Sunset, Eagle Cliff di Jasper Francis Cropsey – Hudson River School (XIX secolo) |
Nel cielo rosso
Nel cielo rosso due uccelli volano
Con affrante ali: muto e solitario
Il loro cammino sinistro non cede.
Con i suoi gialli emblemi il trionfante sole
Ha lottato contro la terra il giorno intero: arresa
Ha pugnalato il suo cuore e raccolto il sangue
In un calice per spanderlo nel cielo della sera.
Nell’ombra lugubre – volano gl’infaticabili
Dalle piume di morte – s’avvolge allora la terra
Che brama senza pupille il cielo purpureo
E gli uccelli dalla ricerca inesausta.
Across the red sky
Across the red sky two birds flying,
Flying with drooping wings.
Silent and solitary their ominous flight.
All day the triumphant sun with yellow banners
Warred and warred with the earth, and when she yielded
Stabbed her heart, gathered her blood in a chalice,
Spilling it over the evening sky.
When the dark plumaged birds go flying, flying,
Quiet lies the earth wrapt in her mournful shadow,
Her sightless eyes turned to the red sky
And the restlessly seeking birds.
-1911-1913-
Katherine Mansfield (Wellington, 14 ottobre 1888 – Fontainebleau, 9 gennaio 1923) è stata una scrittrice neozelandese ed è nota soprattutto come autrice di racconti brevi, che iniziò a scrivere fra il 1906 e il 1908. Pubblicò poi la prima raccolta di racconti, dal titolo In a German Pension (da lei poi descritta come “immatura”). Venne in contatto con scrittori a lei contemporanei come David Herbert Lawrence e Virginia Woolf, Trascorse gli ultimi anni della sua vita alla ricerca di una cura per la tubercolosi, consultando i medici più eterodossi. Morì il 9 gennaio 1923 a Fontainebleau in Francia.
Fu una scrittrice prolifica specialmente negli ultimi anni. Il marito e critico letterario, John Middleton Murray, revisionò i lavori non pubblicati e li diede alle stampe: due volumi di racconti (The Dove’s Nest del 1923, e Something Childish del 1924); un volume di poesie; infine The Aloe; Novels and Novelists; e una raccolta di sue lettere e diari.
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Fonti testo:
Poemetti di Katherine Mansfield – Giulio Einaudi editore
Wikipedia per la biografia
Fonti immagini:
Wikipedia
Poesia estremamente cupa, mi fa venire in mente una lirica breve di Pascoli, "Il lampo":
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Ti ringrazio di aver postato la poesia di Pascoli, Ariano. Credo di averla letta moltissimi anni fa, ne conservo un vago ricordo. Pur nella sua brevità, è di estremo impatto.
Sì bella poesia, anche sè cupa concordo con Ariano, bellissima anche quella di Pascoli
Domani ci sarà una poesia più solare, con un quadro molto luminoso… 🙂 Leggere per credere.
Bello il tramonto, e bella la poesia, in inglese però. Lo so che sono noiosa con 'sta cosa, ma perché voler per forza italianizzare la linearità dell'inglese? Proprio non lo capisco. Dovremmo cercare di sentire l'autore, non di dargli la nostra impronta. Tu cosa ne pensi? Grazie, Cristina. 🙂
La questione è molto interessante e in linea di principio hai ragione. Però pensa se avessi postato in polacco la poesia di Maria Wisława Szymborska, ben pochi di noi avrebbero potuto comprenderla. 🙂 Vero è che tutti, bene o male, masticano l'inglese, ma ci sono termini molto difficili in questa poesia, come "ominous" ecc. Senz'altro bisognerebbe dare la versione originale e quella tradotta. A presto!
Ah, no, non era questo che intendevo. La critica era alla traduzione, non al fatto di postare la poesia in italiano; ci mancherebbe, siamo in Italia! E' che se tu traduci la poesia in italiano, non ti viene niente di simile alla traduzione riportata qui. Allora mi dico: ma funziona questo modo di fare tradurre poeti ad altri poeti? Confesso che non mi piace molto. Sono troppo… invadenti. 🙂
Su questo ti do ragione. Penso che già tradurre prosa sia un'operazione complessa, non parliamo della poesia. Bisogna essere estremamente delicati.
Magari l'ho già detto in altri ambiti, ma per lavoro conosco uno dei traduttori italiani dei romanzi di Antonia Byatt: la sua prosa è talmente complessa che organizzano addirittura dei convegni internazionali per discutere dei termini da usare nella traduzione. Se fossi l'autrice, tutto ciò mi darebbe una sorta di vertigine! 😉
mi hanno colpito le note biografiche di questa autrice, morta ahimè troppo giovane. ma è poi morta effettivamente di tubercolosi?
Ciao, Kuku, sì, era morta di tisi presso una comunità gestita da un maestro spirituale, all'epoca molto influente, di nome Gurdjieff.
First time reading this thanks for sharing
Thank you for reading, Kevin. Have a nice day.