Madame Monet che legge di Pierre-Auguste Renoir (1874), olio su tela
Museo Calouste Gulbenkian – Lisbona

È venuto il tempo di tirare la somma delle letture fatte nel 2019, secondo la buona abitudine ispiratami da Giulia Mancini. Probabilmente la questione interessa soltanto me, tuttavia mi piace l’idea di avere questi elenchi sul blog in modo da poterli confrontare tra loro e constatare come siano cambiate le mie letture. Come prevedevo, anche quest’anno i miei testi universitari hanno occupato uno spazio gigantesco, sia in termini di fisicità sui miei scaffali che di tempo. Del resto accade la stessa cosa ad altri miei compagni: dallo studio di un argomento nasce l’esigenza di un approfondimento, di una curiosità da soddisfare, di un articolo da leggere; e, man mano che si procede, ci si rende conto che si tratta di una strada di cui non si vede mai la fine. Oltretutto i testi universitari non vanno letti una volta soltanto, ma più volte… e vanno studiati con attenzione. Non oso calcolare a quanto potrebbe ammontare il conteggio totale delle pagine, anche se la cifra di 53 libri letti, e riletti, mi fa molta impressione.

In questa specie di gorgo di libri, romanzi e racconti si sono ricavati uno spazio molto esiguo, ma mi fa piacere constatare di essere riuscita a leggere ben quattro lavori di amici e blogger. Ho inoltre scoperto di avere in casa alcune snelle raccolte di racconti, godibilissimi durante i viaggi in metropolitana, appartenenti a una serie di pubblicazioni abbinate a un noto quotidiano.

Come lo scorso anno, inserirò l’inizio della quarta perché magari c’è qualcosa che vi colpisce o vi interessa, e assegnerò dei premi non solo per i migliori saggi e romanzi, ma anche per le migliori copertine. Stavolta lo suddividerò in due parti in quanto i libri sono davvero tanti… e sotto ogni opera ci sarà un mio commento del tutto a ruota libera. Andiamo a incominciare!

1. Il primogenito dei Ferchaux di Georges Simenon

A metà degli anni Trenta, uno scandalo travolse l’immenso impero commerciale dei due fratelli Ferchaux, arrivati in Africa alla fine dell’Ottocento come passeggeri clandestini. Simenon prende spunto da questa vicenda di cronaca per realizzare il suo romanzo. Con quali mezzi era stata accumulata la fortuna dei Ferchaux? Quali complicità avevano avuto i fratelli nelle autorità coloniali? Che fine aveva fatto il primogenito, il vecchio Dieudonné? È qui che comincia il romanzo, ed entra in scena colui che ne sarà il vero protagonista: Michel Maudet, un giovane spiantato e ambizioso che si fa assumere come segretario da Dieudonné Ferchaux.


Commento: Avevo comprato questo romanzo-cronaca approfittando di un’offerta, un tanto a peso, di un’edicola che chiudeva. Devo dire che Simenon non delude mai, anche se non è tra i romanzi che mi hanno colpito di più. La storia è comunque molto interessante in quanto offre uno spaccato dei traffici che si facevano nelle colonie, e della spregiudicatezza di coloro che là facevano le loro fortune, e come al solito gli europei non ne escono bene. Una particolarità nei romanzi di Simenon è che spesso non c’è un personaggio “simpatico”, per esempio Michel Maudet è a dir poco insopportabile.

2. Il tempo dei lupi. Storia e luoghi di un animale favoloso di Riccardo Rao

Il lupo occupa un posto speciale nel nostro immaginario. Da sempre il suo rapporto con l’uomo è un rapporto complesso, fatto di paura, diffidenza e affinità. Riccardo Rao traccia un ritratto inedito di questo straordinario animale e ci conduce in un appassionante viaggio alla scoperta del suo ruolo nella storia della cultura umana e della sua presenza nel territorio, in particolare in quello italiano, che i lupi stanno tornando a popolare dopo aver rischiato l’estinzione. Tornare a riflettere sui lupi e sul loro ruolo ecologico nel corso della storia è riscoprire il nostro rapporto con la natura: per considerare le strade che ci possono far recuperare un legame vivo e partecipato con il territorio e per adottare una prospettiva di tutela e armonia con l’ambiente che ci circonda.


Commento: Ho assistito alla presentazione a Milano di questo saggio sui lupi, dato che conosco personalmente l’autore tramite l’associazione Italia Medievale. All’esame di Storia medievale avevo anche portato il suo eccellente I paesaggi dell’Italia medievale. Il saggio è molto piacevole e godibile anche da chi non nutra particolare passione per la Storia in generale e il Medioevo in particolare: l’importante è che i lupi vi piacciano! Ne ho ricavato tre articoli sui lupi, che vi ripropongo qui nel caso non li aveste letti:

Il mondo degli animali: protagonista è il lupo / 13 – parte prima
Il mondo degli animali: protagonista è il lupo / 13 – parte seconda
Il mondo degli animali: protagonista è il lupo / 13 – parte terza


3. Le impressioni di Berthe di Stella Stollo

Un romanzo ispirato alla vita della pittrice Berthe Morisot, la “maga dell’Impressionismo”. Nel marzo del 1896, a un anno esatto dalla morte di Berthe Morisot, viene organizzata la prima retrospettiva a lei dedicata, con 394 opere tra dipinti e disegni, dal gallerista Durand-Ruel. Per tre giorni gli amici più cari di Berthe, Renoir, Degas, Monet e Mallarmé, affiancati da Julie e da Edma, rispettivamente la figlia e la sorella della pittrice, lavorano senza posa per allestire l’esposizione. Mentre gli artisti discutono animatamente, in disaccordo sulla sistemazione ideale delle opere nelle sale della galleria l’attenzione di Julie viene attratta da alcuni quadri; rivive cosi la storia professionale e personale di Berthe, a cominciare dal suo primo incontro col grande artista Edouard Manet e dalla loro reciproca passione, fino al matrimonio della donna con Eugene, fratello del pittore.

Commento: Stella Stollo è un’autrice di grandissima bravura, e sono molto contenta e onorata di averla come amica. Possiede una scrittura accurata ed elegante e la storia della pittrice Berthe Morisot sembra sia fatta apposta per lei. L’ambiente pittorico nella Parigi di metà Ottocento è descritto con grande maestria, e le sfumature nei quadri degli impressionisti sembrano accompagnarsi alle sfumature dell’animo umano. Oltretutto viene voglia di cercare le opere di Berthe, come ho fatto io. Qui la mia recensione su Amazon.


4. Storia dell’alchimia di Eric John Holmyard

Il volume descrive le origini e lo sviluppo dell’alchimia, dal periodo greco all’Ottocento, dalla Cina al mondo arabo. L’elemento romanzesco e avventuroso di questa storia è illustrato da passi tratti dalle opere dei suoi più celebri e noti indagatori.


Commento: Avevo comprato questo libro perché mi serviva sapere alcuni particolari dell’alchimia nel periodo pre-medievale per inserirli nel mio romanzo Le regine di Gerusalemme poiché uno dei personaggi è un cavaliere-alchimista. Si tratta di un’opera piena zeppa di errori di tutti i generi, dai semplici refusi alle frasi più bislacche, forse frutto di una traduzione fatta a dir poco con i piedi. Se avessi tempo, mi piacerebbe scrivere alla casa editrice… anche se è fiato sprecato. In tempi passati avevo scritto lettere di segnalazione alle case editrici di scolastica sui testi di mio figlio, senza ricevere alcun riscontro: nemmeno un semplice “sciopa”.


5. Trilogia della città di K. di Agosta Kristof

Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la “Trilogia della città di K” ritrae un’epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.

Commento: Da più parti mi avevano consigliato questo romanzo come una delle opere più importanti del Novecento. Dire che mi ha spiazzato è dire poco, ragion per cui non riesco a capire se mi sia piaciuto o meno. La storia è suddivisa in tre parti: Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna. Parla di due inquietanti gemelli, abbandoni, guerra, fame e omicidi, con passaggi freddi e sgradevoli che sono veri pugni nello stomaco; e anche il modo multiplo di narrare queste vicende contribuisce allo sconcerto. Non è un romanzo che si fa amare, anche se ne riconosco il valore. Perciò vi chiedo se qualcuno lo abbia letto e che cosa ne pensa.




6. Antropologia culturale – I temi fondamentali – a cura di Stefano Allovio, Luca Ciabarri, Gaetano Mangiameli

Il testo fornisce una panoramica introduttiva all’antropologia culturale e ai dibattiti contemporanei che caratterizzano questa disciplina attraverso una serie di parole-chiave: cultura/culture, comparazione/etnografia, percezione/conoscenza, cosmologie/sociologie, identità/appartenenze, mobilità/migrazioni, globalizzazione, diversità e relativismo. Questi temi sono presentati nella forma di una selezione antologica di brani di importanti autori italiani e stranieri.


Commento: Antropologi di tutti il mondo, o aspiranti tali, unitevi! Si tratta di una raccolta di saggi relativi all’antropologia, che spaziano dal tema della cultura all’etnicità, dall’abitare o costruire alla diversità linguistica, dalla ricerca sul campo all’identità di genere. Alcuni saggi non sono stati di facile lettura, almeno per la sottoscritta, che ha dovuto portarlo all’esame di Antropologia culturale (qui il resoconto semiserio).


7. Storia delle istituzioni politiche – Dall’antico regime all’era globale – a cura di Marco Meriggi e Leonida Tedoldi

Gli autori analizzano i grandi temi della storia delle istituzioni politiche dell’ultimo secolo – come la costruzione del welfare state, la stagione del totalitarismo e dei regimi di massa, il consolidamento delle istituzioni democratiche liberali europee, lo sviluppo delle forme di istituzionalità internazionale e delle reti istituzionali e sociali del nostro presente globale – a partire dalle “costituzioni antiche”, considerando poi il moderno concetto di cittadinanza occidentale e il rapporto tra libertà dello Stato e libertà dei cittadini, per trattare infine di quelle parti del mondo assoggettate al dominio coloniale occidentale.

Commento: Si tratta di un testo pressoché obbligatorio per il mio esame di Storia delle Istituzioni Politiche che, insieme a Storia del Cristianesimo Antico, è stato l’esame più difficile e terrorizzante dello scorso anno. Di questo testo avevo preparato il solito “argomento a piacere”, che ovviamente nessuno ha chiesto: “La nascita del welfare”. Ho talmente glossato questo testo che il professore, dopo averlo aperto, aveva sbarrato gli occhi come due uova al tegamino (qui il resoconto semiserio).


8. La spada e la bilancia – La giustizia penale nell’Europa moderna (secc. XVI-XVIII) di Leonida Tedoldi

Per tutta l’età moderna, la giustizia penale è al centro del processo, variabile e per molti versi incompiuto, di costruzione di forme istituzionali di potere pubblico che rafforzarono, attraverso anche l’imposizione del monopolio della violenza, l’esercizio del penale come strumento inizialmente di pacificazione dei conflitti e successivamente di legittimazione e di affermazione politica della sovranità sul territorio controllato e sulle diffuse forme di giustizia collocate al di fuori dei tribunali e delle corti.

Commento: Questo è un altro testo portato per l’esame di Storia delle Istituzioni Politiche, nello specifico il Modulo C “Lo Stato come Leviatano”. Il saggio è un resoconto del passaggio dal sistema accusatorio al sistema inquisitorio nell’età moderna, e del funzionamento della giustizia egemonica d’apparato in età moderna con uso di interrogatori e tortura, nonché di supplizio finale. Molto utile per rinfrescarsi la memoria sui passi da gigante che, con fatica, abbiamo compiuto… e ricordarsi anche di non dare nulla per scontato.





9. Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino

Un gruppo di viaggiatori che, per un complesso di circostanze diverse, hanno perso la parola si ritrovano in un castello. L’unico mezzo che hanno per comunicare è rappresentato da un mazzo di tarocchi. Un romanzo affascinante composto da tante storie intrecciate. Postfazione di Giorgio Manganelli.

Commento: Un romanzo davvero geniale, basato su un mazzo di tarocchi e su intrecci narrativi potenzialmente infiniti. Da leggere (e da rileggere) assolutamente.


10. Contro natura – Una lettera al papa di Francesco Remotti

Natura e “contro natura”, giusto e sbagliato. Chi vuole l’assoluto e chi si accontenta del relativo. Chi cerca un modello universale e chi persegue il riconoscimento delle differenze. In queste pagine, due mondi a confronto, quello del dogma e delle certezze e quello della scienza antropologica che coltiva l’ambizione di conoscere da vicino diversi mondi culturali. Una prospettiva questa continuamente sottoposta a critiche, contestazioni, revisioni. Ma che dire delle idee che un papa esprime in campo antropologico? Possono essere considerate anch’esse espressione di una “cultura” umana? Oppure, quello che il pontefice espone sulla famiglia umana è fondato su un sapere extra-culturale o extra-umano?


Commento: Anche questo è un saggio portato all’esame di Antropologia Culturale, ed è consigliatissimo a Matteo Salvini&Company. A proposito, sapete che Matteo Salvini è iscritto nella mia stessa Facoltà di Storia e nella mia stessa Università? A detta sua, è fuori corso da sedici anni… certamente è troppo impegnato con la sua carriera politica per pensare ad ampliare i propri orizzonti.




11. Lo Stato moderno in Europa – Istituzioni e diritto a cura di Maurizio Fioravanti

Il volume illustra le strutture fondamentali del diritto e della costituzione in età moderna e contemporanea, ripercorrendone l’evoluzione in ambito europeo, fino alle soglie dell’attualità. Un gruppo di specialisti analizza le diverse forme che lo Stato moderno europeo ha assunto nei secoli, indagandone la struttura e l’attività.

Commento:  Altro saggio imprescindibile per l’esame di Storia delle Istituzioni Politiche. A dire la verità avevo scelto un testo sul fascismo, “La macchina imperfetta” ma era talmente noioso che ne ho letto metà e poi l’ho cambiato. Apprendere come si è svolto il percorso che ha condotto alle Costituzioni, tra cui la nostra, è appassionante e interessante allo stesso tempo. Anche questo è un bel “memento”.



12. L’armata dei sonnambuli di Wu Ming

1794. Parigi ha solo notti senza luna. Marat, Robespierre e Saint-Just sono morti, ma c’è chi giura di averli visti all’ospedale di Bicêtre. Un uomo in maschera si aggira sui tetti: è l’Ammazzaincredibili, eroe dei quartieri popolari, difensore della plebe rivoluzionaria, ieri temuta e oggi umiliata, schiacciata da un nuovo potere. Dicono che sia un italiano. Orde di uomini bizzarri riempiono le strade, scritte enigmatiche compaiono sui muri e una forza invisibile condiziona i destini, in città e nei remoti boschi dell’Alvernia. Qualcuno la chiama “fluido”, qualcun altro Volontà. Guarda, figliolo: un giorno tutta questa controrivoluzione sarà tua. Ma è meglio cominciare dall’inizio. Anzi: dal giorno in cui Luigi Capeto incontrò Madama Ghigliottina.

Commento: Si tratta di uno dei migliori romanzi che abbia letto nel 2019, e non solo perché parla di Rivoluzione Francese. Ne ho scritto un post, più che per recensirlo per parlare della modalità della scrittura nell’ambito di un collettivo. Qui il post relativo, dal titolo “I Wu Ming e la scrittura in un collettivo”.



13. L’economia italiana nell’età della globalizzazione di Vera Zamagni

A differenza del modello anglosassone, basato sulla grande impresa e sulla standardizzazione del prodotto, l’economia italiana si caratterizza per il ruolo prevalente svolto dalla piccola impresa, dalle specificità territoriali, dai talenti relazionali e artistici, dalle eredità del passato reinterpretate. Individuando in questi tratti al tempo stesso la debolezza e la forza del nostro paese, il libro ripercorre gli ultimi settant’anni di storia economica italiana: le politiche economiche e il contesto istituzionale, l’evoluzione dei principali dati macroeconomici, la forma del sistema produttivo (distretti, piccola e media industria, cooperative), e i fattori strategici per lo sviluppo, vale a dire il fattore umano e il capitale sociale e civile.



Commento: Ecco uno dei due testi che avevo studiato per quello stupido esame di Storia Economica con il computer (qui il resoconto). Avevo preso soltanto 22 e, ripetendolo, la seconda volta era arrivata a 24. Del resto mi sembra già un miracolo, vista la mia scarsa dimestichezza con percentuali e numeri. Un esame assurdo dove si testano elementi assurdi con domande come: “Indica la data di abolizione delle Corn Laws”: 1815 – 1835 – 1846. “Indica che cosa significa l’acronimo EQI.” “Indica la percentuale di calo del PIL tedesco del 1933.” e altre amenità del genere.





14. Potere e ricchezza – Una storia economica del mondo di Ronald Findlay, Kevin H. O’Rourke

Il potere e l’economia sono ingranaggi fondamentali per comprendere la logica di uno sviluppo storico su scala planetaria dall’anno 1000 fino a oggi. C’è però un altro polo che si confronta e si interconnette con i due precedenti per formare una relazione triadica: la finanza. La triangolazione è imprescindibile. Potere e ricchezza è una storia di globalizzazione, di integrazione dei mercati, di liberalizzazione per abbandono di una serie di vincoli posti dalle politiche alla libera attività d’impresa. Il potere è essenzialmente inteso come potere politico, potere delle armi e di logiche di egemonia di una classe dirigente su gruppi subordinati, di un’organizzazione sociale politica su altre. L’economia riguarda essenzialmente la produzione di beni e servizi e la distribuzione dei medesimi e del reddito realizzato. Il potere dell’economia è quello della logica di mercato in base alla quale un produttore vende i prodotti che i consumatori domandano.



Commento: Altro testo per lo stupido esame di Storia Economica, questo oltretutto di dimensioni gigantesche. L’argomento è molto interessante e studiare la materia non è stato tempo perso… ma si tratta di un esame che ora potrei annoverare come “fatto”, e che invece dovrò cambiare in Storia delle Dottrine Politiche. Beh, diciamo che non mi corre dietro nessuno, ma la seccatura è tanta comunque.



15. Discorso sul metodo di René Descartes


Discorso sul metodo è la prima opera pubblicata da René Descartes (italianizzato in Cartesio) in forma anonima e in francese nel 1637 a Leida congiuntamente a tre saggi scientifici La diottrica, Le meteore, La geometria, dei quali costituisce la prefazione. Il discorso è quindi da considerarsi come «un tutt’uno con i saggi». L’argomento dell’opera è indicato dallo stesso Cartesio: «Se questo discorso sembra troppo lungo per essere letto tutto in una volta, lo si potrà dividere in sei parti. E si troveranno, nella prima, diverse considerazioni sulle scienze. Nella seconda, le principali regole del metodo che l’autore ha cercato. Nella terza, qualche regola della morale ch’egli ha tratto da questo metodo. Nella quarta, gli argomenti con i quali prova l’esistenza di Dio e dell’anima dell’uomo, che sono i fondamenti della sua metafisica. Nella quinta, la serie delle questioni di fisica che ha esaminato, in particolare la spiegazione del movimento del cuore e di qualche altra difficoltà della medicina e, ancora, la differenza tra l’anima nostra e quella dei bruti. Nell’ultima, le cose ch’egli crede siano richieste per andare avanti nello studio della natura più di quanto si è fatto, e i motivi che lo hanno indotto a scrivere.»



Commento: “Ma come, non conoscete il pensiero filosofico di Cartesio?!” Silenzio in aula durante una delle lezioni di Storia delle Istituzioni Politiche, come ho detto materia difficilissima in quanto c’è molta filosofia alla base delle istituzioni politiche, e della politica in generale. A casa pesco il Discorso sul metodo del buon vecchio Cartesio e mi metto a leggerlo. Come scrivevo nella premessa, non si finisce mai di approfondire.

16. Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande di Edward Evans-Pritchard

Il libro, basato sulle ricerche condotte negli anni ’20 da Evans-Pritchard nel Sudan meridionale, si colloca tra i classici dell’antropologia culturale e sociale. L’interpretazione delle parole e dei gesti delle manipolazioni magiche porta l’autore a precisare i concetti basilari di magia e stregoneria. Grazie alla combinazione fra descrizione etnografica ed elaborazione teorica, il testo è un’opera di riferimento per chiunque si occupi di credenze sulla stregoneria e, più in generale, dei problemi relativi alla razionalità in culture diverse dalla nostra.


Commento: Questo testo è uno dei grandi classici dell’Antropologia, insieme ai lavori di Marcel Mauss, Franz Boas e Bronislaw Malinowski. L’ho scelto d’istinto perché attirata dal titolo sulla stregoneria. Per prepararmi all’esame e memorizzare meglio il tutto ho anche guardato su Youtube dei filmati sui grandi antropologi, se vi interessa ecco qui quello su Evans-Pritchard.



17. L’immagine dell’uomo – Lo stereotipo maschile nell’epoca moderna di George L. Mosse

Il “vero uomo” dev’essere coraggioso, audace, freddo davanti al pericolo; forte e abile fisicamente, ma anche onesto e cortese. Non deve lamentarsi, non deve perdere il controllo delle proprie emozioni. Questo lo stereotipo positivo che si afferma a partire dalla fine del Settecento, nell’Ottocento diventa un luogo comune, e sopravvive fino ai giorni nostri senza vere trasformazioni. L’ideale virile ha avuto un ruolo importante nella formazione dell’idea di nazionalità, e poi nella costruzione del fascismo e del nazismo, ma anche dei “socialismi reali”, la cui iconografia è ricca di uomini di ferro.



Commento: Si tratta di un testo consigliato nell’ambito del mio laboratorio-seminario con la professoressa Perry Willson su “Feminisms, Fascisms, War”: c’erano articoli accademici da leggere prima di ogni lezione e un elenco di testi di cui si consigliava la lettura (tra cui questo). Il seminario è stato entusiasmante, anche se si è trattato di soli dieci incontri: dovevamo interagire in inglese con la professoressa e anche tra di noi. C’è poco da fare, i metodi didattici degli anglosassoni sono differenti dai nostri, e molto più coinvolgenti. Qui sopra una foto della simpatica docente. 🙂

18. Italiane. Biografia del Novecento di Perry Willson

Nel 2000 gli uomini italiani considerano ancora i lavori domestici un’attività femminile. È il sintomo più scontato delle tantissime disuguaglianze uomo-donna che sono radicate nel nostro paese. Pensando alla cronaca dei nostri giorni, la rappresentazione della donna nei media ha subito una trasformazione radicale, ma è dubbio se le ballerine seminude e le conduttrici con i tacchi a spillo offrano un’immagine più emancipata rispetto a quella delle crocerossine della prima guerra mondiale. Eppure le italiane hanno compiuto progressi straordinari nel corso dell’ultimo secolo. “Sono molte e diverse le figure femminili che si affacciano tra le pagine di questo volume, dalle contadine e le lavoranti a domicilio che faticano senza sosta alla casalinga urbana meravigliata del suo primo bagno in casa, dalle militanti cattoliche, comuniste e fasciste alle femministe di varie tendenze. …”



Commento: Questo è proprio un libro scritto dalla professoressa Willson, che è una grande esperta di Italia e, in modo particolare, di periodo fascista. Parla di donne comuni: eserciti silenziosi e laboriosi di cui si è riconosciuto il valore soltanto da poco tempo.

19. Senza via di scampo – Gli stupri nelle guerre mondiali di Michele Strazza

La violenza carnale è diventata in epoca contemporanea parte della strategia offensiva degli eserciti, una vera e propria arma per colpire la popolazione civile. Per lungo tempo sottovalutata, la violenza sulle donne ha rappresentato uno dei prezzi più alti che un popolo ha dovuto pagare per la sconfitta e l’occupazione militare. E il trauma delle vittime non sempre è stato superato, anche a causa della congiura del silenzio praticata da famigliari e comunità. Michele Strazza, studioso di storia e collaboratore della nostra rivista ha recentemente dato alle stampe un volume che indaga le violenze praticate sulle donne nella prima e nella seconda guerra mondiale, dagli stupri in Belgio e Francia nel 1914 alle violenze imposte dalle truppe alleate sulle donne italiane e su quelle tedesche negli ultimi scorci del secondo conflitto mondiale. 



Commento: Per la prova finale di laboratorio siamo stati suddivisi in gruppetti di 3-4 studenti, e  ogni gruppo riceveva un argomento su cui preparare una presentazione in PowerPoint. Il mio gruppo ha ricevuto come tema “Sexual violence in IWW”. Con i miei compagni ci siamo suddivisi i filoni fondamentali, e io mi sono occupata delle violenze post-disfatta di Caporetto in territorio friulano e veneto. Sono argomenti di cui si conosce poco, ma dopo Caporetto l’esercito austro-ungarico ha occupato quei territori per un anno… Ho preso in prestito il libro dalla biblioteca universitaria e leggerlo mi ha fatto davvero soffrire.

20. Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi

Partendo dalla propria esperienza personale e raccontando la partecipazione della divisione alpina Julia alla Seconda guerra mondiale – dalla campagna d’Albania alla ritirata di Russia – l’autore costruisce un’opera narrativa di straordinario valore, che esalta il senso della dignità dell’uomo nonostante la tragedia della guerra. Protagonisti della vicenda non sono singoli individui ma l’azione corale dell’intera divisione, tanto che l’autore stesso preferisce mimetizzarsi dietro il nome inventato di Italo Serri piuttosto che narrare in prima persona. Pubblicato nel 1963, Centomila gavette di ghiaccio ebbe subito uno straordinario successo, ottenendo, l’anno successivo, il prestigioso Premio Bancarella.

Commento: Avevo questo libro nei “desiderata” da molto tempo, ma non avevo mai occasione di leggerlo… come se ne avessi paura. Si tratta di una testimonianza della Seconda Guerra Mondiale a proposito della famosa ritirata di Russia, narrata dall’autore che, in qualità di medico, fu testimone diretto. Tutti dovrebbero leggere delle sofferenze di questi esseri umani, e dei loro animali, i muli del corpo alpino. Ho patito pagina dopo pagina insieme alla divisione Julia, tra l’orrore della neve, della fame, del freddo, del vento, degli attacchi e della morte, anche per suicidio durante la marcia. Il libro in mio possesso è corredato da una serie di fotografie.

21. Finestre su Gesù. Metodologia dell’esegesi dei Vangeli di Wim Werner

Matteo, Marco, Luca e Giovanni: sotto questi nomi circolano altrettanti racconti su Gesù, la cui vita e morte sono tratteggiate in una diversa ottica da ciascun evangelista. Quattro anche, secondo Wim Weren, le prospettive metodologiche da cui è possibile osservare i Vangeli. La prima parte li studia singolarmente con un’analisi sincronica sui problemi relativi ai limiti testuali, all’analisi strutturale e narrativa. Nella seconda parte vengono invece esaminati diacronicamente le antiche tradizioni da cui discendono i Vangeli. La terza confronta i testi dei Vangeli con altri passi biblici, con le esegesi giudaiche e i Vangeli apocrifi. L’ultima parte affronta la questione del Gesù storico.



Commento: Questo è il libro più scorrevole che ho preparato per il mio terrificante esame di Storia del Cristianesimo Antico. L’autore presenta i quattro metodi esegetici, applicandoli su estratti dei Vangeli proprio come se si trattasse di un’esercitazione. La sorpresa e le “scoperte” sono davvero tante, ve lo posso assicurare!

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Bene, che cosa ne pensate? C’è qualcosa che avete letto o che vi piacerebbe leggere? Alla prossima puntata con gli altri libri e i premi finali!