Ho dedicato a Sua Maestà il gatto un post tematico lungo e appassionato, che trovate qui. Data la vastità della mia ammirazione, non potevo esimermi di dedicarne uno anche ai grandi felini selvatici che hanno popolato la nostra letteratura e i nostri film e che sono protagonisti di fumetti e cartoni animati. Ne ho scelto tre particolarmente significativi: la tigre, il leone e la pantera. Ognuno è il protagonista di una carrellata tutta sua, e si incomincia con la mia preferita, cioè:
La tigre
La tigre (Panthera tigris) è un mammifero carnivoro della famiglia dei felidi. È il più grande dei cosiddetti “grandi felini” che costituiscono il genere Panthera (tigre, leone, giaguaro, leopardo e leopardo delle nevi), ed è l’unico felide moderno a raggiungere le dimensioni dei più grandi felidi preistorici. Il suo peso può arrivare fino a 300 kg.
È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all’apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l’uomo. Oltre che dalle dimensioni notevoli, è caratterizzata dalla particolare colorazione del mantello striato che serve a “spezzare” otticamente la figura dell’animale; il disegno del mantello varia leggermente da sottospecie a sottospecie. Vi sono tuttavia delle varianti al colore del mantello, principalmente nella sottospecie nominale Panthera tigris tigris (tigre indiana “del Bengala”), la più comune tra queste è quella con strisce nere su sfondo bianco.

 Nel romanzo: la “mangiatrice di uomini” nei romanzi di Salgari
Nei romanzi di Salgari, e specialmente quelli ambientati in India, la tigre è una presenza costante, sia che si parli di Darma, una tigre che accompagna e protegge Tremal-Naik, sia che si descrivano le scene di caccia negli ambienti più disparati. Nonostante qualche espressione che oggigiorno può far sorridere, la capacità di Salgari di immergere il lettore nell’azione è indubitabile. Uomini attaccati nelle Sunderbanks, o mentre sono appollaiati alla sommità di elefanti che avanzano a stento nella giungla, o asserragliati in vagoni di treni bloccati, tutti provano il brivido prima, il terrore poi, di trovarsi di fronte a questo animale che, con il suo manto striato, ben si confonde con la vegetazione.

Di lato potete vedere la copertina di una vecchia edizione de I Misteri della Giungla Nera. Qui di seguito invece ecco un passaggio tratto da Alla conquista di un impero che ha tra i protagonisti il pirata Sandokan, soprannominato proprio La Tigre della Malesia e l’inseparabile Yanez. Insieme con Tremal-Naik sono impegnati nella caccia a una pericolosissima tigre mangiatrice di uomini. Quale miglior modo di presentare questo animale – un misto di forza, di bellezza e di astuzia senza pari? 

Dopo il secondo urlo, la tigre non si era fatta più udire, però i tre cacciatori erano più che certi che si avanzava silenziosamente attraverso alla jungla, sperando di sorprenderli.

Mentre Yanez e Tremal-Naik stavano stesi bocconi, Sandokan si era messo in ginocchio, tenendo la carabina bassa onde la belva non potesse subito scorgerla. Gli occhi del terribile uomo scrutavano minuziosamente le alte canne della jungla per cercar di scoprire da quale parte poteva mostrarsi la ferocissima belva.
Un gran silenzio regnava. Non si udivano né urla di sciacalli, né ululati di cani selvaggi. Il grido di guerra della kala-bâgh doveva aver fatto fuggire tutti gli animali notturni.
Solo di quando in quando passava sulla jungla come un fremito leggero, dovuto a qualche soffio d’aria, poi la calma ritornava. Passarono alcuni minuti d’angosciosa aspettativa pei tre cacciatori. Quantunque fossero coraggiosi fino alla temerità e già abituati a misurarsi con quei formidabili predatori, non potevano sottrarsi completamente ad un certo senso d’irrequietezza. Yanez masticava nervosamente la sua sigaretta che aveva lasciata spegnere, Sandokan tormentava i grilletti della carabina e Tremal-Naik non riusciva a rimanere immobile.
Ad un tratto gli orecchi acutissimi della Tigre della Malesia percepirono un leggerissimo rumore, come un fruscio. Pareva che qualche animale scivolasse cautamente fra i bambù.
– L’ho dinanzi, – mormorò Sandokan.
In quell’istante un soffio d’aria passò sulla jungla e gli portò al naso quell’odore particolare e sgradevole che emanano tutte le belve feroci.
– Mi spia, – sussurrò il pirata. – Purché non piombi invece su Yanez e su Tremal-Naik, che mi pare non si siano ancora accorti della sua presenza. – Gettò sui due compagni un rapido sguardo e li vide immobili sempre coricati.
D’improvviso i bambù che gli stavano dinanzi s’aprirono bruscamente ed egli scorse la tigre, che lo saettava coi suoi occhi fosforescenti.

***

Ho fatto una piccola ricerca sul termine Kāla: è è una parola sanscrita per “tempo”. Il termine denota un punto del tempo fisso o esatto. Kāla è anche appellativo di alcune divinità. Ha due significati: “nero, di colore scuro, blu scuro…” oppure “un fissato o preciso punto del tempo, uno spazio di tempo, tempo… destino, fato… morto”. Non ho invece trovato il significato del termine bâgh.

Nella poesia: La Tigre di William Blake
The Tyger (La tigre) è una poesia del poeta e incisore inglese William Blake, raccolta nell’opera Songs of Experience, pubblicata nel 1794. Molto conosciuta e spesso accostata a The Tyger è anche la poesia The Lamb (L’Agnello) in Songs of Innocence. In quest’ultima tutte le domande ricevono una risposta, mentre nella poesia sulla tigre le domande rimangono aperte.
Per leggere anche l’originale inglese e apprezzarne il ritmo martellante, ecco il link; in alternativa potete leggerla cliccando sull’illustrazione, che è l’incisione originale di William Blake di The Tyger, stampata nel 1795, e allargandola. La seguente traduzione italiana è invece, opera di Giuseppe Ungaretti.

Tigre! Tigre! Divampante fulgore


Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso empivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l’Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osa formare la tua agghiacciante simmetria?

William Blake, poeta visionario, si chiede dunque chi abbia forgiato questo splendido e spaventoso animale dagli occhi di fuoco che arde nelle foreste della notte, il cui manto è una fearful symmetry. La risposta è che solo Dio può esserne l’autore, e così come ha creato l’agnello innocente ha voluto la feroce tigre. Secondo il poeta, dunque, l’oscurità nasce per poter meglio esaltare la luce, ma il mistero rimane insondabile.
Il film: Richard Parker in “Vita di Pi” 
Vita di Pi (Life of Pi) è un film del 2012 diretto da Ang Lee, basato sull’omonimo romanzo di Yann Martel. L’intera storia è raccontata dal punto di vista di Pi da adulto, al quale uno scrittore si rivolge per trarre dalla sua vicenda un libro. Inizia così il lungo flashback. Piscine Molitor Patel, detto Pi (da Pigreco), è un diciassettenne indiano che vive in una città della parte francese dell’India, Pondicherry, con il padre, la madre e il fratello maggiore. Pi è nato all’interno di uno zoo, creato in un vecchio giardino botanico di proprietà di suo padre, che ospita numerosi animali, tra i quali il “pezzo forte” è una tigre del Bengala di nome Richard Parker. Nel ragazzo si fa largo l’idea che gli animali abbiano un’anima, non solo gli esseri umani. Il padre però, una volta sorpreso il figlio intento a tentare di nutrire Richard Parker, lega una capra viva alle sbarre della cella della tigre e mostra a Pi con quale violenza essa venga uccisa e divorata dal felino.
Di  fronte alle crescenti difficoltà economiche, la famiglia decide di trasferirsi con tutta la famiglia in Canada, dove potrà vendere gli animali dello zoo e cercare un nuovo lavoro. Durante il lungo viaggio verso l’America, un’imponente tempesta fa affondare la nave mercantile giapponese su cui si erano imbarcati con tutti gli animali. Pi è l’unica persona sopravvissuta e riesce a salire su una lancia di salvataggio, su cui però trovano la salvezza una iena, un orango e una zebra. Improvvisamente dalla coperta della piccola imbarcazione spunta fuori la tigre, che era anche lei riuscita a salire a bordo, e divora la iena, mentre Pi terrorizzato si getta in mare. …
Il film è molto bello dal punto di vista visivo, con l’oceano ora in bonaccia, ora in tempesta, cieli stellati che si riflettono nell’acqua, con una mescolanza continua di immagini; non si sa se  queste provengano dal ragazzo o siano frutto dei fenomeni naturali che si avvicendano sotto i suoi occhi. Tutto prepara al colpo di scena finale o, meglio, al rovesciamento delle carte secondo la migliore tradizione, su cui ogni spettatore può trarre le sue personali deduzioni. Molto interessante è anche il “miglior finale letterario” voluto e scelto rispetto a quello che mostrerebbe una vicenda assai meno poetica. 
Il fumetto: Calvin
& Hobbes
Calvin & Hobbes è una striscia a fumetti ideata e disegnata dal disegnatore statunitense Bill Watterson, centrata sulle avventure di Calvin, un bambino di sei anni vivace e fantasioso, e di Hobbes, la sua tigre di pezza.
Calvin & Hobbes fu inizialmente concepita quando Watterson, fino ad allora impiegato in lavori pubblicitari che detestava, iniziò a dedicare il suo tempo libero al disegno di fumetti, sua grande passione. Sperimentò diverse idee, ma gli furono tutte respinte dalle agenzie di stampa cui le sottoponeva. Tuttavia, ricevette una risposta positiva su una strip in cui comparivano un bambino piccolo – il fratello minore del personaggio principale – e la sua tigre di pezza. Watterson iniziò quindi a sviluppare una strip centrata su queste due figure che, dopo altri rifiuti, venne accettata dalla Universal Press Syndicate, che iniziò a pubblicarla.
La prima striscia comparve il 18 novembre 1985 – in essa Calvin fa cadere Hobbes in una trappola adescandolo con un panino al tonno – e presto divenne un successo di pubblico senza precedenti. Ecco la primissima striscia “storica”:

Così descrive Calvin il suo disegnatore: “Calvin è facile da disegnare perché è estroverso e turbolento e non mette molti filtri tra ciò che pensa e ciò che dice.” Watterson invece disegna il personaggio di Hobbes in due modi diversi: con Calvin è un personaggio che vive, parla, agisce e gioca, mentre con gli altri – che non lo vedono attraverso la fantasia di Calvin – è una normalissima tigre di pezza inanimata. La striscia è ambientata negli Stati Uniti contemporanei, nella periferia di una città non specificata. Altre figure di comprimari sono il papà, la mamma, Siusi Derkins, una compagna di scuola, la maestra e altri.


I temi degli episodi spaziano dai voli di fantasia di Calvin, alla sua amicizia con Hobbes, alle sue disavventure, alle sue opinioni su svariate questioni sociali, politiche, filosofiche e culturali, sulle sue relazioni con i genitori, i compagni di classe, gli educatori.  Il bambino considera la tigre Hobbes non come l’amico immaginario, ma come una presenza costante con cui parla, discute, ragiona.  Questo è il sito ufficiale italiano per fumetti e giochi.
Film d’animazione: la tigre dai denti a sciabola ne “L‘era glaciale” 
Ricordo benissimo un libro illustrato che avevo da ragazzina e che mostrava i principali dinosauri e animali preistorici, e rimasi di stucco nel vedere la raffigurazione della tigre dai denti a sciabola (o Smilodon). Oltretutto l’illustratore l’aveva raffigurata nel momento del balzo con le fauci spalancate, per cui mi sembrava tanto più spaventosa, e mi chiedevo come avesse fatto l’umanità a sopravvivere nonostante predatori tanto bene equipaggiati. Nella foto qui accanto, potete vedere la ricostruzione museale di uno Smilodon.
Per il film d’animazione ho scelto dunque L‘era glaciale (Ice Age) del 2002 diretto da Carlos Saldanha e Chris Wedge, basato su un racconto di Michael J. Wilson. Questo film a avuto 4 sequel, L’era glaciale 2 – Il disgelo (2006), L’era glaciale 3 – L’alba dei dinosauri (2009), L’era glaciale 4 – Continenti alla deriva (2012) e L’era glaciale – In rotta di collisione (2016). L’azione si apre con uno scoiattolo di nome Scrat, che sta cercando un posto dove seppellire la sua ghianda e, conficcandola nel terreno, apre una crepa in una parete di ghiaccio. Al crollo di questa, dalla quale lo scoiattolo riesce a salvarsi, si può scorgere un branco di animali che sta viaggiando verso sud per sfuggire al freddo. Tra questi ci sono Sid, un bradipo alquanto imbranato, lasciato indietro dalla propria famiglia per errore. Accortosi di essere solo e fuggendo da alcuni rinoceronti, si scontra con il solitario mammut Manfred – a cui il bradipo darà in seguito il soprannome di Manny – che gli salva la vita. Sid vede in Manny una specie di guardia del corpo, quindi inizia a seguirlo ovunque, facendolo innervosire.

Nel frattempo, vicino a un villaggio umano neanderthalensis, vi è un branco di tigri dai denti a sciabola, capeggiato da Soto e Diego. Le tigri vogliono rapire e sbranare il neonato figlio del capo-villaggio, poiché l’uomo ha ucciso molti dei loro compagni, ma solo per usare le loro pelli e riscaldarsi, senza avere brutte intenzioni, come crede Soto: quest’ultimo, inoltre, vuole che le tigri gli portino il bambino vivo, poiché vuole ucciderlo personalmente. La mattina seguente Diego e gli altri membri del branco attaccano il villaggio. Mentre Soto e gli altri smilodonti distraggono gli uomini, Diego si avvicina al piccolo, che viene difeso dalla madre; questa, per sfuggirgli e sacrificarsi per il figlio, si getta da una cascata con in braccio il piccolo. …

Di tutti i personaggi di questa divertente serie di film d’animazione, la tigre dai denti a sciabola, che dovrebbe essere la più feroce, mostra sempre un fondo di malinconia. Mentre tutti gli altri animali attraversano indenni le difficoltà nel modo più buffo e imprevedibile, come capita a Scrat o Sid, o rifacendosi una vita e una famiglia come Manny, questo animale si sente sempre diverso nell’ambito del suo branco, o un esiliato quando ne è lontano. C’è sempre un fondo di disagio in Diego, come se fosse sempre fuori posto. In fondo è un filosofo esistenzialista!
La curiosità
Vi ricordate di quella vecchia pubblicità Esso del 1967 che diceva: “Metti un tigre nel motore”? A parte il fortunato slogan, molta curiosità era stata attirata dall’uso dell’articolo maschile davanti a una parola che, in italiano, prevede il femminile. Inoltre si penso istintivamente alla tigre come a un animale femmina, invece com’è ovvio ci sono entrambi i sessi.
Se volete riguardare lo spezzone pubblicitario in bianco e nero della durata di 2:17 circa, tratto da Carosello, cliccate sul seguente link Youtube. Scommetto che sorriderete all’uso di certi escamotage per unire i personaggi del cartone animato alle persone in carne ed ossa, ma vi verrà anche un po’ di nostalgia. Perlomeno se sarete, come me, nati attorno agli anni ’60.
Le citazioni
Concludo con alcuni aforismi sulla tigre, stavolta tratti dal sito Aforismi.meglio.it (quella di Georges Bataille a dire la verità non l’ho capita… se c’è qualche esperto in circolazione che me la spiega, gliene sarei molto grata):
Tigre assalita dal serpente di Antonio Ligabue
Quando un uomo vuole ammazzare una tigre, lo chiama sport; quando è la tigre a volerlo ammazzare, la chiama ferocia. (George Bernard Shaw)
L’atto sessuale è nel tempo quel che la tigre è nello spazio. (Georges Bataille)
Frequentare i potenti è come dormire con una tigre. (Proverbio cinese)
La cosa più difficile è la decisione iniziale di agire, il resto è solo tenacia. Le paure sono tigri di carta. (Amelia Earheart)
I dittatori cavalcano avanti e indietro su tigri dalle quali non osano scendere. E le tigri diventano sempre più affamate. (Winston Churchill)
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Vi è piaciuto questo post sulla tigre? Quali sono le vostre tigri, non solo in senso letterario, ma personale?
Fonti:
Alla conquista di un impero di Emilio Salgari – Liber Liber
Wikipedia per immagini trame e presentazioni dei personaggi, fortemente adattate e integrate.
Pixabay per la fotografia della tigre in apertura.