Questo delizioso, piccolo libro di Errico Buonanno ha come titolo “Vite straordinarie di uomini volanti”, dove per uomini si intendono gli esseri umani, e quindi molte sono le donne che affollano le pagine dell’opera. Per creature volanti, però, si intendono coloro che volarono, o lievitarono, senza l’aiuto di mezzi meccanici, e dunque il grande Leonardo da Vinci e i fratelli Wright, per quanto ingegnosi e spericolati, sono esclusi dal novero. Tutta la narrazione è condotta sul fil rouge di coloro che, per un trasporto ineffabile dello spirito, o quasi per magia e illusionismo, riuscirono ad alzarsi in volo vincendo la potente legge della gravità. Uno dei temi che sta alla base del libro è, infatti, la storia dei levitanti personaggi che, prima del secolo della Ragione e dei Lumi, volavano senza pensarci e soltanto “perché ci credevano”, sfidando le leggi della fisica.

Il libro, come dicevo, si legge d’un fiato, e approfitto dell’occasione non soltanto per recensirlo, ma soprattutto per presentarvi alcuni personaggi storici che in esso sono tratteggiati. Esemplare in questa rassegna è la storia di Giuseppe da Copertino. Secondo le testimonianze coeve, questo frate cappuccino non è un prodigio d’intelligenza. Anzi, è così idiota che i confratelli lo chiamano Frate Asino, e  si divertono a tormentarlo con dispetti e angherie, che sopporta con pazienza. Spesso s’incanta a fissare il vuoto, come fosse imbambolato; e non riesce a svolgere i lavori manuali più semplici senza combinare disastri. Viene ordinato frate dopo aver passato un esame d’ammissione, rispondendo a una domanda, l’unica di cui sa la risposta. Ha infatti invocato l’intercessione della Madonna, cui è molto devoto, e Maria lo ha aiutato. (Con il tempo è diventato patrono degli studenti impegnati a superare esami difficili!) Giuseppe da Copertino, però, ha una facoltà straordinaria: lievita, addirittura vola, quando è in preda a emozioni incontenibili, e cioè accade fin da piccolo.

Il 4 ottobre del 1630 ha iniziato a volare, bambino, alla festa di San Francesco, staccandosi dal suolo e posandosi sul pulpito. Da quella volta, non ha più smesso, volando grossomodo duecento volte. Soprattutto la vista della Madonna, sotto forma di scultura o di un affresco che la ritrae, lo emoziona al punto da ripetere: “Bella Maria! Bella Maria”, da abbracciare magari il padre custode e trasportarlo in alto con lui. I superiori gli chiedono spiegazioni di quei voli, ed egli risponde che sono “ratti giubilati“, cioè rapimenti che lo colgono quando è invaso dalla contentezza. Nel giorno in cui Giuseppe si reca in visita ad Assisi, è così felice che continua a svolazzare. Viene condotto in chiesa, ma ecco che “subito notò una Madonna col Bambino che gli ricordava una Vergine del vecchio monastero. “Ed il vederla, e il dar in uno strillo, e il portarsi a volo diciotto passi in aria verso di lei, e l’abbracciarla, e il dire Ah mamma mia, mi hai seguitato, fu così tutt’una cosa.” Gli proibiscono di volare, ma non può farne a meno. Interrogato davanti all’Inquisizione, si alza in volo tutt’attorno, ballando e cantando. Lo spediscono a Roma, vola davanti al Papa, che lo osserva con “divoto terrore”. Visti i tempi grami, poco ci manca che finisca sul rogo. Viene trasferito nelle Marche, e rinchiuso prima in un monastero e poi in un altro e un altro ancora, sotto proibizione di non parlare con nessuno. Finisce i suoi giorni a Osimo, in un totale isolamento, come una bestia rara rinchiusa in una gabbia.

Un’altra storia affascinante, che mischia il sacro al meraviglioso, verte sul duello epocale che vide contrapposti l’apostolo Pietro e Simon Mago e di cui c’è traccia nella Basilica di Francesca Romana. Qui è conservato un blocco orizzontale di marmo con due rientranze protette da grate. La leggenda dice che sono il segno delle ginocchia di Pietro, proprio lui, il principe degli apostoli, che s’inginocchiò a pregare affinché Simon Mago, alzatosi in volo, si schiantasse. Un altro dei temi è, infatti, il contrasto tra la “levitas”, la leggerezza, dei volanti, e la “gravitas” di coloro che la considerarono impossibile, o addirittura contraria alle regole della convenienza e del pudore. Tra Pietro e Simone c’è un contrasto di mentalità, e non solo di intenti. Il solo ritratto ufficiale di Simon Mago è dato dagli Atti degli Apostoli (8, 9-25) in cui si racconta che egli gira per la Samaria incantando la gente con trucchi strabilianti. Quando si accorge che gli apostoli compiono prodigi ben maggiori, si offre di pagarli per scoprirne i segreti, salvo essere duramente rimproverato da Pietro. Da qui nasce il termine “simonia” come commercio peccaminoso di beni sacri spirituali o il peccato relativo. Il litigio con Pietro fa confluire il personaggio in altri scritti, come la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Ed è proprio qui dove viene descritto il duello di miracoli che avviene tra Pietro e Simon Mago, non senza prima darci conto di ciò che Simone sapeva fare a Gerusalemme: falci che mietevano i campi da sole, statue che ridevano, cani che cantavano, alberelli che spuntavano. Insomma, i due si incontrano a Roma e si sfidano a duello, compiendo prodigi uno dopo l’altro, in una sequenza che a me ha ricordato molto il combattimento magico di Mago Merlino e Maga Magò in “La spada nella roccia”. Alla fine Simone sfida Pietro all’ultimo atto del duello, cioè il volo. A quel punto, come ho scritto poco prima, nel vedere Simone che volava nel cielo, il principe degli apostoli si inginocchia sul blocco di marmo e prega che quell’invasato precipiti, cosa che puntualmente avviene e determina lo schianto di Simone.

Come dicevo, sono descritte molte donne che ebbero la facoltà di volare, tra cui Santa Teresa d’Avila, peraltro molto imbarazzata di un dono che non sollecita e che si manifesta nei momenti sbagliati, e di cui preferisce non parlare. A Malagón, un giorno, il vescovo di Mendoza sta dando la comunione alle suore attraverso il comulgatorio, cioè l’apertura dietro il coro, quando Teresa improvvisamente vola fino al soffitto. “Il fatto di essere sollevata in aria […] mi provocò doloroso imbarazzo, perché lo ritenevo un evento straordinario e avevo paura che desse origine a troppi pettegolezzi.” L’estasi spirituale che la coglie è stata effigiata dallo scultore Bernini nella Transverberazione di santa Teresa d’Avila, in modo mosso, tempestoso e sensualissimo. Un’altra santa che lievita è Maria di Ágreda, in quanto uno scrittore informato dei fatti racconta che, quando Maria si libra a mezz’aria, è così leggera che le altre monache, per spostarla da un luogo all’altro, soffiano leggermente, come fanno i bambini con le bolle di sapone. Naturalmente nel libro si fa anche un accenno alle streghe e, secondo il Malleus Maleficarum, il primo e più celebre manuale di caccia alle streghe, in cui si affermava, fra l’altro, che le donne fedeli al Demonio “scatenano la grandine, il vento rovinoso, il fulmine, procurano la sterilità negli uomini e nelle bestie; e mangiano i bambini.” E quindi, poi “volano da un posto all’altro sia col corpo sia senza corpo.” Ma sulle streghe non apro parentesi troppo lunghe, in quanto è un argomento assai spinoso e che nel libro è, appunto, trattato in uno stringato capitolo, dove si esprime la massima compassione per queste donne sventurate, che spesso erano guaritrici ed esperte d’erbe.


Non mancano nemmeno i personaggi della letteratura, come Peter Pan oppure Astolfo che volò sulla luna per recuperare il senno di Orlando in Orlando Furioso, un poema cavalleresco che santa Teresa leggeva avidamente in gioventù, per cui anche la parte fantastica è ben servita.

Il libro si conclude con la tragica storia del “sarto volante” che finisce la sua carriera e la sua esistenza il 4 febbraio 1912. Franz Reichelt è austriaco, ma a Parigi ha un negozio di abbigliamento. Appassionato di volo, ha inventato un vestito-deltaplano con cui ha manifestato l’intenzione di lanciarsi dalla Tour Eiffel. Dopo averne dato l’annuncio, in una mattina di febbraio Reichelt, sulla cima dell’edificio, sale su uno sgabello, lancia un pezzetto di carta per controllare come spira il vento, e dopo lunghi attimi di esitazione, si butta dalla torre. L’evento viene ripreso in un video che, se volete, potete vedere qui in un’edizione della British Pathé (dura 1:36), dove si vedono le fasi preparatorie e infine l’uomo che precipita e si schianta al suolo. Devo dire che l’ho trovato piuttosto angosciante, soprattutto nei lunghi istanti che precedono il lancio nel vuoto. La sonata al pianoforte aggiunge ulteriore tragicità alle immagini. Ma l’autopsia aveva rivelato che era stato fulminato da un infarto ancor prima di toccare terra. Così era morto il sogno del sarto volante. Pochi anni dopo sarebbe finito un altro sogno, quello collettivo di una pace duratura tra gli uomini: sarebbe scoppiata la Grande Guerra, il primo di due devastanti conflitti su scala globale.

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Bene, siccome giugno è mese di esami, ben presto mi rivolgerò a Giuseppe da Copertino come patrono degli studenti per superare gli esami difficili dell’università! 😉 Vi è piaciuta la mia carrellata di personaggi volanti? Conoscete qualche leggenda o personaggio, curiosi e stravaganti, delle vostre parti? 

Fonte testo:

– Vite straordinarie di uomini volanti di Errico Buonanno – Sellerio editore

Fonte immagini:

– San Giuseppe da Copertino si eleva in volo alla vista della Basilica di Loreto. Dipinto di Ludovico Mazzanti – Wikipedia
– Morte di Simon Mago, stampa del 1493 – Wikipedia
– La Transverberazione di santa Teresa d’Avila (nota anche come Estasi di santa Teresa) di Gian Lorenzo Bernini (1647-1652) – Wikimedia Commons
– Franz Reichelt che indossa il suo vestito-paracadute – Wikipedia