Eccolo dunque, il leone, il re degli animali come già veniva definito nei tempi antichi. Da sempre, per antonomasia, il felino più maestoso a motivo della folta criniera che esibisce con grande orgoglio e che diviene corona esattamente come il pavone maschio ostenta la sua ruota. Il leone maschio fa una gran bella vita: mi ha sempre colpito il fatto che restino per molto tempo inattivi durante il giorno, stando a riposo per circa 20 ore su 24, com’è ovvio sotto gli alberi o all’ombra dei massi per ripararsi dalla grande calura della savana africana. Il resto del tempo, lo trascorrono a mangiare, a riprodursi, alla toelettatura e ai bisogni fisiologici. Le ore notturne fino all’alba, dedicate alla caccia, attività che in genere è compito delle femmine; salvo a prendersi il boccone migliore e più succulento una volta abbattuta la preda. Detto questo, ho già inoltrato domanda formale per poter rinascere leone, ma rigorosamente maschio, nella prossima vita.

Un animale così imponente non poteva che colpire la nostra immaginazione, traducendosi sin dai tempi antichi in incisioni, pitture, favole e narrazioni di vario genere; e assegnandogli un ruolo ora virato al positivo ora al negativo. Cominciamo dunque il nostro excursus leonino partendo dal Medioevo.
I racconti: Roman de Renart

Il Roman de Renart (“Romanzo di Renart“) è una raccolta di racconti medievali in lingua francese del XII e XIII secolo, nei quali vediamo agire degli animali al posto degli esseri umani, interpretando il topos letterario del “mondo alla rovescia“. L’origine di questi racconti può essere rintracciata nelle favole popolari o in fonti più dotti di autori greco-latini (come Esopo). Potrebbe avere anche origine in scritti alto-medievali, come per esempio: la Disciplina clericalis, raccolta di exempla (racconti moraleggianti) di origine orientale composta in latino nel 1110 circa dal sefardita Pietro Alfonso, che getta le basi di fabliau poi molto diffusi in tutta Europa.

Renart viene assediato nella fortezza.
Miniatura del XIV secolo 
(Bibliothèque nationale de France, Paris)
Renard (o Renart) deriva da un nome proprio di origine germanica, Raginhard (ragin = consiglio, hard = duro). In Germania Reinhart è d’altronde un nome proprio abbastanza diffuso. Nel Medioevo, esso è solo il nome proprio del protagonista, dal momento che in francese antico la volpe viene detta goupil: il nome è poi passato in francese moderno a designare l’animale per antonomasia. Ysengrin il lupo, invece, deriva dal fiammingo Ysen-grin che significa “feroce come il ferro” o più concretamente “casco di ferro”.
I protagonisti dei racconti sono:
  • Renart la volpe, che vive a Malpertuis (“Malpertugio”), è sposato con Hermeline da cui ha all’inizio due figli, Percehaie e Malbranche; un terzo nascerà più tardi e sarà chiamato Renardel;
  • Ysengrin il lupo, sposato a Dama Hersent, nemici giurati di Renart.

Altri personaggi riconducibili al ciclo leggendario di Renart, anche fuori dell’originale antico francese, sono Noble il leone, Fière la leonessa, Beaucent il cinghiale, Belin (o Bellyn) l’ariete, Baudoin (o Bokart) l’asino, Brun (o Bruno o Bruin) l’orso e Tiécelin il corvo; ve ne sono altri e tutti insieme compongono la corte del re.
Un ricordo personale che posso offrirvi è che da bambina guardavo un programma televisivo con attori che interpretavano i protagonisti ed erano truccati e vestiti da animali. Il leone-re aveva come consigliere Tiécelin il corvo, tutto vestito di nero, elegante ed estremamente intelligente. Nonostante questo, non riusciva ad avere la meglio nei casi che venivano sottoposti al giudizio del re contro Renart: quest’ultimo, convocato al suo cospetto, era dotato di un’astuzia senza pari e volgeva sempre il tutto in suo favore. Del resto, il leone era estremamente sensibile alle adulazioni, e veniva puntualmente “fatto su” da Renart.
Non sto nemmeno a sottolineare che molti meccanismi che regolano il potere e molte figure di cortigiani rimangono validi e attuali anche ai giorni nostri. Del resto… caspita! mi sono resa conto che la protagonista di questo primo passaggio è la volpe, e non il leone! Astuta come sempre, la nostra volpe.

In letteratura: Le Cronache di Narnia di C. S. Lewis



Riprendo in mano la situazione e vi presento uno dei più bei romanzi per l’infanzia e non solo che abbia letto, e universalmente considerato un capolavoro. Si tratta in realtà di una serie di sette romanzi per ragazzi di genere fantasy. Una delle chiavi del suo successo non è solamente la storia accattivante, ma anche il fatto che contenga allusioni a temi universali. Il primo volume apparve nel 1950 e ha il suggestivo titolo di Il leone, la strega e l’armadio. L’autore è C.S. Lewis.  
Tutti i volumi hanno come protagonisti quattro fratelli: Peter, Susan, Edmund e Lucy. Durante la seconda guerra mondiale, essi sono costretti a sfollare nella casa di campagna di un professore. I quattro si ritrovano così a sopportare la governante del professore, la signora MacReady, e le molte regole da rispettare. Un giorno, mentre stanno giocando a nascondino, Peter, il fratello maggiore, conta, Susan si nasconde in una cassapanca mentre Edmund è dietro una tenda e la sorella più piccola, Lucy, entra in armadio che costituisce il passaggio in un altro mondo: Narnia. Grazie a un fauno di nome Tumnus scopre che quella terra è abitata da animali parlanti, ninfe, nani e altre fantastiche creature. Ma il buon fauno racconta anche che lì l’inverno dura per sempre per colpa di un sortilegio gettato dalla Strega Bianca, diventata regina di Narnia. Lucy si rende anche conto che lì il tempo scorre diversamente: tante ore a Narnia corrispondono a un momento nel mondo normale. Racconta della sua scoperta ai fratelli, i quali non le credono e la prendono in giro. Ma Lucy riattraversa ancora la porta-armadio che dà accesso a Narnia e fa altri incontri straordinari…

Il leone protagonista del romanzo è il nobile Aslan. Aslan compare come una rappresentazione di Cristo; infatti a un certo punto si offre per salvare la vita a Edmund, che ha tradito i fratelli, al posto del ragazzino. Le due sorelle assistono al taglio della sua criniera, al suo maltrattamento e infine, alla sua morte sopra una tavola di pietra per opera dei carnefici della Strega Bianca. Avendo finalmente via libera, le ragazze si avvicinano al corpo defunto di Aslan per prestargli soccorso, ma ormai non c’è più niente da fare. Non tutto è perduto però, infatti al sorgere del sole, Aslan risorge narrando poi di una magia antica molto potente: essa vuole che, se un innocente si offre volontario per venire ucciso al posto di un traditore, la tavola si spezza e la morte torna sui suoi passi.

Al di là dei significati cristologici che si è voluto attribuire all’opera, in tutto il libro Aslan irradia una presenza magnetica e salvifica davvero regale. Quando compare in scena tutti si sentono rassicurati e beneficiati da lui, e nella maggior parte dei casi lo seguono senza esitare. L’animale ha un rapporto di affetto speciale con la piccola Lucy. Non è un caso che campeggi nella copertina dell’ultima edizione del romanzo, e nella locandina del fortunato film della Disney.

Riporto un passaggio dal libro in cui per la prima volta i ragazzi vedono Aslan, che si trova al centro di una folla di creature che gli si sono raggruppate attorno formando una mezzaluna. Accanto ad Aslan stanno due leopardi, uno dei quali porta la corona e l’altro lo stendardo:

In quanto a lui, Aslan, i ragazzi rimasero a guardarlo senza sapere cosa dire o fare. Chi non è mai stato nel regno di Narnia non può rendersi conto di come una creatura possa essere buona e terribile al tempo stesso. Anche se i tre ragazzi non avevano mai pensato a cose del genere, ora se ne rendevano conto perfettamente. Quando tentarono di fissare Aslan, riuscirono a cogliere per un attimo la visione di una gran criniera dorata e due grandi occhi splendenti dall’espressione grave e solenne, veramente regale; poi abbassarono lo sguardo, intimiditi.

Il film: Spiriti nelle tenebre di S. Hopkins
Dopo un leone luminoso come Aslan, è la volta di due felini davvero terrificanti. Per il film, ho scelto infatti Spiriti nelle tenebre (The Ghost and the Darkness, 1996), tratto dal libro del colonnello John Henry Patterson, basato a sua volta sull’episodio realmente accaduto dei Mangiatori di uomini dello Tsavo. Nel 1898, durante i lavori per la costruzione di un ponte sul fiume Tsavo per la Uganda Railway, due leoni maschi attaccarono ripetutamente gli operai.
Il film si svolge nel 1898. Il colonnello Patterson (Val Kilmer), ufficiale e ingegnere, viene incaricato dalle autorità coloniali britanniche di costruire un ponte sul fiume Tsavo, in Kenya. I lavori vengono ostacolati dalla presenza di due leoni mangiatori di uomini, che attaccano ripetutamente l’accampamento degli operai, uccidendoli in gran numero. Patterson tenta più volte di abbatterli, facendo anche ricorso a una ingegnosa trappola, ma senza successo. Gli operai sono sempre più terrorizzati e cominciano ad abbandonare il cantiere, mettendo a repentaglio la prosecuzione dei lavori. 
Viene così affiancato da un esperto cacciatore statunitense, Remington (Michael Douglas), e una squadra di cacciatori Masai, ma la spedizione per accerchiare e uccidere i due leoni fallisce. In risposta alla sfida dei cacciatori, i leoni compiono incursioni nell’accampamento ancora più ardite: il numero delle vittime si impenna, e gli operai abbandonano il cantiere a frotte. Si è sparsa infatti la voce che i leoni non sono leoni, ma spiriti malvagi che hanno preso possesso dei felini, e in effetti paiono manifestare un’intelligenza fuori dall’ordinario. Tra i due uomini, pur così diversi tra loro per carattere ed esperienza, si è instaurata una solida amicizia e sono ormai pronti a tutto pur di abbattere i due leoni…
La sceneggiatura del film si discosta in diversi punti dal racconto originale di Patterson. Inoltre, nel film non viene mantenuto il fatto, insolito, che i mangiatori di uomini dello Tsavo erano maschi privi di criniera. Altri elementi del racconto sono stati romanzati a fini scenici. Ad ogni modo, criniera o non criniera, ho visto il film due volte, e la seconda ero terrorizzata quando la prima! Quando in un animale pare incarnarsi uno spirito malvagio, quasi che ne sia posseduto, il terrore è assicurato, specialmente per le strategie che pone in atto quasi che riesca a prevedere le mosse dei suoi nemici e ad aggirarle.
Il cartone animato: Il re leone di W. Disney
Il re leone (The Lion King) è un film d’animazione del 1994 diretto da Roger Allers e Rob Minkoff. La storia ha luogo in un regno di leoni in Africa, e fu influenzata dall’opera teatrale di William Shakespeare Amleto. Ha dato luogo a un musical di grande successo.

Nelle Terre del Branco africane, governate dai leoni, gli animali della savana celebrano alla Rupe dei Re la nascita del futuro re Simba, figlio dei sovrani Mufasa e Sarabi. Il fratello minore di Mufasa, Scar, che non presenzia volutamente alla cerimonia, è geloso del cucciolo neonato, che lo scalza di diritto dalla linea di successione al regno.
Pochi mesi dopo, Simba sta crescendo ed è diventato un curioso leoncino. Mufasa lo porta così a visitare il regno, spiegandogli l’andamento del Cerchio della Vita e, inoltre, quali siano i luoghi dove non può spingersi. 
Simba si reca dallo zio Scar, che lo istiga a visitare un cimitero di elefanti proibito. Qui sopra potete vedere l’infido e traditore Scar, dagli occhi verdi, mentre approfitta dell’ingenuità del nipote per indurlo a fare ciò che non deve. Il leoncino porta con sé la migliore amica Nala, e dopo aver distratto Zazu, il maggiordomo di corte che li accompagna, i due cuccioli si avviano al cimitero. Giunti sul posto, i due vengono attaccati dalle tre iene Shenzi, Banzai e Ed: la zona infatti, ben oltre i confini delle Terre del Branco, è il loro territorio. I cuccioli, dopo un inseguimento da parte delle iene, vengono salvati da Mufasa, avvisato da Zazu in tempo. Scar, dall’alto di una grotta, assiste alla scena non visto. 
Mufasa, deluso dal comportamento del figlio, gli spiega di nuovo quali siano le responsabilità di un re e, una volta riappacificatocisi, del fatto che veglierà sempre su di lui, assieme ai grandi re del passato. Nel frattempo Scar, raggiunte le iene, complotta insieme a loro per uccidere fratello e nipote, in modo da poter usurpare il trono. …
Questo cartone animato ha tutte le caratteristiche di una tragedia shakesperiana, e il doppiaggio degli attori anglosassoni del calibro di Jeremy Irons nel ruolo di Scar gli conferisce la grandezza di una storia eterna. Mentre in Bambi veniva dato particolare rilievo al legame del cucciolo con la madre, che difatti moriva, uccisa dai cacciatori, qui è il legame padre-figlio a risultare cruciale. Mufasa è un padre affettuoso ma severo, e insegna al figlio quel senso di responsabilità nei confronti di ciò che lo circonda che non vale solamente per un futuro re, ma per ogni essere vivente. E la sua morte costituisce un trauma così forte per Simba, e origina in lui un senso di colpa così profondo, che gli ci vorrano anni prima di superarli. Personalmente sono sempre stata molto interessata dal rapporto padre-figlio, in quanto ritengo la figura paterna fondamentale per un corretto sviluppo del bambino; e di questo ho già parlato in un post dedicato.
Ecco qua un link Youtube con i pezzi più belli di questo film d’animazione, che non a caso riguardano il rapporto di Simba con il padre, e il suo struggente ricordo.




La curiosità:  il leone della Metro Goldwyn Mayer

La Metro-Goldwyn-Mayer o Metro Goldwyn Mayer, anche conosciuta con la sigla MGM, è una storica compagnia privata di cineproduzione degli Stati Uniti d’America. La mascotte della MGM, e prima ancora della Goldwyn Pictures, che compare nei loghi animati delle compagnie, si chiama Leo the Lion. Storicamente, nel ruolo di Leo the Lion furono alternati sei leoni diversi, il primo dei quali, Slats, fu addestrato da Volney Phifer a ruggire al segnale del ciak. Nato allo Zoo di Dublino il 20 marzo 1919, Slats è morto nel 1936 ed è sepolto a Gillette, nel New Jersey.


Ecco il collegamento a un video Youtube con il famoso “ruggito” con cui sua maestà vi saluta!


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A voi piace il leone? Quali altri leoni potreste aggiungere alla mia carrellata?



Fonti:
Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis, edizione Mondadori
Wikipedia per immagini trame e presentazioni dei personaggi, fortemente adattate e integrate e per la fotografia del leone in apertura.