Oggi sono in vena di azzardi e vorrei fare un collegamento alquanto ardito tra Platone e Lady Oscar… Chissà se riuscirò a rompermi le ossa nell’impresa! A ogni modo, visto che il mese di luglio è impegnativo in termini di dispendio energetico, entrerò anch’io lentamente in modalità “stand-by” in vista della meritata chiusura del blog per la pausa estiva.
Ritornando al tema del post odierno, penso che uno dei fenomeni più affascinanti nella storia dell’umanità sia l’affacciarsi del mito dove meno te lo aspetti, e dunque anche in un manga giapponese. Faccio riferimento al mito dell’androgino di Aristofane, ripreso da Platone nel suo Simposio del IV secolo a.C. Noto anche con il titolo di Convito, ha luogo sotto forma di tenzone dialettica nell’ambito di un banchetto, offerto dal poeta Agatone per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle Lenee. Gli invitati rappresentano il fior fiore degli intellettuali ateniesi, e ognuno di loro terrà un discorso che ha per oggetto un elogio di Eros.
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L’Ermafrodito Borghese. Marmo greco, copia romana del II secolo d. C.
da un originale ellenistico del II secolo a.C., restaurato nel 1619 da David Larique. |
Quando è il turno di Aristofane, egli spiega che, all’origine del mondo, gli esseri umani erano
differenti dagli attuali, poiché formati da due degli umani attuali congiunti tramite la parte frontale. Inoltre essi erano di tre generi: il maschile, il femminile e l’androgino, che partecipa del maschio e della femmina. Fu Zeus che tagliò a metà questi esseri per punirli della loro superbia. Da questa divisione scaturisce il desiderio di ricreare l’unità primigenia, cercando incessantemente l’altra metà. Zeus manda allora Eros affinché, attraverso il ricongiungimento fisico, essi possano ricostruire “fittiziamente” l’unità perduta. “Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d’amore dunque è dato per il desiderio e l’aspirazione all’intero,” dice Aristofane. Siccome i sessi erano tre, due sono oggi le tipologie d’amore: il rapporto omosessuale (se i due partner facevano parte in principio di un essere umano completamente maschile o completamente femminile) e il rapporto eterosessuale (se i due facevano parte di un essere androgino).
Possiamo essere più o meno d’accordo con il pensiero di Aristofane e Platone, ma è indubbio che gli androgini abbiano sempre esercitato un’enorme attrattiva sul pensiero antico e oltre. L’idea di un essere che assommi le caratteristiche maschili e femminili in maniera armoniosa e sia, come dire, autosufficiente, continuò infatti ad avere grande fortuna nei secoli successivi ai Greci, al punto che l’androgino godette di intensa attenzione nel periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento, per poi emergere appieno negli studi psicologici di Jung,
Arriviamo dunque alla nostra
Lady Oscar (o
Le rose di Versailles), un
manga di
Riyoko Ikeda, trasposto anche in una serie televisiva
anime, trasmessa dal 1982 con lo stesso titolo del manga e dal 1990 come
Una spada per Lady Oscar. Si tratta di una serie
amatissima da quelli che appartengono alla mia generazione, e paradossalmente ebbe
più successo in Italia che in Giappone. Tuttavia è bene dire che
la versione italiana fu pesantemente censurata,
tagliata e modificata sia nei dialoghi sia in alcuni elementi, a partire dal fatto fondamentale che, nell’originale giapponese, il segreto sul sesso di Oscar veniva mantenuto e quindi determinate scene possedevano una forte carica erotica del tutto assente nella versione nostrana.
Come molti sanno, la storia è ambientata
in Francia, negli ultimi anni dell’
Ancien Régime, e scende nel dettaglio della vita nella
corte di Versailles fino alla
Rivoluzione del 1789. Inizia con l’arrivo alla corte francese della giovane principessa austriaca
Maria Antonietta,
promessa sposa del Delfino. A farle da scorta è
Oscar François de Jarjayes, comandante della Guardia Reale: sotto l’uniforme si nasconde una bellissima giovane,
educata sin da bambina come un uomo in mancanza di eredi maschi. Altri personaggi primari della storia sono il conte svedese
Hans Axel von Fersen, che diventa favorito della regina,
Madame Du Barry, la contessa
Yolande de Polignac,
Jeanne e Rosalie – due ragazze dei bassifondi – e
André, lo scudiero e amico d’infanzia di Oscar. Di lei il giovane è, da sempre, profondamente innamorato.
Nei vari episodi della serie, Oscar è molto avvenente sia come uomo che come donna, e le scene in cui la sua bellezza è maggiormente esaltata sono proprio quelle giocate sull’ambiguità delle situazioni, malgrado – ripeto – la censura: Rosalie, ormai ridotta alla fame, una sera ferma la carrozza di Oscar e, credendola un uomo, le si offre. Oscar ride per l’equivoco, ma poi, commossa, le dona una moneta d’oro. Oscar danza con la regina Maria Antonietta per sottrarla alle maldicenze che cominciano a circolare su lei e Fersen. A un ballo a corte, Oscar si presenta in incognito vestita per la prima e unica volta da donna; nessuno la riconosce, ma, danzando con Fersen, capisce che non potrà mai sostituire la regina nel cuore dell’uomo.
Alla fine della storia,
Oscar scopre di ricambiare l’amore di André quando ormai la tragedia incombe: durante la
presa della Bastiglia André viene colpito da un soldato e poi soccorso da vari medici che combattono tra il popolo. Muore poco dopo tra le braccia di Oscar dopo averle promesso di sposarla. Mentre sparano con i cannoni sulla Bastiglia, Oscar viene presa di mira dai soldati della fortezza ed è
colpita a morte. I due innamorati sono sepolti l’una accanto all’altro
sulle colline di Arras, dove avevano trascorso le estati della loro infanzia e dove avevano intenzione di sposarsi; e che, guardacaso – aggiungo io – è la cittadina natale di Robespierre.
Ritorniamo alla nostra quadratura del cerchio con il mito dell’androgino. Oscar è senza alcun dubbio una donna, ed è l’uniforme, oltre che il suo ruolo di guardia e combattente, a darle quei connotati maschili che mancano a livello fisico. Nello stesso tempo, quell’uniforme e quel ruolo la imprigionano come una farfalla in un bozzolo, e la fanno oscillare di volta in volta tra l’amore per una donna – con Maria Antonietta ha molto spesso un ruolo più che protettivo e amicale – e per un uomo, come se non riuscisse a trovare un equilibrio sessuale e sentimentale abbastanza a lungo per mantenerlo. Soltanto alla fine scoprirà che la sua anima gemella – o, come direbbe Platone, la sua controparte separata – si trova proprio accanto a lei, e la ama da sempre con profonda devozione.
Non mi resta che concludere il mio omaggio a questa serie con la celeberrima sigla. Lady Oscar ha avuto l’indubbio pregio di avvicinare alla Storia e alla Rivoluzione Francese molti ragazzi svogliati, o a rinfocolare una passione già divampante, come nel mio caso.
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Conoscete Lady Oscar? Vi sono altri cartoni animati o anime che avete amato in modo particolare nella vostra infanzia, non necessariamente a carattere storico?
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Fonti immagini:
- L’Ermafrodito Borghese – Wikipedia
- Lady Oscar e Maria Antonietta – dal web
- Lady Oscar, André e il conte Fersen – dal web
Lo conosco naturalmente, però non l'ho mai visto. Secondo quanto mi è stato riferito è anche abbastanza romanzato e quindi non è sempre accurato sul piano storico, però, come dici tu, almeno ha incuriosito molti ragazzini al riguardo della rivoluzione francese.
Io ne ho rivisto qualche puntata iniziale ultimamente, e in effetti ci sono delle cose piuttosto assurde, come il fatto che lei abbia quattordici anni quando diventa capitano delle guardie della principessa Maria Antonietta. Però all'epoca non facevo molto caso a questi "dettagli"… 🙂
Ho sempre amato Lady Oscar, e mi divertivo anche a disegnarla 😊 Il paragone seppur azzardato è una alternativa alla motivazione legata all'educazione ricevuta e al compiacimento del padre. In questa chiave interpretativa si conferisce consapebolezza al personaggio, e un ruolo attivo nella scoperta di sé stessa, come capita a molti. Interessante accostamento.
Marina
Volevo scrivere "consapevolezza"! Sti cellulari 😥
Ciao, Marina! Grazie del commento. Non mi ricordo se disegnavo Lady Oscar, ma sicuramente non mi perdevo una sola puntata. Ricordo che tornavo dal liceo, mangiavo in fretta e furia e poi mi accomodavo in poltrona a guardare la tv. Come ho detto in altri post, un altro dei miei personaggi preferiti era Capitan Harlock. E anche Goldrake, il primissimo, in seguito i robot magnum avevano finito con l'assomigliarsi tra loro secondo me.
Per quanto riguarda la parola, sei stata brava comunque a postare un commento così lungo. Io non oso mai usare il cellulare perché mi sostituisce le parole secondo il suo criterio… che in molti casi non è il mio. 😉
Come si fa a non amare Lady Oscar? A me, poi, ha sempre fatto pensare che il ruolo sociale e l'educazione poco influenzino l'identità di genere. Combatte meglio di tutti, è un ufficiale di professione, sarà anche protettiva con Maria Antonietta (fino a che non si accorge che le vere sofferenze sono fuori Versailles), ma Oscar di suo si innamora di quel bellimbusto un po' vuoto di Fersen. L'ambiguità mi sembra tutta nelle persone che ha intorno che non sanno inquadrarla. Comunque, per assurdo, essendo mia madre una convinta femminista, Lady Oscar è stato uno dei pochi cartoni animati che potevo vedere anche da piccola, con il risultato di uscirne un bel po' traumatizzata.
Tra l'altro leggevo in un saggio dedicato a Lady Oscar non so dove che nell'esercito rivoluzionario esisteva uno specifico divieto di arruolarsi per le donne. Perché un simile esplicito divieto, si chiedeva l'autore? Ovvio, per non trovarsi una nuova lady Oscar dal pensiero troppo libero tra i piedi! Non so se il divieto sia esistito davvero, ma questo particolare mi ha molto affascinato.
Eh, penso proprio che Lady Oscar abbia costituito un bel modello per le ragazze della mia generazione e anche dopo. Un po' mi ha sempre ricordato l'eroina di Capitan Tempesta di Salgari che si veste da uomo. Ne avevo parlato in un post di un paio d'anni fa sul blog, e mi ricordo che era un libro che avevi anche tu.
Nella Francia rivoluzionaria le donne non potevano fare quasi nulla, alla faccia del motto "Egalité ecc.". I primi club femminili e femministi nacquero proprio perché alle donne non era consentito l'accesso ai club politici – come quello dei Giacobini – se non come semplici osservatrici e non come parte attiva nella discussione. Mi hai fatto venire in mente, invece, un episodio storicamente documentato ma che appartiene alla Francia napoleonica: una donna si travestì da soldato per andare a raggiungere il marito, ufficiale in guerra. Combatteva come e meglio di un uomo, e quando venne "scoperta" rimasero tutti di stucco.
Non ho mai guardato gli anime giapponesi, salvo qualche minuto di Atlas Ufo Robot verso la fine degli anni '70, quando fece da avanguardia alla futura colonizzazione. Forse ero già troppo grande di età.
E riguardo al mito platonico aggiungo che Zeus usò, per separare le due metà, un capello di Afrodite… inseparabile da Eros.
Atlas Ufo Robot mi piaceva molto, come avevo commentato più sopra. Devo dire che, rispetto ai vecchi cartoni di Walt Disney, che per me rimangono insuperabili, era un'assoluta novità. Invece non ho mai sopportato i Pokemon, che peraltro sono arrivati parecchio tempo dopo.
Ah, tu vedi che bella la tua aggiunta sul mito platonico: un capello di Afrodite.
Ma certo, ci sta l’azzardo! Lady Oscar, comunque, ha conquistato più di una generazione. Del resto, lei era bella, coraggiosa, determinata, emancipata, passionale,… il contesto era appassionante per definizione e poi, diciamo la verità, in quanto anime era anche più audace di altri cartoni. Devo dire che non sono mai stata una sua vera fan, preferivo Lupin III, che mi faceva molto ridere, ma non rientro nemmeno tra i detrattori. 🙂
Mio figlio Stefano era un appassionato di Lupin III, per cui ne avevo visto parecchie puntate anch'io. Era davvero un ladro sui generis, rispetto al suo predecessore! Gli piaceva molto anche Dragonball.
In quel periodo mi ricordo di aver assistito a una conferenza alla sua scuola, molto interessante, in cui una psicologa sottolineava che i demoni dei cartoni animati giapponesi non sembra abbiano un'origine come i nostri personaggi negativi, vale a dire che non hanno un percorso evolutivo o involutivo nella loro malvagità. Nascono così come sono. L'avevo trovato interessante, mi era rimasto impresso il concetto.
Eh, Lupin III era veramente un manga simpatico, con personaggi ben costruiti e divertentissimi 🙂
I cartoni animati giapponesi, a ogni modo, non hanno inventato nulla, ma semplicemente attinto al repertorio religioso locale, buddista e shintoista, in cui i demoni sono appunto come li hai descritti. Tra l'altro, Dragonball lo conosco bene perché veniva seguito anche dai miei figli e anche tutto il percorso del personaggio ricalca lo stesso solco. A una lettura attenta, infatti, quel cartone non è per nulla banale. 🙂
In Lupin III ero affascinata dal personaggio di Goemon Ishikawa, il samurai, che trovavo tra l'altro bellissimo. Era simpatica anche l'abile ladra di cui Lupin era innamorato, Margot, e che prontamente lo scaricava non appena otteneva ciò che voleva!
Che idea originale hai avuto! Non credo che nessun altro abbia mai azzardato prima un accostamento come questo. Io credo di aver visto, se non tutti, la maggior parte degli anime trasmessi negli anni '80 e '90, ma Lady Oscar era tra i miei preferiti. Proprio per questo, appena possibile ho voluto procurarmi il manga, e devo dire che nel fumetto, rispetto al cartone animato, si avverte molto meno il conflitto interiore di Oscar per essere stata cresciuta come un maschio. La Ikeda comunque scrisse anche un'altra opera la cui protagonista è costretta a fingersi un ragazzo: si chiama La finestra di Orpheus ed è ambientato ai tempi della rivoluzione russa. Se ti capita dagli un'occhiata, se hai amato Lady Oscar non potrai non amare anche questo 🙂
Ciao, Simona, grazie mille per il tuo lungo commento e per la tua proposta di visione de La finestra di Orpheus. La rivoluzione russa è un altro periodo interessantissimo, tra le altre cose e con protagonisti notevoli e fuori misura. Una delle cose che avevo letto sul vostro blog era il post biografico su Rasputin, davvero una figura inquietante e che non sembrava del tutto umana.
Non so perché, ma mi ha sempre interessato la tematica dell'androginia e dell'omosessualità. Nei miei romanzi c'è spesso un personaggio che vive esperienze di questo genere, com'è ovvio sofferte.
Alla prossima! 🙂
Conosco Lady Oscar più per la canzone della sigla che per il cartone animato che non ho mai visto, l'unico manga giapponese che ho visto è Heidi, tutto quello che é venuto dopo non so perchè ma non l'ho seguito (ehm che sia un fattore di età?)
La canzone della sigla di Lady Oscar mi piaceva molto soprattutto perchè anche i miei avrebbero voluto un figlio maschio (sono la terza di tre figlie femmine) e mi identificavo nella situazione…
In ogni caso è molto interessante la tua contrapposizione storica tra Platone e Lady Oscar, ci trovo davvero molte attinenze, non mi sembra affatto un azzardo 🙂
Ciao Giulia, bentornata dalle vacanze e sul blog! 🙂 Anch'io vedevo spesso Heidi in quanto trascorrevo le mie estati tra i cuginetti trentini, e come puoi immaginarti andava per la maggiore da quelle parti. Ogni volta che vuole prendermi in giro, mio figlio dice: "Quando facevi Heidi…".
Grazie mille del commento, ci riaggiorniamo presto.
Bellissimo post, Cristina. Il modo in cui Platone si spiega l'amore mi ha sempre affascinato. L' amore è essenzialmente desiderio di colmare una assenza, una mancanza..
Un caro saluto ( sarò anche io assente dalla rete per un po' anche se Giuliano continuerà, penso, a restare in sella al cavallo 🙂
Grazie mille per il commento! Sì, ho lasciato anch'io una traccia del mio passaggio sul vostro blog, e vedo che Giuliano mi ha risposto prontamente. Come a dire, rimane lui "padrone del vapore", o del cavallo che dir si voglia. A presto. 🙂
Oh, io ho adorato Lady Oscar! L'ho guardato e riguardato… e sì, ho anche pianto alla fine.
Secondo me con l'androgino di Platone non ha molto a che fare, perché quello è composto da due metà distinte e serve a spiegare l'amore eterosessuale. Lady Oscar è una persona sola, che però riunisce in sé caratteristiche tipiche sia del femminile che del maschile. All'epoca una figura del genere sarebbe sembrata molto strana, ora per fortuna ci siamo liberati di molti stereotipi di genere.
Ci siamo resi conto che le donne possono essere forti e gli uomini possono essere sensibili, che ci sono donne che amano fare boxe o guidare la moto e uomini che amano danzare o cucire vestiti. In giro ci sono ragazze con i capelli corti (moi) o che si vestono sempre con felpe e jeans presi nel reparto da uomo, come c'è anche qualche ragazzo che si trucca. E trovo bellissimo che stia iniziando a diventare normale, perché tutti dovrebbero poter fare quello che gli piace, senza farsi condizionare dal maschile o dal femminile.
E poi, diciamocela, i racconti storici e romanzati sono pieni di donne che si travestono da uomo solo per poter decidere cosa fare o non fare nella propria vita. All'epoca, essere uomo era l'unico modo per poter fare certe cose.
Sì, mi ricordo che lo scorso anno, se non mi sbaglio, avevi fatto anche una prova di doppiaggio della scena di lei che duella con il suo rivale nella conquista del ruolo di capitano delle guardie. Alla fine è impossibile non commuoversi, il finale è davvero tragico.
A proposito di quello che hai aggiunto, ricordo che avevo un cugino trentino cui piaceva fare le torte, ma doveva farlo di nascosto a suo padre perché se l'avesse colto con le mani… ehm… in pasta, sarebbero stati guai. Lo riteneva poco virile.
C'è un'altra figura storica durante la Rivoluzione Francese, che si chiama Chevalier d'Eon, magari prima o poi ci scrivo un post. Anche su di lui c'era stato un anime giapponese. A livello storico pare fosse un uomo che si vestiva da donna, era un agente segreto coraggiosissimo e grande spadaccino. Nessuno era riuscito mai a capire, però, se fosse così, o non fosse viceversa, cioè una donna che si vestiva da uomo!
Domani pubblico un post un po' speciale. A presto. 🙂
Ho visto soltanto qualche puntata di Lady Oscar, anche se appartengo alla fascia d'età giusta. In questo post hai saputo combinare argomenti molto diversi, senza farli sembrare fuori contesto. La combinazione di caratteristiche maschili e femminili nella stessa persona mi affascina molto, non come qualcosa di esotico, ma come espressione dell'essere umano in quanto tale. Io mi sono sempre sentita così, che io ricordi. In passato, quando qualcuno, scherzando, mi chiedeva come mai non mi vestissi-comportassi in modo più femminile, rispondevo che mi sentivo un essere umano, non un ragazzo o una ragazza. Adesso che sono diventata "grande" nessuno me lo domanda più, e va benissimo così! 😉
A me hanno sempre attirato le problematiche omosessuali, tanto è vero che le inserisco spesso nei miei romanzi, perlomeno di recente. Trovo che siano una fonte molto fertile per descrivere situazioni generatrici di stati d'animo particolarmente tormentati nei personaggi, in quanto a livello storico la cosa è stata quasi sempre malvista.
Ho sempre pensato, comunque, che una persona che sappia coniugare in sé caratteristiche maschili e femminili in modo armonioso sia un essere completo. Del resto lo asseriva anche il buon Jung! 🙂