anche i miei studi sui nativi americani e la loro caccia al bisonte, che trattavano come gli occidentali trattano il maiale: non se ne buttava via niente. 🙂
Ciao Luz, grazie di cuore di essere passata. Per quanto riguarda i nativi americani, avevo letto un trattato sulle varie tribù. Leggevo, come dici, dell'enorme rispetto che avevano nell'uccidere un animale, cacciato unicamente per cibarsene e non per divertimento, e del fatto che utilizzavano ogni parte senza sprecare niente. Mi ricordo soprattutto un passaggio sull'orso.
L'altra cosa interessante era il concetto dell'animale archetipico cui arrivavano dopo molti giorni di meditazione in luoghi solitari, lontani dalla tribù.
Dovremo dedicarci a un post in comune sui nostri blog, che racconti questa meravigliosa civiltà.
Dovremmo proprio combinare… Come ti avevo detto in un'altra occasione, quando mi stavo dedicando al mio romanzo Gli Immortali, avevo studiato in modo approfondito la tribù dei Lenape. Per combinazione ero andata a New York dove avevo visitato il Museo dei Nativi e avevo acquistato un bellissimo libretto dedicato solamente ai Lenape.
Coi maiali mi viene in mente Ewy, la magica maialina di Taron e la pentola magica della Disney, tratto dai libri di Lloyd Alexander.
Beh, poi c'è l'episodio biblico di Legione, quando Gesù esorcizza il posseduto e invia gli spiriti dentro dei poveri maiali, così i demoni per liberarsi li fanno affogare.
E da non dimenticare l'album dei Pink Floyd Animals, ispirato a La fattoria degli animali.
Grazie, Marco. A parte l'episodio del Vangelo, non conosco gli altri esempi.
Mischiando il sacro e il profano, si potrebbe anche menzionare l'ineguagliabile maialina Piggy dei Muppets. 🙂
E io rilancio con Circe che trasforma i compagni di Ulisse in maiali. 🙂
Pare che anche George Clooney abbia un maiale da compagnia. Oink, oink!
E adesso non so se riuscirò ancora a mangiare il prosciutto. Ne ho sempre mangiato poco ma potrei eliminarlo del tutto.
Emblematica l'ultima citazione, hai ragione sia l'uomo che il maiale vengono apprezzati di più dopo la morte. A proposito di maiali dal punto di vista genetico è l'essere che più si avvicina all'uomo, tanto che si è iniziato a usare alcuni organi dei maiali per il trapianto sull'uomo e questa compatibilità mi sembra molto indicativa.
Ciao, Giulia. Se guardi il film "Babe maialino coraggioso", oltretutto, il maialino protagonista è doppiato dalla voce di un bambino.
Sì, ho letto qualcosa sui trapianti di organi dei maiali sugli esseri umani. Stanno conducendo sperimentazioni in America, anche a causa dell'insufficienza nel numero dei donatori umani.