Nel dizionario Treccani il termine “cavaliere” (dal provenzale cavalier, francese antico chevalier, che risalgono al latino tardo caballarius, derivato di caballus “cavallo”) indica semplicemente “chi sta a cavallo, chi va abitualmente a cavallo”. Solo con il tempo la parola ha assunto una connotazione di stampo militare, ma dalle sfumature anche leggendarie, grazie alle svariate epopee e chanson de gestes medievali.
a causa del rapporto strettissimo, quasi simbiotico, che si è venuto a creare tra l’uomo e questa sua cavalcatura privilegiata. Dai tempi del suo addomesticamento, com’è ovvio, il cavallo viene utilizzato anche come animale atto a tirare carri, carretti e, più raramente, aratri; ma è indubbio che cavallo e cavaliere formino un sodalizio ricco di fascino e significati.
Nelle mie ricerche ho scoperto così che ci sono oltre trecento razze di cavalli, che si dividono in base alla corporatura e al temperamento (a sangue freddo, mezzo sangue e i cosiddetti purosangue). Ci sono inoltre i cavalli da tiro, le “razze leggere da sella” e le “razze da sella”. Nei miei romanzi mi sono divertita ad assegnare ai cavalieri, di volta in volta, il baio con crini ed estremità nere e corpo marrone in tutte le sue gradazioni, il frisone mostrato nella fotografia iniziale, una delle razze equine più antiche in Europa, e naturalmente il cavallo arabo, nobile e dal busto fine e tra i più pregiati, il pomellato grigio oppure bianco con macchie rotondeggianti, e via discorrendo. Sempre sul dizionario Treccani ho imparato che il destriero (o destriere) era proprio il cavallo da battaglia o da giostra dei guerrieri medievali, così detto perché lo scudiero lo conduceva con la destra.
Quindi, per non disperdere ulteriormente le nostre forze, andiamo in ordine cronologico e cominciamo questa nostra cavalcata – è il caso di dirlo! – da un cavallo mitico che ha dato il suo nome addirittura a una costellazione.
Il mito: Pegaso
È il più famoso dei cavalli alati. Secondo il mito, nacque dal terreno bagnato dal sangue versato
quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secondo un’altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro, insieme a Crisaore. Animale selvaggio e libero, Pegaso viene inizialmente utilizzato da Zeus per trasportare le folgori fino all’Olimpo. Grazie alle briglie avute in dono da Atena, viene successivamente addomesticato da Bellerofonte, che se ne serve come cavalcatura per uccidere la Chimera.
Nell’opera del 1925 di John Singer Sargent, qui sopra inserita, il pittore mostra Perseo che cavalca Pegaso. L’eroe ha appena tagliato la testa di Medusa, e nell’impostazione il cavallo sembra sorgere come sprigionandosi dal corpo e cavalcando su un sentiero costituito da nuvole aggrovigliate e scalpitando nell’azzurro del cielo. I colori utilizzati sono fredde tinte bianche, celesti e grige. L’oro utilizzato serve per dare rilievo al volume delle nuvole e in special modo alla muscolatura del cavallo, il cui muso si staglia con nettezza sullo sfondo.
Di nuovo il mito: il centauro
Proseguendo la nostra galleria degli antichi miti, il rapporto simbiotico tra uomo e cavallo ha dato origine al centauro: un uomo mezzo uomo e mezzo cavallo. Questa figura ha origine dall’amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nasce, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppia con le giumente del Monte Pelio e origina una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli. Questi esseri possono essere incredibilmente saggi o terribilmente crudeli, poiché in loro pregi e difetti della natura umana risultano esasperati.
La più famosa leggenda che coinvolge i centauri è quella della loro battaglia contro i Lapiti in occasione della festa nuziale di Piritoo, la cosiddetta Centauromachia. I Centauri vengono invitati ai festeggiamenti ma, non essendo abituati al vino, ben presto si ubriacano, dando sfogo al lato più selvaggio della loro natura. Quando la sposa Ippodamia (“colei che doma i cavalli“) arriva per accogliere gli ospiti il centauro Euritione balza su di lei e tenta di stuprarla. In un attimo anche tutti gli altri centauri si lanciano addosso alle donne e ai fanciulli. Scoppia una battaglia nella quale anche l’eroe Teseo, amico di Piritoo, interviene in aiuto dei Lapiti. I centauri sono sconfitti e scacciati dalla Tessaglia e a Euritione vengono mozzati naso e orecchie.
Tra i centauri più famosi è Chirone, benevolo e saggio maestro e custode del fanciullo Achille, qui sopra raffigurato in un affresco al Museo Archeologico di Napoli, mentre mostra al giovinetto l’uso della lira. Un esemplare della specie violenta è, invece, Nesso, che tenta di rapire la seconda moglie di Ercole, Deianira, per stuprarla.
Questa creatura fantastica viene raffigurata su terracotte, muri e affreschi e sopravvive nell’araldica medievale come armato di clava e nel centauro sagittario come armato di arco.
Il cavallo e il cavaliere nel Medioevo
Controverso è il consumo di carne equina nel Medioevo secondo lo storico Massimo Montanari nel suo bel saggio Alimentazione e cultura nel Medioevo. L’allevamento del cavallo assicura lavoro e trasporto specialmente in rapporto alle cavalcature militari. Soprattutto da ciò deriva la singolare funzione sociale di questi animali, che finisce col riflettere sul cavallo il prestigio del suo cavaliere; da qui la gravità degli affronti fatti all’aspetto fisico del cavallo, quasi l’animale sia per certi versi umanizzato. Isidoro di Siviglia afferma che “solo il cavallo ha la capacità di piangere per l’uomo, e di provare l’emozione del dolore. Per questo, nei centauri, la natura del cavallo è mescolata a quella dell’uomo.” Non sembra che ci sia una proibizione tout court nell’uso alimentare della carne equina nei libri penitenziali dell’Alto Medioevo; la cosa parrebbe quindi avere una certa discrezionalità.
Comunque sia, nel Medioevo il cavallo diventa non solo la cavalcatura del guerriero, ma un compagno fedele e un amico insostituibile. Un poco come avviene tra padrone e cane, anche tra cavaliere e cavallo si finisce con l’assomigliarsi per carattere e attitudini. Nella Prima Crociata del 1095-1099, e nel romanzo- saggio di Franco Cardini L’avventura di un povero crociato, lo storico descrive la terribile marcia dei crociati attraverso l’Anatolia e specialmente l’attraversamento dei monti dell’Antitauro, la “montagna del diavolo” abitata secondo la tradizione da spiriti malvagi. Egli scrive che il sentiero s’inerpicava talvolta lungo i costoni resi insidiosi dagli spigoli taglienti di grige rocce scistiche, talatra costeggiava pareti lisce, quasi a picco, percorrendo una cornice stretta poche braccia che dava direttamente su abissi vertiginosi e che spesso si dovevano superare profondi crepacci passando su malsicuri ponti di legno e di corda. Non fidandosi ad attraversare quelle instabili passerelle con i loro cavalli, armi e armature, alcuni cavalieri cercano di disfarsi dei loro animali cedendoli ad avidi pellegrini per pochi soldi. Ma alle volte cavalli e muli mettono scivolano lungo i sentieri e cadono loro stessi negli strapiombi. Così, uomini abituati a tutte le battaglie e a tutte le durezze, e spesso impietosi con i loro stessi congiunti, scoppiano in lacrime come bambini quando i loro cavalli muoiono a quel modo, oppure a causa di ferite e malattie. Sentono di aver perso una parte di loro stessi.
Nel dipinto che vi propongo sopra, e che è opera di Ferdinand Leeke, non poteva mancare un’immagine di Parsifal visto il titolo di questo blog, nello specifico Parsifal in Quest of the Holy Grail… Lascio a voi l’interpretazione del dipinto, limitandomi a dire che quel prato fiorito e il fiumiciattolo che scorre di lato mi ricordano molto certi angoli del Trentino.
La cavalla storna di Giovanni Pascoli
Arriviamo così a una poesia in cui noi tutti scolari italiani ci siamo imbattuti nelle antologie letterarie: La cavalla storna del poeta Giovanni Pascoli, penultima inserita nei Canti di Castelvecchio. La poesia è stata composta da Pascoli in memoria del padre, assassinato sul suo carro mentre tornava verso casa, il 10 agosto 1857. L’autore all’epoca aveva circa dodici anni e non furono mai individuati i colpevoli, anche se si fecero delle supposizioni.
Il fatto costituisce quindi un vero e proprio giallo. L’animale ha visto l’autore materiale dell’omicidio, ma non può esprimersi nel linguaggio degli uomini; e gli uomini non possono intendere il linguaggio animale. Ma la madre di Pascoli entra nella stalla e si mette a dialogare con la cavalla. Ecco gli ultimi versi della poesia:
Mia madre l’abbracciò su la criniera
“O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona… Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come”.
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome… Sonò alto un nitrito.
Se desiderate udire l’intera poesia recitata dall’inconfondibile e calda voce di Alberto Lupo, ecco il link su Youtube, mentre accanto ai versi trovate uno schizzo dello stesso Pascoli. L’aggettivo “storna” significa di mantello di cavallo grigio scuro macchiettato di bianco.
Il film: Seabiscuit di Gary Ross del 2003
Seabiscuit – Un mito senza tempo (Seabiscuit) è un film del 2003 diretto da Gary Ross. Il film è tratto dal libro del 2001 intitolatoSeabiscuit: una leggenda americana di Laura Hillenbrand.
Nell’America degli anni trenta, il paese si trova travagliato dalla crisi economica a causa della Grande Depressione. Il giovane Red Pollard viene lasciato dai genitori a un tutore che può curarsi di lui, dato che la famiglia non ha più i mezzi per mantenere tutti i figli. Contemporaneamente, il magnate dell’automobile Charles S. Howard scala le vette del successo con la sua attività ma subisce una tremenda tragedia. Infatti suo figlio Frank, muore a causa di un incidente. Dopo questa vicenda, il suo matrimonio fallisce. Nello stesso tempo, Tom Smith un uomo che si potrebbe definire l’ultimo cowboy, gira per il paese cercando di adattarsi alle modernità della nuova corrente.
I loro destini si accomuneranno quando Howard decide di assumere Smith come allenatore per i cavalli della sua scuderia. Durante questa collaborazione, ad una corsa ippica, Howard, che intanto si è risposato con una ragazza messicana, decide di acquistare un cavallo dalla pessima reputazione, ovvero Seabiscuit. Smith, allena il cavallo riconoscendo in lui un potenziale campione, nonostante sia considerato basso, grasso e con un difetto alla zampa.
Dopo averlo rimesso in sesto, con una dieta bilanciata e la compagnia nella stalla di un cavallo bianco e un cane, si tratta di trovargli un fantino. Entra in scena Pollard che durante la sua giovinezza ha girato il paese facendo degli incontri di boxe e sbarcando il lunario come fantino. Seabiscuit e Pollard hanno lo stesso carattere nervoso e Smith, dopo che i due si incontrano, capisce che sono fatti l’uno per l’altro. …
Pur con le inevitabili differenze tra il libro e la sua versione cinematografica, il film è ben realizzato e commovente al tempo stesso. Tre uomini, considerati dalla società come “falliti” a causa di avversità personali ed economiche, si trovano prontamente estromessi non solo dalle possibilità di realizzazione e sostentamento ma anche dal diritto ad avere una vita dignitosa e affettivamente ricca. E il film è soprattutto la storia di un cavallo, anche lui considerato uno scarto a causa del suo difetto e quasi in procinto di essere abbattuto. Tra incomprensioni, difficoltà e conflitti, nasce tra questi esseri umani un’amicizia solidissima e il cavallo tanto disprezzato, e che nessuno voleva diventa non soltanto il simbolo di un riscatto, ma una creatura amata e rispettata come dovrebbe essere chiunque, qualsiasi difetto o disabilità abbia.
Infatti nell’incipit del libro Seabiscuit – Una leggenda americana si legge: “Nel 1938, nell’elenco dei personaggi più famosi dell’anno, al secondo posto c’era Franklin Delano Roosevelt e al terzo Adolf Hitler. In testa alla classifica non c’era un uomo ma un cavallo grasso, zoppo e testardo, guidato da un fantino sfortunato e cieco da un occhio. Il suo nome era Seabiscuit.”
Più sopra, la locandina del film, con Tobey Maguire nel ruolo di Pollard e, qui, il vero Seabiscuit con Tom Smith.
La curiosità: il cavallo di Muybridge
Nato nel 1830, l’inglese Muybridge fu un pioniere della fotografia del movimento. Nel 1878 gli si chiede di confermare un’ipotesi, ovvero che durante il galoppo di un cavallo esiste un istante in cui tutte le zampe sono sollevate da terra. Nel 1878, Muybridge fotografa con successo un cavallo in corsa utilizzando 24 fotocamere, sistemate parallelamente lungo il tracciato. Ogni singola macchina viene azionata da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. La sequenza di fotografie chiamate The Horse in motion mostra come gli zoccoli si sollevino dal terreno contemporaneamente, ma non nella posizione di completa estensione, come era comunemente raffigurato. Questa situazione è spesso raffigurata nei dipinti e disegni degli inizi del 1800.
I risultati di Muybridge sconvolgono questa visione e influenzano pesantemente l’attività dei pittori, che si affidano sempre più al mezzo fotografico per meglio riprodurre quello che l’occhio umano confonde. L’analisi forse più attenta del movimento catturato da Muybridge viene portata a termine da Edgar Degas, che studia a fondo tutte le posizioni assunte dal cavallo.
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Avrei voluto inserire anche il film d’animazione Spirit – cavallo selvaggio, ma il post si sarebbe fatto troppo lungo. Non ho inoltre mai letto il libro di Michael Morpurgo, War Horse né visto il film. Qualcuno li conosce? Avete esperienza diretta con i cavalli?
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Fonti:
Immagine d’apertura: cavallo frisone www.maneggio-persiceto.com
Wikipedia per gli estratti su Pegaso e centauro, e i testi (adattati e tagliati)
Alimentazione e cultura nel Medioevo di Massimo Montanari – edizione Laterza
L’avventura di un povero crociato di Franco Cardini – edizione Mondadori
Le mie esperienze con i cavalli non sono state molto positive. Un giorno, quand'ero bambino, il nostro cavallo ha cominciato a tallonarmi alle spalle al trotto. Io mi sono abbastanza spaventato e sono corso verso casa e lui mi ha seguito fin sui primi gradini della scala d'ingresso. Penso volesse solo giocare ma non è stata un'esperienza piacevole. Da adulto mi sono invece fatto convincere da alcuni amici ad andare a un maneggio e salire in sella a un cavallo, ma l'unico risultato è stato il mal di mare.
Sono comunque contento del ritorno di questa serie di post che, come sai, è tra le mie preferite. Pensando a una mia possibile lista mi è venuto in mente per ora soltanto il cupissimo film "Equus" di Sidney Lumet e un paio di cavalli dei fumetti: Piedidolci, protagonista di un classica storia di Topolino degli anni '30 e il cavallo-robot Zoccolo di Fuoco, protagonista di una storia degli anni '60 del Paperino di Carl Barks. Probabilmente il fatto di non amare per niente il genere western mi restringe il campo delle possibilità.
A me era capitata una cosa simile alla tua, Ivano, soltanto con una mucca (o vacca, che a quanto mi risulta sarebbe il termine più appropriato). Ero in montagna con mia cugina, mia coetanea, e all'epoca eravamo ragazzine. Di solito le mucche sono animali placidi, ma dovevamo aver fatto qualcosa che l'aveva innervosita, perché si era messa a rincorrerci giù per il pascolo fino a quando non ci aveva cacciato via dalla "sua" zona.
Sì, sapevo che questi post ti piacciono particolarmente. 🙂 Volevo preparare quello sulla pantera, ma mi sono accorta che devo vedere un certo film per scrivere un post credibile. Mi hai fatto ricordare Piedidolci! Zoccolo di fuoco non lo conosco. Da bambina avevo visto moltissimi film western con mio padre, ma non ho pensato a inserirne uno perché di solito i cavalli sono di contorno e non i protagonisti di questo genere cinematografico.
Nessuna esperienza, mai, coi cavalli. E nemmeno con gli asini!
Però adoravo "Furia cavallo del West"!
Niente asini, niente cavalli e niente muli! 😉 "Furia cavallo del West" piaceva moltissimo anche a te, la sigla poi è indimenticabile.
Ho cavalcato un paio di volte durante le vacanze, ma tramite quei maneggi che ti fanno salire su cavalli già "addestrati" che si limitano a compiere pazientemente il percorso a passo normale col passeggero di turno in groppa. Comunque, un'esperienza piacevole.
Riguardo la tua carellata, è davvero ineccepibile. Ho visto il film "War horse" ed è molto grazioso, classico film "per famiglie". Se ti capita guardalo, penso proprio che ti dovrebbe piacere.
Mi hai fatto venire in mente la prima volta che sono salita sul cavallo, Ariano. Era stata un'esperienza stranissima. Mi trovavo in Inghilterra presso una famiglia di amici di mio padre per fare pratica della lingua, e all'epoca avevo diciassette anni. Questi amici erano appassionati cavallerizzi e avevano una cavalla di loro proprietà, si chiamava Fleur. Lei era altissima in rapporto a me che sono bassa di statura; va bene che i fantini devono essere piccoli, ma sono stata costretta a montare su un furgone per salirci sopra. Imbarazzante. L'hanno poi condotta traendola per le redini a fare una passeggiata. La cavalla era nervosa perché sentiva che c'era un "corpo estraneo" sopra di lei, e ogni tanto si girava a squadrarmi. A me sembrava di essere sulla vetta di una montagna che dondolava, e la testa era una cosa lunghissima piena di ciuffi, con le orecchie ai lati che roteavano in ogni direzione. Non vedevo l'ora di scendere!
Grazie per la dritta su War Horse, lo guarderò senz'altro!
Caspita sui cavalli c'è un sacco da dire. Cito random: Bucefalo, L'uomo che sussurrava ai cavalli, Gondrano ne La fattoria degli animali, Orazio di Topolino è un cavallo, Arizona Pie.
Come sempre c'è molto studio dietro ai tuoi post. Grazie.
Sì, sul cavallo ci sono tantissimi esempi, proprio perché è un animale che è stato molto vicino all'uomo in ogni frangente storico, in pace e in guerra. Il fatto che abbia un carattere così sensibile lo rende il classico soggetto per una trasformazione antropomorfa, ad esempio nel campo dei fumetti (hai citato il simpaticissimo Orazio).
Grazie per i complimenti, ce la metto tutta, e i vostri commenti e le vostre visite mi fanno sempre molto piacere. 🙂 Buona domenica.
Molto bello questo post che sto leggendo in notturna causa insonnia. Non ho fatto esperienze dirette con i cavalli, anche se un paio di volte sono stata tentata di andare a fare escursioni a cavallo sui colli bolognesi (dove ci sono maneggi con cavalli docili per appassionasti o turisti inesperti) però ammetto di essere abbastanza fifona e preferisco osservare questi fantastici animali a distanza. Sai che quando abitavo in Puglia non era inconsueto ogni tanto incrociare un uomo a cavallo che dalle 'masserie' della campagna arrivava in città per brevi passaggi, mi colpiva sempre l'eleganza del cavallo. A Bologna invece se vai all'ippodromo puoi vedere le corse di cavalli dal vivo. Ci sono andata qualche volta e sono corse 'tranquille' niente a che fare con quelle scalmanate del palio di Siena. Tornando al tuo post interessantissime tutte le storie in particolare quella del centauro (io sono un sagittario un po' mi riconosco eh eh), mi hai fatto fare un tuffo nei ricordi con la cavallina storna di Pascoli, all'epoca la sapevo a memoria e mi commuovevo sempre alla storia del piccolo Pascoli e dell'accoraro appello di sua madre. Trovo molto bello e significativo il film Seabiscuit, mi piacciono le storie di riscatto, non ho visto il film ma prendo nota e se mi capita mi piacerebbe vederlo. Infine da ragazzina non mi perdevo un telefilm di Furia il cavallo del west…
Innanzitutto mi dispiace moltissimo per la tua insonnia, Giulia. So bene che cosa vuol dire, ogni tanto capita anche a me di non dormire e rimango sveglia a fissare il soffitto o a rotolarmi nel letto. In questi casi poi non voglio accendere la luce per andare a cercare un libro o fare altro, perché mi dispiace svegliare mezza casa.
Per quanto riguarda le esperienze dirette con i cavalli, ho raccontato ad Ariano sopra l'unica con una breve cavalcata. Ne ho avuta un'altra, dopo, ma era la classica foto turistica nella puszta ungherese, il che secondo me conta come il due di briscola (anche lì ovviamente il cavallo era alto come un condominio a sei piani). I cavalli sono molto utili per la pet therapy. A Paderno Dugnano, vicino a dove abito, c'è un maneggio con cavalli molto docili su cui possono salire bambini disabili o con problemi.
Per quanto riguarda il fatto di incrociare un uomo a cavallo, come quella che mi hai descritto in Puglia, è un'esperienza che ti riporta subito indietro nel tempo. Ricordo una giornata di primavera dello scorso anno, eravamo andati a visitare l'abbazia di Chiaravalle con il gruppo di Italia Medievale. Dopo la visita guidata era ora di pranzo, e ci eravamo potuti sedere all'aperto in un bar a mangiare. Era una giornata spettacolare. Non so se conosci quest'abbazia, è in mezzo ai campi e ancora in una zona mantenuta com'era e non edificata. Eravamo lì a crogiolarci al sole in uno stato di perfetta beatitudine quando sentiamo il rumore degli zoccoli dei cavalli che arrivano. Ci voltiamo e vediamo dei cavalieri che entrano sotto l'arco d'ingresso, nel cortile antistante l'abbazia. Non erano ovviamente abbigliati in stile medievale, ma è stato comunque un istante magico.
Le corse del palio di Siena e quelle di Asti mi fanno impressione. Va bene che sono delle tradizioni, ma sono corse violente sia per uomini sia per animali, e rischiano entrambi di farsi molto male.
Grazie mille anche a te per i complimenti, non potevo non citare La cavallina storna di Giovanni Pascoli. Questo poeta non mi piace particolarmente, ma era una delle poesie che noi scolari gradivamo di più. Se ti capita guarda il film Seabiscuit, è davvero commovente.
Buona domenica!
Sul Palio da astigiana ti posso dire che solo due anni fa, mi pare, un cavallo fu abbattuto perchè alla partenza il fantino aveva probabilmente fatto una vaccata enorme e il cavallo era caduto battendo la testa e rompendosi l'osso del collo.
Normalmente però è più facile che siano i fantini a farsi male.
I cavalli sono nati per correre certo però su un prato non su una piazza trapezoidale ricorperta di terra.
Come puoi immaginarti, i Palii mi affascinano e l'anno scorso mi avevano anche invitata ad Asti ad assistere al corteo storico dove sfilava un mio amico… quello che mi ha realizzato la copertina del nuovo romanzo. 🙂 Purtroppo però ero incasinata e non ero potuta andare. Inoltre avrei dovuto pernottare una notte, perché non guido e, andando in treno fino ad Asti, diventava complicato. Però le vere e proprie gare mi fanno patire un po', lo ammetto.
Anch'io patisco 😊 il rione cattedrale non vince mai!😆😆😆
Scherzi a parte, la pista da alcuni anni è particolare. C'è una curva molto stretta e sovente i fantini volano a gambe all'aria. Per fortuna ai cavalli difficilmente capita qualcosa e prima della corsa i veterinari sono particolarmente "cattivi"con chi cerca di fare il furbetto
Ahahah! 🙂 Il Palio di Asti comunque dev'essere uno spettacolo a livello visivo. Bisogna che ci faccia un pensierino per quest'anno…
Sinceramente alla corsa ci sono andata una volta e basta più di trent'anni fa. Alla sfilata qualche volta di più masono anni che quel giorno me ne sto in casa tranquilla 😊
Un po' come per me gli Oh bej oh bej… quando ancora lo facevano dalle parti di S. Ambrogio, c'era una tale folla che non riuscivi a cadere per terra nemmeno a volerlo! Ora lo organizzano al Castello, c'è un po' più di spazio ma non sono mai andata.
Ciao Cristina, a cavallo non ci sono mai andata. Sono nata fifona ahhahah però… però il mio vicino prima degli asini ne ha avuti due, Perla e Byron. biondi, bellissimi. Lei molto dolce lui molto…mordace fino a quando non lo castrarono.
Sono animali intelligenti, eleganti… sono stupendi!
Perla, quando l'accarezzavi, chiudeva gli occhi e se e godeva tutte. Poi, sapeva che ovviamente arrivava il premio.. un biscotto, un pezzo di pane, una mela… 🙂
Anch'io, anch'io sono una gran fifona, altro che "cavaliere senza macchia e senza paura". La macchia è bella grande e la paura c'è, e tanta! 😉 Perla e Byron sono dei bellissimi nomi, ma erano una coppia? Sì, so che alcuni cavalli hanno il vizio di mordere. Io mi diverto molto a osservare il movimento delle orecchie e come le orientano qua e là.
Erano zia e nipote, mi pare. Lei dolce lui birbante ma da stallone.. 😊
Orasoni entrabi in un centro dove si pratica l'ippoterapia per persone con problemi motori e non.
Al loro pisto ci sono i cigini poveri,due asinelli 😊
Allora la sua virilità è stata punita, mannaggia. 😉 Comunque entrambi proseguono la loro gloriosa carriera nel centro di ippoterapia. L'asinello meriterebbe un discorso a parte, di recente ho letto che la sua cattiva fama è ingiusta. Invece si tratta di un animale molto intelligente!
Però così si era calmato 😆
Gli asini sono furbi, altro che stupidi. Furbi, intelligenti e birichini
Chissà perché si dice: "Sei proprio un asino!" Farò ricerche. 😉
Che bel viaggio all'interno di questo straordinario mondo.
Lo scorso anno un'alunna fece il suo dossier di fine anno, per l'esame di terza media, proprio sul cavallo, del quale è grande appassionata praticando l'equitazione. Le concessi quel tema perché sapevo che poteva portare a diversi spunti, come tu dimostri ampiamente (la fanciulla invece non è stata particolarmente brillante).
Il cavallo viene spesso menzionato durante le lezioni di Storia, in particolare in questo periodo in prima e terza. Nella prima sto trattando il sistema feudale con particolare sguardo sulla classe dei cavalieri e in terza stiamo trattando l'economia del cavallo con un confronto tra la frontiera americana e l'uso di questo animale nella Grande Guerra. Che poi è il tema di quel War Horse che ti consiglio di vedere.
Nella mia vita sono salita a cavallo per due volte. La prima in occasione di un Carnevale in cui mi vestii da Perla di Labuan, la Lady Marianna di Sandokan. Fu per una fotografia che ancora mia madre dovrebbe conservare.
La seconda fu in un maneggio, durante una gita in Sila, la foresta in Calabria. Era un cavallo vecchio, parecchio maleodorante e bolso, ma ne ho un bel ricordo perché mi sentii subito a mio agio. 🙂
Ciao, Luz! Strano che la tua allieva avesse prodotto poco, sul cavallo c'è solo l'imbarazzo della scelta. Che cosa non avrebbero fatto i cavalieri medievali senza i loro amati quadrupedi? Mi fa ridere sempre la scena di Brancaleone alle Crociate, dove lui lo chiama "Aquilante, malnato cavallo!"
Per quanto riguarda la Prima Guerra Mondiale, avevo letto un articolo in tempi recenti che se ne impiegarono 12 milioni e pochissimi tornarono a casa.
Caspita, che bella esperienza essere vestita da Lady Marianna. A mio figlio piccolo feci cavalcare un pony in un maneggio vicino a Colico sul lago di Como. Si divertì un mondo. Mi ricordo che il cavallo si chiamava Ercolino. Mi è venuto in mente ora anche il cavallo Ernesto Sparalesto di Hanna-Barbera, con il ruolo di sceriffo.
Non stupirti che abbia prodotto poco. Moltissimi ragazzi oggi versano in una svogliatezza e indolenza che scoraggia chi cerca di impartire loro qualcosa.
Per fortuna molti altri risollevano le sorti di questa nostra povera malmessa scuola.
Sono sicura che tu sei una di quelle insegnanti che traggono il meglio dai ragazzi. 🙂
Il cavallo è un animale bellissimo. Io, però, ne ho paura: non ci salirei mai sopra e non so nemmeno bene il perché, non ho mai avuto esperienze negative. Mia cugina aveva un maneggio e faceva le gare con il suo cavallo preferito. Poi, a causa di una malattia, quel cavallo è morto e lei non ne ha voluto sapere più nulla. Ne ho dedotto che il legame che si crea è talmente forte che una perdita drammatica arriva a provocare un autentico shock.
Anch'io avrei citato Furia cavallo del west e la sua sigla, sì, era proprio un mito! 🙂
Il cavallo ha un'altezza prodigiosa, non hai un'idea di quanto sia alto finché non monti in groppa. Di solito li si vede nei documentari, dove sembrano più piccoli. Penso che sì, il legame tra uomo e cavallo sia stretto almeno quanto quello tra uomo e cane. Non c'è da stupirsi se tua cugina abbia risentito tanto della sua perdita.
Per quanto riguarda Furia, ho un vago ricordo degli episodi, ma rammento benissimo la sigla. 🙂
Beh, i cavalli sono sicuramente presenti in tutti (o quasi) i romanzi fantasy di derivazione tolkieniana. Come film mi viene invece in mente il bellissimo Oceano di Fuoco – Hidalgo, con Viggo Mortensen.
Il post avrebbe anche potuto avere una seconda parte e parlare della leggendaria sfida tra cavallo e treno a vapore, che decretò il successo di quest'ultima e il declino del cavallo. Tra l'altro esiste una competizione campestre (mi pare in Inghilterra) dove si sfidano uomini contro uomini a cavallo. In genere vincono i cavalieri, ma alle volte hanno vinto anche gli appiedati. Questo perché sorprendentemente, pur non essendo il più veloce, l'uomo è l'animale dotato di maggior resistenza: sul lungo percorso è quello che vincerebbe su tutti gli altri.
Ciao, Marco, grazie per il commento. Bello il film che menzioni, ne avevo visto alcuni spezzoni ma credo valga la pena di vederlo per intero. Mi ricordo che c'erano paesaggi stupendi anche se terribili. Il cavallo è sempre presente nei fantasy, ma anche nei film storici d'impronta medievale. Era utilizzatissimo fino a pochi decenni fa, ora vedere un cavallo in città è un vero e proprio evento.
Interessante quella gara di cui mi racconti, chiederò ai colleghi inglesi!
Mi inserisco qui perché avrei citato proprio quel film! *__* Una grande avventura, recuperalo assolutamente!
E Spirit, il cartoon, a me piace parecchio.
Sono da sempre affascinata dai Mustang *__*
Tra i miei cartoni preferiti da piccina ha il posto d'onore The Lone Ranger (pensa te XD) che mi faceva impazzire fin dalla sigla stessa (tema tratto dall'Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini)!
Ciao, Glò, grazie del commento. Poi il protagonista non è niente male vero? 😉 Ho un vago ricordo, invece di The Lone Ranger.
Tra l'altro mi viene in mente anche il termine "cavallo" ("cavallo vapore")per l'unità di misura della potenza dell'automobile. Il cavallo è presente anche nelle nostre moderne autovetture.
P.S. Hai visto quanti corsivi inserisco ora? ^_^
Corsivi a profusione! ^^
Pensa che quel cartone è uno tra i primi ricordi che ho: restavo proprio inebetita davanti alla Tv, eh! 😀
Eheh… 😉 Vorrei chiederti un altro consiglio, visto che sei la mia eminenza grigia, il mio cardinale Richelieu: sai anche come si fa per inserire un'immagine nei commenti? Vedo che con wordpress molti lo fanno, ma non so se con blogspot sia possibile. 🙁
Temo che non sia possibile, se non dopo aver maneggiato il template del blog stesso 😛 (ti scrivo su Fb per un approfondimento trovato su sito utile).
Aaaah! Terrore… la schermata con il linguaggio html. Grazie mille per l'approfondimento!
I cavalli mi piacciono molto (ettepareva!), ma mi mettono anche soggezione per via delle dimensioni e del fatto che non li ho mai frequentati, se non fugacemente. Credo però che siano creature con cui si può avere un rapporto davvero profondo. Ho invece dimestichezza con "La cavallina storna", che da bambina avevo imparato a memoria e mi capitava di dover recitare su richiesta ai raduni di parenti. Una volta si dava grande importanza a questo tipo di apprendimento; ora non più, e credo sia meglio così.
I cavalli sono talmente belli che chiunque vi salga sopra acquista un'aura nobile come per incanto. Oltretutto non bisogna nemmeno essere alti di statura, tanto lo sono già loro! Penso che tutti gli scolari italiani si siano imbattuti ne La cavallina storna prima o poi.
Stavolta non ho inserito le citazioni e gli aforismi, ma ce ne sono di belli. Ad esempio: L'aria del Paradiso è quella che soffia tra le orecchie di un cavallo. (proverbio arabo)
Bellissimo proverbio! 🙂
Saggezza orientale. 🙂