Adoro il film Les Choristes, film del 2004 diretto da Christophe Barratier: mi piace la trama, l’interpretazione, i personaggi e soprattutto le musiche. Il nocciolo della storia è comunque tratto dal film del 1945 La gabbia degli usignoli diretto da Jean Dréville, che ottenne una candidatura agli Oscar del 1948 per il miglior soggetto.
La scena iniziale è ambientata a New York. Pierre Morhange è un famoso direttore d’orchestra francese, che riceve una telefonata dalla Francia: sua madre è morta. Dopo il funerale, un uomo bussa alla sua porta. Inizialmente Pierre non lo riconosce, ma quando l’uomo dice di chiamarsi Pepinot, improvvisamente si ricorda: cinquant’anni prima i due, quando erano ragazzi, erano stati tenuti in un collegio di rieducazione riservato a bambini difficili chiamato Fond de l’étang (Fondo dello stagno). Guardando le foto assieme, ad un certo punto, Pepinot passa a Pierre un diario, scritto da Clement Mathieu, loro sorvegliante all’istituto. Pierre comincia a leggere. In questo modo l’azione di sposta all’indietro nel 1949. Mathieu, compositore e insegnante di musica rimasto senza lavoro, accetta un impiego da sorvegliante a Fond de l’étang. Viene accolto dal direttore Rachin, che gli parla dei ragazzi che frequentano l’istituto, del loro comportamento non corretto e gli presenta la sua regola “azione-reazione”. Suggerisce a Mathieu di non dare alcuna giustificazione agli alunni, nella convinzione che i ragazzi capiscono solo se puniti. Mathieu crede, invece, che per educarli sia possibile usare punizioni meno severe, instaurando con loro un dialogo e una maggiore comprensione. Dopo un paio di scherzi, sentendo i ragazzi cantare, decide anche di formare un coro diviso in tre gruppi, nonostante la contrarietà del direttore. Tra di loro c’è il turbolento e ribelle Pierre Morhange dalla voce d’angelo. …
Voi direte: che cosa c’entra con la Rivoluzione Francese, argomento di questa rubrica? Come sa benissimo chi scrive, qualsiasi riferimento è valido per alimentare quella caldaia in attività che è l’immaginazione di uno scribacchino come me quando scrive. Ma anche quando non scrive, perché il film è del 2004, e cominciavo appena appena a maturare l’idea di mettermi al lavoro su un romanzo sulla Rivoluzione. Come a dire, che mi aggiravo con il mio paniere nella foresta, e vi mettevo dentro quello che, un giorno, forse mi sarebbe stato utile. La scrittura di un romanzo è fatta di tante cose, che sedimentano e maturano nel tempo e senza fretta.
In una bellissima scena del film i ragazzi cantano in coro L‘Hymne à la nuit ovvero l’armonizzazione di un tema dall’opera di Jean-Philippe Rameu, dal titolo Hyppolite et Aricie, composta nel 1733…. guardacaso alcuni decenni prima della Rivoluzione Francese. Nella scena specifica, le sacerdotesse di Diana rendono un eterno omaggio alla notte nell’atto I, scena 3. L’armonizzazione è di Joseph Noyon (1888-1962), mentre le parole sono state scritte dal compositore Édouard Sciortino (1893-1979). Come avrete capito dalla data del 1733, Rameau era un compositore, clavicembalista, organista e teorico della musica, noto e apprezzato prima della Rivoluzione, i cui lavori venivano rappresentati e suonati nei teatri di tutta la nazione. I francesi e i parigini in particolare erano pazzi per il teatro e i concerti, al punto che l’aristocrazia li allestiva in casa propria, e molti aristocratici erano ottimi attori dilettanti, in grado di competere con i loro colleghi. Tra le sue opere più famose si può annoverare il balletto Les Indes Galantes con il celebre rondeau che, se volete, potete ascoltare qui in una versione particolarmente vivace interpretata dar Magali Léger e Laurent Naouri,con Les Musiciens du Louvres diretti da Marc Minkowski in versione concertistica.
J’aime ton manteau radieux
Ton calme est infini
Ta splendeur est immense
Ô nuit ! Toi qui fais naître les songes
Calme le malheureux qui souffre en son réduit
Sois compatissante pour lui.
Prolonge son sommeil, prends pitié de sa peine
Dissipe la douleur, nuit limpide et sereine.
Ô Nuit ! Viens apporter à la terre
Le calme enchantement de ton mystère.
L’ombre qui t’escorte est si douce,
Si doux est le concert de tes voix
chantant l’espérance,
Si grand est ton pouvoir transformant tout
en rêve heureux.
Ô Nuit ! Ô laisse encore à la terre
Le calme enchantement de ton mystère.
L’ombre qui t’escorte est si douce,
Est-il une beauté aussi belle que le rêve ?
Est-il de vérité plus douce que l’espérance ?
***
Fonti:
Immagini:
- Fotogramma dal film “Les Choristes”
- Rameau ritratto da Joseph Aved
- Apparizione della Regina della notte, guazzo per una scenografia del Flauto magico di Karl Friedrich Schinkel, 1815
Che bell'articolo! Il film lo conoscevo ma gli approfondimenti relativi mi hanno arricchito come sempre sai fare tu. Quanto alla tua domanda, io tengo un quaderno dove "segno" sulle pagine tutto ciò che mi "segna" nell'immaginazione: per esempio, la lettura di "Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie" è stato un serbatoio molto produttivo non a livello di citazioni ma a livello di recupero di atmosfere; la mia Fiammetta che visita il Père Lachaise si avvale anche di Umberto Eco quando in "Sei passeggiate tra i boschi narrativi" parla di Gerard de Nerval. Insomma, la scrittura di invenzione sarebbe ben poca cosa se non si nutrisse di conoscenza.
Cara Nadia, grazie del bel commento così esaustivo. Mi sono divertita ad andare a caccia di informazioni su questo film bello e commovente. Interessante il tuo metodo per radunare le tue impressioni. I quaderni li uso più che altro per prendere appunti durante le conferenze, e poi ne ho uno con i titoli dei desideri, ovvero i libri che mi vengono consigliati. Per quanto mi riguarda, quando c'è qualcosa che mi interessa, vado subito a cercarlo sul web e poi mi stampo la pagina o l'informazione relativa che poi inserisco in un raccoglitore. Come ti puoi immaginare, quelli dedicati alla Rivoluzione – perché ne ho più di uno – sono molto corposi!
Con la musica barocca con me sfondi sempre una porta aperta. L'Inno alla notte però non lo conoscevo… davvero bello.
Riguardo alla tua domanda, ho alcune cartelle nel computer dove conservo tutto quello che potrebbe servire all'uopo 🙂
Pensa che gironzolando in rete ho scoperto le migliori scene dal film Le Roi danse con la musica di Lully; devo dire che sono davvero notevoli, anche se il Re Sole che danza lo avevo già visto nella serie tv Versailles. Se ti interessano le trovi al seguente link youtube: https://www.youtube.com/watch?v=BMvpvDjFvHA.
In un certo senso hai un taccuino virtuale delle cose che potrebbero servirti. 🙂
La serie tv Versailles l'ho vista. Le Roi dance invece avevo scelto di non vederlo, a causa della totale mancanza di somiglianza dell'attore con il personaggio di Re Luigi.
Infatti eri stato proprio tu a consigliarmi Versailles, che difatti mi era piaciuta molto. L'attore che interpreta il re assomiglia molto a Luigi XIV, ma l'attore che impersona il fratello è uno splendore.
Anch'io adoro quel film e l'anno scorso il collega di musica ha fatto cantare ai ragazzi l'Inno alla notte al concerto di Natale (considera che è arrivato nella scuola a settembre, da bravo precario). Il risultato è stato magico.
Ma che bella idea ha avuto il tuo collega e che meraviglia dev'essere stato! Poi a Natale, oltretutto… non c'è periodo migliore per far cantare un Inno come questo.
Mi accade di solito con certe considerazioni sulla vita o sulla società, o con immagini che improvvisamente mi balenano in testa. Le annoto e le tengo "in archivio", molte restano registrate sul pc e ancora stanno lì in attesa, però alcune si rivelano poi adatte per essere innestate in una narrazione.
A quanto leggo tutti noi abbiamo una specie di contenitore di idee, che possono essere su carta o su computer. Oltre a essere un buon modo per esercitare la memoria, è utile per fare dei collegamenti tra l'idea "madre", quella portante del romanzo, e quella delle idee "figlie" ovvero gli ulteriori spunti che ci arrivano (anche se detta così sembra un linguaggio da Enterprise!).
Un altro bellissimo articolo! E che musica! Riguardo alla tua domanda rispondo subito che, sì, assolutamente annoto di tutto e di più, ogni informazione che mi impatta, non importa quale sia la sua natura o il formato. In genere, mi servo di fogli di appunti sul cellulare, ma non è vincolante. In seguito, archivio tutto su PC creando cartelle tematiche. Questo materiale può servirmi per approfondire un'atmosfera, oppure si tratta di immagini che evocano in me ricordi o prefigurazioni, ma anche articoli di cronaca. Per esempio, per la stesura di Niente Panico avevo messo a punto una ricerca molto approfondita sull'Italia negli anni '60 e '70 che teneva conto della situazione politica, economica, sociale, quindi anche della cronaca bianca, rosa e ovviamente nera 😉
Grazie mille, Clem. Vero, la musica è bellissima. Anche il rondeau de Les Indes Galantes è molto allegro e trascinante, da far battere ritmicamente piedi e mani. Posso immaginarmi questi spettacoli nei teatri di allora, quando andare a teatro era soprattutto un'occasione sociale.
Interessante il tuo metodo di raccolta per cartelle tematiche. Oltretutto quello che non si usa per un romanzo può venire utile per un altro, oppure un racconto, non si sa mai! E' importante rintracciare non solo gli eventi, ma anche una certa "atmosfera" del periodo per dare il tono giusto alla narrazione.
Sì ho scritto di getto un breve racconto sulla base di un'idea e quel racconto è diventato l'incipit del mio primo romanzo. Bel post 😘
Bella l'idea che un racconto possa assumere l'importante ruolo di un incipit per un romanzo. Di solito a me accade il contrario, cioè ricavo dei racconti sulla base di alcune scene dei miei romanzi come Il gigante di nuvole e luce o Esci dalla tua terra e va', entrambi presentati a concorsi. Grazie per il commento finale. 😉