In questo periodo è tempo di meme tra i blogger che seguo maggiormente, perché ne fioriscono di veramente interessanti. Sarà la primavera in arrivo? Primavera che, per la verità, quest’anno si è fatta parecchio desiderare. L’origine del meme che vi propongo oggi è da rintracciarsi presso il blog di Maria Teresa Steri, Anima di carta, che ha scritto un post sui cinque romanzi che hanno maggiormente influenzato la scrittura. Attenzione, non romanzi che ci sono piaciuti, ma che hanno avuto un impatto durevole sul nostro modo di scrivere o a cui ci siamo volutamente ispirati. Anche in questo caso, altri blogger hanno già pubblicato i loro elaborati, come Tenar del blog Inchiostro, fusa e draghi e Giulia di Liberamente Giulia.
Per quanto mi riguarda, posso ricercare senz’altro l’origine delle maggiori influenze nel periodo della mia adolescenza o prima giovinezza. Leggevo soprattutto per sfuggire a una realtà che non mi piaceva, come fanno molti giovani del resto, e in un periodo in cui le impressioni sono davvero fortissime echi di determinate letture sono rintracciabili nella mia scrittura, perlomeno nei primi tentativi. Che poi questo si sia tradotto in risultati apprezzabili nel tempo non sta a me dirlo. Quello che è certo è che, dopo quel periodo di magiche letture, di rado mi sono imbattuta in testi che abbiano avuto un impatto altrettanto forte in ambito italiano o straniero, tranne forse nel caso di Murakami Haruki.
Ma veniamo al sodo ed ecco quindi che vado a presentare i miei magnifici cinque, servendomi di qualche aiuto dal web per quanto riguarda la trama.
Le onde di Virginia Woolf
Non è tra i più famosi romanzi della scrittrice inglese, ma per me si era trattato all’epoca di un’autentica rivelazione proprio per quanto riguarda lo stile. È il romanzo più sperimentale di Virginia Woolf, essendo strutturato sotto forma di soliloqui dei sei protagonisti della storia: Bernard, Susan, Rhoda, Neville, Jinny e Louis. Altrettanto importante è il settimo personaggio del libro, Percival, che però non sentiremo mai parlare con la propria voce. Lo sguardo dell’autrice li segue dall’infanzia fino all’età adulta.
Non ci sono dunque descrizioni tradizionali dei personaggi, ma li si conosce entrando nell’intimo e nella mente. Si tratta di una discesa equivalente a una vera e propria immersione psicoanalitica, con un’abilità narrativa a dir poco prodigiosa. Per uno scrittore questa tecnica è faticosissima e in questo caso i personaggi sono ben sei, di sessi differenti, ognuno con un’individualità perfettamente distinguibile. anche l’utilizzo del tempo presente li fa sorgere sulla pagina, come se nascessero con “il verbo” dell’autrice. In questo caso la scrittura è davvero creatrice.
L’altra caratteristica stilistica de Le onde è l’intensa musicalità della prosa. So che bisognerebbe leggere la versione originale e non la sua traduzione, ma all’epoca la cosa sarebbe stata superiore alle mie forze; quindi avevo letto la traduzione di Giulio De Angelis, che è anche il traduttore di Joyce, e scusate se è poco. Sono dunque convinta che se un autore riesce a coniugare contenuto e bellezza, si può parlare di capolavoro. Mi piace copiare qui di seguito un brevissimo estratto: “Tutti avevano il loro rapimento; il loro senso di comunità con la morte; qualcosa che riusciva loro utile. Cosí visitai ciascuno dei miei amici a turno, cercando con dita brancolanti di forzare i loro scrigni chiusi. Andai dall’uno all’altro porgendo il mio dolore – no, non il mio dolore, ma la natura incomprensibile di questa nostra vita – alla loro attenzione. C’è chi si rivolge ai preti, chi alla poesia; io ai miei amici, al mio cuore, a cercare tra le frasi e i frammenti qualcosa di intatto – io per cui non c’è bellezza sufficiente nella luna o in un albero; io per cui il contatto di una persona con l’altra è tutto, eppure non posso afferrare neppur questo, io che sono cosí imperfetto, debole, indicibilmente solo. Sedevo là.” (Bernard: IX)
Le influenze: Di sicuro l’uso della prima persona mi ha influenzato, specialmente per quanto riguarda i passaggi dove il personaggio di Francesco ne La terra del tramonto parla di sé al tempo presente e in prima persona.
Il rosso e il nero di Stendhal
Galeotto fu lo sceneggiato trasmesso in televisione e, per combinazione, anche gli accenni fatti dalla mia professoressa di letteratura francese; anche se ho avuto il piacere di scoprire da sola l’intera trama di questa storia appassionante sia dal punto di vista visivo che letterario senza alcuno spoiler. Il rosso e il nero narra le vicende di Julien Sorel, un giovane ambizioso ma di umile classe sociale. Siamo infatti nell’epoca postnapoleonica, per la precisione durante la Restaurazione. Dotato per le lettere latine e la teologia, studia sotto la tutela del curato della parrocchia di Verrières, piccola cittadina della Franca Contea. È un fervente, ma nascosto ammiratore di Napoleone Bonaparte. Julien diventa precettore in casa di Monsieur Rênal, sindaco conservatore della cittadina. La sua ambizione lo spinge a conquistare la moglie di questo, Madame de Rênal… e qui m’interrompo perché, se non lo avete letto, magari sono riuscita a incuriosirvi.
Da molti critici i protagonisti de Il rosso e il nero sono stati definiti come i primi eroi moderni. L’autore entra nella loro mente, seguendone i pensieri e il rovello interiore, l’ambizione, l’amore e il disprezzo, e soprattutto ponendo in risalto in modo magistrale, con i loro comportamenti, i rapporti che intercorrono tra di loro. Così facendo, egli traccia un ritratto formidabile della società della Restaurazione, e soprattutto – e qui sta la modernità – tramite il contrasto tra la loro vera natura e la faccia che mostrano al mondo. Julien è definito varie volte come un ipocrita. Mathilde è una donna cerebrale, tutto il contrario della semplice e timida Madame de Rênal. Sembra di sentire l’eco, in questa tensione tra l’essere e l’apparire, di un certo scrittore siciliano che comparirà almeno un secolo dopo. Ecco un passaggio tratto dal romanzo: “L’aria malinconica non è di buon gusto; ci vuole l’aria annoiata. Se siete malinconico, è segno che qualcosa vi manca, che non siete riuscito in qualche cosa. È un segno manifesto d’inferiorità. Invece se siete annoiato, è inferiore ciò che ha cercato vanamente di piacervi.”
Le influenze: Questo romanzo mi ha influenzato profondamente per via della psicologia dei personaggi, e anche per il quadro sociale e politico che viene tratteggiato proprio attraverso dialoghi e comportamenti. Sto cercando di metterlo in atto ora con il mio nuovo romanzo sulla Rivoluzione Francese.
Il mirto e la rosa di Annie Messina (Gamîla Ghâli)
Mentre i due romanzi precedenti sono di autori ben noti, scommetto che questo romanzo non lo conosce nessuno! Eppure di questo piccolo libro dell’edizione Sellerio mi ero innamorata all’epoca, al punto da leggerlo e da rileggerlo senza posa. Dalla copertina avrete già capito che si parla di Oriente e, nello specifico, si un racconto immerso in un’atmosfera fiabesca. Il principe Hâmid el-Ghâzî libera un bellissimo, misterioso giovane dalle mani di un mercante di schiavi, se ne innamora e lo tiene con sé alla sua corte, chiamandolo Falco in ricordo di un falco che possedeva in gioventù, che gli era stato rubato ed era stato torturato. Siamo all’inizio di una storia d’amore assoluta, pura e totalizzante. Questa viene bene esemplificata dalla scelta dell’immagine per la copertina che mostra un allievo e il suo maestro, ovvero la fanciullezza e la maturità, la fiducia e la supremazia. Lo stile del libro ha moltissimo in comune con le storie de Le Mille e una Notte, soprattutto nella descrizione di una storia atemporale e immersa nella leggenda.
Purtroppo non riesco più a rintracciare questo libro nella mia biblioteca: ogni tanto i libri si divertono a giocare a nascondino! Quindi non posso riportarvi alcun passaggio, certa che, non appena avrò pubblicato il post, il volumetto spunterà su qualche scaffale.
Le influenze: In che cosa mi ha influenzato stilisticamente? Beh, proprio in certe scene cristallizzate che sembrano racchiuse in un cristallo di rocca o in una preziosa gemma. Nel mio secondo romanzo del ciclo crociato, Le strade dei pellegrini, ci sono delle scene che ho cercato di rendere tali.
Le due città di Charles Dickens
Ritorniamo ai grandi classici con un romanzo storico di Charles Dickens del 1859. Per fortuna qui ho trovato il mio libro, una vecchia edizione cartonata delle Paoline, con la custodia in cartone e alcune splendide illustrazioni, come si usava una volta. Insieme a Barnaby Rudge è l’unico romanzo storico scritto dall’autore inglese. Venne pubblicato sulla rivista All the Year Round in 31 puntate settimanali, la prima apparsa il 30 aprile 1859 e l’ultima il 26 novembre del medesimo anno.
Il romanzo è ambientato a Parigi e Londra durante la Rivoluzione francese e negli anni del Regime del Terrore. In esso vengono rappresentati la sottomissione del proletariato francese all’oppressione dell’aristocrazia negli anni precedenti la rivoluzione, e la successiva brutalità dei rivoluzionari nei primi anni della rivoluzione. “La Rivoluzione francese ha trovato in Dickens un mirabile interprete che ne fa rivivere la sconcertante genesi e l’ancor più sconcertante sviluppo, quasi lasciandola presentire come una minaccia perenne che può scaturire dal cuore indurito degli uomini. Anche quelli di oggi e domani.” recita un passaggio dal risvolto di copertina.
Charles Dickens segue le vite di diversi protagonisti attraverso questi eventi, in particolare Charles Darnay, un ex-aristocratico francese che diviene vittima di accuse indiscriminate durante la rivoluzione, e Sydney Carton, un avvocato inglese che cerca di redimere la propria vita per amore della moglie di Darnay, Lucie Manette, il cui padre venne ingiustamente imprigionato nella Bastiglia. Il romanzo possiede uno tra gli incipit più famosi di tutta la letteratura, che vado a riportare: “Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte — a farla breve, gli anni erano così simili ai nostri, che alcuni i quali li conoscevano profondamente sostenevano che, in bene o in male, se ne potesse parlare soltanto al superlativo.”
Per un autore di romanzi storici, la precisione nei dettagli ne Le due città lo rende un vero modello di riferimento. Spero che qualcosa di questa attenzione sia rintracciabile ne Il Pittore degli Angeli e negli altri miei romanzi storici.
Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
Vi prego di non farvi una grassa risata, ma questo libro mi ha davvero influenzato in maniera duratura. Memorie di Adriano è un romanzo francese della scrittrice Marguerite Yourcenar pubblicato per la prima volta nel 1951, premiato con il Prix des Critiques. Il libro è organizzato in sei parti, tra cui un prologo e un epilogo: prende la forma di una lunga epistola indirizzata dall’anziano e malato imperatore Adriano al giovane amico Marco Aurelio, allora diciassettenne, che poco dopo diverrà suo nipote adottivo. Il libro descrive la storia di Publio Elio Traiano Adriano, l’imperatore romano del II secolo, immedesimandosi nella figura di questo in un modo del tutto nuovo e originale: infatti immagina che Adriano scriva una lunga lettera nella quale parla della sua vita pubblica e privata. L’imperatore si trova così a riflettere sui trionfi militari conseguiti, sul proprio amore nei confronti della poesia, della musica e della filosofia, sulla sua passione verso il giovanissimo amante Antinoo.
Marguerite Yourcenar è di una bravura disumana, perciò Memorie di Adriano è un romanzo cui accostarsi con un senso di timore reverenziale, e senz’altro da leggere e rileggere per ricavarne nuovi significati. Si tratta di un romanzo che si ama o si odia senza vie di mezzo: io appartengo senz’altro al gruppo degli amanti o, meglio, dei veneratori.
Le influenze: Da questo romanzo, come da Le onde, ho ricavato senz’altro l’uso della prima persona come particolarmente efficace per rendere più immediata e coinvolgente la voce narrante, e del tempo storico al presente per conferire maggiore intensità alla vicenda e renderla atemporale. L’explicit dell’opera, che mi colpisce, ora più di allora, per il lutto recente che mi ha colpito, è: “Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più… Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti...”
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E voi, che cosa pensate dei libri che vi ho proposto? Secondo voi sono troppo “datati”?
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- Foto iniziale: Pixabay
- Trame dei romanzi: Wikipedia
- Citazioni: Wikiquote
Datati? Dickens non è MAI datato! E nemmeno Stendhal. Ma gli altri non li ho mai letti.
Bravo, Marco! Ci sono autori che non sono mai datati. Ho appena finito di leggere, ad esempio, "Al paradiso delle signore" di Zola e la descrizione di un grande emporio commerciale che voracemente si amplia e fa chiudere i piccoli negozio attorno mi ha ricordato certe dinamiche commerciali dei giorni nostri.
Con Zola sfondi una porta aperta! 🙂
Io l'ho trovato fantastico, e sì che è considerata un'opera minore. Anche la descrizione della competizione tra i commessi, e il mobbing a Denise, è identico a quello che succede in certi nostri ambienti di lavoro.
Di questi cinque ne ho letti solo… mezzo! "Memorie di Adriano", che è uno dei pochi libri che non sono riuscito a portare a termine. Non saprei dire se siano da considerarsi datati. I miei cinque titoli, che forse hai visto tra i commenti al post di Maria Teresa, sono tutti del '900, ma comunque nell'insieme più spostati verso la prima metà del secolo.
Sono andata a leggere il tuo commento al post di Maria Teresa. Sono tutti autori molto famosi, a parte "L'angelo della finestra d'Occidente" di Gustav Meyrink, un autore che non ho mai sentito nominare. Sono andata a curiosare e devo dire che mi attira moltissimo, ma per il momento mi limito a segnarlo sul mio quaderno dei futuri libri… non vorrei scatenare un tumulto tra quelli in giacenza, che sono tanti!
Pensavo che neanche Georges Bataille fosse granché famoso… a parte sul mio blog ;-D
Io lo avevo già sentito nominare, ma il tuo blog mi ha dischiuso comunque nuovi orizzonti! 😀
Di STendhal lessi la Certosa di Parma. Di Yourcenar ne lessi uno ma non ricordo il titolo. Gli altri non li ho mai letti.
Belle scelte comunque.
Tu sai che io non scrivo libri quindi parlo esclusivamente come stile di scrittura molto più ristretto.
Per le poesie Dickinsom Neruda, Lorca.
Per i racconti invece non posso dire. Da tutti gli autori che ho letto e mi son piaciuti ho cercato di "rubare" qualcosa che non era scritto ma nasceva dentro di me in modo spontaneo con la lettura.
Grazie del commento, Pat. Direi che le tue scelte poetiche sono più che rispettabili. Anche il fatto di "rubare" qualcosa a ogni autore appartiene un po' a tutti coloro cui piace scrivere.
Tra l'altro sto leggendo un libro universitario sul Cinquecento e la stampa a Venezia, e devo dire che il concetto di copyright era proprio al di là da venire: tutti pescavano da tutti, vivi e defunti. Molto interessante, comunque!
Tranne Il mirto e la rosa gli altri li ho letti, cercherò di recuperare anche questo.
Sì, non ti aspettare niente di particolarmente elevato da "Il mirto e la rosa", a livello letterario; però a me era piaciuto molto. Spero proprio che salti fuori dal suo anfratto in casa, prima o poi.
Io ho letto solo "Le onde" di Virginia Woolf, una prosa meravigliosa che diventa poesia. Non ho letto gli altri che hai citato, però ho letto qualche altro libro di Stendhal e Dickens.
Sono datati? Sì, certamente. E allora?, dico io. Anche la "Pietà" di Michelangelo e "La Primavera" del Botticelli sono date, mi basta guardare certi capolavori dell'arte contemporanea per decidere che "datato è bello" 😀
Stupendo "Le onde", vero?
La tua osservazione sulla vetustà dei capolavori e sulla nostra indifferenza sul fatto mi ha messo di buonumore, sei sempre di un'ironia unica! 🙂 Evviva la terza età, allora! 😀
Devono essere libri un po' datati, perché ci vuole tempo per verificare l'influenza sulla tua formazione. Ho letto Memorie di Adriano da poco, come sai, e mi è piaciuto moltissimo; mi sono anche domandata come abbia potuto la Yourcenar rendere così godibile un monologo in prima persona, che avrebbe potuto essere un mattone indigeribile. Onore all'autrice. 🙂
Secondo me la Yourcenar non era una scrittrice di questo mondo, non so se mi spiego. Un romanzo storico tutto in prima persona, di un imperatore romano… basterebbero soltanto questi dati superficiali a far scappare il lettore medio di oggigiorno! Onore davvero a questa donna che, tanto per aumentare il suo valore, dedicò il suo primo discorso di ammissione all'Académie Française a tutte le donne della storia che non ebbero voce.
Non sono datati, sono classici intramontabili (anche se non li ho letti, ma gli autori sono così famosi che mi sembra di conoscerli). Il dettaglio nelle descrizioni delle ambientazioni l'ho percepito molto bene nel tuo romanzo Il pittore degli angeli. Il rosso e il nero ho visto lo sceneggiato TV e non nego che mi piacerebbe leggere anche il libro, ormai la lista di classici da leggere sta diventando piuttosto lunga. Sai che leggendo questo tuo post capisco meglio la tua passione per il romanzo storico, sono libri che trattano tutti i tuoi temi. Sono contenta che tu abbia seguito questo meme di primavera…
A me piace leggere un po' di tutto, ma con i classici si va sul sicuro… ammesso che l'autore piaccia, beninteso! Ci sono autori che effettivamente hanno una prosa così datata che non si riesce a proseguire nella lettura. Un esempio per tutti, come ho scritto in altri ambiti, è stato "Marco Visconti" di Tommaso Grossi: non sono riuscita a proseguire oltre le dieci pagine. Invece "La Ca' di Can" di Carlo Tenca è stato godibilissimo, e appartiene allo stesso periodo letterario, cioè il nostro Risorgimento.
Come scrivevo sopra a Marco, ho appena finito di leggere "Al paradiso delle signore" di Zola: lui è un autore di cui mi piacerebbe leggere altro perché non sono rimasta mai delusa dai suoi romanzi.
Approfitto per augurarti buona domenica delle Palme.
Io non ne ho letto nessuno di questi 5. -_-
Dovessi sceglierne alcuni di fondamentali direi Belle da morire di Bloch e Cosmolinea B2 di Brown, che sono stati la base, poi Il secondo libro della fantascienza e Le meraviglie del possibile, che sono stati un magazzino d'idee. Infine una scelta strana: L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome. Strana perché è uscito solo pochi anni fa, però credo che abbia segnato una certa "evoluzione" nel mio modo di affrontare la scrittura, almeno come tematiche e ambientazioni.
Grazie del commento, Marco, e di tutte le tue proposte. Anch'io non ho letto nessuno dei libri che proponi. 🙁 … e quindi siamo in situazione di parità. 🙂
A me piacciono molto questi meme perché offrono degli spunti di riflessione utili per "analizzarsi" e scoprire anche i percorsi altrui.
Non sono datati, sono intramontabili! Il primo non l'ho letto, ma mi hai incuriosito moltissimo, mi piacerebbe provare.
Per quanto riguarda Memorie di Adriano invece, pur avendolo, non sono mai riuscita ad accostarmici, probabilmente dovrà arrivare il momento giusto. Gli altri se non sbaglio dovrei averli letti tutti oltre vent'anni fa, anche se purtroppo ne ho un ricordo vago perché erano tempi in cui "dovevo" leggere molto per l'università, e quando è così – ahimè – ti rimane poco.
Grazie per aver ripreso il mio meme ^_^
Eh, sì, quando si legge per dovere scolastico o universitario, i libri perdono immediatamente tutto il loro fascino. Come dicevo in un commento altrove, mi furono imposti alcuni romanzi di Cesare Pavese, come letture estive, che da quel dì detesto cordialmente.
E' stato un piacere aver ripreso il tuo meme! 🙂
Nessun libro penso sia datato visto che a scuola la buona scrittura si insegna sempre con Manzoni e Dante. I bei libri soprattutto quelli scritti bene non hanno scadenza. Yourcenar la sento menzionare spesso come una scrittrice di spessore e credo dovrò assolutamente poter dire la mia se sto tra chi la ama o la odia. Per il resto sigh, non ho letto nessuno della tua lista. Però l'uso della prima persona in narrazione mi piace moltissimo lo stesso…
A confronto con i libri mordi-e-fuggi di oggigiorno, del genere snack, per fortuna ci sono questi romanzi che sono come un ottimo pasto su una tavola riccamente imbandita, serviti con un vino da degustare. Yourcenar è polarizzante, e in special modo "Memorie di Adriano". Di quest'autrice avevo letto "L'opera al nero", anch'esso un romanzo in prima persona. 🙂
WoW!
Certo che hai dei modelli altissimi!
Memorie di Adriano è tra i miei libri preferiti, ma è una scrittura troppo alta per dire che abbia influenzato la mia. È una vetta irraggiungibile, da ammirare da fondovalle, ecco.
E' davvero una scrittura molto alta, sì. Però mi piace pensare che, da quelle altezze, qualcosa mi sia comunque arrivano… come lo sguardo benevolo di una divinità. 😉
Ciao Cri! ^__^ Ho solo sbirciato, torno domani a leggere e commentare per bene. Posso solo dire che ho visto scorrere l'immagine di 5 romanzi che adoro 🙂
Ciao, Clem, non ti preoccupare: io non scappo, e i meravigliosi 5 romanzi nemmeno! 🙂
Rettifico il commento lasciato ieri in quanto di questa lista ho letto solo tre romanzi, ovvero: Le Onde della Woolf, Memorie di Adriano della Yourcenar, Il Rosso e il Nero di Stendhal.
Tutti e tre si sono ricavati un posto molto importante nel mio cuore. Di sicuro posso dire che i romanzi in cui i personaggi parlano di sé, al presente e in prima persona, svelando la propria personalità, gli elementi di forza e debolezza del carattere, sono tra i miei preferiti e li prendo sempre come modello. Tutto sommato mi piace l’idea del racconto confidenziale proprio perché restituisce una visione di parte. Il narratore coinvolto nella storia vede e sente ogni accadimento secondo il proprio modo di essere, quindi può essere parziale, reticente, ma anche menzognero! La cosa bella in questi casi è che il lettore, pur sapendo che questo tipo di narratore non può offrire garanzie di sincerità, lo segue lo stesso e, anzi, vi si affida totalmente. A questo proposito mi vengono in mente le opere pirandelliane, con le sue maschere, con i suoi personaggi che presentano ciascuno la propria realtà, o le proprie realtà, perché talvolta si tratta di soggetti con molteplici identità…
Altrettanto bene penso di quei personaggi i cui dialoghi e comportamenti raccontano il contesto storico e sociale. Dal mio punto di vista questo modo di accompagnare il lettore dentro la storia è il migliore in assoluto.
La forma epistolare, invece, soprattutto declinata in modo magistrale come in Memorie di Adriano, credo che sia decisamente lontana dalle mie capacità.
Inoltre, il titolo di Dickens che citi nel meme mi era sfuggito. Credevo di aver letto altro. In verità non lo conoscevo e dovrò recuperare: mi piace così tanto Dickens, lo trovo modernissimo (pensa un po’!), sia nello stile e sia nei contenuti.
Non conoscevo nemmeno la Messina e il suo Il mirto e la rosa, ma se lo stile è simile a Le Mille e una Notte sarà senz’altro una lettura gradevolissima da affrontare.
Insomma, grazie Cri, anche questo post è una vera chicca!
Wow, Clementina, che splendido commento mi hai lasciato, sembra quasi una postfazione al mio articolo! Il personaggio che parla in prima persona è una carta pericolosa da giocare per un autore, ma se la sa giocare con abilità… quali capolavori arrivano! La tua riflessione sul fatto che il personaggio potrebbe non raccontare la verità mi ha colpito, è vero quello che dici. Del resto tutta la letteratura è basata sulla sospensione dell'incredulità, cioè sul fatto che noi sappiamo che le storie raccontate non sono vere, ma fingiamo di crederci.
Per quanto riguarda i libri a sfondo sociale, il romanzo è il modo migliore per veicolare contenuti serissimi tramite l'immedesimazione con le gioie e i dolori dei personaggi. In questo senso Dickens è un maestro.
Per quanto riguarda la forma epistolare, mi hai fatto venire in mente l'altro assoluto capolavoro, cioè "Le relazioni pericolose" di Laclos, un intrigo tutto basato su lettere. Squisitamente settecentesco pre-rivoluzione.
Grazie ancora per il tuo bellissimo commento e a presto!
Decisamente dei romanzi "poderosi" quanto a stile, bellezza e fascino.
Questo post fa riflettere, perché non si può negare che ci siano effettivamente degli "incontri", esperienze di lettura che in qualche modo ci formano.
Meravigliose le tue scelte. Condivido il percorso fatto con Woolf/Dickens/Yourcenar. Io ho amato visceralmente Dickens da adolescente, forse perché ho avuto il mio battesimo da lettrice con "David Copperfield". Ne ho letto poi diversi, cercando ogni volta quello stile inconfondibile.
Virginia Woolf è stata una scoperta recente, ne ho scritto diverse volte.
Yourcenar mi ha trafitto con il suo Memorie di Adriano. Possedevo anche Archivi del nord, che prestai in tempo di università e non rividi più.
Io sono convinta che le letture in età adolescenziale siano determinanti, proprio perché la mente del lettore è formata ma lo spirito è disponibile a ricevere tutte le impressioni proprio come cera duttile. Per me le letture di quell'età sono state davvero un periodo magico e irripetibile, soprattutto perché legato anche alla scuola e a insegnanti particolarmente capaci di instillare curiosità e voglia di leggere.
"Archivi del Nord" ce l'ho qui, come anche i tre racconti "Come l'acqua che scorre"; e "L'opera al nero" naturalmente. Che rabbia quando prestiamo i libri e non ci ritornano indietro! 🙁