Come vi avevo preannunciato, si è aperto un mese particolarmente arduo causa esami universitari, oltre a tutti i miei impegni, non da ultimo la professione che mi consente di guadagnarmi la pagnotta. Per quanto riguarda l’università, mi sono iscritta alle seguenti prove:

Civiltà e Lingua inglese (5 giugno, lo scritto; 8 giugno, l’orale)
Geografia Urbana (12 giugno)
Storia Medievale (20 giugno).

… sebbene è notizia di questi giorni che i professori universitari entreranno in sciopero, e quindi è a rischio la sessione estiva di esami. Sul mio account è apparsa una criptica comunicazione, dopo la lettura della quale mi sono detta “secondo me è già un esame, ma del mio Q.I.”. Tra le fumose righe, ho capito a stento che il docente che decide di scioperare può farlo senza preavviso e all’ultimo momento, e che comunque è obbligato a ripetere la sessione 14 giorni dopo. Egoisticamente parlando, mi scoccerebbe parecchio, perché significherebbe non poter affrontare i miei tre esami, come ho attentamente programmato, a giugno, ma sarei in ballo fino a tutto luglio. Avevo anche pianificato infatti, proprio a partire da luglio, di concentrarmi su Storia della stampa e dell’editoria, per il quale devo studiare ben cinque tomi per l’esame del 10 settembre.

Comunque vadano le cose, in questo periodo ho ripreso a ripassare Storia Medievale, un pezzo per volta, perché per me è “il padre di tutti gli esami”. Per questo motivo, e il caos inerente gli esami, il blog entra in pausa almeno per tutto questo mese, dove non potrò essere molto assidua nel commentare sui vostri blog, scusatemi!… anche se mi riprometto di recuperare. Ma non è detto, può darsi che invece, non avendo l’incombenza di scrivere il post del sabato, sia più assidua presso i vostri blog. Il blog rimane comunque aperto per eventuali guest post o altre necessità.

Siccome mi dispiace chiudere troppo bruscamente e lasciarvi a bocca asciutta, vorrei cogliere quest’opportunità per raccontarvi qualcosa non tanto sulle università medievali, tema vastissimo per cui ci vorrebbe un blog dedicato, quanto su come si presentavano i libri universitari nel Medioevo. Amiamo tutti moltissimo i libri in ogni loro forma, sia come autori che come lettori, e quindi spero che il tema sia nelle vostre corde.

Un cenno sulla nascita delle università è comunque d’obbligo. Malgrado nel mondo romano vi fossero state delle scuole, le università furono una creazione originale del XII secolo. Erano semplici associazioni di studenti e professori, che si configuravano in maniera non molto diversa dalle corporazioni di arti e mestieri. Fin da subito essi cercarono di ottenere il riconoscimento dell’autorità costituita, laica o ecclesiastica che fosse, e particolari esenzioni in modo da ottenere sgravi e aiuti per gli studenti più poveri. Già questo aspetto me le rende oltremodo attraenti!

Peraltro il termine universitas all’epoca indicava soltanto la struttura corporativa che si occupava di far funzionare il complesso dell’organizzazione didattica, indicata con il termine di studium. La prima università dell’Europa medievale è considerata la celeberrima Scuola medica di Salerno. A Bologna l’università nacque nell’ambito delle scuole laiche di diritto. A Parigi invece le origini dell’università sono da collegare con la scuola della cattedrale di Notre Dame. Una filiazione di Parigi si può considerare l’università di Oxford. Anche Bologna fu madre di altre università, ad esempio Padova e Napoli. C’era dunque un grande fermento culturale all’epoca.

I corsi si tenevano nelle case dei maestri o in case da loro affittate, mentre le assemblee, gli esami, le dispute solenni si svolgevano nelle chiese e nei conventi. Mi piace immaginare il gruppo degli studenti che si ritrova a casa del professore, come a testimoniare un legame molto stretto e personale, una sorta di complicità nell’organizzare le modalità di insegnamento e apprendimento.

Ma veniamo allo sviluppo della produzione libraria.

Come potete immaginare, la nascita dell’università contribuì a modificare radicalmente le condizioni in cui venivano prodotti i libri che erano oggetti di lusso, e molto costosi. Erano prodotti soltanto negli scriptoria dei monasteri e, in misura minore, nelle chiese cattedrali, e richiedevano mesi, a volte anni, di lavoro. All’opera degli amanuensi si affiancava quella dei miniatori che realizzavano non di rado delle vere e proprie opere d’arte. Ovviamente anche le biblioteche più fornite avevano poche copie pregiate di opere. Riuscite a pensarlo in rapporto alla nostra epoca, dove le nostre case di “lettori forti” rigurgitano di libri?

Nell’ambito dell’insegnamento universitario, dunque, era necessario disporre di molte copie della stessa opera, di libri maneggevoli e poco costosi, su cui poter fare anche delle annotazioni durante la lettura e il commento che faceva il maestro. Tutto questo in un’epoca in cui l’invenzione della stampa era ben al di là da venire. All’inizio infatti sia gli studenti che i maestri furono costretti a procurarsi da soli e in mezzo a difficoltà di ogni genere i libri di cui avevano bisogno. Come fare?

Il problema fu affrontato introducendo il sistema della “pecia”, che garantiva la correttezza dei testi e la possibilità di averne a prezzi accessibili. Una commissione di professori approvava dunque i testi ufficiali (exemplaria) per fornirli ai librari-editori (stationarii) riconosciuti dall’università. Questi li utilizzavano per farne copie da destinare alla libera vendita sia per prestarli agli studenti e ai professori, che potevano ricopiarli. Gli exemplaria non erano però prestati nella loro integrità, ma composti di fascicoli sciolti, dette peciae, in modo che potessero lavorarvi più copisti contemporaneamente. Venne comunque a formarsi un tipo di libro dalle caratteristiche comuni, con ampi margini per i commenti, usi di iniziali e divisioni di periodi, sistemi sintetici di citazioni. La materia utilizzata era ancora la pergamena, di derivazione animale, ma già cominciava a diffondersi l’uso della carta per i codici di uso corrente. Anche la scrittura venne ad assumere tipizzazioni grafiche particolari. per meglio caratterizzare e definire la produzione universitaria. Come a dire, la necessità aguzza l’ingegno!

Ed ecco nato il libro universitario, e quindi al nostro discente medievale non rimanevano più scuse per mettersi a studiare d’impegno! Vero è che un’altra figura tipica dell’università medievale era quella del chierico vagante, cioè dello studente universitario che, soprattutto nel Basso Medioevo, si spostava in tutta Europa per seguire le varie lezioni. I chierici erranti conducevano una vita allegra e non di rado turbolenta, tra donne, gioco, risse e vino, ed erano visti con sospetto perché con il loro comportamento causavano parecchia instabilità sociale. Ai clerici vagantes viene attribuito ogni sorta di canto o poemetto satirico medioevale. Sembra comunque certo che i cosiddetti Carmina Burana siano effettivamente di produzione studentesca. Come a dire che il gap generazionale non è che sia molto cambiato nei secoli. Le generazioni più vecchie si lamenteranno sempre della rissosità di quelle più giovani, e quelle più giovani avranno da ridire sull’immobilismo delle più anziane. Ma sto divagando o vagando, proprio come il nostro “gogliardo”…


L’accenno alle libagioni mi porta però a rammentare il grande banchetto che si terrà oggi, quello famoso per il nostro “venticinquesimo” anniversario. Avremmo dovuto festeggiare agli inizi di marzo, ma mia cognata non era stata bene, e quindi avevamo rimandato. Oggi è il grande giorno! Festeggeremo dunque in un agriturismo di Trezzo sull’Adda, Le Cave del Ceppo, sotto l’occhio benevolo del nostro signore di Milano Bernabò Visconti che amava molto cacciare in quelle foreste. Chi sa che non faccia una capatina a trovarci, o addirittura non prenda posto con noi a tavola.

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Con tutto questo vi saluto e concludo chiedendomi come erano i vostri rapporti con i libri di scuola o dell’università. Avete qualche bel ricordo da condividere con me?

Fonte testo: 
– Medioevo – I caratteri originali di un’età di transizione di Giovanni Vitolo

Fonte immagini:

– Lezione di filosofia a Parigi – miniatura dalle “Grandes chroniques de France”, fine XIV secolo – Castres, biblioteca municipale – da Wikipedia

– Esempi di capilettera nel Codex Frisianus (1325 circa) – da Wikipedia

– I gogliardi nel Medioevo – dal web

– Banchetto medievale – dal web