La copertina del libro
edito da Sellerio

Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità; il periodo della luce, e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte. A farla breve, gli anni erano così simili ai nostri, che alcuni che li conoscevano profondamente sostenevano che, in bene o in male, se ne potesse parlare soltanto al superlativo.

Lo splendido incipit del romanzo Le due città di Charles Dickens mi è venuto in mente nel leggere la gustosa

  Guida pettegola al Settecento francese

di Francesca Sgorbati Bosi, oggetto della mia recensione. Questo secolo ammalato e ricco di contraddizioni, che si trascina tra fasti, sperperi, frivolezze, miserie e retaggi feudali, e nuovi fermenti politici e filosofici, si conclude infatti con lo scoppio del più travolgente evento storico europeo, la Rivoluzione Francese. Si tratta di un evento le cui ripercussioni sono avvertibili ancora oggi, che piaccia o meno, esattamente come si percepiscono ancora le vibrazioni dell’immensa esplosione cosmica che diede vita al nostro universo.

Nell’introduzione al volume l’autrice illustra come molti fenomeni tipici della nostra società si siano sviluppati pienamente proprio nel Settecento,tra cui la moda, o la depressione intesa come il male di vivere e, di conseguenza, l’utilizzo di animali esclusivamente di compagnia. La rivoluzione sessuale non nasce nel ’68, ma nel secolo dei Lumi, e non è esclusivo appannaggio dell’aristocrazia, ma anche della borghesia e del popolo. Dato che il matrimonio è un contratto tra le parti, perlomeno nelle classi sociali più alte, è raro che vi sia il sentimento dell’amore a fare da collante; e dunque l’adulterio si vive quasi come una naturale conseguenza, con la differenza che nell’uomo è esibito con ostentazione, nella donna è bene che sia consumato dietro le quinte.
Sulle avventure galanti e sui legami, che si annodano e si disfano con estrema disinvoltura, si fa del gran pettegolezzo, cosa che va di pari passo con l’evoluzione del linguaggio. Ma è nel Settecento che il gossip raggiunge vette di perfidia e di raffinatezza estreme, diventa una vera e propria arte. Nonostante la severa censura regia sulla stampa, le chiacchiere circolano in abbondanza, cominciando dai venditori ambulanti per arrivare alle persone di servizio, numerose anche nelle famiglie più modeste… e, via discorrendo, nei mercati, nelle piazze, nei caffè e nelle osterie, e ovviamente nei salotti. Le notizie vengono stampate su giornali clandestini, sui libelli e addirittura cantate in strada da musicanti girovaghi. Al discredito della regina Maria Antonietta, e della famiglia reale, contribuiranno non poco i libelli e la stampa pornografica che circola sottobanco. 
Lettura di Molière in un salotto letterario del ‘700, 
opera di Jean-François de Troy
Ma questo secolo è anche il periodo delle memoria, dei ricordi, delle confessioni, delle confidenze, dei diari, delle corrispondenze e di famosi epistolari, come quello di Madame de Staël. La conversazione nei salotti non è solamente un tagliarsi i panni di dosso, per noia e per passatempo. Nei luoghi dove si riuniscono le menti migliori, diventa un modo per parlare di politica e letteratura, e far brillare il proprio esprit e coltivare la propria politesse con la stessa lucentezza di un diamante prezioso. Nei salotti si conversa di argomenti colti, ma ci si diverte anche con battute e motti di spirito.

Dopo l’introduzione, inizia la vera e propria guida, organizzata per capitoli, su argomenti in ordine alfabetico. Dopo una breve introduzione all’argomento specifico, possiamo quindi leggere autentici pettegolezzi, aneddoti, ricordi, aforismi, stralci, scambi di battute, giudizi, descrizioni e resoconti. Qui a volte la lettura si fa un po’ faticosa, in quanto non si conoscono molti nomi di quei protagonisti della vita mondana. Tra i molti temi, ne scelgo qualcuno tra i più interessanti e che servono anche a smontare molti stereotipi non solo sul secolo, ma su alcuni personaggi da tutti ben conosciuti come Rousseau e Voltaire e sul loro reale pensiero a dispetto delle loro sbandierate teorie. Il che è uno dei massimi pregi di questa guida. E in cui viene dimostrato con grande evidenza che l’incipit di Dickens sugli estremi opposti è davvero un esemplare ritratto del Settecento.
In A come… adulterio, amanti, amore, leggeremo quindi che Parigi diventa il luogo del lusso e dell’amore, anche se leggi antichissime castigano le donne che si abbandonano alle gioie del sesso prima e dopo il matrimonio. E, tuttavia, una domanda che l’autrice si pone in tutta la guida è: come possono i sudditi essere di costumi morigerati, quando nelle corti e nei letti reali si avvicendano amanti di ogni età e stato sociale, infilate dagli stessi parenti delle giovani, onde trarne poi profitto, cariche e vantaggi? Non per niente il Settecento è il secolo dei grandi seduttori. Gli attori, i cantanti e i ballerini sono bollati come anime perdute per la Chiesa, a meno che non ripudino la loro vita “dissoluta” durante la confessione prima dell’estrema unzione; per loro persino battezzare i figli costituisce un problema. Eppure a Parigi si adora il teatro, al punto che i parigini se lo fabbricano in casa, allestendo una sala allo scopo, e recitando loro stessi con passione. 

La giovane istitutrice di Jean Siméon Chardin,
fine XVIII secolo,
Che dire del capitolo sull’Educazione? Un editto reale del 1698 sotto Luigi XIV (il Re Sole) dispone che in tutte le parrocchie si nominino maestri e maestre per insegnare ai bambini il catechismo, a leggere e a scrivere. Si istituisce quindi la prima forma di scuola dell’obbligo, e la si affida alla Chiesa. In linea generale, persino ai bambini poveri delle campagne è quindi consentito di avere un’istruzione di base. In una lettera del 1766 Voltaire, il filosofo cui si ispirano tanti rivoluzionari, scrive invece: “Mi sembra necessario che ci siano straccioni ignoranti. … Non è l’operaio che bisogna istruire… quando il popolino si mette in testa di ragionare, tutto è perduto…” E l’altro peso massimo del periodo, il filosofo Jean-Jacques Rousseau, è il ben noto autore di Emile, un trattato sulla pedagogia del fanciullo sulla purezza e la bellezza dell’infanzia, e la sua innata saggezza. Eppure abbandona i suoi figli, uno dopo l’altro, in orfanatrofio. Di nuovo: secolo di contraddizioni lampanti tra il dire e l’operare.
A proposito di Figli… se il matrimonio tra classi alte è un contratto, naturalmente i figli sono la conseguenza obbligata di tale contratto. Le gravidanze sono frequenti per mancanza di metodi contraccettivi, anche se sembra che comincino a circolare le prime rudimentali forme di preservativo, e anche perché la mortalità infantile è altissima specialmente nei primi anni. Quindi l’abbondanza di figli assicura la continuità della stirpe, e la trasmissione ereditaria del patrimonio, a patto che si dia alla luce un maschio. I rapporti tra i genitori e i figli sono improntati alla deferenza e alla formalità da parte dei secondi, che si rivolgono ai primi con gli appellativi di monsieur e madame. Solo i poveri allattano i propri figli, per gli altri si chiama una balia.
Moda francese maschile e femminile
nel Settecento.
Un’altra manifestazione rende molto bene l’idea di quello che fu questo secolo: la moda. L’espressione à la mode nasce proprio allora ed è l’abbreviazione di à la moderne. Ogni abito possiede una quantità di stoffa, nastri, orpelli, diamanti davvero smisurata a seconda dell’evento in cui deve essere sfoggiato. Nascono varie categorie imprenditoriali, come sarti, modiste, parrucchieri, calzolaie, merlettaie, profumieri, ciascuno con le proprie creazioni esagerate. Le acconciature della regina Maria Antonietta ne sono l’esempio più lampante. Chiare d’uovo e sciroppi di zucchero vengono usati per tenere in piedi acconciature gigantesche, altissime, come quella celeberrima della regina in cui viene infilato un piccolo veliero in precario equilibrio sulla sommità. Nei finti sono posizionati sul viso e sulla scollatura per lanciare dei messaggi in codice a seconda della loro posizione, ma anche per nascondere le cicatrici lasciate dal vaiolo.

Chiudo citando l’ultimo argomento del libro: Spettri. Ebbene sì, è proprio nel secolo dei Lumi, nell’età che guarda alla scienza e al raziocinio come allo strumento principale per debellare la credulità popolare, che prende forza e si diffonde la paura del vampiro. Casi di sterminatori in remote località, relazioni di medici che attestano di aver scoperchiato tombe e trovato cadaveri stranamente floridi, la leggenda della Bestia del Gévaudan, apparizioni di fantasmi… tutto concorre ad aumentare quello che i philosophes, gli scienziati e gli enciclopedisti ritenevano pura superstizione. Non solo essi escono sconfitti dal confronto, ma il racconto fantastico o romanzo gotico prende l’avvio proprio in questo periodo con opere come Il diavolo innamorato di Cazotte (1772), solo per menzionare un autore francese.

Spettri e vampiri a parte, ogni cosa è comunque un protratto inno al piacere, alla gioia di vivere, alla noia e allo sperpero, all’indifferenza e alla convinzione che quell’estate si sarebbe perpetuata in eterno. Eppure, come dice il conte di Ségur in riferimento al fascino esercitato dalle nuove idee dell’Illuminismo sulle classi nobili: “Noi giovani aristocratici francesi, senza rapporto con il passato e senza preoccupazioni per l’avvenire, camminavamo gioiosi su un tappeto di fiori che nascondeva un abisso.” Così nastri, merletti, nei finti, belletti, collane di diamanti, piume, passamanerie… tutto viene travolto e spazzato via dalla tempesta rivoluzionaria. La rivoluzione scoppia nel 1789, ma viene lungamente preparata, direi quasi coltivata, sotto il regno degli ultimi tre sovrani. Le parrucche incipriate lasciano dunque il posto all’incalzare dei berretti frigi, ai sanculotti e ai sacerdoti della dea Ragione che, con la ferocia del Terrore, purificano tutti gli eccessi dell’Ancien Régime a colpi di ghigliottina.