Ecco la seconda parte di questo articolo sui mezzi di locomozione in rapporto ai brani letterari, alle opere d’arte e, per chi abbia piacere di farlo, anche ai film.
La scorsa volta abbiamo parlato del treno, della motocicletta e dell’automobile (qui link). In questa nuova carrellata troviamo due libri umoristici di grande successo, e un romanzo storico, di quelli che fanno commuovere fino alle lacrime. Scopriamo insieme quali sono!
Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome
Questo romanzo umoristico del 1889 nacque quasi per un malinteso, visto che l’autore, originariamente, aveva redatto un’opera ricca di notizie storico-letterarie utili per una guida turistica e che doveva intitolarsi La storia del Tamigi. L’editore della rivista sulla quale venne pubblicato il racconto pretese di tagliare in gran parte le digressioni storico culturali e questo fatto sancì l’enorme successo con il quale venne accolto il libro, snellito ma pieno di gag umoristiche. Solo in Gran Bretagna vendette un milione e mezzo di copie.
Risalendo la corrente del fiume Tamigi i tre amici Jerome (“J.” voce narrante), Harris e George, assieme al cane Montmorency, viaggiano per giorni sulla loro imbarcazione, sfilando lungo le campagne inglesi e vivono nuove ed inattese avventure che strappano risate. Il viaggio è costellato da una serie di scenette comiche sulle gioie e sui dolori della vita in barca, unite a divertenti divagazioni che costituiscono storie a sé stanti. Il libro è anche uno spaccato della società inglese di fine Ottocento, raccontata con spassosissima, feroce ironia di puro stampo anglosassone.
“Quella stessa mattina, mentre mi vestivo, accadde un fatto alquanto divertente, Ero tornato, infreddolito sulla barca e, nella fretta d’infilarmela, feci cadere la camicia in acqua. La qual cosa mi mandò in bestia, anche perché George cominciò a sghignazzare. Non c’era proprio niente da ridere, gli dissi indignato… il che lo fece sghignazzare ancora di più. Mai in vita mia ho visto qualcuno ridere tanto. Alla fine persi la pazienza e gli dissi chiaro e tondo che era un idiota nonché un imbecille. Al che, rise ancora più forte. Ma quando ripescai la camicia, mi resi conto che non era affatto la mia bensì quella di George; di colpo mi resi conto di quanto buffo fosse l’incidente e cominciai a ridere io. Più il mio sguardo andava dalla camicia inzuppata a George che si sbellicava, più mi divertivo; per la precisione, risi tanto che la camicia mi cadde in acqua un’altra volta.
“Non… la… ripeschi?” ansimò George fra uno scoppio di risa e l’altro.
Ridevo a tal punto che per un momento non fui in grado di rispondergli, ma finalmente, dopo avere ripreso fiato, riuscii a balbettare:
“Non è la mia camicia… è la tua!”
Mai in vita mia mi è capitato di vedere qualcuno passare dall’ilarità alla furia così rapidamente.”
A me questo romanzo aveva fatto scompisciare dalle risate insieme a un altro, che non c’entra con i mezzi di trasporto ma che vorrei citare ugualmente: How to be an Alien di George Mikes.
La canzone: Sailing di Cristopher Cross (1979)
Il film: La tempesta perfetta del 2000 diretto da Wolfgang Petersen
Racconto di due città di Charles Dickens
The Winchester to Farnham Stage or Mail Coach – ca 1820, G. D |
L’incipit di questo romanzo è uno dei più famosi della storia letteraria e viene molto spesso usato per indicare periodi storici dove vige il più grande contrasto: “Era il migliore dei tempi, era il peggiore dei tempi, era l’età della saggezza, era l’età della stoltezza, era l’epoca della fede, era l’epoca dell’incredulità, era la stagione della Luce, era la stagione della Tenebra, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, avevamo tutto davanti a noi, non avevamo niente davanti a noi, andavamo tutti difilato in Paradiso, andavamo tutti difilato in senso opposto: in breve, il periodo era tanto simile al periodo attuale, che alcune delle più vistose autorità in materia hanno insistito perché venisse accolto, per il bene o per il male, soltanto al superlativo.”
Il romanzo segue le vite di diversi protagonisti attraverso questi eventi, in particolare Charles Darnay, un ex-aristocratico francese che diviene vittima di accuse indiscriminate durante la rivoluzione, e Sydney Carton, un avvocato inglese che cerca di redimere la propria vita per amore della moglie di Darnay, Lucie Manette, il cui padre Charles venne ingiustamente imprigionato nella Bastiglia. L’azione si sposta tra due città, quella di Londra, il cui centro focale è una casa quieta e serena, che pure pare trattenere il respiro in attesa delle notizie che arrivano oltre Manica e la convulsa e sanguinaria città di Parigi insorta, e sconvolta dai sussulti del Terrore e dalle esecuzioni sommarie, dove le donne sferruzzano ai piedi della ghigliottina contando le teste che cadono.
“La diligenza si mise di nuovo in moto, con i cerchi della nebbia che le si chiudevano intorno ancora più fitti, quando attaccò la discesa. La guardia rimise lo schioppo nella cassa delle armi, e dopo aver dato un’occhiata al resto del contenuto e alle pistole supplementari che portava alla cintura, ispezionò anche una cassetta più piccola sotto il suo sedile, che conteneva alcuni strumenti da fabbro, un paio di torce e la scatola con l’esca e l’acciarino. Poiché era fornito di tutto l’occorrente per il caso, non troppo raro, che le raffiche spegnessero le lanterne: e allora non aveva che da chiudersi nell’interno, stare bene attento che le scintille dell’acciarino non arrivassero alla paglia, e rifar luce con discreta sicurezza e facilità (se era fortunato) in cinque minuti.”
La canzone: La diligenza di Cristiano de André
Il film: The Hateful Eight, film del 2015, scritto e diretto da Quentin Tarantin
Don Camillo e il suo gregge di Giovannino Guareschi
Uno di questi episodi s’intitola per l’appunto La bicicletta e così inizia:
“Non si riesce a capire come, in quella fettaccia di terra che sta fra il grande fiume e la grande strada, ci sia stato un tempo in cui non si conosceva la bicicletta. Difatti, alla Bassa, dai vecchi di ottant’anni ai ragazzini di cinque, tutti marciano in bicicletta. E i ragazzini sono speciali perché lavorano con le gambe di sbieco in mezzo al triangolo del telaio e la bicicletta cammina tutta di traverso, ma va. I vecchi contadini viaggiano per lo più con biciclette da donna, mente i vecchi agrari col pancione adoperano ancora le vecchie “Triumph” col telaio alto, e montano in sella servendosi del predellino avvitato come dado al perno della ruota posteriore.
C’è davvero da mettersi a ridere vedendo le biciclette dei cittadini, quegli scintillanti arnesi di metalli speciali, con impianto elettrico, cambio di velocità, portapacchi brevettati, copricatena, contachilometri e altre porcherie del genere. Quelle non sono biciclette, ma giocattoli per far divertire le gambe. La vera bicicletta deve pesare almeno trenta chili”.
La canzone: Coppi di Gino Paoli (1985)
Il film: La bicicletta verde del 2012, scritto e diretto da Haifaa Al-Mansour.
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Nella speranza che questo secondo post sia stato di vostro gradimento, chiedo quali altri ricordi vi abbia risvegliato su romanzi, film e canzoni. Grazie a tutti!
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Fonte testi:
- Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome – Giunti
- Don Camillo e il suo gregge di Giovannino Guareschi – Rizzoli
- Racconto di due città di Charles Dickens – Edizioni Paoline
Fonte immagine iniziale: Pixabay
Cara Cristina, come sempre mi allieti le giornate e mi allarghi l'orizzonte: "Due città" è un romanzo che non ho ancora letto! Grazie.
Cara Nadia, grazie a te del commento. "Racconto di due città" è molto bello, ma è quasi riuscito a farmi odiare Parigi e la Rivoluzione Francese. A presto!
"Tre uomini in barca" è un libro che adoro, ho letto anche il seguito "Tre uomini a zonzo".
La bicicletta, di cui ti avevo parlato nel commento della scorsa volta, non può che piacermi. E sebbene non abbia letto nessun libro di Guareschi, i film però li ho visti eccome e me lo ricordo Fernandel in groppa alla sua bici 🙂
Un ricordo letterario umoristico della bici, ora che mi viene in mente, c'è in "Bar Sport" di Stefano Benni. Quando i più anziani del bar rammentano le clamorose imprese di un ciclista d'antan e del suo odioso rivale francese in un crescendo di esagerazioni surreali (ti dico solo che la "seconda tappa" del tour al quale stavano partecipando era la Lisbona-Mosca 😀 )
"Tre uomini a zonzo" mi pare non averlo letto, o perlomeno non mi era rimasto impresso così tanto come il primo che è il più celebre. I film basati sui libri di Guareschi li trasmettono spesso in tv, ma io non mi stancherei mai di vederli! Ahahah, surreale il passaggio che menzioni… a proposito di vecchietti da bar, mi hai fatto venire quelli tremendi di Marco Malvaldi, della serie "I delitti del Barlume". Grazie del commento.
Che bei colori che hanno le mongolfiere dell'immagine del post, mi fanno pensare all'aria e alla libertà. Le mongolfiere mi danno sempre un gran senso di respiro, anche se forse nel concreto avrei una gran paura a volarci sopra…ok tornando ai mezzi di locomozione di questo post, mi ha divertito molto il pezzo di Tre uomini in barca di Jerome K., la canzone Sailing me la ricordo bene mi riporta quasi all'infanzia. Molto bello l'incipit del racconto di due città, ma sai che leggendolo mi viene in mente la nostra epoca, potrebbe essere l'inizio di un romanzo d'oggi perfettamente calzante con i nostri giorni. La bicicletta è un mezzo che da Don Camillo è arrivato molto bene fino ai nostri giorni, è molto amato in Emilia e anche in Romagna. La bicicletta mi fa pensare subito alla meravigliosa Ferrara la città delle biciclette, ma anche ai percorsi intorno a Bologna che facevo spesso fino a qualche tempo fa. Una canzone che associo alla bici è quella di Riccardo Cocciante "Passeggiando in bicicletta" molto bella, da innamorati.
Grazie dello stupendo commento, Giulia. Sai che, una volta nella vita, mi piacerebbe provare a fare un viaggio in mongolfiera? In realtà avrei tre desideri:
– fare un viaggio in diligenza di qualche giorno, avevo trovato delle agenzie che organizzano dei viaggi primaverili ed estivi in diligenza in Austria o in Svizzera con passaggio dei valichi;
– vedere l'aurora boreale;
– fare una trasvolata, appunto, in mongolfiera.
Hai ragione, l'incipit del romanzo di Dickens potrebbe adattarsi molto bene anche ai giorni nostri, che sono epoche di grandi contrasti. La meravigliosa Ferrara è proprio la patria delle biciclette, perlomeno in Italia. Mi ricordo invece la prima volta che uscii dalla stazione ferroviaria di Amsterdam, c'erano biciclette ovunque che ti scampanellavano furiosamente perché, da bravi italiani, continuavamo a camminare nelle piste ciclabili. Ti parlo di una ventina di anni fa, ora forse abbiamo fatto anche noi l'abitudine alle bici in città. "Passeggiando in bicicletta" me la ricordo, la associo molto alla mia giovinezza!
Tre uomini in barca ce l'ho in libreria ma non l'ho ancora letto e chissà se lo leggerò mai. I film di Don Camillo li ho invece visti da piccolo e qualche scena me la ricordo ancora.
Venendo alle mie scelte… a parte che il capolavoro di Proust dedica pagine o paragrafi di grande fascino un po' a tutti i mezzi di trasporto: aereo, automobile, treno, barca… non posso non pensare con nostalgia (della lettura di quelle pagine) all'inseparabile bicicletta di Albertine nel secondo capitolo della Recherche.
La diligenza è iconica quella del romanzo "Dracula" e dei film che ne sono stati tratti.
Per la barca, penso invece a quella su cui Topo d'Acqua e Talpa percorrono il fiume al centro del piccolo mondo de Il vento nei salici.
Da quanto mi scrivi potresti comporre un meme sui mezzi di trasporto soltanto utilizzando la Recherche di Proust! Conoscendoti la tua passione per questo capolavoro, non è detto che tu non lo faccia. 😉 Poi, come sai, si può personalizzare a piacere.
Verissimo, la bicicletta è un caposaldo di Dracula che tra l'altro ho riletto, in italiano, proprio di recente.
Se non vado errando, avevi menzionato sul tuo blog un estratto del libro su Topo d'Acqua e Talpa Il vento nei salici, quando hanno la visione del dio Pan.
Mi hai fatto morire, Cristina, con "la bicicletta è un caposaldo di Dracula"… Va be', dopo i bagordi del compleanno, è comprensibile ;D
Occuparsi dei mezzi di trasporto nella Recherche sarebbe un'impresa complessa soprattutto per quel che riguarda il treno, che è presente davvero in molte pagine dell'opera. Più fattibile per il resto.
In effetti la mia osservazione potrebbe essere prodotta da un residuo di fumi alcolici! 😉
Per quanto riguarda la Recherche, chissà perché non ho memoria dell'aereo…
L'aereo compare in due occasioni. La prima è davvero folgorante, perché all'inizio sembra che Proust stia descrivendo l'apparizione di un angelo, solo nel finale della frase riporta tutto sul piano materiale e rivela che in realtà sta parlando di un aereo.
La seconda è quando Marcel è Albertine si recano in visita all'aerodromo.
Grazie di avermi rinfrescato la memoria, perché della Recherche ricordo poco o nulla: lo lessi da ragazza molti anni fa!
Di niente. Altrimenti, i Proustologi, che ci stanno a fare? ;D
Fate anche dei convegni internazionali, immagino. 😉
Quelli li fanno sulla prostata ;D
😀 !!!
Dimenticavo Il vento nei salici. E' esatto quello che dici, e quella scena è proprio una di quelle in cui compare la barca.
Mi era rimasta impressa anche per la bellissima illustrazione.
Sempre belli questi tuoi post!
Grazie mille! In realtà sui mezzi di trasporto in rapporto alle opere d'arte ci sarebbe da scrivere un vero e proprio saggio.
Quel romanzo di Dickens è fra quelli che mi mancano all'appello. E' uno dei miei autori preferiti e mi sono prefissa di leggere tutto quello che ha scritto.
Per quanto riguarda la bicicletta, mi hai fatto suscitare il ricordo di un tenero film ambientato nel mondo islamico, La bicicletta verde. E' la storia di una tenace bambina, invischiata in quella società piena di vincoli e obblighi per le femmine, che cerca con tutte le forze di comprare una bicicletta verde, vendendo suoi piccoli lavoretti, ma soprattutto partecipando a una gara scolastica di conoscenza del Corano. La bambina impara febbrilmente intere pagine di sure per arrivare prima, e vince il premio in danaro. Quando la scuola scopre cosa intenda fare con il premio, i soldi le vengono revocati e lei deve rinunciare. Poi ricordo che c'è un lieto fine perché la bicicletta le viene regalata. Insomma, un film sulla difficile condizione della donna nel mondo islamico fondamentalista. Mi colpì molto.
Il romanzo di Dickens lo consiglio, penso che potrebbe piacerti. Ora è molto che non lo rileggo, ma ricordo che piansi a calde lacrime sul finale.
Grazie per avermi segnalato il film La bicicletta verde, in effetti lo menziono alla fine del mio post. Lo vidi qualche anno fa e piacque molto anche a me, specialmente per il rapporto tra la bambina e il suo amichetto del cuore, un maschio che poteva fare cose a lei proibite. Qui siamo in Arabia Saudita, ma anche la cinematografia iraniana è molto interessante per lo spaccato sociale che offre; ricordo in particolare il film Una separazione
E' vero, mi era sfuggito quell'ultimo rigo. 🙂
Era piccino rispetto al resto. 🙂
Dai, che bellezza questo post!
Ricordo di aver riso fino alle lacrime leggendo Tre uomini in barca. Che meraviglia! Il passaggio che mi è rimasto più impresso è quello del ginocchio della lavandaia. Dopo aver sfogliato l'intera enciclopedia medica e aver constatato di accusare sintomi di centinaia di malattie, dal tifo alla malaria e via dicendo, mancava all'appello il ginocchio della lavandaia: un affronto insostenibile!
Non ho letto, invece Racconto di due città di Dickens, né il Don Camillo, di Guareschi. Devo rimediare…
La bicicletta mi fa venire in mente un classico della letteratura, Il giardino dei Finzi Contini, con le lunghe passeggiate di Alberto e Micol, così come mi evoca alcuni passaggi drammatici de La luna e il falò, di Pavese. Mentre, per il cinema non posso non citare il capolavoro di De Sica, Ladri di biciclette e la mitica scena della ricerca della vecchia bici a Porta Portese.
Grazie Cristina, quante emozioni!
E grazie di cuore a te del bellissimo commento! 🙂 Anche a me Tre uomini in barca faceva morir dal ridere. Oltre alla questione del ginocchio della lavandaia, mi era rimasta impressa la storiella dello zio Podger che, per appendere un quadro, metteva in movimento tutta la famiglia. Anche a casa dei miei accadeva la stessa cosa e, in parte, anche a casa nostra ora, con il risultato che il quadro risulta storto in entrambe le occasioni!
Hai fatto bene a rammentare Ladri di biciclette, capolavoro del neorealismo italiano (come cambiano i tempi rispetto a quello che si ruba oggi, vero?). Come canzone mi è venuta in mente anche Bellezza in bicicletta.
Ah, è vero! E in effetti anche a casa mia succedeva la stessa cosa quando bisognava appendere un quadro: che ridere!
Eh, rispetto ai tempi di Ladri di biciclette è cambiato tutto lo scenario sociale, ma quel film rimane non solo come testimonianza di uno spaccato storico, ma anche come poesia pura!
E Bellezza in bicicletta? Altroché se la ricordo, la canticchiava mia mamma, bella anche quella canzone!
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Io vorrei aggiungere un mezzo di trasporto, cioè la corriera (o bus) e citare un libro stupendo e poco noto del grande Steinbeck, La corriera stravagante.
Grazie della citazione del libro di Steinbeck, Sandra. L'ho sentito nominare, ma non pensavo che fosse suo. Il bus mi ha fatto venire in mente anche la scena col medesimo nei film/libri di Harry Potter.
Don Camillo è per me la sintesi perfetta dell'Italia rurale di una volta, quando le machine non erano per tutte e in provincia ci si muoveva in bicicletta o al massimo in corriera, se si era proprio fortunati.
E' vero… persino dove abito io, a Cinisello, era tutto diverso. Io mi sono trasferita dopo sposata, ma mio marito dice che da bambini potevano giocare tranquillamente per strada perché le auto passavano molto di rado, e quindi non c'erano pericoli.
Sulla nave, ne scelgo una particolarissima: la nave di Straacha nella saga di Elric di Melniboné. Una nave che è in grado di viaggiare anche sulla terraferma, fluidificando temporaneamente il terreno su cui naviga.
La diligenza è un po' più difficile, però mi sembra che almeno uno dei racconti western di Matheson inizi proprio su una diligenza.
Per la bicicletta sto leggendo in questo momento Storia di una ladra di libri, e ogni tanto i protagonisti girano per la città in bici.
Grazie dei tuoi esempi, Marco, mi ha colpito in modo particolare la nave di Straacha. E mi ha riportato alla memoria Naglfar, la nave infernale che compare nella mitologia norrena. Riporto da Wikipedia: "Costruita con le unghie dei morti, il significato del suo nome potrebbe essere appunto quello di "nave delle unghie" o, forse, "nave dei morti". Nominata in poche fonti, si dice che quando la sua costruzione verrà completata, avrà inizio il Ragnarǫk, cioè la fine del mondo."
E che capitomboli con il velocipede!
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Non ho letto le storie di Don Camillo, ma i film mi hanno sempre ispirato simpatia. E' un tipo di umorismo leggero ma profondo, di quelli che non ti fanno sghignazzare ma ti scaldano il cuore.
E' vero, poi gli attori che interpretano i due protagonisti sono particolarmente azzeccati, e hanno concorso alla fortuna della serie.