In questo clima rosso fuoco, che colora mezza Italia, sto cercando di pianificare la mia strategia universitaria subito dopo il mio ultimo esame di Storia dell’Età del Rinascimento (di cui vi ho parlato qui).

La cosa si sta trasformando in un percorso a ostacoli comune a tutti noi, ma cerco di non perdermi d’animo. Ci sono dei miei compagni, giovani o meno, che sono completamente in crisi con gli esami online, mentre i corsi a distanza sono più graditi, fatto salvo la perdita della componente relazionale in università. Sono passata alla biblioteca universitaria proprio di recente, e cortili e stanze erano impressionanti, silenziosi com’erano: sembrava un luogo denuclearizzato. 

Attualmente ho
dato 17 esami con ottimi risultati (ho tutti 30, quattro 30 e lode e un 28), dunque mi mancano 5 esami e la tesi. Per la precisione mi mancano i seguenti esami

  • Storia
    Romana (9 crediti)
  • Letteratura Italiana (9 crediti)
  • Storia delle Dottrine Politiche (9 crediti)
  • Storia
    dell’Illuminismo e delle Rivoluzioni (9 crediti)
  • Storia dell’Arte Medievale (6 crediti). 

e per la tesi ho già qualche idea, anche se vorrei dare un paio di esami prima di cominciare a contattare il docente. Comincio a vedere la luce in fondo al tunnel, anche se la situazione di corsi online e soprattutto di esami online sta mettendo a dura prova la mia pianificazione


Che cosa sto studiando

A parte Storia Romana che ho tentato di dare a dicembre e il cui solo ricordo basta a mettermi in agitazione parossistica (qui il resoconto), e i cui libri sono al momento tenuti a bagnomaria in attesa di accadimenti miracolosi, sono tutti esami che mi paiono abbastanza fattibili online e con argomenti di cui non sono proprio digiuna. Per esempio, sto seguendo il corso online di Storia
delle Dottrine Politiche
: nonostante la materia ponderosa, si sta rivelando quasi avvincente, e c’è sempre da imparare o da ripassare! Ho programmato di dare questo esame a settembre, a Dio piacendo. 

Attualmente però sto studiando per conto mio Letteratura Italiana, un esame rimandato molte volte perché non riuscivo mai ad abbinarlo a un altro esame più leggero oppure inserirlo nel periodo giusto. Se tutto va bene, conto di dare l’esame
nell’appello estivo, dato che la parte scritta di parafrasi e domanda aperta è stata trasformata in orale per
via della modalità online.

Il problema di Letteratura Italiana non è tanto la
difficoltà della materia – qualcosa rispunta nella memoria dalla notte dei tempi e ritrovo
con gioia dei vecchi amori come la scuola siciliana, Angelo Poliziano o Matteo Maria Boiardo – ma è la vastità del materiale da preparare. L’esame verte, infatti, sui maggiori
autori e movimenti letterari dal Duecento all’Ottocento spiegati nelle videolezioni da me per fortuna scaricate per tempo prima della rimozione, una montagna di parafrasi da preparare e stralci di testi da leggere (per esempio lunghi passaggi da “Il Principe” di Machiavelli). Per il modulo C portiamo “Vita” del formidabile Vittorio Alfieri, che sto leggendo e che mi sta piacendo moltissimo nonostante la prosa desueta. 

Una vera follia. 

Un tempo, la prova era ripartita in vari momenti di cui uno soltanto dedicato a Dante Alighieri. Ecco i libri da portare per l’intero esame: i primi due sono i manuali sulla letteratura, il terzo la dispensa con le poesie e i testi affrontati, il quarto un libro facoltativo per studiarsi la metrica (di cui sto capendo poco o niente), e poi fate il calcolo delle pagine.

 

Gli esami per ogni anno

In considerazione del fatto che gli esami per la Facoltà di Storia laurea triennale sono 22, lo studente si ritrova a dover affrontare una media di oltre sette esami ogni anno, magari del calibro di Storia del Cristianesimo Antico, Storia Medievale o Storia Moderna. Nel nostro caso non ci sono esami-sbarramento come nelle facoltà scientifiche, e puoi affrontarli nell’ordine che preferisci, anche se c’è un prospetto di esami distribuiti nel primo, secondo e terzo anno, e com’è ovvio sarebbe meglio affrontare determinati esami “canonici” prima di altri. 

Ma, se vuoi tenere il ritmo, frequentando o meno, il manicomio è assicurato; l’alternativa è quella di studiare con minor impegno alcune materie pur di prendere la sufficienza e tentare di passare l’esame, accendendo prima un cero votivo. E di ciò dobbiamo ringraziare il bonario signore che potete vedere qua nei paraggi, cioè Luigi Berlinguer.


La riforma Berlinguer 3+2

Con il decreto del MURST del 3 novembre 1999, n. 509 vennero infatti riformati

i corsi di studio universitari, oltre che il sistema scolastico, in questo caso con l’introduzione del “sistema del 3+2” ovvero della creazione della laurea triennale e della laurea specialistica o magistrale. La riforma ha compresso a dismisura quasi lo stesso numero di esami in un periodo di tre anni anziché quattro, introducendo pure gli esami parziali per il cui completamento potresti ritrovarti a rifare tutto da capo, come era capitato a mio figlio con Matematica Generale. 

Le mie amiche, laureatesi negli anni Novanta in Lettere con indirizzo, che so, Storia Medievale, e con un paio di esami in più distribuiti su quattro anni, andarono quasi tutte fuori corso in quanto i tempi già erano stretti all’epoca. Figuratevi ora il delirio per i miei compagni che si trovano ad accelerare pur di non andare fuori corso e pagare forti sovrattasse universitarie (da quest’anno sono fuori corso e vi assicuro che è un vero salasso). La situazione si è andata complicando con la pandemia. E non è tutto perché con tale riforma si sono aggiunti altri misteri.

I crediti universitari

L’esistenza dei crediti universitari è uno dei grandi, insondabili enigmi del cosmo. Inutilmente provo a condividere il mio sapere sui crediti e intavolare un dibattito – ci sono voluti due anni per capire come funzionano università, corsi, esami, iscrizioni, moduli, piattaforma, ecc. A mio marito viene subito il mal di testa e mia madre alla parola “crediti” comincia a ridere a crepapelle quasi avesse inalato del gas esilarante. Infatti…

Per conseguire la laurea triennale in Storia, devi raggiungere 180 crediti in tre anni con 22 esami al tuo attivo, oltre alla tesi di laurea, un po’ come la tessera punti al supermercato. La differenza con la tessera punti è che per quest’ultima hai uno sconto sulla spesa o un oggetto omaggio da un catalogo; con l’università non hai vantaggi evidenti. Non sono “crediti” formativi come a scuola, e tanto meno sono previsti “debiti” formativi, dato che i debiti non si trascinano fino a un eventuale esame di recupero: passi l’esame, hai il voto e i tuoi crediti, non lo passi oppure non accetti il voto e lo devi rifare.

Il superamento di ogni esame comporta un certo numero di crediti: di solito gli
esami importanti e obbligatori hanno 9 crediti. Per esempio Storia Medievale è
un esame obbligatorio per 9 crediti. Ogni corso prevede tre moduli didattici
(A, B e C) ciascuno di 3 crediti. In casi eccezionali puoi sostenere un esame da 12
crediti, ma ti devi mettere d’accordo col docente e soprattutto devi ricevere l’imprimatur
del Castello di Kafka che ti ha scolpito il piano di studi su tavole di granito.
Per gli esami minori, in senso lato, puoi scegliere tra modulo B o C e questo
tipo di esami ammonta a 6 crediti. Per i laboratori hai 3 crediti. 

Sembra facile, come diceva l’omino della pubblicità
Bialetti, ma quando inserisci online il piano di studi al 2° anno scegliendo
l’indirizzo (Medievale, Moderna o Contemporanea), le discipline sono
raggruppate a blocchi inamovibili che non ti permettono di scegliere troppo
liberamente, o di attribuire crediti a destra e a manca, al di là degli esami
obbligatori. Il sistema informatico si blocca e ti dice che a un esame stai
assegnando troppi crediti o troppo pochi. La cosa ridicola è che
dici: “Ma a me questo argomento piace tanto”, poniamo che sia Storia delle Donne e delle Identità di Genere, “e vorrei darlo per 9 crediti anziché 6. Fa
niente se alla fine avrò 183 crediti: crepi l’avarizia.” 

Sbagliato! 

Devi avere 180 crediti
precisi precisi, non uno di più e non uno di meno
, o altrimenti affrontare una trafila burocratica per arrivare a conferire con il Magnifico Rettore, e forse anche oltre. Ma il mistero continua perché…

Ogni esame ha anche il suo voto

Esattamente come in passato, a ogni esame viene attribuito un voto che va da 18 (la sufficienza) fino a 30 (il massimo, cui può essere aggiunta la lode). 

Poniamo il caso limite di due studenti, uno che prende sempre 18 e il secondo che prende sempre 30 e che sono alla fine del  loro percorso di studi: ognuno di questi due studenti,
indipendentemente dal voto, raggiungerà lo stesso numero di crediti, cioè 180. Mia madre nella sua saggezza sostiene che uno studente che prende 18 dovrebbe avere dei crediti di “minor valore”, e non ha tutti i torti. Alla fine uscirai con 180 crediti e la media ponderata degli esami. 

E quindi a che cosa servono i crediti? Nessuno lo sa. Anzi, se qualcuno di voi ha una risposta, mi piacerebbe saperla. 

Intanto vado avanti a studiare Letteratura, e sono arrivata all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, personaggio in cui ben presto mi trasformerò. 😉

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Come diceva qualcuno “speriamo che me la cavo” da qui alla primavera del prossimo anno quando spero di laurearmi… crediti, lavoro e pandemia permettendo! 

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Foto: Pixabay