Ho ripreso a lavorare da casa dall’epoca del lockdown, il che permette una migliore organizzazione del tempo e un’aumentata qualità della vita, anche se non diminuisce il grado di stress in quanto il lavoro è parecchio e le scadenze sono tante. Tra gli svantaggi, corro il rischio di non uscire di casa per giorni, in una condizione di arresti domiciliari autoimposti. Così ogni mattina esco per il giro di rito con il marito, che fanno pure rima, e bere un caffè prima di rientrare e mettermi all’opera.

Tra le tappe della nostra passeggiata, c’è anche la sosta all’edicola per comprare il giornale; accanto all’ingresso c’è una nicchia nella quale è stata posta una Madonna oggetto della venerazione dei fedeli, che potete vedere qua (purtroppo la foto non è bellissima, essendovi sempre il riflesso del vetro).

Ve ne sono parecchie, di queste statue, specialmente nella zona centrale di Cinisello Balsamo, che ha mantenuto alcune caratteristiche di paese come le case di corte o il fatto di conoscersi e frequentarsi più che in una metropoli.

Cinisello Balsamo si è sviluppata nel dopoguerra come la classica città-dormitorio per via dell’imponente migrazione da parte di lavoratori del meridione, soprattutto calabresi. La città ha comunque origini molto antiche: i due villaggi di Cinixellum e Balxamum, o Balsemum, risalgono a oltre 2.000 anni fa, al tempo in cui le legioni romane avevano conquistato la Gallia Transpadana come mostrato dalle mappe che mostrano tracce della centuriazione romana con il cardo e il decumano massimo. Anche il toponimo ci parla a gran voce dei romani: Cinisello deriverebbe da Cinis Aelli, traducibile come la cenere degli Elli, in riferimento a un’ipotetica famiglia di origine romana, che qui avrebbe trovato sepoltura. Balsamo deriverebbe invece da un’antica famiglia nobiliare milanese del X secolo. La chiesetta di sant’Eusebio, che potete vedere qui sotto, risale al X-XI secolo e fu costruita dai contadini con materiali poveri del luogo: ciottoli, fango e lastre di pietra di epoca romana. Peraltro, l’unificazione di Cinisello e Balsamo avvenne nel 1928 in epoca fascista, e venne accolta come un’imposizione dall’alto particolarmente mal tollerata dagli abitanti di Balsamo.

Ritornando alla nostra Madonna, e a questa rubrica, come si pregava in antico regime? Mi viene in soccorso il bel saggio di Gian Paolo Romagnani, La società di antico regime (XVI-XVIII secolo) che ci parla di una vita quotidiana profondamente permeata dalla dimensione religiosa. Infatti, a tutti i livelli sociali il senso della precarietà dell’esistenza era ben presente, e di conseguenza la paura della morte e delle pene dell’inferno per i peccati commessi. Credere nel soprannaturale era un modo per dare un senso a ciò che era inspiegabile, dal clima imprevedibile che rovinava i raccolti all’inesorabilità delle malattie, dalle devastazioni della guerra agli incidenti sempre dietro l’angolo, che ti potevano ferire o uccidere.

Quello che trovo interessante è la maniera con cui ci si rivolgeva ai santi. La società di antico regime era rigidamente gerarchica, dove ognuno aveva un posto prestabilito dalla nascita, e doveva rimanervi, e questo concetto derivava dalla stessa gerarchia celeste. Sin dall’antichità filosofi e intellettuali concepivano l’esistenza come una scala naturae, espressione traducibile come “grande catena dell’essere” o “grande catena della vita” (in inglese “the great chain of being”). Si tratta di un modello di ordine classico dai tempi di Platone, poi ripresa dai neoplatonici e da alcuni pensatori cristiani come sant’Agostino, che si potrebbe tradurre nel seguente schema:

In questa società profondamente gerarchizzata, pochissimi avevano accesso alla persona del sovrano, e la moltitudine si limitava a guardarlo da lontano in occasione delle cerimonie pubbliche. Nella stessa maniera, pochi osavano, nella preghiera, rivolgersi direttamente all’Altissimo per impetrare favori o grazie. Nell’Europa cattolica, la maggior parte delle persone si servivano di figure di mediazione, dalla Vergine Maria agli innumerevoli santi, molti dei quali venerati solo a livello locale, in un’evidente sovrapposizione con divinità naturali pagane. Così come la società era basata sul patronage dei nobili nei confronti dei ceti inferiori, e bisognava passare tramite i cortigiani per far arrivare una supplica in alto loco, così nella gerarchia celeste si cominciava con il gradino più basso – ovvero il santo locale, con un’offerta o una visita al santuario – per poi procedere con un santo di rango superiore, come san Denis in Francia, oppure san Nicola di Bari, che era molto venerato non soltanto in Italia. Per le questioni più gravi ci si rivolgeva a Gesù; solo i sacerdoti si rivolgevano direttamente a Dio.

Gli abusi commessi in relazione al culto dei santi furono una delle cause dello scisma protestante, specialmente per la caccia alle reliquie e le aberrazioni commerciali che si traducevano in vere e proprie guerre tra città. Anche il culto mariano fu negato da Lutero e dai protestanti. Esso era molto diffuso nell’Europa cattolica, e in special modo tra le donne che trovavano più facile rivolgersi a un’altra donna, per quanto modello inarrivabile di purezza come la Madonna. Era comunque una figura materna e amorevole, e la presenza del Bambino agevolava il tutto, come in questo quadro di Pompeo Girolamo Batoni, una tela di devozione privata dipinta nel 1740 e ora alla Galleria Borghese. Per inciso pare che il tema della Vergine col Bambino sia il più rappresentato in assoluto in arte! Invece Dio era visto come una sorta di supremo e temibile Giudice, una figura piuttosto astratta anche se a volte era effigiato come un vecchio dalla barba bianca e dal cipiglio aggrottato, che spuntava dalle nuvole con le mani piene di fulmini. Da qui la grande diffusione, specialmente nelle campagne, di cappellette e piccole pievi, dove si recavano a pregare le genti del posto.
Alla vigilia della rivoluzione francese, le persone erano profondamente religiose: la società era rurale e la percezione del tempo era scandita dalla religione, dai ritmi delle stagioni e dal lavoro agricolo. Contadini e contadine conoscevano perfettamente il calendario liturgico e quello dei lavori agricoli, e organizzavano le attività sulla base di entrambi. Nettissima è la distinzione tra giorni di lavoro e giorni di festa, e questi ultimi sono sempre ricordati per il rito che vi si svolgeva: “la Madonna di febbraio”, “la Madonna di agosto”, “la Madonna di settembre” (ossia la Purificazione, l’Assunzione e la Natività di Maria).

 

Louis Le Nain, La carretta, 1641
Parigi, Musée du Louvre.

 

Tutto questo era particolarmente sentito in alcune regioni della Francia, come la Normandia, la Bretagna e soprattutto la Vandea. Il varo della Costituzione Civile del Clero era un atto approvato dall’Assemblea rivoluzionaria il 12 luglio 1790 che equiparava la compagine ecclesiastica a dei funzionari stipendiati dallo stato, e che richiedeva un giuramento. Con tale giuramento cominciò a delinearsi la frattura tra preti “giurati” o “costituzionali” e preti “refrattari”. Soprattutto, cominciò a manifestarsi l’agitazione di molta parte dei cattolici francesi di fronte alla politica religiosa dell’Assemblea, e nelle regioni dove i preti refrattari trovavano un forte sostegno, in special modo nell’ovest e nel nord, la gente di campagna faceva di tutto per rendere impossibile la vita ai preti costituzionali. Si organizzavano processioni a lume di torcia cui partecipavano villaggi interi, che sfilavano in silenzio fino ai santuari locali. Circolavano anche racconti di eventi soprannaturali, come nel Maine-et-Loire, dove si diceva che la Vergine e il Bambino fossero apparsi ai fedeli di notte nel cavo di querce. Un deputato fece distruggere una statua della Madonna e la sua cappella, ma presto si diffuse la voce che la Madonna era riapparsa.

Col tempo la Francia avrebbe subito una scristianizzazione galoppante, culminata con lo svuotamento delle chiese degli arredi sacri e di valore, le chiese trasformate in caserme, depositi d’armi o stalle. Furono bruciate e distrutte statue, reliquie, croci, oggetti sacri, furono organizzate processioni blasfeme persino dentro la cattedrale di Notre Dame a Parigi, in una vera e propria guerra iconoclasta che ebbe il suo apogeo nel 1793. Ma questo argomento complesso ci porterebbe molto lontano, troppo per lo spazio di questo post.

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Dalle vostre parti ci sono delle sculture della Madonna o di santi, o luoghi di culto particolarmente interessanti? Conoscete il santo patrono della vostra città, e la sua storia?

Cristina M. Cavaliere

 

Fonti testo:

  • Gian Paolo Romagnani, La società di antico regime (XVI-XVIII secolo), Carocci editore
  • Donald M.G. Sutherland, Rivoluzione e controrivoluzione – La Francia dal 1789 al 1815, Il Mulino

 

 
Fonti immagini: Wikipedia