– il tandem (Il rosso e il nero)
– il criptico (Dieci piccoli indiani)
– la citazione (Se questo è un uomo)
– nome e cognome (Anna Karenina)
– una sola parola (Espiazione)
– la frase (Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve)
Il post di oggi, però, non riguarda la maniera di scegliere un titolo. Ho scelto infatti di dare un taglio particolare al post in quanto non metto in relazione titolo e contenuto. Ad esempio Mondo senza fine, il primo romanzo del mio elenco, è ambientato nell’Inghilterra del 1327, e il titolo ha un significato molto legato alle vicende e soprattutto all’ambientazione storica e medievale dell’opera. Infatti World Without End si riferisce all’ultimo verso della preghiera Gloria Patri in una delle più comuni traduzioni inglesi; la corrispondente traduzione in italiano è “Per tutti i secoli dei secoli” o “Nei secoli dei secoli”. Non ho nemmeno letto alcune delle opere elencate, anche se ne ho sentito parlare e sono sullo scaffale delle mie future letture (una per tutti, Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino). Non mi occupo nemmeno delle vicende editoriali che hanno portato a una scelta anziché un’altra, anche se nel caso del romanzo di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, c’è stato un cambio di rotta, radicale e molto interessante, che secondo me ha dato valore aggiunto.
No, i titoli di romanzi o racconti del mio elenco evocano in me paesaggi interiori intensi, o musicalità del tutto particolari. Ho tentato quindi un esperimento di libera associazione con il titolo, quasi di tipo psicanalitico e senza nessuna pretesa, e vi ho associato un’opera d’arte anche se non sempre sono riuscita a trovare quello che volevo. Ovviamente ne potrei aggiungere altri cinquanta per me altrettanto belli, ma ognuno hai i suoi gusti, e poi sul web bisogna economizzare spazio e pazienza. Per il momento ecco a voi i miei magnifici dieci:
MONDO SENZA FINE
di Ken Follett
Splendore di stelle, galassie, costellazioni.
Un sistema complesso e formicolante di vita
visibile e invisibile.
Minuscola. Enorme.
Anime d’uomini e d’animali.
Il pianeta si muove incontro a Dio.
Beatitudine, vita eterna.
La Luce.
Opera: “Rex” di Mikalojus Konstantinas Ciurlionis (1909), Čiurlionis National Art Museum, Kaunas, Lithuania
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
I numeri primi sono intelligenze eccelse.
Una sequenza di numeri.
La bellezza nella diversità,
bambini prodigio.
Numeri primi: sono speciali.
Un paesaggio di linee rette.
Ombre e luci nette, stagliate sulla tela.
Silenzio.
Opera: “Piazza d’Italia” di Giorgio De Chirico (1903), Art Gallery of Ontario (AGO), Toronto, Canada
Un treno a vapore che sferraglia
sulle rotaie.
Il termine della notte non è l’alba,
è un abisso.
Un binario che si interrompe.
Il viaggio conduce nell’abisso.
Ci sono i vagoni piombati.
Lo sbuffo della ciminiera,
il fragore delle ruote sul binario.
Opera: “Rain, Steam and Speed” di J. M. W. Turner (1844), National Gallery di Londra
Un uomo che ama le donne.
Un fiore tenuto tra i denti?
È un torero, forse.
Il fiore assomiglia alla bocca,
hanno la stessa forma,
la stessa carnosità.
L’uomo è un enigma. Una maschera.
Il fiore è qualcosa di delicato, soave,
un punto di perfezione.
Opera: “Autoritratto” di Pablo Picasso (1901),
Museo Picasso di Parigi
Pilastri che si ergono dalla terra.
Si slanciano, possenti, verso il cielo.
Lo sorreggono, come Atlante
sorreggeva la volta celeste
sulle sue spalle.
Se si tolgono i pilastri,
crollerà il cielo.
Ma forse crollerà anche la terra
perché sorreggono la terra.
I pilastri dei giganti.
Echi nella navata.
Opera: “Studio in Verticale (La Cattedrale)” di Frantisek Kupka (1913), Museo Kampa
FERMATO A EBOLI
Cristo predicatore, il suo viaggio.
Si è fermato e non ha proseguito.
La sua parola è cessata.
Eboli è un luogo privilegiato.
La cena di Gesù con le donne
e i poveri di Eboli.
Scuoti la polvere dai calzari
e prosegui il tuo viaggio.
Opera: “Orazione nell’orto” di Andrea Mantegna (1455), National Gallery di Londra
I destini incrociati sono lame.
Nel castello ci sono cavalieri.
L’incrocio è un tessuto di esistenze.
Il castello è un simbolo,
qui è anche un crocevia.
Si trova su un’altura, c’è la neve.
La storia è una fiaba
tutta da raccontare.
Opera: “The Castle of the Pyrenees”
di René Magritte (1959), Museo d’Israele
di Richard Matheson
La maestà del pronome “io”.
C’è una leggenda, un mito, un personaggio
che si presenta.
Potrebbe essere un antico eroe, o un mostro.
I lembi del suo cappotto, o di un mantello,
fluttuano al vento della sera.
Un fiume si snoda accanto a lui,
le acque s’indorano.
Opera: “Due uomini che contemplano la luna” di Caspar David Friedrich, ca. 1825–30,
Metropolitan Museum of Art
Un clown non dice cose serie.
O, meglio, le esprime alla sua maniera.
Non viene preso sul serio.
Il clown ha la faccia dipinta.
Può far ridere, ma può fare anche
molta paura.
Da piccola avevo paura dei pagliacci.
Opera: “Testa di un clown” di Georges Roualt
(ca. 1920), Indianapolis Museum of Art
di Arundhati Roy
Il dio è un essere possente.
Le piccole cose sono nella quotidianità.
C’è un contrasto.
Gli oggetti sono quelli, umili e silenziosi,
che non osserviamo mai.
I Lari degli antichi Romani.
Gli angoli pieni di polvere delle case,
la carezza di una luce soffusa.
Un gomitolo di lana in un cestino.
Opera: “Natura morta” di Giorgio Morandi (1953), Pinacoteca di Faenza
***
Bene, la mia fatica è terminata! Quali sono i vostri titoli preferiti, e quali sono le visioni che evocano nella vostra mente?
***
Hanno partecipato all’esperimento anche i seguenti blogger:
I titoli (tutti) di Calvino sono geniali. Mi piace inoltre l'austerità nella titolazione di Buzzati. Io, in genere, uso titoli corti, però se ben fatto, un titolo lungo stuzzica il lettore. Un po' alla Wertmuller, via. Comunque il titolo è importante e non è sempre facile sceglierlo.
Grazie del commento, Tiziana. I titoli di Calvino sono molto originali, sì, specialmente la trilogia con "Il barone rampante". Personalmente non mi piacciono tanto i titoli con il nome e il cognome del personaggio, mi sembra che limitino un po' la fantasia del lettore. Se abbinati, però, a qualcos'altro, diventano interessanti, ad esempio "Il fu Mattia Pascal".
Negli States specialmente gli scrittori di fantascienza usano titoli corti, spesso di una sola parola questo perché la maggior parte dei romanzi fanno parte di cicli immensi e gli scrittori non vogliono creare ulteriori confusioni nei lettori.
Quando gli stessi romanzi arrivano in Italia vengono poi dotati di titoli immensi.
Non ho mai capito il perché.;)
Mi sembra una decisione molto saggia quella degli scrittori di fantascienza americani. La trasformazione nella traduzione italiana la vedo accadere molto anche nei film… titoli che, in italiano, diventano tutt'altro.
Anch'io non ho mai capito il motivo di queste metamorfosi! 😉
Opinioni di un clown: libro e titolo stupendi e da ma molto amati, avevo un telo mare con la stessa frase e tante facce da pagliaccio sparse su fondo turchese, pagato un botto! Mi piacciono i titoli alla Franzen: una sola parola, Le correzioni, Purity, sono come una fucilata che arriva subito. Le frasi se estrapolate dal testo vanno scelte con cura, non è facile, spesso interviene un editor perché l'autore non è in grado di staccarsi a sufficienza dalla sua opera. Io ci sto provando col titolo "Oltre la notte, dove i sogni si realizzano" frase pronunciata dalla protagonista, ma davvero non so dire se si tratti di un vero buco nell'acqua o di una buona proposta. Altri titoli belli, mah ce ne sono tanti. Il tempo è un bastardo della Egan, ad esempio. In definitiva un buon titolo anzi un titolo eccezionale può davvero fare la differenza.
"Opinioni di un clown" è davvero un romanzo molto bello. Quello che dici sull'autore che non è in grado di staccarsi dalla sua opera, e di conseguenza da un titolo che gli ronza in testa, è verissimo. A me è capitato di attribuire subito dei titoli ai miei romanzi che poi sono rimasti immutati ("Il pittore degli angeli", "La terra del tramonto" ecc). Con altri invece ho fatto più fatica, come il mio pezzo teatrale "Il diavolo nella torre". Però a un certo punto devo dare un titolo, se no non riesco ad andare avanti. Titoli belli ce ne sono tanti, sì, pensa che ne avevo scritto una trentina per il post, poi però mi è venuto in mente di fare questo esperimento e di abbinare anche un'immagine, così ho tagliato.
Dei libri da te elencati ho letto I pilastri della terra e Viaggio al termine della notte (stupendo il primo, iper mega stupendo il secondo)
Per i "miei" libri ci penso un attimo. O forse no? ahahahha
Ti faccio sapere quando posterò anche se non so se riiuscirò a trovare quadri adatti perchè tu sai, come tutti del resto, che la pittura è una cosa ed io… beh! tutta un'altra!
Pensa che "Viaggio al termine della notte" l'ho ereditato, ed è sullo scaffale delle letture in attesa… quando passo mi fa l'occhiolino. 😉
Sì, dai, partecipa anche tu al post! 🙂 Non occorre che metti il quadro, se non te la senti, mi piacerebbe però molto leggere quali sono i tuoi titoli preferiti.
Oddio, lo sai che devo pensarci un po'? Ci sono sicuramente dei titoli (di libri o di film) che mi colpiscono, però così su due piedi non saprei rispondere.
Magari potrebbe essere uno spunto per un post… (in cui verresti ovviamente citata come ispiratrice 😉
Anche i titoli dei film sono adattissimi per un post, però su quello ne farei uno a parte, magari al prossimo giro, con un'immagine del film. Per quanto riguarda i miei titoli, metterei i primi tre sicuramente sul podio… gli altri invece potrebbero variare la posizione.
Sì, dai, partecipa anche tu! 🙂
Bell'esperimento e immagino che sia stata davvero una fatica.
Di tutti i titoli dell'elenco ho letto solo "Il castello dei destini incrociati". Aggiungo comunque che vado particolarmente orgoglioso del titolo del mio romanzo in corso d'opera: "L'Estate dei Fiori Artici"… trovato quasi subito e mai più sognato di cambiarlo.
Ho fatto fatica a trovare i quadri, in effetti, più che altro che corrispondessero a quello che questi titoli mi suggeriscono.
Il titolo del tuo romanzo è molto bello, ma anche "Solve et Coagula" mi piace, molto alchemico! Ci sono dei titoli di romanzi di amici blogger che pure mi piacciono particolarmente. Se dovessi fare un altro elenco ad esempio citerei: "Guerra e pace sul retro di una cartolina" di Marco Lazzara o "Tutto è tenebra" di Massimiliano Riccardi.
Bello, Cristina. Questo è un bel modo di parlare di letteratura. Mi sei piaciuta davvero tanto. Hai colto esattamente il segno. In merito ai titoli, la penso come te, è però difficile, quasi come scrivere una sinossi. Nel caso del titolo ci troviamo proprio di fronte al primo vero impatto sul lettore. Faccio mio questo tuo passaggio che condivido:"No, i titoli di romanzi o racconti del mio elenco evocano in me paesaggi interiori intensi, o musicalità del tutto particolari."
Ci sono dei titoli che da ragazzo mi hanno calamitato e per fortuna non sono rimasto deluso dai contenuti, ad esempio Furore, di Steinbeck, oppure Per chi suona la campana, di Hemingway, Il grande sonno, di Chandler. Mi riferisco a romanzi che ho letto stimolato dai titoli, ovviamente non perché li ritenga superiori ad altri.
In ultimo, da blogger, ti faccio i miei complimenti per la costruzione e ideazione del post.
Grazie, Max, il tuo commento mi ha reso davvero molto felice. 🙂 Sì, anziché fare il solito elenco dei titoli che piacciono, ho voluto tentare qualcosa di sperimentale. Un po' come il test di Rorschach, dove vedi una macchia d'inchiostro e ti viene chiesto di esprimere che cosa vedi. Per quanto riguarda la questione della musicalità, naturalmente entra in gioco la sonorità della lingua italiana, visto che parliamo di titoli nella nostra lingua madre. Ad esempio "Mondo senza fine" per me ha un suono possente e molto rotondo, e mi scatena determinate associazioni, il che accade un po' meno con il corrispettivo inglese.
Belli i titoli che menzioni. "Furore" è una sola parola, ma che parola! "Per chi suona la campana" è il classico titolo-citazione, perché è un passaggio di una poesia di John Donne, guardacaso ne avevo parlato in occasione della sua poesia sulla morte di pochissimo tempo fa. Oserei definire "Il grande sonno" quasi ipnotico.
Ma che grazie, onore al merito.
Per quello che riguarda i titoli-citazione, confesso di aver ceduto alla tentazione quando ho pensato a Tutto è tenebra, anche se più che citare ho voluto indegnamente omaggiare Cuore di tenebra. Vista la mia predilezione per la ricerca e l'approfondimento delle pieghe dell'animo umano è stato inevitabile.
Infatti ti ho menzionato appena sopra per il titolo "Tutto e tenebra" nell'ambito di un'ipotetica rassegna dei lavori dei blogger amici. L'animo umano è il mistero più grande!
Molto intrigante questo tuo articolo, immagino la fatica che c'è stata. Mi piace molto l'abbinamento de La solitudine dei numeri primi con il quadro di De Chirico. Anche gli altri abbinamenti sono molto azzeccati. La scelta di un titolo è sempre una scelta faticosa, in alcuni casi i miei titoli sono nati fin da subito, altri mentre arrivavo verso la fine del romanzo e quasi per incanto mi appariva nella mente. Riguardo ai miei titoli preferiti Viaggio al termine della notte mi sembra bellissimo (ma non l'ho ancora letto), anche La solitudine dei numeri primi (che ho letto e apprezzato molto, trovo che il titolo sia in linea con la storia che racconta). Un altro titolo che mi piace di un libro che ho letto da poco è Il passato è una terra straniera, credo esprima bene anche il senso del romanzo, bellissimo. I miei titoli li amo tutti, perché sono nati da un percorso interiore, ma ovviamente sono di parte. Dei tuoi titoli Il diavolo nella torre mi sembra molto bello, anche Il pittore degli angeli mi piace parecchio e, avendolo letto, lo trovo perfetto per la storia.
Alle volte il titolo di un romanzo sembra comportarsi come una scena che, sulle prime, non ci riesce di scrivere, o un'idea su cui ci siamo intestarditi ma che non permette di procedere. Personalmente non riesco ad arrivare fino in fondo alla scrittura di un mio romanzo senza avere in mente il titolo, o perlomeno faccio molta fatica.
Un titolo che non rende giustizia a un contenuto di ottimo livello grida vendetta al cielo, proprio come una copertina mal fatta.
Mi viene in mente in questo momento che anche Manzoni cambiò il titolo del suo capolavoro, da "Fermo e Lucia" a "I promessi sposi", oltre a fare una revisione pesantissima.
Grazie per il tuo commento finale, Giulia! 🙂
Stimoli visivi e immaginativi che mi piacciono molto.
Intanto, ultimamente ho visto su Sky le miniserie tratte dai due libri più famosi di Ken Follett e mi sono ritrovata nelle tue definizioni.
Se dovessi pensare a titoli che mi piacciono molto, direi…
In generale, mi piacciono tutti i titoli col nome del o della protagonista. Se penso a "Jane Eyre", so che non avrebbe potuto avere altro titolo, talmente il romanzo è pregno della sua personalità, del suo percorso di vita.
Mi piace la traduzione di un romanzo della serie di Pennac, "La prosivendola".
Un altro titolo che mi piace è l'ironicissimo "La lingua batte dove il dente duole", un saggio di Linguistica di Andrea Camilleri e Tullio De Mauro.
A questo proposito, sto da tempo pensando a un titolo per il mio romanzo, quando sarà pronto per la pubblicazione. Dal momento che intendo scomporlo in una trilogia, non so se tenere come titolo principale "Sin'opah", il nome lakota della protagonista, visto che è scritto in prima persona e che è il racconto della sua "educazione" in tutti i sensi. Poi ciascuno dei tomi potrebbe avere un sottotitolo: "Le colline nere", "I mandriani" (il terzo manca all'appello perché include la sua esperienza nell'ambiente delle suffragette ma anche l'epilogo).
Insomma, bella riflessione. Il titolo è fondamentale. È la sintesi estrema.
Le miniserie Sky su "I pilastri della terra" e "Mondo senza fine" sono fatte molto bene, concordo. Avevo scoperto a suo tempo che, specialmente nel secondo romanzo, la versione per lo schermo ha moltissime differenze. Non nuocciono per nulla alla storia, a mio avviso.
Che combinazione, anch'io sto pensando ai titoli per la mia trilogia sulla rivoluzione francese… 🙂 sì, perché ho deciso di scinderlo in tre tomi in quanto la storia è lineare e si presta e in secondo luogo perché vorrei, per una volta, non pubblicare il libro corposo che spaventa alcuni generi di lettori. Comunque grandi novità bollono in pentola su questo versante…
ti lascio tre titoli criptici, tutti di Adolfo Bioy Casares: Piano di evasione, Il sogno degli eroi, L'invenzione di Morel. Non indovinerai mai cosa c'è dietro… (il più criptico di tutti è Piano di evasione).
Oh, mamma mia… vediamo un po' di mettere sul piatto qualche ipotesi. Direi che potrebbe essere qualcosa dal punto di vista degli animali in tutti e tre i casi. O magari sono influenzata dalla mia recente lettura di "Animal Farm" di Orwell. 🙂 Poi mi svelerai l'arcano.
Mi hai fatto riflettere molto con questo post. Il titolo ha un'importanza enorme per la scelta e il cammino del libro, quasi quanto il nome che viene dato a ognuno di noi nel momento in cui si nasce. Mi piacciono i titoli lunghi, quelli che poi ritrovo all'interno del libro e mi dico, ecco da dove salta fuori. Mi viene un esempio alla veloce: L'ultima riga delle favole di Gramellini, ogni volta che mi compariva davanti nella lettura sorridevo; Fai bei sogni, sempre suo che compare quando meno te lo aspetti e fa sussultare. Poi invece ci sono libri dal titolo cortissimo che hanno fatto storia: Cuore, It. O titoli con il nome che altrettanto non si possono scordare: Moby Dick, Zanna bianca. Ecco per dire che se il contenuto è di valore, qualunque sia il suo titolo non ne inficia il valore.
Io ad esempio quando ho deciso di leggere il tuo mi sono molto basata sul titolo che mi ha stregato e incuriosito, quindi…
Anche a me ha fatto riflettere la tua osservazione sul nome che riceviamo quando nasciamo. In effetti non ci avevo pensato, ma il nome ci influenza in qualche modo come se già fosse un biglietto da visita. Io sono terribile quando mi presentano le persone, non riesco mai a cogliere il nome la prima volta, me lo scordo subito! Se poi non ho occasione di incontrare quella persona, più il tempo passa e più tendo ad appiccicare un nome di fantasia. 🙂
Sono belli i titoli che riprendono passaggi all'interno del libro, come l'esempio che fai di Gramellini.
Buono a sapersi sul titolo del mio romanzo, è un titolo che è nato subito mentre scrivevo la storia. Il bello è che si potrebbe pensare che il "pittore degli angeli" sia Tiziano, invece… ^_^
A proposito, mi è arrivato il tuo romanzo (di carta) giusto ieri. Non so bene quando potrò leggerlo, ma l'importante è che sia qui con me!
Vita è lì con te? Oh che emozione. Attenderò il mio turno e poi trepiderò con calma.
Il nome è importante, non per nulla ci si impiega molto tempo per trovarlo, capirne il significato e cercare di farlo coincidere con la persona che lo porterà.
Sì, quando meno te lo aspetti vedrai comparire la copertina del tuo libro sotto "Che cosa sto leggendo". ^_^ A presto.
Trovo che il tuo sia stato un esperimento molto divertente e molto ben riuscito. Capisco la complessità nel realizzarlo: coi miei viaggi multimodali era più o meno lo stesso!
Secondo me uno dei titoli più suggestivi che abbia letto è Fahrenheit 451.
E' stato davvero interessante vedere che cosa scaturiva da queste associazioni mentali. Mi piacerebbe fare lo stesso con i titoli dei film, ma lì non metterò opere d'arte.
"Fahrenheit 451" è impattante sia nel titolo che nel contenuto.
FAtto il post! 🙂 Ciaoooo
QUI
Grazie mille!!! E io ho letto e commentato sul tuo blog, e ti ho aggiunta qui sopra nell'elenco dei partecipanti. :))
Grazie a te e per favore accontentati ahhahahaha
sai che io e l'arte siamo due cose diverse ahahhaha
Ahahhah,ma va là! Secondo me tu e l'arte vi piacete molto, ma siete entrambe timide nel fare il primo passo… 😉
Mi piace molto l'idea e vorrei partecipare, ma quanto tempo ho?
Grazie
Cristiana
Ciao Cristiana, hai tutto il tempo che ti occorre! Non c'è assolutamente nessuna scadenza. Grazie se vorrai partecipare. A presto! 🙂
Ciao Cristina. Ho conosciuto questa iniziativa tramite il blog di Patricia e mi piacerebbe partecipare. Tra qualche giorno mi inserisco anch'io. Grazie mille.
Ciao Giuseppe, benvenuto nel blog. 🙂 Sarei proprio contenta se tu partecipassi. Se poi hai voglia di avvisarmi, oltre a leggerti e a commentare, potrei inserirti nell'elenco sopra. A presto, buona giornata!
Complimenti Cristina per questo bellissimo post che mi ero persa, infatti sono giunta qui da Ariano (ultimamente i feed funzionano un po' a singhiozzo sulla mia bacheca). Stupendo l'accostamento che hai fatto tra titoli, parole e dipinti, che amplificano la suggestione dei titoli stessi. Mi piacerebbe giocare e fare anche io degli accostamenti, vedo se riesco nelle prossime settimane.
Mi piace anche la classificazione di tipologie di titoli che avevi fatto nel precedente post (me lo ricordo bene perché mi aveva colpito molto). Proprio in questi giorni tra l'altro stavo riflettendo sul titolo da dare (ri-dare) al romanzo che sto riscrivendo e sono indecisa tra un titolo-citazione e uno criptico. Il titolo è davvero una parte sostanziale di un romanzo!
Ciao Maria Teresa, vedo soltanto ora il tuo commento perché purtroppo hanno smesso di funzionare le notifiche di Blogger, come sai. 🙁 Sarei molto contenta se tu partecipassi a questo esperimento, io sono rimasta anche sorpresa dei risultati: è come fare meditazione in un certo senso. Le parole trasmettono immagini, e le immagini richiamano i dipinti.
Il titolo è davvero importante. Il problema è che quello che piace all'autore a volte ha significato soltanto per lui, ma ben poco per il lettore. A presto, allora!
Ciao Cristina, mi complimento con te per la scelta dei Titoli e per l'abbinamento con le immagini. Mi unirò anch'io sulla scia di Ariano e di Patricia. A presto
Ciao Rosaria, grazie mille e benvenuta nel blog. Ci riaggiorniamo allora con il tuo esperimento, ti ringrazio ancora. 🙂