In barca ad Argenteuil di Édouard Manet (1874) Metropolitan Museum of Art, New York |
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.
Dante Alighieri, o Alighiero, battezzato Durante di Alighiero degli Alighieri e anche noto con il solo nome Dante, della famiglia Alighieri (Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 – Ravenna, notte tra il 13 e il 14 settembre 1321), è stato un poeta, scrittore e politico italiano.
È considerato il padre della lingua italiana; la sua fama è dovuta eminentemente alla paternità della Comedìa, divenuta celebre come Divina Commedia e universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Espressione della cultura medievale, filtrata attraverso la lirica del Dolce stil novo, la Commedia è anche veicolo allegorico della salvezza umana, che si concreta nel toccare i drammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti, permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di morale ed etica.
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io è un sonetto (Poesia LII delle Rime). Fu composto prima della Vita nuova, per via del clima cortese scevro di innesti filosofico-morali, e indirizzato all’amico Guido Cavalcanti che rispose con il sonetto S’io fosse quelli che d’amor fu degno.
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Fonte testo e immagini: Wikipedia
Qua siamo proprio nel pieno del dolce stil novo (questo sonetto specifico non l'avevo mai letto, ma ovviamente Dante e Cavalcanti fanno parte del nostro patrimonio di ricordi letterari scolastici).
Come per "S'i' fosse foco" di Cecco Angiolieri, anche questo sonetto fa parte del nostro bagaglio scolastico. Penso che possiamo apprezzarlo maggiormente adesso… con qualche capello grigio in più sulla testa. 🙂
Questo sonetto ha sempre nella mia fantasia trasudato quel sentimento di amicizia profonda che commuove, a distanza di secoli.
Anche nel mio caso è uno dei miei sonetti preferiti, proprio perché celebra l'amicizia e il viaggio, anche fantastico se vogliamo, e il tempo trascorso insieme parlando di argomenti elevati. Si ritrova in nuce il grande viaggio spirituale della Divina Commedia e "l'amicizia ideale" con Virgilio.
Il sonetto trasmette bene il senso di amicizia che lega Dante e Cavalcanti.
Anche questo componimento esprime un sentimento molto "moderno", come nel sonetto sull'amore di Petrarca.