Oggi vi presento con vero piacere il guest post che Marco Freccero, titolare del blog omonimo, ha scritto per Il Manoscritto del Cavaliere e che s’intitola: “Ma a che serve la Storia.”

Particolare dell’affresco della lunetta del mercato sotto il porticato.
Castello di Issogne, Val d’Aosta. Fonte: Wikipedia.

Ci introduce alla lettura il particolare di un affresco raffigurante un mercato medievale di frutta e verdura, che si trova nel portico del castello di Issogne. Rappresenta persone comuni intente a un’attività quotidiana. Quest’immagine richiama i protagonisti dei racconti di Marco Freccero: uomini e donne come noi, che sono i veri motori di ogni epoca. E la frase “la Storia siamo noi” di questo blog ha, non a caso, una posizione di assoluto rilievo.

Come avrete già capito dal titolo del guest post e da questa breve introduzione, Marco si è cimentato con l’argomento che qui spadroneggia. Naturalmente ha dato al post il suo taglio inconfondibile, che senza tanti giri di parole ci fa riflettere su una domanda molto interessante e sempre attuale: a che serve la Storia. Gli lascio quindi la parola.


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A scuola, la Storia era l’unica materia, assieme alla geografia, che amavo. Purtroppo, mi piaceva solo la Storia antica: quella romana e greca soprattutto. Detestavo il Medioevo e tutto il resto. Quindi sono la persona meno indicata per parlare di questo argomento. Tuttavia…

“Roba da medioevo”? Ma non scherziamo

Di questi tempi la Storia non è un argomento di successo, anzi. È considerata troppo dannosa, e sapete cosa penso? Hanno ragione: è dannosa. Per questo deve essere emarginata. Ma c’è un aspetto che ritengo non secondario e che merita di essere messo al centro della questione.

Lo studio della Storia dovrebbe essere consigliato soprattutto a quelli che “leggono”, e che per questa sola ragione si considerano persone per bene, dalla mente aperta.

Ho scovato un sistema facile e veloce per capire se queste persone “dalla mente aperta” lo sono davvero, oppure sono solo chiacchiere e distintivo.

Se infatti costoro si riferiscono a una certa persona, o idea, definendola “da medioevo”, ebbene: sono persone che farebbero bene a smettere di leggere. La lettura li ha solo danneggiati, non li ha affatto resi migliori, come presumono. I loro libri, le loro letture, servono a mascherare malamente la loro condizione miserrima.

Hanno bisogno di studiare la Storia.

Regalate loro un libro di Storia!

Perché studiare la Storia?

Già: perché studiare la Storia?

Credo che la Storia, molto più della narrativa (sì, più dei romanzi e dei racconti), dica parecchio sull’essere umano. Induca il singolo a comprendere come gli eventi siano molto più complessi di quanto si creda comunemente. In fondo, la scuola che cosa ci ha insegnato? A mandare a memoria un po’ di date, di nomi: che squallore. Ma non possiamo avercela davvero con lei: doveva educarci alla superficialità, alla mediocrità. C’è riuscita.

La Storia in realtà è un organismo vivo, pieno di carne e di sangue e passioni. Soprattutto: la Storia non è cultura, è qualcosa di molto più grande, e profondo.

È conoscenza. Significa che ci mette sullo stesso piano dei condottieri e dei grandi del passato, perché la Storia ce li fa conoscere per quello che sono stati: esseri umani come noi. Grandi e miserabili. Non bianchi o neri, ma pieni di sfumature (e contraddizioni), senza numero. La scuola, piazzandoli sul piedistallo, perseguiva uno scopo: ridurre tutto a date, eventi e battaglie, in modo che o ce ne stancassimo, o accettassimo di ragionare in modo superficiale. Missione compiuta, certo.

La Storia è consapevolezza di quanto sia complesso l’ambiente, il mondo nel quale noi e loro ci muoviamo/si muovevano. Una consapevolezza che si irrobustisce solo quando in noi penetra la vita di quel passato che credevamo morto e sepolto, e incapace di parlarci.

Gheddafi che apprezza Charles Dickens e Beethoven: non è sorprendente? Questo non sminuisce la bestialità della sua dittatura, ma apre uno spiraglio inedito.

Nella Gerusalemme conquistata dai crociati, dove moschee e sinagoghe erano chiuse, e le chiese di rito orientale pure, un mussulmano poteva chiedere ai cavalieri di Malta di pregare: nella loro sede. Eppure succedeva nel Medioevo tanto oscuro. Adesso, provate a dire che permettere l’apertura di una moschea è un dovere prima che un diritto… Vi toccherà scappare a gambe levate.

Se si studia la Storia diventa difficile parlare a colpi di luoghi comuni, ecco perché è stata messa ai margini. Grazie alla Storia, si diventa prudenti e si preferisce ragionare, perché si è compresa la lezione: la realtà, il mondo è complicato. La prudenza, il desiderio di conoscere, che è un desiderio di “farsi vicino”, diventano compagni quotidiani. Le categorie imposte dalla scuola, dal nostro desiderio di essere accettati rapidamente dagli altri, sono superate: perché banali, stupide. Davvero la mente si apre, anzi no (pure questo è un cliché): la mente comprende. Si nutre di quella complessità che è vita, e cresce, diventa saggia.

In un periodo storico dove il luogo comune (“Roba da medioevo!”) è diventato simbolo di cultura, c’è speranza per la Storia? 

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Ringrazio Marco per il suo guest-post, vi invito a visitare il suo blog, e naturalmente vi rilancio la fatica domanda: “Ma a che serve la Storia?

  
CHI È L’AUTORE DEL GUEST POST


Marco Freccero nasce nel 1966 in provincia di Savona, dove risiede. In passato ha lavorato come operaio, magazziniere, commesso, aiuto magazziniere, addetto alla vendita, autista.

Adesso fa parte del team EspertiMac del sito BuyDifferent-TrenDevice e per essi produce libri elettronici e videocorsi destinati a insegnare l’uso dei computer Mac e dei dispositivi mobili Apple alle persone.

Per la casa editrice 40K ha scritto il libro elettronico: “Starter kit per blogger”.

Scrive soprattutto racconti, che sono sfociati in un progetto: la Trilogia delle Erbacce. La terza raccolta, quella conclusiva, dovrebbe apparire entro la fine del 2016. Le prime due: “Non hai mai capito niente” e “Cardiologia” sono in vendita sui principali negozi online.

Cura un blog (dove spiega per filo e per segno che cosa sia questa “Trilogia delle Erbacce”).

Ha anche un canale YouTube.