Idromele, ippocrasso, sidro sono tutti termini relativi a bevande che abbiamo sentito nominare, e persino degustato, ma della cui preparazione sappiamo poco. Ce le illustrerà la famiglia Signori, composta da Roberto, Gisella e Damiano, conosciuta tramite Maurizio Calì presidente dell’associazione culturale Italia Medievale; Maurizio mi aveva fornito il loro nominativo in quanto desideravo assaggiare dell’idromele di qualità. L’unico mio rammarico è di non poter farvi provare in diretta queste autentiche eccellenze, dato che la tecnologia non è ancora dotata di questa opportunità! Ma lascio la parola a Damiano Signori, che risponderà a nome di tutti.
1. In quali circostanze avete iniziato la vostra attività, e quando?
La nostra attività è iniziata una quindicina di anni fa, un po’ per passione, un po’ per gioco. Noi in famiglia siamo sempre stati attratti dalla storia del Medioevo; tutto è incominciato nel periodo in cui terminavo gli studi, quando i miei genitori, arrivati al pensionamento, hanno iniziato a viaggiare per contrade e luoghi medievali, conoscendo artigiani appassionati che ricreavano prodotti da ricette risalenti all’antica tradizione delle nostre terre. L’ambito in cui venivano proposte era quello affascinante
delle rievocazioni storiche. Il richiamo di un mondo che già amavamo è stato
irresistibile, e siamo così diventati “mercanti del tempo”, offrendo bevande
artigianali storiche, dopo aver acquisito strumenti e titoli per la vendita. Dopo
esserci “armati”, siamo partiti: nel 2003 siamo scesi in campo con la
partecipazione alla prima indimenticabile rievocazione storica organizzata
dall’Associazione Italia Medievale presso l’antica Cascina del Parco Nord di
Milano.
2. Quali sono i criteri con cui scegliete le aziende da presentare nel vostro catalogo? Quali sono i vostri punti di forza?
Le aziende di nostro interesse sono le piccole realtà
di artigiani che lavorano nel solco della tradizione antica, ricreando con
passione le bevande del passato anche più lontano. Individuato il produttore
che fa al caso nostro, ci documentiamo su tutto quanto riguarda il prodotto, testandolo
per accertarne i requisiti. Queste
bevande hanno la particolarità di essere ogni volta uniche, dato che dipendono da
quel fattore mutevole rappresentato dalla stagionalità, come una volta. Trattandosi
di prodotti di nicchia è nostra premura fornire al potenziale cliente che ancora
non li conosce tutte le informazioni relative, dall’origine, alla storia, alle
caratteristiche, fino ai consigli per il consumo, offrendone i vari assaggi nei
mercatini storici, o in tutta calma presso il nostro deposito.
3. In che cosa consiste la vostra presenza sul territorio e a quali manifestazioni aderite?
Sul territorio noi partecipiamo a rievocazioni storiche di carattere soprattutto medievale e celtico; a ricostruzioni filologiche di vita dell’epoca con la presenza di artigiani degli antichi mestieri; a fiere di settore quali “Armi e Bagagli”, a Piacenza; a eventi fantasy. Siamo comunque sempre a disposizione di chi volesse degustare le nostre bevande, e per un genere di regalistica particolare, presso il nostro piccolo spazio in Cologno Monzese, previo accordo sul giorno e sull’ora preferiti. Diamo la disponibilità anche per eventi di carattere privato, come feste, ricorrenze, celebrazioni, concerti, serate a tema.
Miniatura tratta dal ‘Breviari d’Amor’ (primo quarto del XIV secolo), British Library, Londra. |
4. Dalla vostra esperienza e preparazione, che cosa si beveva di preferenza nel Medioevo, quando e come?
birra (preceduta nel tempo dalla cervogia), l’idromele, il sidro, l’ippocrasso.
Prodotta all’interno dei conventi dai monaci trappisti, la birra rappresentava un
prodotto non solo squisito, ma nutriente, data la derivazione dal malto d’orzo
e di altri cereali, con l’aggiunta del
luppolo. Secondo la regola dell’Ordine il suo uso non interrompeva la pratica
del digiuno, e anche il popolo la consumava abitualmente. L’idromele è la
bevanda più antica e semplice, derivata da miele fermentato in acqua. Era considerato
“il nettare degli Dei”, in quanto il miele, prodotto dall’ape, animale sacro,
veniva collegato all’immortalità. Si pensava che esso donasse la possibilità di
generare figli maschi, e per questo veniva regalato agli sposi novelli per il
consumo di un mese (la famosa “luna di miele”). Il sidro proviene dalla fermentazione
delle mele o delle pere, e le sue origini risalgono al terzo millennio a.C.
Amatissimo nell’antica Roma, era ben conosciuto nel Medioevo, e ultimamente il
suo uso ha ripreso quota riscuotendo un alto gradimento. La bevanda d’eccellenza
tra tutte era l’ippocrasso, un vino aromatizzato da numerose spezie che vi
venivano immesse a macerare, ingredienti non facili da reperire in quell’epoca e
quindi di particolare pregio.
5. Potete spiegare come si produce un buon idromele?
Per produrre l’idromele occorrono ingredienti
molto semplici e nello stesso tempo preziosi: acqua pura e ottimo miele. Si
tratta della più antica bevanda alcoolica, una soluzione fermentata che assume il
sapore e il retrogusto del miele utilizzato: delicato, ad esempio, se è di
arancio, amarognolo se di corbezzolo o castagno, intenso se di edera, ecc. Ad
esso a volte vengono uniti dei fiori, durante la fermentazione, come nel caso
dell’idromele chiamato nel nord Europa “Chouchen”, al quale, nel tardo
medioevo, erano aggiunti fiori di acacia e di sambuco, che donano un
particolare aroma. Bisogna anche dire che, come in ogni prodotto artigianale di
questo genere, oltre alla genuinità e al gusto naturale degli ingredienti,
conta “la mano” del produttore. Non solo, ma ogni artigiano ha i propri piccoli
segreti che nemmeno sotto tortura rivelerebbe…
6. L’ippocrasso, questo sconosciuto. Quale genere di bevanda è e che caratteristiche ha?
onore di Ippocrate per le sue virtù, fu per lungo tempo appannaggio delle
casate nobili e delle corti. Era sempre presente sulle tavole più fastose per
la sua squisitezza, per le proprietà digestive e per il fatto di essere una
bevanda di prestigio che bene illustrava l’alta condizione sociale del signore.
Ne esistevano numerosi tipi, da quello dell’Alto Medioevo, semplice e piccante,
a base di pepe e miele, a quello del tardo Medioevo, molto più elaborato. Consisteva
in un buon vino, rosso o bianco, nel quale venivano immesse a macerare spezie e
sostanze vegetali (zenzero, china, macis, galanga, cinnamomo, legno di quercia
e tabacco, ecc.), insieme a bacche, fiori e frutti, che gli donavano un sapore
e un profumo preziosi. Attraverso
diversi passaggi di filtratura veniva poi “chiarificato”, per purificarlo
e illimpidirlo. Si diceva che le spezie avessero origine nell’Eden, e per
questo fossero ricche di tante virtù, prima fra tutte quella di aiutare la
digestione dopo i sontuosi banchetti. Non solo si gustava come digestivo, ma pure
come aperitivo: era quindi la bevanda dell’allegria, del benessere, della spensierata
convivialità.
7. Qual è il vostro fiore all’occhiello nella vostra opera di commercializzazione?
Italia prodotta personalmente da monaci benedettini, è un’eccellenza unica, apprezzata
da intenditori come Paolo Massobrio. Dopo aver studiato e sperimentato le
tecniche di produzione di questo genere di birra tra le migliori al mondo
presso alcune abbazie nelle Fiandre, i monaci hanno creato nel proprio convento,
che sorge nelle campagne milanesi, uno spazio attrezzato a microbirrificio,
dove da anni producono quattro tipologie di birra: Blond (fresca e floreale),
Amber (aromatica e amaricante), Bruin (corposa, da meditazione), Kriek
(fruttata e saporosa), disponibili in quantità limitate. Mi costringo ad accennare
solo a questo perché se mi immergessi nell’argomento “birra Cascinazza” finirei per annegarci, essendo un
prodotto che amo molto. Aggiungo che oltre alla loro eccezionale birra i nostri
monaci hanno anche elaborato nel tempo un robusto amaro d’erbe, e, ultimo
arrivato, uno splendido Idromele.
8. Oltre alle bevande medievali, vendete anche altri prodotti particolari come la grappa alla camomilla, alle erbe e al miele, il rosolio e il ratafià. Potete illustrarne qualcuna?
Sì, abbiamo altri prodotti particolari tra cui la
piacevolissima grappa alla camomilla. Prodotta come tutte le nostre grappe nella
distilleria in Val di Susa, viene addizionata dei capolini dei fiori di
camomilla, che vi restano a macerare conferendole una fragranza speciale. Insieme
alla grappa al miele è tra le più delicate tra le aromatizzate, che comprendono
anche la grappa al ginepro, ai mirtilli, alla rosa canina, alla genziana, al
genepy, ecc. Non mancano i liquori dolci alle erbe e ai frutti, di bassa gradazione alcolica: al timo serpillo, alla salvia, ai mirtilli, alle prugne marmotte ed altri ancora. Il rosolio, l’antico liquore della nonna, è alle rose, raffinato e gentile. Il “Ratafià” viene ottenuto lasciando macerare le ciliegie in vino di pregio, che viene poi filtrato, e si presenta di uno scintillante colore rosso. Il singolare nome pare derivi dall’espressione “rata fiat”, traducibile come “stabilito, si faccia”: questo liquore veniva infatti tradizionalmente bevuto come brindisi al termine di contrattazioni o accordi, per suggellare in
amicizia ciò che era stato concordato.
“Usi e Costumi” edizione 2017
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9. Siete gemellati con altre associazioni o compagnie di revocazione storica?
Al momento non abbiamo gemellaggi, ma partecipiamo costantemente ad eventi organizzati da diverse compagnie storiche, la più importante delle quali, ad esempio, la Confraternita del Leone (Hic Sunt Leones Brixiae), che organizza rievocazioni come la medievale “A.D.1238 – Federico II e l’Assedio di Brescia”, e la celtica “Celtic Days”, che si tengono ogni anno nel periodo giugno/luglio rispettivamente nel castello di Brescia e nel parco del Maglio Averoldi di Ome (BS).
10. Che cosa significa per un cliente acquistare e magari donare uno dei vostri prodotti?
Penso che il nostro cliente intenda cercare e trovare un prodotto naturale e genuino che venga da radici e tradizioni antiche, un prodotto in sé unico: le bevande storiche che offriamo sono impossibili da produrre in serie in quanto dipendenti dai cicli delle stagioni, e di conseguenza dal sapore delle erbe, delle spezie, delle uve, dei mieli. Il nostro cliente desidera qualcosa di speciale in grado di soddisfare non solo il suo palato, ma il suo spirito, la sua cultura, spesso anche una sua passione. Se lo regala, il suo intento è di fare un dono non comune, proveniente da una storia indimenticabile da recuperare: intende essere anche un gesto significativo, al pari di un messaggio da condividere attraverso il medesimo piacere.
11. Avete un sogno… in bottiglia che vorreste realizzare in un futuro prossimo?
Noi vorremmo che il sogno fosse comune, per tutti. Il Medioevo che tanto amiamo è stato un tempo fatto di splendori, oltre che di miserie: un tempo di fermenti che hanno poi dato vita all’esplosione di bellezza, di arte, di genialità del Rinascimento. In un’epoca difficile come la nostra, anche il piccolo gesto del “bere la storia” insieme, condividendo in amicizia, in semplicità, in progettualità può parlare di speranza. Vivere meglio tutti, nel ritrovato slancio di una prossima rinascita che deve arrivare: questo è il sogno dentro la bottiglia che noi vorremmo si avverasse.
Un gruppo di viaggiatori condivide un semplice pasto a base di pane; Livre du roi Modus et de la reine Ratio, XIV secolo. |
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Da parte mia l’intervista si conclude qui. Ringrazio Damiano Signori per aver risposto alle mie domande con tanta professionalità e vi invito innanzitutto a visitare il sito Bevande Medievali, che trovate al seguente link. Bevande Medievali sarà presente anche all’Artigiano in Fiera dal 2 al 10 dicembre a Milano. Naturalmente l’invito è visitare il loro stand o la loro sede per assaggiare il loro “nettare degli Dei” in bottiglia!
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Immagini tratte da manoscritti medievali, fonte Wikipedia:
- Figura 1: Un frate cellario che beve vino, da una copia di Livres dou santé di Aldobrandino of Siena – British Library manuscript Sloane 2435, f. 4v.
- Figura 2: Miniatura tratta dal ‘Breviari d’Amor’ (primo quarto del XIV secolo), British Library, Londra.
- – Figura 3: Un gruppo di viaggiatori condivide un semplice pasto a base di pane; Livre du roi Modus et de la reine Ratio, XIV secolo.
Tutte le fotografie utilizzate sono di proprietà Signori.
Interessantissimo! Dell'ippocrasso poi non sapevo assolutamente nulla.
Grazie, Marco! Anch'io fino a poco tempo fa non sapevo dell'esistenza dell'ippocrasso, che ha poi un nome così particolare.
Oltre a scoprire le bevande medioevali, adesso capisco perchè la birra in Spagna si chiama cerveza!
Grazie, interessantissima lettura 🙂
Ti racconto una sciocchezza che mi è capitata di recente: nel guardare una serie tv ho notato che c'era un pianeta di nome "Ceres", e mi è venuta in mente la birra. Ho controllato la traduzione e ho scoperto che significa "Cerere", il nome della dea dell'agricoltura. Sovente il passato è in mezzo a noi, e non ce ne accorgiamo proprio.
Grazie infinite del commento! 🙂
Ma dai la Cervogia la nomina sempre Asterix!
Sono certa che queste squisitezze piacerebbero moltissimo a mio marito, un grande estimatore della birra tra l'altro e curioso per le nuove bottiglie.
Eh sì, le grandi bevute di cervogia durante i banchetti di Asterix e Obelix! 😀
Sono sicurissima anch'io che piacerebbero a Emanuele, si tratta di vere chicche che non si trovano ai supermercati o, se le trovi, non sono di qualità pregiata come queste. Io non sono una grande estimatrice di vino – sono quasi astemia – ma ti assicuro che vale la pena provarle. Ho anche fatto dei regali agli attori del Diavolo e ad amici che mi avevano fatto dei favori: il prezzo è assolutamente abbordabile!
Interessante come sempre, la scoperta che c'è chi mantiene viva la memoria della storia passata non solo tramite libri e studi, ma anche con attività come questa. E ora ho la curiosità di assaggiare l'idromele, di cui si parlava tanto in "Beowulf" che ho dovuto studiare per l'esame di Filologia Germanica…
Infatti secondo me la storia viene tenuta viva anche da attività come queste, oltre che con rievocazioni storiche filologicamente corrette e altre iniziative culturali sul territorio. Spesso non si riflette che cosa ci sia dietro la preparazione di queste bevande così prelibate.
L'idromele è buonissimo, è la mia bevanda preferita! Troppo dolce secondo i gusti di mio marito, ma lui è uno di quelli che dice che "i dolci sono troppo dolci".
Sto facendo con i ragazzi un laboratorio sull'alimentazione nel medioevo. Già sei una delle mie fonti, adesso verrai citata anche per la lezione sulle bevande.
Wow, che meraviglia! Sono molto contenta di essere presente, in un certo senso, alle tue lezioni medievali. io stessa ho imparato moltissimo durante le mie chiacchierate con la famiglia Signori.
Ueilà, ma che bello questo articolo. Sai che anche il grande Carcopino, insegnava storia alla Sorbona mica fischi, utilizzava il cibo e le bevande, il quotidiano insomma, per far meglio comprendere ai suoi studenti le vicende storiche?
Ottimo, Cristina.
Grazie del commento, Max. Non c'è niente di più efficace che toccare con mano, anzi degustare, per poter memorizzare meglio le informazioni e comprenderle. La memoria passa anche dal palato!
Che meraviglia. A parte aver scoperto l'ippocrasso, di cui mi piace il riferimento a Ippocrate, scopro anche diversi aspetti e dettagli che nessun libro di Storia racconta (ancora una volta mi ritrovo a scrivere questa frase, sono ripetitiva, ma ripenso ogni volta a quanto siano limitati i testi scolastici).
Il Medioevo è un'epoca più ricca e varia di quanto si pensi, e l'alimentazione ne è in qualche modo il fiore all'occhiello. Mi ritrovo a pensare a quanto sia dettagliato in tal senso il lavoro di ricostruzione storica che fece Eco nel suo Il nome della rosa. E il film poi non fu da meno. Attorno alle abbazie in effetti si raccoglie il nerbo delle maggiori innovazioni del Medioevo.
Cara Luz, questo pomeriggio ho assistito alla premiazione indetta da Italia Medievale in cui sono stati consegnati vari premi per saggi, progetti multimediali, ricostruzioni storiche. Proprio nel saggio premiato per la sezione letteraria, Donne al lavoro. Nell'Italia e nell'Europa medievali (secoli XIII – XV) di Maria Paola Zanoboni, si sfata il Medievo con le donne chiuse in casa. Invece molto spesso le donne erano delle imprenditrici. Per quanto riguarda i cibi e le bevande, si tratta di sapori unici cui i nostri palati, ormai avvezzi a ingredienti "plastificati", non sono più abituati.
Caspita interessantissimo!
Mi piace il sidro, anche se ho avuto poche occasioni di berlo, e sento che l'ippocrasso potrebbe diventare una delle mie bevande preferite (adoro il vin brulé, mi fa pensare al Natale!).
Grazie di essere passata e del bel commento. Queste bevande sono adattissime in qualsiasi periodo dell'anno, ma durante le feste natalizie sono quasi d'obbligo. 😉
Bello, Cristina. Che fascino! Mi ha ricordato la preparazione fatta in casa del limoncello, con limoni profumati di Sicilia e alcool puro. Con lo stesso procedimento mia madre fa il liquore di mandarino.
In alcuni di quelli citati ci sono ingredienti speciali, come tutte le spezie utilizzate nell’ippocrasso, ma io acquisterei e assaggerei volentieri l’idromele.
E grazie a te per aver portato nel blog il profumo della tua Sicilia! 🙂 Anch'io sono rimasta incantata nell'apprendere della preparazione di queste bevande particolari: sembra quasi un'operazione alchemica e in fondo lo è davvero.
Ma che interessante e "prelibata" intervista Cristina, scoprire queste bevande medievali ma anche tanto attuali, la birra ha davvero origini antiche, il sidro, anch'io non avevo mai sentito nominare l'ippocrasso, invece il Rosolio, il liquore della nonna, me lo ricordo bene un tuffo nei ricordi dell'infanzia!
Grazie dell'apprezzamento per l'intervista, Giulia, anche i miei ospiti sono molto contenti dell'interesse che sta suscitando. La birra è molto antica, confermo, ed era tipica delle popolazioni germaniche; invece gli antichi Romani amavano molto il vino. Il Rosolio ricorda tanto i "vecchi merletti" e ha un che di ottocentesco!
Che interessante intervista e che meravigliosa attività! Grazie per averci fatto conoscere tutto questo, è stata una bella scoperta. Direi che si tratta di vera arte, si percepisce tanta passione e competenza dietro le loro parole. Curiosa la Ratafià e la sua origine…
Grazie a te per aver letto e commentato. 🙂 Nel mio percorso "medievale" mi imbatto spesso in autentiche perle, avevo il sarto, l'orafo, il pittore e mi mancava proprio qualcosa di attinente all'alimentazione. Mi piacerebbe a questo punto intervistare una cuoca, o un cuoco, che si diletta di cucina medievale.
Quanto amo questi argomenti!
Ammetto di non conoscere l'Ippocrasso,ma tutti quanti gli altri si.
Del resto la Birra non è altro che una Cervogia aromatizzata al luppolo, in quanto agli altri mi hai fatto ricordare i rosoli che non mancavano mai in casa dei nonni.
Grazie!
Gli articoli che riguardano il cibo e le bevande, specialmente di qualità, sono sempre bene accetti a quanto vedo. 🙂 Del resto senza di loro non si riuscirebbe a sopravvivere. La preparazione così come descritta nell'articolo, poi, è una vera arte di cui purtroppo si vanno perdendo sempre più le tecniche.
A giudicare dai commenti, il rosolio sembra essere legato in modo molto affettuoso ai nonni, o comunque ai nostri anziani.
Grazie a te del commento, Nick.
Interessante! Non solo questa intervista mi ha insegnato qualcosa, ma mi ha trattenuta come una buona storia. Ho assaggiato per la prima volta l'idromele un paio di settimane fa, quando sono andata al Festival Irlandese dalle mie parti, parecchio tristanzuolo (c'erano più stand indiani e tibetani che irlandesi, per non parlare delle croci di San Patrizio e dello Stonehenge in polistirolo… una meraviglia!).
Una buona storia dei tempi antichi, come il sapore che ti lasciano queste bevande. Quello che mi racconti del Festival mi ha fatto venire in mente certi idromele alle "fiere" medievali… per quello ho voluto un nominativo di persone qualificate. Mamma mia, che tristezza gli oggetti in polistirolo. Io ricordo quando andai al Mercato delle Pulci a Parigi, già parecchi anni fa in occasione della mia prima visita. C'erano rivenditori di cineserie e oggetti che puoi trovare ovunque.