“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” è una frase celeberrima di Luigi Pirandello. Già, ma che cosa accade quando incontri delle maschere, o marionette, che sembrano vere tanto quanto gli esseri umani?
Questo mi è capitato durante la bellissima visita a cura di Milano Guida presso il Museo Teatro di Figura, e in special modo al laboratorio della compagnia Carlo Colla e Figli. Ma andiamo con ordine e soprattutto partiamo dall’inizio!

Origine della marionetta
Il teatro delle marionette ha un’origine molto antica: si tratta di piccole figure di persone, in legno dipinto, stoffa o avorio, che un artista invisibile fa muovere per mezzo di fili. Nello specifico si differenziano dai burattini, in quanto questi ultimi vengono mossi dal basso, infilando la mano nel burattino come se fosse un guanto.
Con il tempo l’accezione ha finito con il significare una persona senza consistenza propria, che cede a tutti gli impulsi esterni, senza carattere, e quindi facilmente manipolabile.
Gli antichi Egizi, Greci e Cinesi esibivano queste figure articolate nelle processioni sacre che avevano un valore sacro rispetto al dio o al grande personaggio che rappresentavano in maniera rispettosa o che, viceversa, ridicolizzavano.
In quest’ultimo caso mettevano in scena la stupidità delle persone, in special modo dei potenti. Come tali, fungevano da cantastorie, ed erano l’equivalente degli odierni notiziari. Nell’immagine sopra, potete vedere una marionetta del bunraku giapponese. Fonte: Wikipedia.
Nella società occidentale, il periodo di massimo fulgore nel teatro marionettistico fu il XVIII secolo, e Milano non fece eccezione. Non c’era soltanto la Commedia dell’Arte a farla da padrone, ma nascevano nuove maschere.
Gerolamo della Crina
Una delle nuove maschera si chiamava Gerolamo della Crina, di nascita incerta. Verso la prima metà del Settecento, il Gerolamo intratteneva un vasto pubblico nelle piccole città e villaggi dell’astigiano. Lo potete vedere qui in una ricostruzione.
Per coincidenza, il Gerolamo non era tanto apprezzato a Genova, causa omonimia con il Doge Gerolamo Durazzo, che la marionetta sembrava prendere in giro.
Anche a Torino Gerolamo non ricevette un’accoglienza molto calorosa, in quanto il dramma “Artabano tiranno universale, con Gerolamo suo fido scudiero” alludeva a Napoleone Bonaparte, futuro imperatore, e al fratello Giuseppe, e quindi questo fu il pretesto per espellere marionette e marionettisti.


Finalmente Gerolamo approdò a Milano, dove trovò una casa stabile, e tutti impararono a conoscere questo personaggio di legno dalla livrea rosso scuro con cravatta bianca annodata, calze rosse e scarpe con grossa fibbia, secondo i dettami della moda dell’epoca. Gerolamo indossava un cappello a lucerna e amava tracannare un quintino di buon vino.
Addirittura, a Gerolamo fu intitolato un teatro tutto suo, cioè il Teatro Fiando detto Gerolamo. Nella celebre opera del pittore Angelo Inganni sulla piazza Duomo del 1838, osservate bene che cosa c’è sotto il balcone sulla sinistra e vedrete la “plancia” del teatro (cioè, le locandine illustrate degli spettacoli, che mostravano i momenti salienti della rappresentazione).
La famiglia Colla
A qualche passo dal Duomo, fra la Corsia dei Servi e la Piazza Beccaria, sorgeva il vicolo San Martino. Qui, fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, esisteva il palazzo di Giovanbattista Colla, un ricco commerciante proprietario di una rivendita di legna, carbone e foraggi. Secondo l’uso dell’epoca, anche la famiglia Colla aveva adibito una sala del proprio palazzo per farne un teatro, ma soltanto come forma di intrattenimento domestica per la famiglia e i suoi ospiti.
Accadde però che, dopo il Congresso di Vienna dl 1815, e alle epurazioni avvenute per chi aveva collaborato con i francesi, la famiglia fu costretta ad abbandonare Milano e a fare di questo piacevole intrattenimento con le marionette una vera e propria professione. Non si hanno notizie certe se non il 6 marzo 1835, dove la compagnia tiene spettacoli a Borgo Vercelli e dove vengono annotati su un libro mastro i vari spostamenti della famiglia, le opere rappresentate, gli incassi e le spese sostenute. Questa è una data importante, perché è la data ufficiale dell’inizio dell’attività professionale dei Colla come marionettisti. Come a dire, che da un periodo durissimo, essi seppero reinventarsi e aprirsi una nuova strada.
La visita in via Tortona
Erica, l’accompagnatrice della Compagnia, ci ha guidato lungo il percorso per farci conoscere non soltanto la storia della famiglia, ma anche quelle affascinanti protagoniste che sono le marionette.
Dopo averci spiegato due tipologie diverse di marionette esposte in una teca che potete vedere nella foto – una con un sistema di fili con manovrabilità a “pugno”, l’altra con il sistema a “bilancino” con molti più fili e che permette di muovere le marionette in maniera più articolata, e che si usa ora, siamo saliti al piano di sopra.
Il colpo d’occhio nella grande stanza ci ha letteralmente tolto il fiato: centinaia e centinaia di marionette, appese al soffitto oppure alle pareti, una diversa dall’alta, sembravano aspettarci, dondolando lievemente. Erano così ben fatte che sembravano persone vere!


I loro abiti erano i più svariati. Infatti la famiglia Colla mette in scena un repertorio tradizionale, che spazia da “La bella addormentata nel bosco” (fiaba) a “L’isola del tesoro” (romanzo di avventura), da “Don Chisciotte” (romanzo storico) alle commedie di Shakespeare come “La Tempesta” o “Sogno di una notte di mezza estate”. Un tempo era il marionettista a dare le voci alle marionette, attualmente ci sono delle registrazioni che permettono non solo al manovratore di concentrarsi su come muovere la propria marionetta, ma anche di girare in tutto il mondo e poter mettere in scena le storie nelle lingue più svariate, in inglese, arabo, francese…


Sopra, da sinistra a destra: le più antiche marionette della collezione sono quelle della prima immagine, che non hanno la bocca o il collo snodati. Le marionette a destra sono più recenti e hanno occhi grandi e brillanti perché fatti in pasta di vetro: quando la luce li colpisce, splendono come gli occhi umani.


Da sinistra destra, ecco alcuni personaggi de “La Tempesta” di William Shakespeare: il mago Prospero che regge a sua volta una marionetta (per cui doppia difficoltà!) e Calibano, una creatura selvaggia che abita sull’isola, qui con un’espressione particolarmente triste e che ispira tenerezza. Questa marionetta è enorme e pesantissima da manovrare, essendo snodate la testa, la bocca e persino le orecchie.
Queste figure di legno sono trattati come dei veri e propri attori, e quindi vengono scelti dopo un “casting” per interpretare i ruoli più svariati. Essi interagiscono, danzano, combattono, si passano degli oggetti… Necessitano quindi di parrucche, fatte con capelli sintetici o veri, attaccate alla marionetta con chiodini da sarta, di abiti fatti su misura e la cui foggia necessita una rigorosa ricerca filologica, sempre attaccati mediante chiodini in modo che non si muovano durante lo spettacolo, di scarpe che vengono confezionate secondo le tecniche del calzolaio più esperto. Sotto, da sinistra a destra, potete ammirare alcune marionette vestite con abiti ottocenteschi e settecenteschi. E per i vestiti e gli accessori, mutande comprese, ci sono molte scatole bene ordinate ed etichettate, o cassetti dove si può ritrovare tutto.



Sotto potete vedere il laboratorio dove si costruiscono le teste e dove la brava Erica ci spiega tutti i passaggi, a cominciare dal disegno del profilo, in questo caso un Don Chisciotte. Tutte le marionette sono completamente intagliate a mano nel legno, dipinte con vernici speciali e messe ad asciugare. Per tener la piega sono necessari i bigodini! E occorrono molte marionette con le medesime fattezze, ma dalle diverse dimensioni, se ci sono numerosi ingressi dello stesso personaggio in scena e a distanze differenti, come per esempio ne “Lo Schiaccianoci” che va in scena solitamente a Natale, insieme all’altro cavallo di battaglia, cioè “Racconto di Natale” tratto dalla novella di Charles Dickens.




Non possono mancare le “attrezzerie”, ovvero strumenti di scena come seggioline, tavoli, trombe ecc., e dei fondali adeguati dipinti con la massima accuratezza.


Alla fine della visita abbiamo potuto manovrare anche noi una marionetta nuda e una vestita, e vi assicuro che quest’ultima era pesantissime. Questo mi ha fatto apprezzare ancora di più la perizia e la forza dei marionettisti, che manovrano dall’alto le marionette, per ore, chini sopra il palcoscenico e senza essere scorti dal pubblico.
***
Bene, spero di avervi incuriosito un po’ su questo mondo affascinante di alto artigiano e arte, che io stessa non conoscevo e che mi ha riservato molte sorprese. Che cosa aspettate a prenotare uno spettacolo di marionette con la compagnia Colla? Io andrò ad assistere a “L’Isola del Tesoro” e non vedo l’ora di ritornare bambina e di incantarmi. Per saperne di più, qui il link per contatti e prenotazioni. Buon divertimento!
Cristina M. Cavaliere