Riaprono anche i battenti de Il Caffè della Rivoluzione con un cigolio sinistro, visto che i cardini sono un po’ arrugginiti. A mia discolpa posso soltanto portare i miei problemi di salute, in parte superati, i miei numerosi impegni e, com’è ovvio, la situazione emergenziale che ci siamo trovati ad affrontare dall’oggi al domani. I miei rivoluzionari sono stati molto contenti di rivedermi, anche perché ho ripreso in mano i miei romanzi che hanno loro come protagonisti, sia per rileggerli sia per proseguire nella stesura.

Molto spesso questa rubrica ha un aggancio con la quotidianità, e di recente uno degli argomenti più gettonati  è relativo alle nostre capigliature che, bene o male, stanno andando fuori controllo. A meno di non avere un parrucchiere professionista in famiglia, ognuno di noi sta avendo grosse difficoltà con lunghezze, tinte, crescite, e tagli che ormai richiamano le improbabili fogge nei telefilm di fantascienza degli anni ’70. Colta da un impeto nostalgico, ho perfino pensato di usare la scodella e farmi tagliare i capelli come usavano fare i miei genitori, poi ho soprasseduto in attesa di tempi migliori.

E nel Settecento?

Ebbene, l’arte dei parrucchieri raggiunge l’apogeo, e del resto il concetto di “alla moda” (“à la mode“), così come la conosciamo oggi, nasce in quell’epoca in omaggio alla modernità. All’inizio del secolo per la verità i capelli sono bassi e sobriamente raccolti come nel caso di Madame de Pompadour, favorita del sovrano Luigi XV e protettrice di scrittori e artisti. Potete ammirarla qui nel ritratto di François Boucher del 1756, mentre è seduta e dispiega un magnifico vestito. Ha delle roselline sul capo, ricamate sull’abito e collocate sul pavimento, e un cagnolino ai piedi. Delizioso questo quadro, non è vero? Io amo alla follia il Settecento!

Dopo il 1770, copricapi e acconciature diventano sempre più voluminosi e abbondanti, al punto che le donne in carrozza devono stare piegate in due, se non addirittura inginocchiate per non rovinare l’opera del parrucchiere. Anche le altezze delle porte sono appena sufficienti per far transitare questi monumenti ambulanti del capello, e del cappello. Alle volte i parrucchieri, che diventano una categoria ricercatissima, devono usare una scala a pioli, uno sgabello o una sedia per raggiungere la sommità delle loro opere, come in questa caricatura. Del resto tutti i secoli hanno le loro esagerazioni, e noi non facciamo eccezione!

Si inventano persino delle “pettinature a molla“, cioè regolabili in altezza. Quando si tocca una molla le acconciature si riducono di circa 30 cm, permettendo sia di varcare una porta bassa sia di salire in carrozza. Siccome le nonne delle fanciulle si lamentano di queste esagerazioni, richiamando le pettinature semplici e raccolte della loro giovinezza, vengono chiamate giustappunto grand-mere (nonna)! Non appena la nonna gira le spalle alla nipote, quest’ultima tocca la molla della sua grand-mere e, oplà,  l’acconciatura si rialza come per magia. Mi piacerebbe avere la macchina del tempo e andare a vedere con i miei occhi questa meraviglia.

Il lutto per la morte del re frenò per qualche tempo una nuova moda che riguardava un’acconciatura assai ridicola, denominata pouf dei sentimenti. In tale acconciatura si introducono le effigi delle persone o delle cose più care, come per esempio come l’immagine della propria madre o del proprio canarino, per tenerle sempre con sé, il tutto guarnito da una ciocca di capelli del padre e dall’amico del cuore. Un’usanza che a me ricorda, sia pure alla lontana, la possibilità recente di trasformare in un diamante le ceneri del defunto…

Com’è ovvio i parrucchieri diventano una categoria importantissima, al punto che molti di loro si danno arie come se fossero marchesi o conti. Nel 1777 si rende necessario moltiplicare il loro numero e viene promulgato un atto in cui si accolgono altri 600 coiffeur alla corporazione dei maestri barbieri-parrucchieri. La bellezza bruna ricade nel discredito, e molto apprezzate sono le donne bionde e con gli occhi azzurri; la moda riabilita persino i capelli rossi che, da sempre, sono considerati con sospetto.

Ad ogni modo con l’avvento del re Luigi XVI, poi ghigliottinato durante la rivoluzione, si torna alla  semplicità anche nelle acconciature, che per le donne sono leggere e portate in avanti. Eccezione alla regola è la regina Maria Antonietta, che lancia pettinature una più stravagante della precedente, e che sono subito imitate dalle dame di corte, proprio come oggi accade con gli influencer e i loro seguaci. In un post precedente sullo stesso argomento, “Quel veliero sulla testa di Maria Antonietta” (qui il link), avevo inserito un’immagine della regina con il famoso veliero in testa.

Nei primi anni della Rivoluzione, tutto cambia ancora una volta, a partire dalle acconciature, spesso ispirate alle donne dell’antica Roma, e diventa molto sobrio, a volte addirittura severo. Ecco il ritratto di Eleonore Duplay, considerata all’epoca la fidanzata di Maximilien Robespierre. Io la trovo molto graziosa, e con qualche ritocco potrebbe passare per una ragazza dei giorni nostri. Esprime una semplicità rigenerante dopo tante esagerazioni.

Comunque voi la pensiate, ce n’è per tutti i gusti per ispirarci alla ricerca del taglio perfetto, o della giusta piega per i nostri capelli… in attesa che riapra il nostro parrucchiere o barbiere di fiducia!


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E voi, come trovate queste pettinature e come ve la state cavando in questo periodo? 

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Fonte testo:
Guida pettegola al Settecento francese di Francesca Sgorbati Bosi – Sellerio editore

Fonte immagini:
Ritratto di Madame de Pompadour ed Eleonore Duplay: Wikipedia
Caricatura: baroque.it