Sono molto contenta di pubblicare un guest post di Antonella Scorta: lei è una mia amica di lunghissima data, giornalista, sommelier e, non da ultimo, beta-reader dei miei romanzi. L’articolo ha un taglio storico, il che lo rende particolarmente adatto alla natura del blog “Il Manoscritto del Cavaliere”, e soprattutto ci parla di una donna che compì un’impresa del tutto straordinaria per l’epoca in cui visse, ovvero il IV secolo. Ma non rubo altro spazio con troppe anticipazioni e lascio la parola ad Antonella che ci presenterà questo personaggio affascinante.

§§§§§§

Quando ci immaginiamo i grandi esploratori pensiamo al tipico personaggio alla Livingstone che si perde nelle foreste impenetrabili e viene rintracciato da un altrettanto avventuroso Stanley; oppure, la mente vola sulla via della seta sulle tracce di Marco Polo; o ancora, i lettori appassionati di letteratura di viaggi evocheranno i nomi di Ibn Battuta, che nel 1300 percorse migliaia di chilometri dall’Europa all’Asia e all’Africa, e di Matteo Ricci, che tra fine Cinquecento e inizio Seicento raggiunse la Cina, dove ancora oggi è ricordato e onorato. Insomma, viaggiare è roba da uomini. O forse no! I più avvertiti tra voi potranno citare Freya Stark o Ella Maillart, ardimentose giramondo dei primi del Novecento che ci hanno lasciato appassionanti racconti di viaggio.

Ma appunto si parla di epoche recenti: chi potrebbe immaginare invece che uno dei primi diari di viaggio della storia è stato scritto da una donna e, udite udite, nel IV secolo? Sì, praticamente sul finire dell’epoca gloriosa dell’Impero Romano, in un momento quindi di piena decadenza per la civiltà occidentale e di grande difficoltà negli spostamenti, una donna partì dall’odierna Francia e arrivò fino in Mesopotamia. E non al seguito di un marito o di un padre o di un fratello (o magari di un padrone in quanto schiava), ma per sua libera scelta e da sola, salvo naturalmente un seguito di servitori.

Ma procediamo con ordine. Nel 1884 ad Arezzo viene ritrovato un manoscritto redatto a Montecassino nell’XI secolo che descrive un pellegrinaggio in Terrasanta: gli studiosi capiscono che si tratta della trascrizione di un testo latino dell’inizio del V secolo conosciuto come “Peregrinatio Etheriae” o “Itinerarium Etheriae” che nella versione originale è andato perduto, ma che nell’antichità era conosciuto. Un monaco del VII secolo, Valerio, lo cita in una sua lettera ed è proprio lui la principale fonte di informazioni sull’autrice del pellegrinaggio e del relativo racconto: Eteria o Egeria.

Ma chi era e che cosa l’aveva spinta a un tale viaggio? Trattandosi di un pellegrinaggio e visto che spesso nei suoi racconti si rivolge alle “sorelle” si è ipotizzato che fosse una monaca desiderosa di raggiungere i Luoghi Santi. Ma è improbabile che una religiosa potesse lasciare il suo monastero per quattro anni (questa la durata del viaggio) e inoltre nei suoi spostamenti è trattata come un personaggio importante, quasi regale: viene ricevuta da vescovi e funzionari imperiali, a volte è seguita da una scorta armata quando deve attraversare regioni pericolose, ha il permesso di utilizzare il servizio di posta imperiale per cambiare i cavalli durante il percorso ed è sempre dotata dei salvacondotti e delle credenziali giuste per percorrere o visitare determinati luoghi.

Il porto di Classe. Mosaico in Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna.

 

Quindi è più probabile che si trattasse di una nobile, probabilmente vedova e sicuramente ricca. All’epoca viaggiavano i mercanti per i loro commerci, i militari per fare la guerra e i pellegrini per visitare i luoghi santi (non soltanto cristiani, anzi questi erano la minoranza, ma i santuari e i templi delle divinità adorate nell’antichità) e la nostra Eteria poteva appartenere soltanto a quest’ultima categoria, ma a noi piace considerarla la prima turista della storia. Non nel senso deleterio che questo termine ha assunto ai nostri giorni con l’affermarsi del turismo di massa, ma nella più pura accezione di viaggiatrice, colei che fa un “tour” per il piacere di vedere e conoscere Paesi nuovi.

Infatti, se il suo scopo è ovviamente quello di visitare Gerusalemme con il Santo Sepolcro (divenuta meta ancora più ambita dai fedeli da quando, soltanto qualche decennio prima, erano state trovate le reliquie della Santa Croce da Elena, la madre dell’Imperatore Costantino che con l’editto di Milano del 313 aveva reso il Cristianesimo una religione liberamente professabile e perciò posto fine al periodo delle persecuzioni), la sua mente curiosa la spinge a fare continue deviazioni lungo il percorso e il suo occhio attento le permette di osservare dettagli inaspettati. Tra l’altro le sue descrizioni si sono rivelate fondamentali per la ricostruzione dell’esatta ubicazione di edifici sacri che magari nel tempo sono scomparsi, anche nella stessa Gerusalemme.

Accanto alle descrizioni dei luoghi, sono molto minuziose anche quelle dei riti della chiesa gerosolimitana che si svolgevano nelle varie località visitate: benché inconsapevolmente ha quindi dato un contributo agli studi antropologici e alla storia della liturgia protocristiana. Eteria rimane sempre emotivamente coinvolta dai racconti delle guide che l’accompagnano lungo il cammino: quando le viene descritta una località che potrebbe avere una qualche attinenza con i testi biblici (perché non bisogna dimenticare che è comunque la devozione religiosa il motore che la fa agire) desidera subito raggiungerla, anche a costo di notevoli difficoltà. È sorprendente, in effetti, pensare quali fatiche fisiche abbia dovuto affrontare durante il viaggio e anche in questo caso si dimostra una pioniera. Francesco Petrarca è considerato il primo alpinista della storia grazie alla sua descrizione dell’ascesa al monte Ventoso: ebbene, la nostra eroina ha scalato il monte Sinai mille anni prima dell’illustre poeta.

Veduta del Sinai

 

Ma è il momento di esaminare più in dettaglio il suo itinerario. Come si diceva, è probabilmente partita dalla Francia: non vi è certezza sulla sua provenienza, ma poiché in un passo del suo diario paragona l’Eufrate al Rodano si è dedotto che conoscesse bene questo fiume provenzale. Però un’altra ipotesi accreditata la ritiene originaria della Galizia (poiché diverse fonti storiche definiscono Eteria come Gallaecia), quindi del nord della Spagna. La prima tappa del viaggio si è presumibilmente svolta via mare, scelta che, per chi aveva sufficienti mezzi economici, era da considerarsi la più rapida e sicura (per quanto si possa parlare di sicurezza per i viaggi dell’antichità e del Medioevo, visto che prima di partire era consigliato fare testamento).

Da Costantinopoli, attraversando le attuali Turchia e Siria, raggiunge via terra Gerusalemme, dove si tratterrà per circa tre anni e che sarà la base di partenza per diverse “escursioni”: da Betlemme a Nazareth, da Gerico al monte Nebo.

 

Panorama di Gerusalemme
alla fine del XV secolo (Hartmann Schedel, Norimberga 1493).

 

Veduta di Betlemme, 1898.
Nazareth, città della Galilea dove secondo i Vangeli
Gesù abitò durante la sua infanzia e giovinezza.

 

Veduta del monte Nebo. Secondo il capitolo conclusivo del Deuteronomio,
è il luogo sul quale il profeta ebraico Mosè
ebbe la visione della Terra Promessa che Dio aveva destinato al Popolo Eletto.

 

Lascerà poi la città del Santo Sepolcro per un lungo viaggio in Egitto, fino a Tebe. Sulla via del ritorno verso Costantinopoli, per reimbarcarsi e ritornare verso l’Europa, decide di fare una digressione fino a Edessa, dove viene omaggiata di un “souvenir” davvero molto speciale: le lettere che il re della città mesopotamica aveva inviato a Gesù per chiedergli la guarigione da una malattia e la risposta dello stesso Cristo recapitata al sovrano dall’apostolo Giuda Taddeo. Anche qui un’anticipazione della storia: sembra di essere già all’epoca dei traffici di reliquie, fenomeno esploso molti secoli dopo.

Tornata nel suo monastero, o più probabilmente nella sua villa, avrà terminato di redigere la memoria del suo viaggio e si sarà dedicata alle quotidiane attività di una dama romana. Con la gioia nel cuore per avere terminato il suo pellegrinaggio, ma senza immaginare che in un futuro lontanissimo il suo diario sarebbe diventato una fonte inesauribile di notizie. E lei stessa un esempio da seguire anche per le donne del Duemila.

—-

Noi speriamo che l’articolo vi sia piaciuto e naturalmente attendiamo vostre impressioni, ed eventuali rimandi ad altre portentose viaggiatrici, o figure di riferimento che vi abbiano colpito.

Antonella e Cristina

 

 

Biografia dell’autrice

Nata a Milano nel 1963, Antonella Scorta è laureata in Lettere Moderne con indirizzo Storico e in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo Archivistico Librario. Dopo una breve parentesi come archivista, ha intrapreso la professione giornalistica nel mondo della moda. Recentemente si è diplomata Sommelier e ha incominciato quindi a scrivere in merito a tematiche legate al mondo del vino sul suo sito www.inthebottles.com.

—-

Fonte immagini: Wikipedia – In apertura: ritratto di donna romana su tavola lignea, dalle sepolture del Fayyum in Egitto.