Rieccomi! Dopo l’adrenalina dello scorso fine settimana, è giunto il momento di darsi una calmata sia pure a malincuore… anche messer Bernabò Visconti non è molto d’accordo, e se fosse per lui sarei sempre lì a cantare le sue gesta. Per giunta non mi paga da mesi, ma non oso rivolgermi ai sindacati… Voi che ne pensate? Comunque oggi l’ho spedito a farsi un giro nei boschi a caccia, uno dei suoi svaghi preferiti, nella speranza che si distragga e non ritorni quando meno me lo aspetto, cioè di punto in bianco come fa di solito.
Oggi infatti è il turno del Caffè della Rivoluzione e, fedele al mio proposito di proporvi post abbastanza brevi ma ugualmente interessanti, come spero, vorrei parlarvi di un luogo speciale. A Parigi infatti c’è un museo che non manco mai di visitare: il Muséè Carnavalet, rue de Sévigné 23, III arrondissement. Attualmente è chiuso per restauri, e dovrebbe riaprire più bello che pria! Infatti è il Museo della città di Parigi, di estrema importanza perché Parigi è sempre stata “la Francia”, ovvero il suo cuore pulsante e il centro irradiante della Rivoluzione. Quindi, chi è appassionato del periodo storico non può farsi sfuggire una visita in questo luogo magico, anche per immergersi appieno nell’atmosfera dell’epoca.
Ma il vero tesoro è per me costituito dalle dodici sale dedicate alla Rivoluzione Francese, con i muri coperti di tessuti rigati secondo il gusto dell’epoca. Qui accanto potete vedere il salon bleu in stile Luigi XV con mobili dell’Hôtel Brulart de Genlis (1780 ca.). Potete ben capire che cosa provo quando cammino in questi luoghi silenziosi, su soffici tappeti, mentre ritratti di persone abbigliate secondo la moda dell’epoca mi osservano dalle pareti. Essendo un museo estraneo ai grandi circuiti turistici, non l’ho mai trovato sovraffollato di gruppi vocianti, guide esauste o persone poco interessate, e questo costituisce un motivo di ulteriore fascino. Sembra davvero di tornare indietro nel tempo.
Numerosi oggetti vi sono esposti, come scatole, medaglioni, ventagli, illustrazioni e maquette, mobili, emblemi rivoluzionari e pitture, e alcune chicche come il gioco del domino e i soldatini di piombo del piccolo Dauphin; le chiavi della Bastiglia; manette dell’epoca; modellini ridotti di ghigliottine; un anello in forma di bara contenente dei capelli del re Luigi XVI. Ci sono anche cimeli e oggetti appartenuti al gotha della Rivoluzione, che, negli anni passati, venivano esposti a rotazione probabilmente non essendoci spazio a sufficienza per esporre tutto in contemporanea. Mi ricordo di aver visto, ad esempio, la sedia a rotelle di Couthon, che poi era sparita in occasione di una successiva visita; e anche la cartella di cuoio di Robespierre.
Tra le testimonianze particolarmente drammatiche sull’esistenza di quest’ultimo, c’è l’appello alla sezione des Piques redatto dal Comité d’exécution de la Commune nella notte del 9 termidoro. Ricapitolando brevemente i fatti, Maximilien Robespierre, suo fratello, Saint-Just, Couthon, Lebas erano stati arrestati nel corso di una convulsa seduta alla Convenzione, e tratti in carcere. Liberati dai sostenitori, si erano recati all’Hôtel de Ville, cioè al municipio, dove avevano cominciato a redigere questo appello al popolo. Se ingrandite e osservate bene il documento, c’è la firma interrotta di Robespierre (Ro…) e macchie di sangue non solo in fondo alla pagina, ma anche schizzate di lato. Naturalmente sembrano inchiostro, ma è proprio sangue.
Loro sono i protagonisti del mio altro copione teatrale, dal titolo “Il Canarino“. |
Bene, mi sono fatta venire la classica lacrimuccia, e quindi concludo il mio amarcord con il link al sito dove potete godere una visita virtuale in attesa di quella reale. Anche perché sento un certo scalpitare di cavalli, segno che messere sta tornando dalla caccia… !
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Avete un luogo del cuore (un museo, un sito, una chiesa, un’abitazione, una città…) che vi è particolarmente caro?
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Fonte informazioni sul museo:
Wikipedia
Fonte immagini:
- Corte interna dell’Hôtel de Carnavalet – da Wikipedia
- Le musée Carnavalet à Paris, salle 53, salon bleu Louis XVI – da Wikipedia
- Appel à la section des Piques rédigé à l’Hôtel de Ville dans la nuit du 9 thermidor (27 juillet), la signature de Robespierre est interrompue – Les Musées de la Ville de Paris, les collections
- Ritratti di Camille Desmoulins, Lucile Desmoulins, Maximilien Robespierre al Musée Carnavalet – da Wikipedia
Un luogo che visito sempre volentieri, pur avendolo già visitato tante volte, sono le terme di Montecatini, soprattutto il Tettuccio, ma anche Tamerici (che purtroppo da un po' di anni è sempre chiuso…)
É come entrare in un'altra epoca, respirare i fasti di un passato ormai perduto.
Per motivi solo affettivi mi piace anche la terrazza con il belvedere di Tolfa, mi fa rivivere le estati della mia infanzia…
Bei posti quelli che hai nominato. Io, a parte il Musée Carnavalet, ho un legame affettivo con la mia Milano in generale. Non potrei vivere in nessun altro posto, anche se comprendo benissimo chi trova invivibili le città.
Pensa che sono stata innumerevoli volte a Parigi e non ho mai visitato questo museo… devo assolutamente rimediare!
Luoghi del cuore ne ho tanti, sparsi un po' ovunque, però il legame più forte resta quello con Milano. Devo anche dire che alcuni stravolgimenti urbanistici, tanto decantati qua e là, come Piazza Gae Aulenti, mi urtano perché non vedo continuità con la filosofia del territorio e la sua storia (secondo me, una piazza così la puoi trovare anche a Dubai e la leggo in ottica negativa, come effetto della gentrificazione), mentre altri (come la riqualificazione de l'Isola o della zona Navigli) mi scaldano il cuore.
Sono contenta di averti svelato un luogo che non conoscevi, Clem. Si tratta di un'autentica chicca… il palazzo con il cortile poi è magnifico e le sale sono sempre molto tranquille come dicevo nel post. Parigi è immensa e ricca di angoli e angolini e il fatto che tu non lo conoscessi non mi stupisce, c'è talmente tanto da vedere!
Io sono un po' invasata con la rivoluzione, e quindi sono andata anche a cercarmi la Chapelle expiatoire sono sono inumati i corpi di Luigi XVI e Maria Antonietta, e anche di alcune guardie svizzere.
Parlando di Milano, pensa che devo ancora vedere come hanno sistemato piazza Gae Aulenti.
Anch'io ho vari luoghi del cuore, ma tutti decentrati. Non riescono a piacermi i centri cittadini, neanche quello tanto decantato della mia città, Firenze. Mi hanno viceversa sempre attratto i luoghi di confine tra natura e civiltà, tra terra e mare… non a caso mi incanto davanti alle tele di Hopper.
Interessante la tua scelta sui "luoghi di confine", Ivano, che si possono intendere in molti modi… non solo in senso geografico ma anche tra il visibile e l'invisibile. Penso che questo si rispecchia molto anche in quello che scrivi, sia nella blog novel sia nei tuoi racconti di "Insieme raccontiamo".
Posso immaginare la tua emozione nel visitare questo museo. Il fatto che non sia affollato è un grande pregio, perché la folla ostacola l'immersione nell'atmosfera del luogo. Se il posto ti interessa solo superficialmente, non è un gran guaio, ma se lo "senti" molto è davvero frustrante. Per fortuna in Scozia e Inghilterra non ho mai trovato masse di gente terribili. 🙂
Non c'è niente di più fastidioso che visitare un luogo che t'interessa, o anche presenziare a una conferenza, ed essere continuamente disturbati. A volte francamente non capisco l'atteggiamento delle persone che, ad esempio, vanno al cinema o a teatro e si mettono a guardare il cellulare. Penso che se fosse squillata una suoneria sabato durante il mio spettacolo… avrei potuto usare il lanciafiamme!