Eccoci arrivati alla seconda e ultima parte della vita di Emmeline Goulden Pankhurst. Ringrazio di cuore Clementina Daniela Sanguanini per averci raccontato l’esistenza di questa donna eccezionale, che molti di noi non conoscevano nel dettaglio. Qualora aveste perso la prima parte, potete recuperarla qui.
Per mera combinazione l’ultimo articolo sulla vita di Emmeline Pankhurst viene pubblicato a ridosso di due appuntamenti significativi che combinano il voto con la questione dei diritti delle donne: domani siamo chiamati alle urne per esprimere la nostra preferenza nelle elezioni politiche e anche sui candidati alla presidenza di alcune regioni. Pochi giorni dopo, l’8 marzo, si celebrerà la Giornata Internazionale della Donna. Sentitevi liberi di esprimere la vostra opinione sia sull’articolo che su queste due date. Naturalmente i lettori di questo blog sono persone civilissime che non hanno bisogno di richiami; il mio invito a rimanere nell’ambito di una sana discussione è rivolto in generale a eventuali nuovi ospiti.
Ora lascio di nuovo la parola a Clementina!
Una vita per le donne
Come promesso, riprende il racconto della vita di Emmeline Goulden Pankhurst e delle imprese del movimento da lei fondato per il raggiungimento del voto alle donne inglesi, la WSPU. Potete vederla nella foto sulla sinistra, in prigione, dopo uno dei suoi numerosi arresti.
Un altro stralcio dall’autobiografia (Emmeline Pankhurst, la mia storia; p. 36)
“Molte portavano i cartelli ‘Voto alle Donne’; la polizia li strappò dalle loro mani, in alcuni casi colpendole e insultandole. Assistendo alla scena, il capo della delegazione urlò: ‘Andremo avanti. Non avete il diritto di colpire le donne in quel modo’. La replica di un poliziotto vicino a lei fu un pugno in faccia. Lei gridò di dolore e indignazione, al che l’uomo la prese per la gola e la sbatté contro la cancellata del parco finché non diventò paonazza. La giovane donna si dibatté e reagì e per questo fu arrestata con l’accusa di aggressione alla polizia…. Accusate di schiamazzi e molestie, queste donne furono condannate a una detenzione di sei settimane…”
Nel corso dei successivi quattro anni, a seguito della continua assenza di risposte concrete agli instancabili appelli e della crescente violenza insita nelle reazioni della polizia, il movimento inizia ad abbandonare la militanza politica, finora solo reattiva, a favore di una militanza decisamente più bellicosa.
Quello che si viene a generare è una progressiva prova di forze, una vera e propria sfida. La polizia spara getti di acqua gelata alle attiviste femministe e queste rispondono con il lancio di pietre ai treni, o alle auto, dove viaggiano i parlamentari, alle loro case, ai palazzi del potere.
Suffragette arrestate dopo le proteste. |
Le suffragette rispondono alle incarcerazioni con lo sciopero della fame e la polizia le sottopone a una tortura inaudita, nota con il nome di Cat and Mouse, diplomaticamente spacciata per “terapia ospedaliera”. In verità, le detenute vengono nutrite a forza, giorno dopo giorno, tramite un tubo di gomma che viene loro forzatamente conficcato in gola e successivamente strappato fuori, con evidenti rischi di soffocamento e dolori acutissimi. La tattica della polizia è quella di rilasciare le detenute denutrite per farle rimettere in forze e arrestarle di nuovo (da qui la definizione di Cat and Mouse). Nell’immagine qui accanto, potete vedere un nutrimento forzato in carcere.
In questa spirale di repressione, Emily Wilding Davison, una militante arrestata e sottoposta per ben 49 volte all’alimentazione forzata, si getta sotto gli zoccoli del cavallo del re, durante il Derby Day.
A iniziare dal 1909, fino al 1912, Emmeline compie ripetuti viaggi negli Stati Uniti per portare la voce delle suffragette inglesi e l’eco delle loro assemblee si riverbera in patria, restituendo autorevolezza e accrescendo i consensi alla causa delle suffragette.
Sebbene sul fronte pubblico la donna stia raccogliendo i frutti di un successo clamoroso, che le permette di stringere alleanze fino ad allora impensabili, sul fronte familiare la situazione si rivela alquanto burrascosa e tragica. Suo figlio, Henry – Frank, si ammala poco prima dell’inizio dei comizi newyorchesi. Lei fa il possibile per raccogliere, attraverso l’incessante attività di propaganda all’estero, il denaro utile a pagare le cure necessarie, ma le condizioni di salute del giovane si aggravano all’improvviso. Il ragazzo muore, nel Gennaio del 1910, a Manchester, mentre la madre sta tornando in patria dal viaggio negli Stati Uniti. Come vedremo in seguito, il 1910 si rivelerà un anno decisamente tragico per quanto riguarda la sfera familiare.
E. Pankhurst, comizio a Wall Street, New York, 1911 |
Ma la vita continua, con le sue contraddizioni e i suoi ritmi incalzanti, incurante dei sentimenti più intimi. In questo frangente, così doloroso sul piano personale, accade infatti qualcosa di inaspettatamente positivo sul fronte sociale. La stampa inglese, che in origine si era mostrata completamente avversa alla WSPU, ora sostiene, senza indugi, quell’organizzazione. I metodi feroci messi in atto dal governo hanno destato un tale scandalo nell’opinione popolare che tutte le testate giornalistiche fanno a gara per esporre i politici di turno al pubblico oltraggio.
Ma, nello stesso tempo, gli avversari politici della WSPU pianificano un’ulteriore umiliante contromossa. Il procedimento parlamentare, riguardante l’accordo sulla conciliazione con i diversi schieramenti del Comitato del Concilio per il Suffragio alle Donne, promesso mesi prima, dopo una lunghissima, delicatissima ed estenuante fase di contrattazione, viene ignobilmente insabbiato dal Ministro Asquith.
Il 18 novembre 1910 Emmeline, allora, guida una delegazione di centinaia e centinaia di donne in una manifestazione davanti al parlamento. I toni esacerbati dei capi politici e le misure repressive della polizia, sempre più impetuose, spingono alcune suffragette a usare pietre e martelli, contro edifici, treni, auto, a incendiare chiese abbandonate e a sabotare linee telefoniche. In buona sostanza, di fronte a quell’ennesimo smacco e ai metodi violenti della polizia, le militanti della WSPU decidono di rispondere con metodi estremi.
La protesta, però, per ordine di Winston Churchill, finisce soffocata nel sangue: due donne muoiono dopo essere state brutalmente picchiate dai poliziotti, una terza donna, Mary Goulden Clarke, sorella di Emmeline e fedele sostenitrice della causa femminista, muore circa un mese più tardi (il 25 Dicembre 1910) a causa dei gravi pestaggi subiti in quella circostanza che le hanno causato un’emorragia celebrale, oltre duecento attiviste vengono arrestate. Quel giorno verrà ricordato come il Black Friday. Nella fotografia sopra, si vede Ernestine Mills brutalmente picchiata nel Black Friday
Ecco il commento di Emmeline su quel Venerdì Nero (Emmeline Pankhurst, la mia storia; p. 142)
“La reazione della WSPU fu energica… le nostre donne si munirono di pietre e martelli e sfasciarono centinaia di finestre nelle sedi dell’Home Office, del War and Foreign Office, del Board of Education, del Privy Council Office,… Furono arrestate 220 donne, circa 150 di loro mandate in carcere con pene variabili da una settimana a due mesi”
Conseguentemente al Black Friday Emmeline viene arrestata (complessivamente verrà incarcerata e scarcerata ben dodici volte); Christabel fugge in Francia per continuare da laggiù la lotta femminista; Sylvia, trovandosi in disaccordo con il metodo perseguito, si allontana dal movimento e fugge in Australia.
Nonostante il passare degli anni, le risposte del governo continuano a non arrivare e la rabbia delle attiviste WSPU cresce in proporzione all’indifferenza governativa, arrivando a trasformare le strade inglesi in veri e propri campi di guerriglia.
In pratica, Emmeline Pankhurst e le sue seguaci sperimentano tutte le soluzioni della protesta radicale di tipo borghese: l’ostruzionismo, lo sciopero della fame, l’attacco alla proprietà, il martirio, la resistenza passiva, con tutte le possibili varianti. Queste donne, provenienti da ambienti e retaggi culturali diversi, concordano tutte su un punto ben preciso e cioè, contro l’ingiustizia reiterata servono le maniere forti: “Deeds Not Words”.
Ha così inizio un periodo di attacchi cruenti, frutto dell’esasperazione, mirati a scuotere la popolazione e indurre i politici a rivedere le proprie posizioni.
Nel 1912, a Dublino, la suffragetta Mary Leigh, lancia una scure contro il primo ministro Asquith che, invece, finisce col colpire di striscio e in modo molto superficiale il leader indipendentista irlandese al suo fianco; non paga di ciò che ha appena combinato dà fuoco alle tende del Royal Theatre e fa esplodere alcune piccole bombe rudimentali. Viene arrestata, imprigionata e condannata a cinque anni di lavori forzati.
Nel 1913 un gruppo di attiviste prende di mira la chiesa Santa Caterina, a Londra e decide di darla alle fiamme in segno di protesta (vedi fotografia sulla sinistra).
All’inizio del 1914 un’altra suffragetta, Mary Richardson, sfregia con un coltello da macellaio la Venere di Velázquez, esposta presso la National Gallery. L’atto vandalico è talmente potente sul piano simbolico che viene raccontato dai giornalisti dell’epoca come un caso di cronaca nera: la suffragetta viene ribattezzata “Mary la squartatrice” e si versano litri di inchiostro per comporre articoli oltremodo accorati in difesa della Venere ritratta nel quadro, come se al suo posto ci fosse stata una persona, in carne ed ossa, vittima innocente di una feroce mutilazione. La Venere del Velasquez è poi stata restaurata con successo.
A ogni modo, questi ultimi avvenimenti, uniti all’imminente scoppio della Prima Guerra Mondiale, con le sue inevitabili ripercussioni in ambito umano, politico e sociale, convincono la WSPU a interrompere la propria attività, ottenendo in cambio dal governo inglese la liberazione di tutte le detenute per reati politici.
Emmeline non si arrende, ma semplicemente cambia strategia.
Dopo aver dichiarato sospesa la lotta, decide di appoggiare lo sforzo bellico del Paese, spronando il governo a impiegare le donne nei posti vacanti degli uomini al fronte.
La Grande Guerra rappresenta per la WSPU una grande opportunità per mostrare al mondo intero che le donne sono in grado di fare le stesse cose degli uomini e per questo motivo meritano gli stessi diritti.
Sono moltissime, infatti, le donne che in quegli anni svolgono lavori in precedenza riservati solo agli uomini: nei campi, nei negozi di città, alla guida di camion e di tram, e in una miriade di altri settori. Il radicale cambiamento sociale contribuisce, così, a ridurre l’opposizione al voto femminile.
Ottenuto il benestare del Primo Ministro, David Lloyd George, Emmeline parte per la Russia allo scopo di convincere il Primo Ministro russo a non accettare le condizioni poste dalla Germania, ma l’incontro fallisce.
Nel 1918, quando ancora si trova in viaggio per il mondo, intenta nel suo impegno negoziatore, il parlamento del Regno Unito approva il diritto di voto limitato alle mogli dei capifamiglia con età superiore ai 30 anni.
A questo punto la leader rientra in patria e trasforma la WSPU nel Women’s Party. Le donne guidate dalla Pankhurst non si limitano più a chiedere unicamente il diritto di voto alle donne: la loro istanza è diventata molto più articolata. Esse chiedono di poter partecipare attivamente alla vita politica del Paese, di avere gli stessi diritti, doveri e trattamenti degli uomini, di poter avere accesso agli impieghi fino al quel momento riservati unicamente agli uomini, di ottenere la parità di trattamento economico degli uomini a parità di incarico, di essere indipendenti a tutti gli effetti. Il partito, però fallisce e si scioglie subito dopo le elezioni.
Nel 1925, in un primo momento, si trasferisce in Canada e poi torna in Inghilterra. Questo è per lei, ancora una volta, un periodo particolarmente difficile, irto di problemi finanziari e di dispiaceri familiari: lei stessa non ha più una dimora stabile, la figlia Christabel aderisce alla fede avventista e da quel momento abbandona la lotta femminile per dedicarsi solo alla religione, l’altra figlia, Sylvia, genera un figlio fuori dal matrimonio, destando forte scandalo.
Le nuove preoccupazioni, unite all’avanzare dell’età e ai tanti rammarichi accumulati in una vita spesa nella lotta senza sosta, si ritorcono sulla salute di questa donna che, nel giro di poco, si ammala. Emmeline Pankhurst muore il 14 giugno 1928, mentre poche settimane più tardi, con la legge del 2 luglio 1928, il suffragio verrà esteso a tutte le donne del Regno Unito che hanno raggiunto il compimento dei 21 anni: la stessa età prevista per gli uomini.
Concludo riportando uno stralcio della prefazione alla sua autobiografia, redatta nell’estate del 1914:
“La militanza degli uomini, nel corso dei secoli, ha inondato il mondo di sangue, e per le loro opere di orrore e distruzione gli uomini sono stati ricompensati con monumenti, grandi canzoni ed epopee. La militanza delle donne non ha danneggiato alcuna vita umana, se non quella di coloro che hanno combattuto la battaglia della virtù. Soltanto il tempo rivelerà quale ricompensa sarà riservata alle donne.”
1911 Emmeline, Christabel e Sylvia Pankhurst |
Ancora oggi c’è chi sostiene che la campagna militante guidata dalla Pankhurst abbia aiutato il movimento femminista a ottenere il voto, e, per contro, c’è chi sostiene che la violenza a cui la WSPU è ricorsa abbia attivato una crescente riluttanza nei governi deputati ad accordare il voto.
Di sicuro la convinzione appassionata di questa donna, unita alla sua azione costante, ha acceso i riflettori sulla questione femminile, contribuendo a renderla, non solo di pubblico interesse, ma addirittura oggetto di discussione preminente presso una società che, fino ad allora, sembrava negarne persino l’esistenza.
Al netto delle azioni più brutali, che nella storia della WSPU risultano confinate a episodi isolati, estemporanei, frutto di reazioni individuali non programmate dai vertici del movimento e, pertanto, meno rappresentative del metodo da esso generalmente seguito, mi sento di dire che Emmeline Pankhurst meriti, senza alcun dubbio, di essere ricordata come una donna straordinaria.
Se aveste voglia di approfondire la storia della donne negli anni a cavallo tra 1800 e 1900, le condizioni sociali, culturali, giuridiche nelle quali vivevano, ciò che pensavano e dicevano di loro gli uomini, venite sul mio blog alla pagina “Storia della donna nel XIX e XX secolo”.
Vi aspetto!
E voi, cosa pensate di Emmeline Pankhurst?
***
Biografia autrice:
Mi chiamo Clementina Daniela Sanguanini e sono nata a Milano il 23 dicembre del 1963.
Oltre a occuparmi di inchieste sociali e ricerche di mercato, dedico buona parte del mio tempo all’attività teatrale e a quella della lettura scenica, ossia la lettura ad alta voce abbinata all’azione teatrale.
Mi piace scrivere e coltivo diverse passioni tra cui spiccano sicuramente la Storia (e immancabilmente la Storia delle Donne), l’Arte (in tutte le sue forme), la Letteratura, il Teatro, la Filosofia (in particolare quella orientale), i Tarocchi.
Mi potete trovare presso il mio blog, L’angolo di Cle.
Vi aspetto! 🙂
BIBLIOGRAFIA:
Emmeline Pankhurst: Emmeline Pankhurst, la mia Storia – Castelvecchi Editore – 2015
Andrew Rosen: Rise Up, Women! The Militant Campaign of the Women’s Social and Political Union, 1903-1914 – Routledge Library Editions – 2014
Emmeline Pankhurst, su: Wikipedia, Enciclopedia Treccani
Black Friday, su Wikipedia
ICONOGRAFIA:
Tutte le immagini del post sono state tratte da Wikicommons
Figura 10 Emmeline Pankhurst in prigione
Figura 11 Suffragette arrestate dopo le proteste
Figura 12 Nutrimento forzato in carcere (Cat and Mouse)
Figura 13 E. Pankhurst, comizio a Wall Street, New York, 1911
Figura 14 Ernestine Mills brutalmente picchiata durante il Black Friday
Figura 15 Londra Chiesa di Santa Caterina data alle fiamme
Figura 16 1911 Emmeline, Christabel e Sylvia Pankhurst
Ciao Cristina, approfitto per ringraziarti ancora per avermi ospitato sul tuo bellissimo blog e per dirti che risponderò molto volentieri ai commenti che vorranno lasciare i lettori.
Un abbraccio e a presto!
Ciao Clementina, buongiorno! Innanzitutto è sempre un piacere e un privilegio ospitare i tuoi post che, come ho avuto occasione di dirti, potrebbero ben figurare su qualche quotidiano o rivista. Mi scuso se in questi giorni sarò poco reattiva con i commenti, ma tanto per cambiare sono mezza influenzata… ma oggi andrò a votare, anche per onorare la memoria di donne come Emmeline.
A presto, ricambio l'abbraccio.
Ciao Cristina! *__*
Al netto degli episodi di violenza che condanno fermamente è indubbio che se non ci fosse stata questa persona ed il suo movimento molto probabilmente il diritto di voto alle donne sarebbe arrivato molto più tardi.
Inoltre è l'ennesima beffa del destino il fatto di non aver potuto assistere al coronamento delle sue battaglie.
Sono d'accordo con te, Nick. Per quanto riguarda la tua ultima osservazione, chi sa se Emmeline non abbia avuto la possibilità di assistere in qualche modo al successo finale dopo una vita di lotte e sacrifici… ma quello attiene al campo della fede individuale. A me piace pensare che sia stato così.
Ciao Nick, anzitutto ti ringrazio di esser passato a leggere e commentare e proprio ciò che scrivi mi spinge a ringraziarti ancor di più perché mi offre l’opportunità di far luce su un punto dolente.
Stante che la violenza è senza dubbio deprecabile, sento la necessità di sollecitare una riflessione: bisognerebbe distinguere tra causa ed effetto. Se è deprecabile la violenza scaturita a un certo punto del percorso del movimento guidato da Emmeline, è altrettanto deprecabile la violenza inferta alle donne. Quindi è vergognosa la violenza, fisica e morale, attuata per secoli nei confronti di queste ultime; è deplorevole averle considerate al pari delle bestie, senza alcun diritto ma caricate di infiniti doveri; lo è sicuramente averle considerate strumenti di riproduzione e accudimento di figli considerati giuridicamente appartenenti solo al padre; lo è aver loro impedito di accedere allo studio e al lavoro, così come lo è aver loro consentito in seguito di accedere al lavoro ma non al reddito prodotto; lo è aver impedito loro di esprimere la propria opinione (pretendendo il sostegno a quella degli uomini che le sfruttavano e deridevano); lo è averle brutalizzate con pestaggi e torture devastanti e spesso letali ma autorizzate dalle autorità…
Detto questo, aggiungo solo due cose: a)quando si commettono reiterate ingiustizie a danno di un soggetto, e la misura è colma, è ancor più riprovevole non solo evitare di porsi anche solo per un istante a un attento auto esame, ma immaginare che quel soggetto non sia in grado di reagire aggressivamente a tanto scempio; b)il tempismo dell’emanazione del decreto per la legittimazione del voto femminile in Inghilterra potrebbe essere tutt’altro che casuale (e a sostenerlo non sono certo solo io) tanto per impedire alla leader del movimento WSPU di assumerne il merito.
Ancora grazie e un caro saluto.
Per quanto riguarda Emily Wilding Davison, che morì durante il Derby Day, aggiungo soltanto che re Giorgio V si interessò subito alla sorte di cavallo e fantino, manifestando disappunto per la giornata rovinata. Penso che questa cosa si commenti da sola.
La violenza è sempre odiosa, tuttavia il guaio è che a volte sembra l'unica strada percorribile.
Sempre restando in ambito britannico, gli irlandesi hanno chiesto più volte l'indipendenza senza ottenerla, sono passati alle rivolte di piazza che sono state soffocate nel sangue. Sono infine riusciti a far cedere il governo inglese solo quando hanno iniziato a colpire gli uffici pubblici e le caserme inglesi con atti di terrorismo violento mettendo bombe e sparando a tradimento a ufficiali e burocrati britannici che magari stavano uscendo da una chiesa…
Insomma, triste a dirsi ma talvolta il dialogo non paga. Questa donna ha probabilmente dovuto spingersi a certi estremi solo per poter essere ascoltata…
Purtroppo ci sono innumerevoli esempi di sordità politica e storica cui sono seguiti episodi di violenza da chi non riusciva a farsi ascoltare in altro modo. L'esempio che fai è quanto mai calzante, e aggiungerei anche coloro che fecero lo sciopero della fame in carcere, e ne morirono.
Mi hai fatto venire in mente anche il caso di Nelson Mandela il cui movimento ANC usò anche la lotta armata. Naturalmente Mandela scontò con lunghi anni di detenzione il rifiuto a rinunciare a questi mezzi.
Ciao Ariano, grazie di cuore per il bel commento.
Sulla questione della violenza ho abbondantemente risposto a Nick e mi trovo a condividere appieno il tuo punto di vista, anche perché (anche a costo di guadagnarmi il titolo di tediosa rompiscatole), sebben in un mondo ideale sia bello aspirare tutti alla pace, un conto è rispondere con la violenza a una richiesta pacifica e legittima, un conto invece è rispondere con la violenza a una sequela infinita, tremenda e ingiustificata di atti violenti subiti.
Gran bel post! Complimenti!
Grazie, Pat! Sono contenta che tu sia passata da queste parti. 🙂
Bentornata Patty e grazie di cuore per esser passata a lasciare la tua opinione!
Un abbraccio affettuosissimo.
Sono rimasta impressionata dalle situazioni drammatiche che queste donne hanno affrontato per il loro ideale. Mi rendo conto di non essermi mai posta domande su come siamo arrivati all'attuale situazione di simil-parità, proprio come fino a pochi anni fa non mi ero mai chiesta come vivessero gli animali negli allevamenti. Uscire dalla mia bolla di ignoranza è vivificante, ma mi fa vergognare della mia superficialità. Grazie! 🙂
Anch'io non sapevo niente delle battaglie di queste donne fino alla visione del film Suffragette che menzionavo all'inizio del post precedente. Ma l'articolo di Clementina è stato ancora più significativo in quanto basato sull'autobiografia di Pankhurst.
Per quanto riguarda la questione degli allevamenti intensivi, non ne ho mai visitato uno ma ho sempre visto le inchieste e i reportage in televisione. Non fa meraviglia che animali che vivono in quelle condizioni, peraltro pochissimo, ti trasmettano con le loro carni le medicine di cui sono imbottiti.
Grazie a te di avere letto! 🙂
Ciao Grazia,
come te sono tantissime le persone e in particolare le donne, per quanto colte, intelligenti e sensibili, che ignorano quanto la conquista di diritti tutt’oggi considerati quasi banali (seppure rispettati solo in parte) sia costata in termini di sofferenza fisica, emotiva, psichica. Lo scopo di questo mio post (e degli altri sempre dedicati all’argomento emancipazione femminile) è proprio quello di evidenziare e portare alla luce trascorsi che meritano riflessioni. Pertanto, ti ringrazio tantissimo della tua testimonianza.
Per quanto riguarda il tema da te sollecitato sugli animali, e che condivido in pieno, aggiungo solo che le emozioni sono anch’esse energie e l’energia può solo trasformarsi ma non distruggersi. Per cui, la sofferenza di un soggetto, qualunque esso sia, non può che traferirsi sull’altro, inevitabilmente, così come è altrettanto vero che la gioia è contagiosa.
Grande donna Emmeline, quanta violenza hanno dovuto affrontare le donne per ottenere i loro diritti. Terribile la tortura dell'alimentazione forzata, una crudeltà inaudita.
La tortura dell'alimentazione forzata mi ha fatto venire in mente il "waterboarding". La strada per l'emancipazione femminile è ancora molto lunga, e continua in altre parti del mondo… e, peraltro, deve continuare anche da noi vista l'involuzione cui stiamo assistendo negli ultimi tempi!
Ciao Giulia, grazie di cuore!
Sì, la strada dell’emancipazione femminile è costellata da tanta, tantissima violenza e sofferenza infinita. La storia dell’umanità è intrisa di ingiustizie e soprusi e noi donne ne abbiamo spesso pagato le spese, così come ancora oggi certe nefandezze sono più che presenti e radicate. Fin tanto che tra gli esseri umani si continuerà a inseguire il mito del potere, fin tanto che non si ribalterà il punto di vista, i risultati non potranno cambiare. Noi donne, forse, lo abbiamo capito da un po’.
A seguirne i passi, in questa sintesi dettagliata di Clementina, resto colpita dalla violenza che ha subito lei e tutto il suo movimento. Violenza non solo verbale (posso immaginare l'umiliazione degli epiteti in un'epoca in cui alla donna era riservato un ruolo del tutto marginale nella società) ma anche fisica.
La tenacia con cui il movimento per il voto alle donne ha portato avanti la causa è qualcosa che non si può ignorare.
Come avevo già annunciato, questi post saranno materiale utilissimo per la mia terza, in cui stiamo trattando proprio questo passaggio dell'universalità del voto, anche in linea con le elezioni.
Luana, il lavoro che stai portando avanti con la tua classe è nobilissimo, encomiabile e sono certa che ti porterà infiniti benefici.
La tenacia con cui i movimenti suffragisti hanno portato avanti la propria causa è stata volutamente ignorata, o abbondantemente ridimensionata, come sai benissimo, dalla maggior parte degli storici, purtroppo. A questo proposito mi viene in mente un tema caro a Zygmunt Bauman riguardante l’autoassoluzione della memoria storica tentata dai negazionisti della Shoà. Forse i due temi possono sembrare estranei, ma a mio modesto giudizio, nella sostanza, non lo sono affatto perché così come la memoria storica dell’Occidente si è assolta dal genocidio degli ebrei e la politica, nonostante le annuali commemorazioni, non fa abbastanza per evitare che la storia si ripeta, anche sulla questione femminile registriamo processi identici: per esempio, ogni anno si celebra l’8 marzo e ciononostante non si fa abbastanza per evitare i femminicidi; oppure, si parla tanto di condizione della donna e poi la politica continua sistematicamente a ignorarne le istanze…
Ti abbraccio!
Ce ne fossero di più di insegnanti come Luana! Anch'io sono sicura che far riflettere i ragazzi su questi temi importanti non siano parole gettate al vento. Non ho mai insegnato, ma penso che quando i ragazzi sono motivati e coinvolti nel modo giusto, facendoli riflettere che sono temi quanto mai attuali, la risposta da parte loro arriva.
Interessante la riflessione di Zygmunt Bauman, Clem, lo abbiamo inserito in un recente fascicoletto di microlingua sulle Scienze Umane a proposito del famoso concetto di "società liquida". Anche su questo argomento tu potresti scrivere infiniti post, data la tua competenza in materia.
Mi erano sfuggiti questi passaggi. Grazie, amiche.
La stima è reciproca. Io cerco di fare del mio meglio, non sempre è possibile. È un mestiere che richiede forza, costanza, quel filo di ottimismo e di tenacia per far fronte ai tanti momenti di scoramento.
Grazie davvero del nuovo commento e della tua testimonianza di persona che non si arrende!
E pensare che c'è ancora chi pensa alle suffragette come delle signore ricche e annoiate che non avevano di meglio da fare che qualche manifestazione!
Ottimo post.
C'è sempre gente che, pur ignorando qualsiasi cosa, sente l'urgenza di giudicare e per farlo inventa assurdità; poi c'è chi mistifica i fatti in modo arbitrario per portare acqua al proprio mulino.
Grazie del commento!
Per combinazione ieri nel Regno Unito si festeggiava il centenario dell'ottenimento del diritto di voto alle donne. A Londra c'è stata la manifestazione #March4Women con la richiesta di ottenere una reale uguaglianza.
Ecco un link interessante alla manifestazione:
https://www.careinternational.org.uk/march4women
Onestamente sono senza parole. Leggi testimonianze come questa e ti fai un sacco di domande, dici a te stessa: quanta riconoscenza bisognerebbe indirizzare a tali donne coraggiose, quanta ammirazione. Tanta, tantissima. E purtroppo si parla sempre poco di eroine del genere. Lo stralcio tratto dalla prefazione è molto bello.
Vero, Marina, eppure il loro ricordo è scivolato ben presto nell’indifferenza e nell’oblio. E delle battaglie femministe dei più recenti anni ’70 cos'è rimasto? Forse, in mezzo ai mutamenti sociali che stiamo vivendo, ripercorrere la storia delle donne aiuta a riflettere su chi siamo e dove vogliamo andare.
Cara Marina, grazie del tuo commento. Purtroppo c'è la tendenza generale a dare per acquisiti molti diritti e a sottovalutare tanti segnali involutivi che minacciano la libertà femminile (e non solo).
Confermo quanto già espresso nel mio commento alla prima parte del post.
So che centra relativamente, ma componendo la tua serie de la “Storia della donna nel XIX e XX secolo” mi è venuto in mente che questo mio vecchio post ne potrebbe rappresentare un tassello:
http://arcaniearcani.blogspot.it/2015/12/le-donne-e-i-raggi-x.html
Ho letto con intenso interesse il post in questione e l’ho trovato perfettamente in linea con la mia rubrica. Vorrei a questo proposito chiederti se posso inserirlo nell’elenco dei post che consiglio all’interno della pagina dedicata alla storia delle donne.
Assolutamente sì! 🙂
Ottimo! 🙂 Non sono intervenuta subito, Marco, perché preferivo ti rispondesse in prima istanza Clementina.
Molto interessante. Grazie per l'articolo e complimenti per il blog in generale. Anch'io sono un appassionato di storia e sto provando a creare un mio spazio virtuale in cui parlarne e in cui creare una mia galleria di donne che hanno lasciato un segno nella stora. A presto!
Buongiorno Carlo, ti rinnovo il mio benvenuto nel blog. Ti ringrazio dei complimenti, mentre il merito dell'articolo è tutto dell'autrice. 🙂 Non appena battezzerai il tuo blog di storia, avvertimi perché non mancherò di visitarlo.
Arrivo un po' dopo ma arrivo.
La seconda puntata mi ha fatto molto riflettere. Mi sono messa nei panni della protagonista e mi sono chiesta cosa avrei fatto io. Ecco a comportarsi da eroina ci vuole molto più che solo coraggio, credo ci voglia una fiducia smisurata nel cambiamento. Le donne che come lei hanno lottato per i diritti meritano molto più che un giorno l'anno di commemorazione, meritano che ogni donna che nasce porti con sè un po' di quella fierezza capace di dare una svolta al mondo, dimostrando che cervello e coscienza stanno al passo con un volto e un abito e meritano rispetto. Parola da mettere sempre al primo posto.
Per questo non festeggio l'otto marzo con spogliarelli o mimose e non smetto di andare a votare. Ai diritti non si rinuncia.
Grazie a entrambe per questa bella immersione nella storia.
Cara Nadia, il tuo commento dimostra tutta l'attenzione e la sensibilità che già ho avuto modo di riscontrare nei tuoi scritti. Hai espresso dei concetti sacrosanti: le donne, tutte le donne, meritano rispetto, in primo luogo perché sono esseri umani e in secondo luogo perché purtroppo sono la parte più debole della società, coloro che per tanti motivi ancora sono sfruttate e abusate. Di questo universo al femminile le più deboli in assoluto sono le bambine, che davvero non hanno voce in moltissime parti del mondo e attraversano sofferenze enormi. Pensiamo soltanto al turismo sessuale, ai matrimoni combinati, all'infibulazione, ai rapimenti in Nigeria. Problemi – ed orrori – enormi, che non bisogna smettere di portare e riportare all'attenzione dei media, troppo spesso distratti a suonare la grancassa del momento. Sono invece tragedie spaventose che riguardano milioni di donne, di sorelle.
Anch'io non smetto di andare a votare. Grazie a te per aver letto e commentato! Alla prossima.
Ciao Nadia, grazie, prima di tutto.
Certamente Emmeline ha dimostrato piena fiducia nelle donne. A tal proposito aggiungo che la decisione di fondare il WSPU è nata in lei dopo aver interpellato le figlie e le altre donne, giovani e mature che, a loro volta, avevano espresso il fermo desiderio di essere disposte a lottare per l'ottenimento dei diritti fino allora negati alla popolazione femminile.
Quindi, stiamo parlando di una leader attenta all'ascolto della sua base.
Detto ciò, condivido al 100% il tuo discorso sul rispetto e sulla necessità di essere consapevoli e attive sempre, non solo una volta all'anno.
Nemmeno io ho programmato una serata mondana e nemmeno io intendo astenermi dall'esercizio dei miei diritti, ma in merito alla scelta di festeggiare o meno, trovo bello lasciare libero ognuno di agire come meglio crede. 🙂