Il ponte di Langlois di Vincent Van Gogh (1888) Museo Kröller-Müller, Otterlo |
Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese.
(da Myricae)
Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912) è stato un poeta, accademico e critico letterario italiano. L’esperienza poetica pascoliana si inserisce, con tratti originalissimi, nel panorama del decadentismo europeo e segna in maniera indelebile la poesia italiana: essa affonda le radici in una visione pessimistica della vita in cui si riflette la scomparsa della fiducia, propria del Positivismo, e in una conoscenza in grado di spiegare compiutamente la realtà.
Il mondo appare all’autore come un insieme misterioso e indecifrabile tanto che il poeta tende a rappresentare la realtà con una pennellata impressionistica che colga solo un determinato particolare del reale, non essendo possibile per l’autore avere una concreta visione d’insieme. Coerentemente con la visione decadente, il poeta si configura come un “veggente“, mediatore di una conoscenza aurorale, in grado di spingere lo sguardo oltre il mondo sensibile: nel Fanciullino, Pascoli afferma quanto il poeta fanciullino sappia dare il nome alle cose, scoprendole nella loro freschezza originaria, in maniera immaginosa e alogica.
Il quadro lo conoscevo, è celebre come lo sono molti altri di Van Gogh.
La poesia del Pascoli sicuramente l'ho letta a suo tempo, quando lessi l'intera raccolta "Myricae", ma purtroppo non le ricordo tutte a memoria.
Evocano entrambi la pace della campagna, una sensazione che spero di poter rivivere presto… in mezzo alla campagna (non che mi dispiaccia stare a casa mia, ma quando è una costrizione diventa meno gradevole).
Io ero andata a visitare il Museo Van Gogh ad Amsterdam, che esperienza incredibile. Avevamo fatto una scorpacciata di opere perché al mattino era stata la volta del Rijksmuseum.
Le poesie di Pascoli ci fanno riscoprire la bellezza e la gioia della natura, anche se al momento soltanto in modo virtuale.
Ottimo accoppiamento.
Grazie, Nick! A presto.
Mi piacciono molto sia la poesia che il quadro, in particolare per quella luce dorata e intensa.
Ho pescato questo quadro nei recessi del mio inconscio in maniera quasi fulminea, mentre per altre poesie ho fatto molta fatica a trovare un'immagine che mi soddisfacesse veramente!
Con Pascoli non ho un rapporto idilliaco. In generale, la sua poesia non mi conquista. Mi irrita la rima, per dirtene una. Mi piace però la poetica del Fanciullino che hai citato nel post e quest'aura decadente che lo contraddistingue. Se lo paragono a D'Annunzio, sento tutta la differenza e il diverso peso dei due.
Pascoli è una figura molto polarizzante: o lo si ama molto o lo si detesta. A parte qualche componimento legato a ricordi personali (mi ricordo mio papà che mi declamava "La cavallina storna" per esempio), ti dirò che mi lascia abbastanza indifferente. Forse esprime davvero una sensibilità e un tempo molto diversi dai nostri.