Tra un esame universitario e l’altro, anche quest’anno partecipo molto volentieri all’iniziativa di Marco Lazzara dei Viaggi multimodali. Stavolta si tratta di identificare il tema del viaggio fuori da se stessi, anziché dentro. Si tratta di momenti che si sono rivelati cruciali per la propria formazione, come si evince dal suo post che potete trovare qui. I temi sono comunque sempre quelli dell’Arte, della Letteratura, del Cinema e della Musica.

Arte: Il Battistero di San Giovanni a Firenze

Il viaggio mi è stato sempre congeniale, e spesso l’ho associato con l’arte. Cioè con la Bellezza. Ho sempre desiderato viaggiare per visitare i luoghi d’arte e ho sempre dovuto mordere il freno, perché i miei genitori non avevano grandi possibilità economiche. I primi viaggi sono state le gite scolastiche alla scuola media, ma non li considero perché di quel segmento scolastico ho pessimi ricordi (frequentavo una scuola gestita dalle suore angeliche, che di angelico avevano ben poco…).

Preferisco invece parlarvi del mio primo, vero incontro con l’arte. Ero riuscita a convincere i miei genitori a partecipare a un viaggio organizzato che avrebbe toccato i principali punti della Toscana. Quando vidi la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, rimasi a bocca aperta: era come una visione angelica. Stentavo a credere che potesse esistere qualcosa di così bello al mondo, e anche l’interno mi abbagliò.

Ma non era finita, perché passammo a visitare il Battistero di San Giovanni con le meravigliose porte bronzee, e la porta del paradiso del Ghiberti. Infine, la folgorazione finale, cioè l’interno con gli splendidi mosaici… di cui potete vedere, qui, il Cristo Giudice dell’abside. Fui colta dalla sindrome di Stendhal, che ancora adesso non mi è passata!

Letteratura: Il Corsaro Nero di Emilio Salgari

Per me i viaggi in letteratura hanno assunto la forma dei romanzi d’avventura di Emilio Salgari, e che viaggi! Più che altro si potrebbe parlare di avventure, inseguimenti, duelli, imboscate… Gli spostamenti sono padroni assoluti nella produzione di Emilio Salgari, che in realtà si mosse molto poco dalla sua Torino.

Con questi romanzi ho avuto la possibilità di “viaggiare“, almeno con la fantasia. Ho partecipato agli arrembaggi insieme ai pirati della Malesia, ho combattuto durante l’assedio di Famagosta, sono fuggita in mezzo alle stragi delle Filippine e, non da ultimo, ho veleggiato sulla Folgore del Corsaro Nero.

A mio campione, eleggo quindi Il Corsaro Nero come uno dei romanzi più rappresentativi. Nel romanzo, al capitolo XXII La savana tremante“, c’è una scena di inseguimento mozzafiato in mezzo alla foresta, di cui riporto un passo:

Lasciarono il cadavere del coguaro e si rimisero in cammino attraverso la sconfinata foresta, riprendendo la faticosa manovra del taglio delle liane e delle radici che impedivano loro il passo.
Si erano allora impegnati in mezzo ad un terreno imbevuto di acqua, dove gli alberi più piccoli avevano acquistate dimensioni enormi. Pareva che camminassero su di una spugna immensa, perché colla sola pressione dei piedi schizzavano fuori, da centomila pori invisibili, dei getti d’acqua.
Forse in mezzo alla foresta si nascondeva qualche savana e chissà, forse qualcuno di quei bacini traditori, chiamati savane tremanti, col fondo costituito di sabbie mobili, che inghiottono qualunque essere osi affrontarle.



Oggi la prosa di Salgari può far sorridere, ma all’epoca era come una miccia che dava fuoco alle polveri, per riprendere un altro elemento tipico delle sue ambientazioni. Inoltre, non si tratta soltanto di un viaggio geografico, quello che il protagonista compie e fa compiere al lettore, perché questo personaggio romantico deve evolvere dall’idea della vendetta contro il duca Van Gould, al perdono e alla pace interiore. Il tutto passa attraverso “il dono del diavolo”, come lo chiama lui stesso, ovvero l’amore inaspettato per la figlia di Van Gould…

Cinema: Blade Runner di Ridley Scott (1982)

Avevo diciotto anni quando vidi questo film al cinema, e posso dire che ha rivoluzionato il mio sguardo… perlomeno quello cinematografico. E mi ha fatto compiere un vero e proprio viaggio, aprendo un passaggio spazio-temporale. Mi ero recata a un cinema nel centro di Milano, in compagnia di un’amica. Ricordo ancora la posizione della sala che oggi non esiste più, mi sembra che si chiamasse Anteo e si trovava a metà di corso Vittorio Emanuele. In sala non c’erano moltissime persone: come sapranno i cultori di Blade Runner, il film non decollò subito e fu accolto dalla critica con grande perplessità.

Per me e la mia amica fu una visione sconvolgente, e non solo per gli effetti speciali perché eravamo già abituate con Guerre Stellari, ma perché era qualcosa di assolutamente innovativo da tutti i punti di vista. Ricordo che uscimmo dalla sala senza dire una parola, in quanto eravamo frastornate e occorreva del tempo per raccogliere i pensieri su un’opera gigantesca. Concordammo comunque che il personaggio del replicante Roy Batty faceva mordere la polvere al povero Rick Deckard.

Da quel momento in poi, Blade Runner ha mantenuto saldamente la prima posizione nella classifica dei miei film preferiti, ed è stato da me rivisto innumerevoli volte. La considero un’opera perfetta e completa: contiene la fantascienza, la filosofia, la storia d’amore, la detective story, il tema dell’ambiente, la ricerca delle origini e del proprio creatore, l’essere umano e quello artificiale… Di recente, come regalo ho ricevuto il cofanetto con le versioni cinematografiche, interviste agli attori, ai produttori, agli sceneggiatori e al regista, servizi sulla lavorazione del film, backstage, scene tagliate, curiosità di ogni tipo. Inutile dirvi che ho visto tutto avidamente.

Musica: Bomba o non bomba di Antonello Venditti (1978)

Correva l’anno 1978 quando Antonello Venditti cantava Bomba o non bomba, noi arriveremo a Roma. All’epoca avevo quindici anni e si era in pieno periodo delle Brigate Rosse con attentati, rapimenti e gambizzazioni. Nel testo di il cantautore romano cita il collega e amico Francesco De Gregori, con il quale aveva debuttato con il disco Theorius Campus. Il brano infatti ripercorre metaforicamente il cammino e gli incontri fatti dai due cantautori per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. Quindi le bombe dei terroristi c’entrano poco, ma io facevo questo tipo di associazioni.

Per quanto mi riguarda questa canzone è particolarmente legata al tema del viaggio per alcuni buoni motivi: per andare a scuola prendevo un paio di mezzi pubblici – la metropolitana linea rossa e poi, in via Ludovico Ariosto, il tram che mi portava in corso Sempione a poca distanza dal mio liceo – e quindi era un piccolo viaggio quotidiano. Si usciva di casa e non si aveva la sicurezza di rientrare illesi, però: una volta ero passata in una strada e poco tempo dopo c’era stata una sparatoria. A dirvi la verità non ero molto preoccupata, perché vivevo il periodo con l’incoscienza dell’età.

In secondo luogo la canzone parla di un viaggio per arrivare a Roma, che sono riuscita a vedere molto più tardi.

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… e con questo omaggio a Roma mi raccordo con il tema dell’Arte e chiudo questo post che mi ha fatto ricordare alcuni momenti salienti della mia giovinezza.

Approfitto per comunicare che il mio primo esame universitario, Storia delle Istituzioni Politiche, mi ha fruttato un bel 30. Inutile dirvi che sono molto contenta. ^_^ Ora devo affrontare Storia Economica, di cui ho capito poco e che spero semplicemente di superare.


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Fonti immagini: Wikipedia