Per una serie di combinazioni proseguo sul blog il filone dei libri, stavolta accodandomi alla bella iniziativa promossa da Elena Ferro, ripresa poi da Barbara Businaro e Giulia Mancini. Lo scopo è quello di incoraggiare bambini e adolescenti nella lettura, inviando un libro a un bambino di cui si ricevono le generalità e l’età, selezionando una lettura adatta. A me è capitato un ragazzo di quindici anni, per cui, vinto il primo momento di dubbio, mi sono attivata con grande piacere. Come recita lo slogan del post, leggere fa bene, ma – aggiungerei – anche regalare qualcosa cum grano salis fa bene al donatore.

E ora consentitemi un breve amarcord.

I miei primi incontri con il mondo della lettura sono collegati al regalo di un abecedario. Ricordo ancora la copertina di questo grande libro, si parla degli anni ’60, con l’immagine di un orso. Ho cercato di rintracciare questo testo sul web, e ho incontrato una pagina interna che molto gli assomiglia. e che potete vedere qui a lato. Mi ricordo ancora le ore trascorse sedute nel mio personale regno, seduta sul gradino che, dalla sala, portava al balcone, con l’abecedario sulle ginocchia.Mi ricordo la meraviglia di scoprire che quelle lettere sparse:

N      A     V     E

se messe insieme componevano la parola


NAVE

 … e che questa equivaleva a qualcosa di ben preciso, cioè a quella grande barca che galleggia e viaggia sul mare, trasportando oggetti e persone!

Penso che questi momenti di puro stupore siano irripetibili nella vita.

Una volta scoperta la magica regola che i misteriosi segni compongono delle parole, il salto di qualità è stato rappresentato da un libro che credo abbia segnato un’intera generazione: Il libro delle parole di Richard Scarry, che ho letteralmente consumato e dove mi divertivo a rintracciare tutte le corrispondenze familiari tra gli animaletti che erano protagonisti delle varie scene, pagina dopo pagina. Sono sicura di averlo anche pasticciato, ma sempre con grande affetto.

Il ricordo successivo collegato alla lettura è, com’è ovvio, quello della scuola, con il Sussidiario e il Libro di Lettura che sfogliavo e sfogliavo senza posa. Certo, ai giorni d’oggi alcune proposte farebbero sussultare – giustamente – per i modelli stereotipati che proponevano in  ambito familiare, e le illustrazioni potrebbero sembrare zuccherose e ben lontane dalla realtà, ma per me era tutto fantastico e rassicurante.

Quando sono stata in grado di accedere a libri più complessi, è stata la volta de Il manuale delle Giovani Marmotte e Le ricette di nonna Papera e il giornalino settimanale Topolino che i miei genitori non mancavano mai di comprarmi e il cui arrivo era una vera festa. Non ho avuto una vera e propria enciclopedia fino a quando sono stata grandicella. Questo è stato un argomento spinoso in quanto si era presentato il classico venditore di enciclopedie a casa nostra, cercando di convincere i miei a comprare un’edizione piuttosto costosa. Costui mi aveva tolto di mano il regalino con cui aveva tentato di ingraziarsi i miei, e com’è ovvio ci ero rimasta malissimo, e mio padre e mia madre più di me.

In un secondo momento era arrivata Meravigliosa Italia: l’enciclopedia delle regioni, e una delle mie preferite era la Lombardia: ecco la copertina sulla vostra sinistra. La parte per me più affascinante di questi volumi cartonati era proprio quella finale con fiabe e leggende regionali, che sapevo a memoria, e dove appresi, ad esempio, della leggenda che diede origine al Monte Disgrazia.

Ormai la miccia era accesa, anzi, la polveriera era deflagrata, e non saprei enumerare i moltissimi libri e giornalini che, da bambina, lessi. Un altro, decisivo giro di boa nella mia autobibliografia avvenne grazie all’incontro con Emilio Salgari, e l’acquisto dei suoi romanzi pubblicati dalle edizioni Paoline, acquistate in una libreria di via Plana a Milano. Come ho più volte detto, leggere le storie avventurose, passionali e mozzafiato di questo autore ha influenzato moltissimo la scelta delle storie che narro io. Questa collana aveva la caratteristica di avere le copertine con fondo bianco, e un cerchio da cui scaturivano le illustrazioni. Eccovene un paio di esempi: tanto per non essere ripetitiva, Capitan Tempesta (a proposito, siccome ero una rompiscatole già allora, avevo notato la discrepanza tra la descrizione di Salgari, cioè di una donna dai capelli scuri, con l’immagine della copertina dove la protagonista è bionda); e Le figlie dei faraoniAnche i libri cartonati dell’edizione Mursia spadroneggiavano nella mia libreria, tutti libri che ho regalato quando è stato tempo di farlo.

Non posso più fare a meno dei libri, come testimoniano le innumerevoli librerie sparse per la casa. Con tutto questo, ho abituato mio figlio a leggere e, da piccolo, è stato per me fonte di grandi soddisfazione. Prima dell’età scolare, ci mettevamo seduti sul letto e gli leggevo i bellissimi libri illustrati con storie e filastrocche. Quando ha imparato a leggere, ha continuato a leggere per conto suo, divorando di tutto, da Geronimo Stilton a libri fantasy e di fantascienza… e poi, di botto… il nulla. Non so spiegare quello che è successo, ma si è aperto un vuoto siderale nelle sue letture. All’inizio lo attribuivo all’età adolescenziale, ora lo attribuisco agli stimoli di altro genere che, col tempo, gli sono arrivati, videogiochi in primis. Oggi che è un post-universitario, mi consolo col dire che, almeno da bambino, la lettura gli ha fatto indubbiamente bene, e spero che, un giorno o l’altro, si faccia irretire da qualche libro che, dagli scaffali, gli sta già facendo l’occhiolino.

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Se volete aderire all’iniziativa, scrivetemelo nei commenti e io vi manderò una mail con i dettagli, oppure potete condividere qualche bel ricordo delle vostre letture infantili o adolescenziali.