Il gatto è in assoluto il mio animale preferito, per cui, dopo la pubblicazione di “Buck e il terremoto”, ho accolto con molto piacere la possibilità di acquistare un’antologia di racconti tutta dedicata ai nostro amici felini. Lo scopo della pubblicazione si è mantenuto inalterato, ossia devolvere i proventi del libro alla Croce Rossa Italiana in favore dei colpiti dal sisma del 2016. La curatrice di questa seconda antologia è ancora Serena Bianca de Matteis con il suo branco, cui si sono aggiunti nel frattempo nuovi componenti.
Qualcuno aveva detto che il cane è un gentiluomo, e può essere vero; ma, a mio parere, il gatto è un aristocratico che ti ruba il cuore con la sua bellezza e, anche, con la sua impenetrabilità. Del resto la sapeva lunga il poeta francese Charles Baudelaire, che con i suoi versi Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; / ritira le unghie nelle zampe, / lasciami sprofondare nei tuoi occhi / in cui l’agata si mescola al metallo, traccia un ritratto di assoluta delizia e voluttà di questo splendido animale. Anche William Blake, poeta inglese e illustratore, celebra il più grande e temibile felino del pianeta, la tigre, con i versi Tigre! Tigre! Divampante fulgore / Nelle foreste della notte, / Quale fu l’immortale mano o l’occhio / Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria? Nei nostri compagni domestici è senza dubbio rimasta una traccia della natura selvatica e indomabile dei grandi felini. Sono dunque in grado di abbandonarci per giorni, per poi riapparire come se niente fosse, con un orecchio malconcio, testimone di zuffe all’ultimo sangue per il possesso di una bella femmina, o richiamati a casa dietro l’impulso – chi lo sa? – della nostalgia per quei bizzarri padroni umani e la ciotola di crocchette. In fondo, il gatto è diviso tra due mondi, quello della sua natura selvatica, che spesso sfida le leggi fisiche, e quella che ama il focolare caldo e le comodità; e, dopo millenni, ancora il nobilissimo gatto non è riuscito a risolvere il suo dilemma.
Così, non è un caso che nella raccolta Storie di gatti si avvicendino sulla scena, di volta in volta, felini selvatici o felini domestici. E non è nemmeno un caso se essi, quasi di malavoglia, ma con la grazia innata che li contraddistingue, facciano da risolutori durante conflitti familiari come nel caso di Ina lo sa di Licia Luisetto o da consolatori per caso come nel racconto Eroe in incognito di Lucia Cabella. Molto spesso essi sono in particolare sintonia con “i cuccioli d’uomo”, cioè i bambini molto piccoli da cui si fanno avvicinare, toccare, accarezzare, in quanto al tocco delle manine “dentro di lui pulsava una grossa bolla calda che lo rendeva docile” riflette il gatto Randagio ma non troppo di Corinna Campanella. Una particolare sintonia che si manifesta anche in forme fiabesche espresse nella storia di Duchessa e la banda di gatti magici di Daniele Savi, il cui titolo annuncia l’immersione in una storia fantastica. Gatti che, come i loro compari cani, hanno la sensibilità per captare l’arrivo del terremoto prima che accada. O per captare la nostra tristezza, come nel caso del bellissimo racconto Una vita diversa di Giulia Mancini. Nell’antologia essi sono protagonisti a pieno titolo di racconti a sfondo storico, come ne Il guardiano di Marco Stabile o diventano buffi personaggi dai colori improbabili, uno per tutti Polpetta di Tiziana Balestro. L’invito è quello, comunque, di acquistare la raccolta per conoscerli e amarli senza far torto a nessuno.
.. alcuni bellissimi esemplari di gatti veri – Fonte: Wikipedia. |
… e una piccola parte della mia collezione di gatti, da vera psicopatica quale sono! |
Da ultimo, vorrei fare qualche osservazione sulla copertina. Se la copertina dedicata a Buck e il terremoto è bella, questa a mio parere la supera, e sono certa che gli amici gatti mi danno ragione da veri esteti quali sono. L’immagine è a piena pagina: c’è un gatto nero, ma si vede e non si vede, perso tra fogliame e fiori e camuffato con la vegetazione. Altri fiori scendono davanti alla fronte, a mo’ di vezzoso cappellino. Che ci sia un gatto, lo si intuisce soltanto in un secondo momento osservando meglio e lo si coglie dal dettaglio del nasino rosa e dall’occhio verde coperto dal fiore. Il gatto si sta divertendo, o forse ha visto qualcosa che ha attirato la sua attenzione, forse ha visto noi e ci sta fissando. Nell’altro suo occhio, il segno dello Ying e dello Yang a forma di duplice gatto ci proietta nell’infinito.
Come per la precedente raccolta, ecco a voi i link necessari per l’eventuale acquisto:
- Disponibile su Amazon, cartaceo e ebook al seguente link.
- Sito di riferimento “Buck e il terremoto” al seguente linkhttp://www.buckeilterremoto.com/.
- Pagina Facebook al seguente link.
e… appuntamento alla prossima recensione della terza antologia L’amore non crolla che contiene il mio racconto Notte di Natale ad Arras.
Grande libro questo. Non solo stupendi i racconti ma importante quello che c'è dietro. Il cuore e l'anima di chi si è messo in gioco per aiutare chi ha necessità
Ciao stella!
Ciao, Pat! Grazie del commento e… sì, c'è tanta partecipazione in queste storie. Purtroppo si fa presto a dimenticare queste tragedie, travolti come siamo dalla quotidianità e afflitti dall'incuria dei mezzi di informazione che, una volta data la notizia, non se ne occupano più.
Ottima iniziativa 🙂
Ottima e costante nel tempo, oserei dire. 🙂
Ah, quindi collezioni gatti? Io gufi, ma tra cane e gatto, sempre sempre cane.
A presto.
Mi ricordo che una volta avevi messo delle foto di gufi nel tuo blog, o sbaglio?
A me piace sia il cane che il gatto, ma sono una gatta dentro. 🙂
Sì, sì è molto probabile che abbia postato qualche gufo della mia ricca collezione.
Prima o poi organizziamo una visita reciproca alle nostre dimore per vedere le collezioni. Ho anche idea che i nostri mariti potrebbero piacersi parecchio!
Cristina hai scritto proprio una bella recensione (e mi ha emozionato la frase riservata al mio racconto). Si percepisce molto il tuo amore per i gatti e ti capisco perché anch'io li amo molto e mi piace comprare anche quelli finti, anche se non ho una collezione come la tua. Comunque questo tuo post mi ha fatto capire una cosa, io ho un'anima felina, divisa tra voglia di avventura (natura selvatica) e voglia di crogiolarsi nel calduccio del focolare domestico, io sono proprio così 😉
Grazie infinite a te del bel commento, Giulia. In questi giorni ho voluto rileggere le prime due antologie per poter scrivere la recensione, e il tuo racconto era uno di quelli che mi era piaciuto di più.
Purtroppo non posso avere gatti, perché a mio marito non piacciono, così mi "sfogo" con la collezione gattesca. (Mio figlio dice che fanno impressione, tutti sulla mensola, che sembra una cosa da psicopatici.)
Anch'io mi rispecchio nel gatto, più che altro per la mia indipendenza!
Sai che non mi ero accorta del gatto in copertina? Ho avuto una deliziosa gattina tanti anni fa, che purtroppo ho dovuto lasciare a un'amica perché mi dava problemi di allergia, ma mi sento decisamente più vicina ai cani. L'antologia, però, è già sul mio Kindle. 🙂
La bellezza della copertina è nel fatto che assomiglia a un quadro astratto (che fa pure rima). Se potessi tenere un gatto, lo vizierei in maniera indecorosa, per cui meglio così. Per il cagnone bisognerebbe avere un giardino o vivere in campagna.
Si potrebbe sostenere che l'uomo abbia addomesticato il cane, ma che col gatto la cosa gli sia riuscita solo a metà: forse in realtà è il gatto ad aver addomesticato l'uomo…
Ciao! Mi sa che è proprio così, e sono convinta che i gatti pensino ai loro "padroni" come a degli umani di loro proprietà. 😉